Thursday, November 30, 2006

In un Paese Normale

Mi ricordo quel 20 luglio del 2001. Cariche e pestaggi erano annunciati ed all’idea di una manifestazione pacifica non ci credeva nessuno, tanto più che i black block già si erano mostrati in altre occasioni. Spuntati fuori dal nulla, già avevano dato prova delle loro abilità di agitatori. Ma un morto non se lo aspettava nessuno. Nessuno avrebbe immaginato il concatenarsi di eventi che avrebbe portato a confronto un giovane carabiniere spaventato ed un altrettanto giovane punkabestia arrabbiato che quasi per caso aveva deciso di recarsi a Genova. Tutti, chi più chi meno, hanno concordato sulla casualità della cosa, a partire dai genitori di Giuliani, che già il giorno dopo parlavano di ‘incidente’. La camionetta circondata, il ragazzo (così lo ricorderà la lapide posta in Piazza Alimonda) che raccoglie un estintore e fa per tirarlo, il carabiniere che si spaventa e, nella concitazione, lascia partire il colpo. Due vite rovinate. E lo spettacolo disgustoso di poliziotti e carabinieri che cercano di nascondere il corpo, lanciando accuse a manifestanti terrorizzati, per coprire, per sviare, arrivando persino ad infierire sulla testa del cadavere con una pietra, per simulare un decesso diverso da quello per arma da fuoco. Certuni nelle forze dell’ordine ce l’hanno nel DNA questo atteggiamento. Ma rimane il fatto che di incidente si tratta ed il dispiacere che segue lo shock iniziale non riesce a oscurare la rabbia per quanto succede nei giorni successivi del G8, in particolare per quello sciagurato intervento alla scuola Pertini/Diaz o per i pestaggi della caserma Bolzaneto. L’indignazione per questi due avvenimenti arriva fino in Commissione Europea, che emette un severo monito all’Italia, e ad altri paesi, esprimendo preoccupazione per l’abuso di violenza da parte di rappresentanti delle forze dell’ordine. Anche Amnesty International si pronuncia: “una violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste in Europa nella storia recente”.
Un incidente dunque, o almeno così credevamo. Ne eravamo tutti tanto convinti che non ci ha sorpreso più di tanto la rapidità con cui la magistratura ha archiviato il caso, assolvendo Placanica per aver agito in nome della legittima difesa. Poi però lo stesso Placanica rilascia un’intervista al giornale ‘Calabria Ora’ (lo stesso giornale perquisito dalle forze dell’ordine il 7 maggio scorso, dopo la pubblicazione della relazione relativa alla Asl di Locri, che portò alla chiusura della stessa per ‘infiltrazioni mafiose’). Rilascia un’intervista che non solo rivela alcuni raccapriccianti retroscena della vicenda, come le congratulazioni ricevute dal giovane carabiniere, da parte dei suoi commilitoni, per l’uccisione (‘benvenuto tra i killer’), ma riaccende la curiosità, riporta in evidenza tutte le contraddizioni di questa vicenda, del processo. Tutti gli interrogativi riaffiorano. E viene fuori che, ad esempio, mentre Placanica afferma che erano solo in due nel retro di quel ‘defender’, il suo collega sostiene ripetutamente durante il processo che invece erano più di due. Viene fuori che il foro lasciato dal proiettile non è compatibile con quelli delle 9 mm normalmente in dotazione all’Arma, essendo di 8 mm. Viene fuori che a sparare potrebbe essere stato qualcun altro insomma, forse un alto ufficiale.
In un paese normale, tutti questi interrogativi aprirebbero un dibattito pubblico, anche parlamentare. In un paese normale una commissione d’inchiesta si farebbe carico di ricercare e di rendere pubblica la verità. In un paese normale scoppierebbe un casino infernale. Ma il nostro non è un paese normale. Il dibattito pubblico è limitato a pochi giornali, qualche sito web e qualche blog. La commissione d’inchiesta, di cui l’Unione s’era fatta garante in campagna elettorale, è ferma ed osteggiata da più parti anche interne alla maggioranza (Italia dei Valori e Rosa nel Pugno). Insomma, il casino infernale, ancora una volta, non scoppia. Come dice La Russa, ‘abbiamo problemi più seri da risolvere’.
Già, cose più importanti. Tipo l’inchiesta sui brogli elettorali!

Wednesday, November 29, 2006

Il Tempo delle Conseguenze

Finalmente. Era da sempre che ne aspettavo una. Dopo decadi di ‘Rambo’, alieni, asteroidi assassine, spie russe-cinesi-arabe ecc., insomma dopo decadi di ‘americanate’ inutili quando non dannose, finalmente un’americanata fatta bene. “An Inconvenient Truth”, sottotitolo “A Global ‘Warming’”, il DVD prodotto dall’ex candidato alla Casa Bianca Al Gore (ancora una volta il link giusto l’ho trovato da Beppe Grillo). Quello della contestazione elettorale con Bush, tanto per capirci e per rimanere in tema. In pratica un documentario sul disastro ambientale di inizio millennio, sull’effetto serra, sull’innalzamento del livello degli oceani e sulla desertificazione. In realtà è un po’ autocelebrativo. In pratica Gore in più di una occasione si ‘auto-intervista’ e non evita di ripercorrere i dubbi sulla sconfitta elettorale. Col riscaldamento globale c’entrano poco, però riesce a farceli entrare comodamente lo stesso. Immagini, grafici, fotografie satellitari, ricostruzioni virtuali di un ambiente devastato dalle emissioni di CO2 e dalle politiche dissennate di USA ed Australia, le uniche due nazioni che hanno rifiutato di aderire al Trattato di Kyoto sul riscaldamento del pianeta. Ghiacciai scomparsi, come quello del Kilimangiaro, calotte polari in disfacimento (impressionanti le immagini dello sgretolamento lampo di una parte del polo sud. Una superficie di ghiaccio pari a più dell’Italia andata in frantumi in pochi giorni), laghi essiccati e trasformati in deserti, previsioni accurate e comprovate di quanto potrebbe accadere nei prossimi 50 anni, limite individuato per la sopravvivenza della nostra specie (ma un po’ di tutte in verità). Il tutto dividendo lo schermo tra una delle tante conferenze tenute dal democratico americano a questo riguardo e filmati più o meno d’epoca. Senza peli sulla lingua se la prende con gli USA per essere responsabili di più del 30% delle emissioni di gas serra del pianeta. In Italia gli avrebbero dato del comunista probabilmente. Anche perché tutti i dati presentati sono, come dire, inoppugnabili. Vale decisamente la pena comprarlo. Anche e soprattutto per il tono. Non è un caso infatti che ne parli in termini di ‘americanata’. Il tono è quello epico, ironico, apicale dei discorsi presidenziali. Immancabile come la bandiera rialzata dai soldati ad Okinawa. Come gli squarci di vita privata dell’oratore che si aprono sullo schermo per illustrare le sue storie, le sue tragedie ed il suo, anche questo immancabile, ranch di famiglia dove il babbo ‘self-made’ allevava bestiame e coltivava tabacco. Frasi ad effetto, piazzate al punto giusto della narrazione, che divertono il pubblico, nonostante l’argomento trattato, o lo sollevano in applausi entusiasti. L’americanata classica insomma, però, una volta tanto, a fin di bene. Una volta tanto per denunciare un pericolo reale. Una volta tanto per spronare gli Stati Uniti non alla conquista, non alla distruzione, ma alla ricostruzione, o meglio, alla riparazione di un pianeta che è l’unico attualmente disponibile. A chi non piacerebbe vedere la famosa ‘stars and stripes’ sventolare dalla cima di un reale processo di risanamento del nostro ecosistema piuttosto che dalla cima di un cumulo di macerie fresche di bombardamento?
"Il periodo dei rinvii e delle mezze misure è finito" diceva Churchill. "Adesso inizia il periodo delle conseguenze".

PS
Io ho comprato il DVD in inglese. Non so se ne esista già uno con traduzione o sottotitoli in italiano. Gore parla comunque un inglese comprensibilissimo.

Sunday, November 26, 2006

Forza Silvio!!! Fagli vedere chi sei!!!

Che dire? Lo zio Silvio che mi crolla così in diretta dopo aver fatto testamento politico davanti ai giovani pirla di FI. Alcuni pensano che questo malore altro non sarebbe che il preambolo ad una preoccupante resurrezione il 2 dicembre prossimo, quando i poveri ricchi d’Italia si raduneranno a Roma al grido di ‘Prodi Cattivo, Berlusconi Santo Subito!’. Già mi vedo la scena. Il palco tricolore, qualche decina di migliaia di signori impinguinati e signore un pò ‘Kenzo’ e un pò 'trendy' (che miracolosamente diverranno milioni nel TG4), una manciata di teste rasate per il servizio d'ordine (tenere alla larga extracomunitari e barboni anarco-insurrezionalisti) e Lui che discende dal cielo, cammina sulle acque e moltiplica condoni e prescrizioni. Non sarebbe la prima volta che il simpatico istrione (un guitto, diciamo la verità) si concede ad interpretazioni magistrali, come quando ‘pianse’ davanti agli immigrati albanesi. In realtà, già ieri leggevo strani segnali di fumo sui giornali. Prima il Giornale di Belpietro che titola a tutta pagina che ‘La Turco vuole l’eutanasia’, coinvolgendo un’ignara Livia Turco nel dibattito sull’eutanasia invece incalzato dal parlamentare radicale Maurizio Turco. Belpietro si scusa, ma ci si domanda come sia possibile un errore del genere. Poi il ‘Libero’ di Feltri che scopiazza il discorso di Oliviero Diliberto al comitato centrale del PdCI, tenutosi il mese scorso, dal sito web del partito, stravolgendone il senso e facendolo passare come il ‘piano politico dei comunisti per far cadere Prodi’. Il PdCI ringrazia e querela, compiacendosi del fatto che Feltri abbia deciso di sovvenzionare la vita del partito. Feltri ovviamente nemmeno si scusa come Belpietro.
L’idea insomma è quella di un arrembaggio finale e disperato in preparazione della Grande Liturgia del 2 dicembre prossimo.
Però che maligni che siamo! E che maligni quelli che pensano che invece il malore serva ad ammorbidire eventuali conseguenze legate al fatto che la magistratura abbia deciso di ricontarle davvero le schede elettorali, come dallo stesso Silvio invocato in più occasioni (ma senza troppa convinzione in verità). È davvero una vergogna pensare che quell’uomo sia capace di tali e tante macchinazioni. E quindi? Quindi non bisogna essere maligni. Non bisogna sempre pensare male di quell’omino lì cazzo! Io spero sinceramente che il malore fosse VERO!!! Così…per una questione di solidarietà col moribondo. Fossi in lui (ma purtroppo non lo sono…) schiatterei definitivamente, così da zittire tutti i maligni che lo vogliono falso e disonesto poverino! Ecco!!! E invece tutto si risolverà con un paio di mele cotte stasera e domani, così tutti continueranno a malignare su di lui ed a dire che l’ha fatto apposta. NON E’ GIUSTO!

Saturday, November 25, 2006

Quando manca la vergogna

Nel 1994 abbiamo assistito ad uno degli spettacoli più raccapriccianti e disgustosi che siano mai avvenuti sul nostro pianeta. Sotto lo sguardo impassibile del cosiddetto ‘occidente’, ed anzi con la sua benedizione, il 6 aprile del 1994 i ribelli Hutu cominciavano il massacro dei Tutsi, quei watussi (dallo swahili wa Tutsi che significa appunto ‘i Tutsi’) a noi tanto cari durante i micidiali balli di gruppo anni ’60. La tensione tra i due gruppi ha origini antiche ma in era moderna si era notevolmente affievolita. Venne ridestata dai Belgi, quando il paese era sotto il loro mandato, che richiesero la diversificazione anagrafica, allo scopo di identificare e privilegiare i ricchi Tutsi. Sopravvisse alla dichiarazione di indipendenza del Rwanda (1° luglio del 1962) e sfociò in un colpo di stato che portò a capo del governo il generale Hutu Juvenal Habyarimana, che governò in regime dittatoriale dal 1973 al 1994. Il 6 aprile di quell’anno infatti, l’aereo su cui viaggiava Habyarimana venne centrato da un terra-aria. Chi sia stato il responsabile di questo omicidio, nessuno lo sa per certo. Sta di fatto che gli Hutu non la presero proprio bene e cominciarono a mettere in atto una delle pulizie etniche più rapide ed efficienti mai viste. All’incirca un milione di persone, tra Tutsi e Hutu moderati, vennero macellati tra il 6 aprile e la metà di luglio del 1994. La storia di quei giorni è stata magistralmente raccontata nel bellissimo ‘Hotel Rwanda’ di Terry George. Durante questi 4 mesi l’ONU non fece assolutamente niente. Nemmeno il riconoscimento del genocidio venne approvato, grazie al veto posto dagli USA. Francia e Belgio si limitarono a spedire piccoli contingenti con il compito di ‘selezionare’ i propri concittadini per il rimpatrio, rifiutando di prelevare, insieme ad essi, anche un solo Rwandese. I 3000 uomini del maggiore generale dei caschi blu Romeo Dallaire (canadese, nel film Nick Nolte) vennero abbandonati a se stessi in pieno inferno. Non solo. Ma quando le Nazioni Unite finalmente si decisero a mettere insieme una forza di intervento, sempre gli USA fecero il possibile per ritardarla, adducendo scuse ridicole tipo quella del colore da usare per dipingere i mezzi blindati o della ditta da contattare per comprare la vernice!
Dopo il ritorno delle forze Tutsi, che pose fine al genocidio, gli Hutu fuggirono negli stati confinanti, in particolare in Congo, e continuarono a guerreggiare con i Tutsi al confine. Ciò ha coinvolto anche le milizie congolesi, ma fortunatamente, il nuovo presidente eletto Paul Kagame, è riuscito a riappacificare la situazione col Congo. Si direbbe quindi che le cose in Rwanda vadano abbastanza bene. Ma forse è proprio questo il problema maggiore. La Procura della Repubblica di Parigi in questi giorni ha richiesto l’incriminazione del Presidente Kagame presso il tribunale internazionale per il genocidio rwandese. L’accusa è quella di essere stato, in qualità di capo dei ribelli Tutsi, coinvolto nell’omicidio di Habyarimana. Ovviamente Kagame si è incazzato ed ha espulso l’ambasciatore francese. Trovo insopportabile l’arroganza con cui la Francia, dopo aver lasciato che il genocidio avvenisse, dopo aver addirittura coperto militarmente la ritirata dell’esercito Hutu, adesso pretenda di continuare ad infierire su un popolo che a stento è riuscito, da solo, a ritrovare pace e serenità. Certo, ci si chiederà perché mai la Francia dovrebbe avere interesse a destabilizzare un paese del genere. Forse che i 28.3 miliardi di metri cubi di gas naturale che si trovano sotto il lago Kivu (una delle riserve più grandi del pianeta) possono essere un motivo valido?

Il 'Libro della Vita' riscritto

Nel 1953, qui a Cambridge, James Watson e Francis Crick riuscirono finalmente a rivelare la struttura del materiale genetico presente nel nucleo delle nostre cellule, il DNA, ed identificarono il modo attraverso cui questo codifica i nostri tratti genetici e li trasmette a generazioni successive. La struttura a doppia elica del DNA (la famosa scala a chiocciola) ebbe successo immediato non solo in ambito scientifico, ma anche tra la gente comune, in qualche modo attratta dalla semplice eleganza delle sue forme. Il semplice concetto su cui si basa il funzionamento della più grande molecola organica esistente in natura è questo: gli ‘scalini’ della scala a chiocciola rappresentano le lettere con cui è scritto il codice genetico e si leggono a ‘triplette’, ovvero ogni tre scalini rappresentano una ‘parola’ che descrive un aminoacido. Le ‘parole’ del DNA sono raggruppate in frasi, i geni, che codificano per l’intera proteina. Quando il DNA viene ‘letto’, i tanti aminoacidi che vengono ‘pronunciati’ vanno a formare le proteine che rappresentano l’anima funzionale ed il corpo strutturale della materia vivente. Gli esseri viventi hanno un corredo di DNA doppio, ovvero due copie di tutto. Solo le cellule germinali, spermatozoi ed uova, hanno un corredo singolo. In questo modo, quando si uniscono, ristabiliscono il corredo doppio dell’individuo che generano. Per decenni questo modello, sorprendentemente preannunciato da Gregor Mendel nel 1866 nel suo Versuche über Pflanzenhybriden (Esperimenti sugli ibridi vegetali), ha dominato la ricerca scientifica ed animato la biologia molecolare. La variabilità dei tratti somatici, così come l’insorgere di malattie genetiche o la stessa evoluzione, sono stati spiegati in termini di mutazioni più o meno spontanee e più o meno piccole nelle singole lettere in grado di modificare la lettura delle parole, sostituendo un aminoacido con un altro e producendo una proteina piuttosto che un’altra. Un evento che si riteneva avere una frequenza di una mutazione ogni milione di divisioni cellulari. Nel 1980, gli scienziato cominciarono a considerare la possibilità di ottenere il ‘risultato finale’, la traduzione di tutto il libro della vita, ovvero il sequenziamento completo di tutto il DNA umano. Così nacque il Progetto Genoma, che vide impegnate schiere di ricercatori in tutto il mondo. Ma le università, Cambridge in testa con il Nobel (2 volte) Fred Sanger, non erano le sole a tentare questa impresa, descritta da Watson come ‘più ambiziosa di quella di Kennedy di portare l’uomo sulla luna’. Anche una company privata americana, la Celera Genomics di Craig Venter, si mise all’opera e nel 1999 riuscì, in barba agli accademici, a portare a termine l’impresa mastodontica, tra gli sguardi preoccupati di chi paventava possibili operazioni di copyright commerciale su qualcosa che hanno tutti. Questa questione accese gli animi non poco. John Sulston, che subentrò a Sanger alla guida del Progetto Genoma britannico e che elenca i propri hobbies come ‘giardinaggio’ ed ‘evitare la gente’, più volte si scagliò contro la Celera, sostenendo che volessero monopolizzare la sequenza umana. Quello che entrambi non sapevano è che questo ambìto ‘Libro della Vita’ sarebbe stato riscritto da li a poco. È di questi giorni infatti la notizia di una pubblicazione, avvenuta su tre giornali scientifici contemporaneamente da parte di ricercatori inglesi (ancora Cambridge) ed americani (Houston per lo più) provenienti da 13 diversi centri, in cui il modello previsto da Watson e Crick viene profondamente modificato. Non più due copie di ogni gene, ma molte copie di geni ‘chiave’ affollerebbero i nostri cromosomi, e sarebbero i principali responsabili della variabilità e della predisposizione all’insorgenza di malattie genetiche. La nuova variabile è il numero di copie di questi geni chiave, comuni a tutti gli individui. Questo non solo abbassa la nostra similitudine con gli scimpanzé dal 99.9% al 96% ‘solamente’, ma riduce l’identità di sequenza tra DNA di individui diversi dal 99.9% al 99%. In altre parole, se avere 10 copie del gene chiave X è la condizione normale, X+1, X-1 o peggio, potrebbero rappresentare condizioni patologiche o in grado di apportare variazioni consistenti nel ‘fenotipo’ dell’individuo, ovvero il suo aspetto (nel caso più semplice da spiegare). Non sono solo le singole parole ad essere importanti, a rappresentare l’unità funzionale del codice genetico. Questo comprende anche paragrafi, capitoli e forse libri interi che agiscono come unità funzionali. Facile prevedere come l’identificazione e lo studio di questi ‘blocchi’ di DNA rappresenti il prossimo capitolo della storia.

Friday, November 24, 2006

Google Earth

Dunque vediamo, dove sono stato oggi? Sono stato a Londra, ad Amsterdam, a Roma, a Zurigo, a Boston, a Barcellona, Milano, Monaco ecc. ecc. E non è tanto per dire, ci sono stato davvero! Mi è bastato scaricare questo incredibile Google Earth e ci sono andato...col PC!!! Google Earth è un software geografico. Contiene la mappa di TUTTO IL MONDO!!! Si parte dalla visione del pianeta in toto e si zoomma sempre di più, guidando la visuale fino nel dettaglio delle città più grandi. Sono praticamente riuscito a vedere il giardino di casa mia partendo dalla stratosfera. Foto satellitari ovviamente, ma l'effetto è meraviglioso. E' possibile appuntare su questa mappa planetaria i luoghi che si conoscono, o luoghi di interesse in generale. Dopodichè, con la funzione 'Guida Turistica', il software parte dal primo punto della lista e te li fa girare tutti, saltando da un punto all'altro. L'effetto è quello di vuoto allo stomaco che si prova sulle montagne russe o in quei sogni in cui si ha l'impressione di cadere all'indietro.
Il link giusto, ancora una volta, l'ho trovato sul blog di Beppe Grillo, e devo dire che condivido il messaggio del post in cui era riportato. Abbiamo potenzialità di questo tipo al giorno d'oggi, e non riusciamo nemmeno ad individuare per tempo le carrette del mare piene di immigranti disperati che attraccano sulle nostre coste! Con un pò di software in più potremmo realmente visualizzare sulla mappa del mondo tutti i contatti online, spostarci virtualmente su di essi, casa per casa, e parlare, studiare, interagire con chiunque. E invece ancora andiamo avanti a ricariche telefoniche. Qualunque ospedale potrebbe avere per due soldi un sistema del genere attraverso cui ricevere il segnale cardiaco di pazienti a rischio individuandoli sul territorio per tempo, quando lo scompenso insorge. E invece ancora si muore in ambulanza nel tentativo di trovare un letto in rianimazione. Guardavo quelle immagini e quegli effetti strepitosi poco fa, e mi venivano in mente le cartine geografiche che si usava appendere nelle classi delle scuole (si farà ancora?). Le potenzialità oggi sarebbero davvero enormi, ma non le sfruttiamo, in nessun campo. Energia, ambiente, università, sviluppo sostenibile, diritti umani. Siamo riscivolati all'età della pietra. E non perchè siamo caduti noi. E' il resto del mondo, quello nella figura, che è andato avanti. Lui va avanti sempre e comunque. Con o senza di noi.

La fortuna del Puparo

La settimana scorsa scrivevo della grande soddisfazione con cui avevo assistito alla puntata di annozero in cui il team di Santoro, unitamente all’europarlamentare Fava ed al giudice Piercamillo Davigo, incalzavano Don Totò Cuffaro sul malaffare della sanità siciliana e sui suoi legami con Cosa Nostra. Si difendeva Cuffaro ed a spada tratta, sostenendo che le decine di convenzioni stipulate tra la Regione e le cliniche private degli amici, e degli amici degli amici, portassero alla popolazione enormi benefici in termini di qualità di servizio sanitario. Peccato che i costi di queste convenzioni siano insostenibili per la Regione, ma si sa, stabilire le tariffe dei servizi sanitari nel retrobottega di un negozio di abbigliamento non è solo ambiguo, è anche difficile. Il risultato è un buco miliardario nei conti della regione (da cui ogni anno 8 miliardi di euro spariscono nel servizio sanitario, il 32% del pil regionale) mentre, il risultato del risultato è un governatore in coppola che non ci pensa due volte a vendere ai privati (nello specifico a Marco Tronchetti Provera) gli immobili storici di Palermo e della Sicilia, unitamente a migliaia di ettari di terreno, boschi e spiagge. Tutta roba che fino a ieri era della Sicilia e dei Siciliani, oltre che degli italiani ovviamente, e che oggi, o in un futuro molto prossimo, sarà appannaggio della bella Afef, a rimborso spese, per sopportare il matrimonio con una salma in doppiopetto che si eccita soltanto di fronte ai tabulati delle intercettazioni o in fase di OPA selvaggia. Peccato che tutto questo non fosse ancora di pubblico dominio quando quella trasmissione andò in onda. Ma tant’è, se anche lo fosse stato, probabilmente Don Totò avrebbe replicato che questo genere di sacrifici sono benedetti e vanno fatti per avere una sanità che funzioni, per consentire ai cittadini di usufruire di un servizio di qualità. Non gli manca certo la faccia di bronzo a quell’omino lì. Certo, una sanità che funzioni. Come quella che ieri ha ammazzato Antonio Buscemi, che non solo ha avuto la sfiga di avere un infarto, ma ha avuto anche quella di averlo in Sicilia. Prima il ricovero in un ospedale minore di Palermo, il Buccheri la Ferla, poi lo spostamento al Civico, dovuto alla serietà delle condizioni dell’infartuato. Qui l’intervento di angioplastica. Solo che poi non c’è un letto disponibile in rianimazione. I medici si fanno in quattro per tenere Antonio in vita e per trovargli un letto, ma il più vicino è a Trapani, a 100 Km di distanza. L’elicottero? Non ha il defibrillatore a bordo. E allora via in ambulanza. 100 Km con un infartuato moribondo, un defibrillatore portatile ed un paio di medici per i quali tramutare l’acqua in vino sarebbe stato più facile che tenere in vita quell’uomo. Risultato, Antonio Buscemi muore in ambulanza, tra Palermo e Trapani. Certa gente ha davvero tutte le fortune. Se quel Cuffaro avesse avuto l’influenza una settimana fa, sarebbe stato ‘intervistato’ ieri sera e si sarebbe trovato Antonio Buscemi, per lo meno in spirito, fra capo e collo all’improvviso e davanti a milioni di italiani. Ma Antonio Buscemi non è uno di quelli che hanno tutte le fortune purtroppo…anzi. E così, oltre alla sfiga di avere avuto un infarto, ed a quella di averlo avuto in Sicilia, non può nemmeno togliersi la soddisfazione di svergognare uno dei responsabili della propria morte in diretta televisiva. Certa gente ha tutte le fortune. Altri invece tutte le sfortune.

Thursday, November 23, 2006

Non commettere atti che non siano puri...

1.600.000. Un milione e seicentomila. Anche solo a scriverlo si ha l’idea di che razza di numero sia quello dei neonati che ogni anno muoiono nell’africa sub-sahariana. Un milione e seicentomila piccoli esseri stroncati da subito da condizioni igienico-sanitarie inesistenti, da malattie che noi ormai curiamo con un’aspirina, dall’incuria totale in cui l’occidente benpensante e cattolico (soprattutto cattolico) ha lasciato l’Africa, la sua terra d’origine. Liberia, Tanzania, Repubblica del Congo. Questi i luoghi di maggiore morte infantile. E le stime sono per difetto, e nemmeno per poco, dal momento che una cifra uguale di bambini muoiono talmente presto che non si fa nemmeno a tempo a registrarli. Come se passassero su questo mondo per caso, dessero un’occhiata veloce e, scuotendo la testa, voltassero le spalle dicendo: “Voi siete matti! Io me ne torno dove stavo prima!”. Trovo sia criminale il silenzio sotto cui lasciamo passare statistiche come queste, rese pubbliche dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dall’ufficio “Opportunità per i neonati africani”. Tutti, giornali e telegiornali, dovrebbero portarle in prima pagina, finchè ciascuno stato non si decidesse finalmente a mettere mano al portafoglio ed a cacciare quel dollaro e mezzo con cui ciascuno di noi potrebbe salvare la vita di uno di questi bambini. Un dollaro e mezzo, altro che TAV, altro che otto-per-mille, altro che quel grasso stronzo di Cuffaro che adesso si svende tutto il patrimonio artistico della Sicilia per coprire i buffi fatti coi suoi amici mafiosi (o quello stronzo del tronchetto che se lo compra). Eppure, se anche domani potessimo svegliarci in un mondo dove cose di questo genere accadono, dove gli Stati finalmente si muovessero a compassione, questo ancora non basterebbe. Perché il problema vero è un altro. Se è vero che “tanti ne uccide la fame”, come cantava de Andrè, è perché tanti, troppi ne vengono al mondo. Troppi bambini in regioni del mondo che a malapena riescono a sostenere gli adulti. Troppi bambini che finiscono con il trovarsi incastrati in statistiche terrificanti loro malgrado. Normale che poi un paese come il nostro, a crescita zero, si ritrovi bersaglio di flussi migratori esagerati. È osmosi pura quella che spinge tanti disperati ad imbarcarsi su scafi traballanti per raggiungere improbabili futuri di felicità nel nostro paese. E pensare che, anche in questo caso, basterebbe tanto poco. Anche meno di un dollaro e mezzo. Al massimo un dollaro, per un preservativo con cui non far nascere la morte. Però la contraccezione è peccato! “La vita è sacra”! Giusto, e la morte? E la sofferenza? E la fame? E la malattia? E la risorse che mancano? E questo povero pianeta spolpato? “C’è la castità”! Ma vaffanculo! Ti fai un mazzo così a zappare il deserto per tirarne fuori due radici secche da bollire, ti fai 30 km a piedi per trovare un po’ di acqua fangosa per te e la tua famiglia, quanto basta a prendersi il colera, fai lo slalom tra mine antiuomo (tutte rigorosamente ‘made in Europe’) e proiettili più o meno vaganti per tornare nella tua capanna di paglia e merda e dopo devi rimanere pure casto? Verrebbe da pensare che questa gente sia davvero pericolosa se sono riusciti a coalizzare tali forze oscure e maligne contro di loro!!! Da un lato l’occidente, con le sue multinazionali del farmaco assassino che li usano come cavie, con le sue industrie estrattive che ne monopolizzano il territorio, con le sue fabbriche di armi che lo rendono sterile, con il suo inquinamento che lo desertifica. E dall’altra la religione che, come se ce ne fosse bisogno, li sottomette, li schiaccia, li trascina moribondi davanti al ‘papen’ di turno per una benedizione economica, magra e fugace. O, peggio ancora, invece di un panino, gli mette in mano un kalashnikov.

Wednesday, November 22, 2006

Non conosce la paura nè sa il dolore che cos'è...

Un rapporto di duecento pagine stilato dal Pontificio consiglio della pastorale per la salute e commissionato dal Grande Ratzinger in persona, con raggi gamma, doppio boomerang e tutto il resto. Duecento pagine per tentare di vedere se, dopotutto, infilarsi un preservativo ogni tanto possa essere una buona idea per evitare di crepare di AIDS oppure no. Duecento pagine per cercare di capire se al padreterno piace il lattice di gomma o se il ‘pelle su pelle’ è davvero dogma inconfutabile della sua dottrina, anche a costo di rimetterci le penne. Preoccupa sapere che anche il Vaticano comincia a porsi delle domande in questo senso. Dovrebbe rallegrare ed invece preoccupa perché significa che la situazione è seria davvero, come ci spiega l’Ufficio delle Nazioni Unite per l’Aids (UNAids) nel suo ultimo rapporto. I contagi hanno ripreso a crescere in maniera incontrollata. 11.000 nuovi casi ogni giorno. Sono contagiati al 75% gli abitanti dell’Africa sub-sahariana, e tra questi principalmente le donne. E parliamo di nuovi contagi ovviamente. Il totale anche è in aumento ma, oltre che per i nuovi contagi, anche a causa di una migliore diffusione di farmaci anti-retrovirali in quelle regioni povere del mondo dove prima l’accesso a queste terapie (principalmente inibitori delle proteasi) era più difficile, pur essendo queste regioni quelle dove le umanissime (e forse per questo, chissà, animaliste) companies farmaceutiche hanno effettuato le proprie sperimentazioni, testando i farmaci sui cristiani salvo poi ritirarli a fine sperimentazione…anche se funzionavano. Però una piccola buona notizia.
Ma aumenti si registrano anche in Cina ed in Russia, principalmente tra i tossicodipendenti. Perciò anche il ‘papen’ si mette un maglio perforante sulla coscienza e ne viene fuori che, anche all’interno del clero, piuttosto che un irreprensibile ‘NO’ esistono invece posizioni diverse e sfumate che formano uno spettro di opinioni continue. Sembrerebbe una buona cosa, poi invece si legge che, in pratica, i nostri illuminatissimi ministri del culto sono disposti a chiudere un occhio e srotolare un guanto solo quando uno dei due già sa di aver contratto il morbaccio. Ovviamente parliamo di marito e moglie èh? Altre ipotesi non vengono minimamente considerate. Si può usare il preservativo tra marito e moglie se uno dei due è contagiato, sennò al peccato di uccidere una manciata di spermatozoi si aggiunge, vedi tu, quello dell’omicidio!!! Le mogli cattoliche ringraziano per il paragone ed i mariti cattolici si ritirano schifati dai talami all’idea di fare sesso con un simil-protozoo aploide e flagellato. Ed ecco bello e risolto il problema. A che serve la prevenzione? È veramente un Grande Ratzinger!
Vauro For President!

Tuesday, November 21, 2006

Di snob, anarchici, pipistrelli e Madunine


Dunque, qualche anno fa, probabilmente nel 2002, quando ancora lavoravo a Milano, mi viene a trovare il mio amico Bruno da Pisa (da Pisa non è il cognome…è proprio pisano). Andiamo in giro per il centro e ci ritroviamo a via Montenapoleone. E’ giorno e c’è il sole ma è ora di pranzo e poca gente è in giro a fare shopping. Solo una coppia di tardoncelle ultra-tirate che esegue la ben nota via crucis davanti alle vetrine degli stilisti (perché Milano è faaaaaaaashion). Ne incrociamo il cammino col mio amico e sentiamo una che, rivolta all’altra, commenta i vestiti esposti (minigonne-sciarpa da 400 euro) dicendo: “Ma nooooo…Kenzo noooooo…è tvoppo spovtivo!!!”. Il commento ci lascia in quella condizione benedetta che se non scoppi a ridere vomiti e da allora ‘Kenzo’ è entrato nel nostro dire quotidiano per indicare persone snob, o finto-snob, in generale.
Lo scorso sabato mi sono ritrovato inaspettatamente su un volo Stansted-Orio al Serio prenotato in fretta e furia per partecipare, alla ‘Bicocca’, ad un concorso (‘valutazioni comparative’ si dice adesso) per un posto da ricercatore in Italia e sono così tornato a Milano dopo quasi 4 anni dalla mia partenza. La prova è stata ieri e così ho avuto tutto il weekend per andare un po’ a zonzo e rivedere la città, così, tanto per vedere cosa era cambiato. Poso i bagagli in albergo e mi rituffo nel centro. Piazza Loreto (un ‘must’), corso Buenos Aires (dove abitavo e dove la grandissima zoccola della mia ex-padrona di casa mi ha furtato mezza cauzione) e poi verso il Duomo passando per via della Spiga, noto sancta-sanctorum della Milano bene a caccia di qualsiasi cosa sia griffabile. La via era deserta e illuminata. Solo un suonatore di sax ed una donna con un bambino per mano. “Bello però” ho pensato. Poi la donna mi passa vicino e sento il seguente breve dialogo:
Bambino (vestito come un manichino da esposizione): “Mamma quando arriviamo al corso ci fermiamo al negozio di videogiochi?”
Mamma (sulla cinquantina, truccatissima ed in minigonna leopardata…giuro!): “Tesoro non chiamarmi mamma che non è trendy!”…
Non ho vomitato, non ce l’ho fatta. Credo che lo scoppio di risa si sia sentito fino in tangenziale.

Comunque, amenità a parte, Milano non è cambiata poi molto. È un po’ più araba, ma non mi ha deluso, soprattutto di notte. Di notte Milano diventa magicamente Gotham City e ti ritrovi a scrutare il cielo nuvoloso in caccia del simbolo del pipistrello. Un fascino diverso ed assoluto.
Il Duomo è perennemente in restauro (ormai vendono anche le cartoline con le impalcature) e perennemente pieno di tutto fuorché di fedeli ed a Piazza Fontana ci sono sempre le DUE targhe affiancate che ricordano la morte dell’anarchico Pinelli, avvenuta il 15.12.1969 in seguito a ‘tragico incidente’ secondo la targa del comune di Milano ed il 16.12.1969, ‘ucciso innocente’ su quella posta dagli studenti milanesi. Poveretto, l’hanno fatto morire 2 volte. Ma si sa, a Milano regna l’efficienza.

Friday, November 17, 2006

Vietato fumare! Pericolo Esplosioni...

Orazio Antonio Licandro, 44 anni, è un professore universitario di Diritto Romano eletto nelle fila dei Comunisti Italiani (PdCI). Il 5 luglio scorso, durante la votazione per l’approvazione della Legge Istitutiva della Nuova Commissione Antimafia, ovvero l’organo parlamentare che analizza il fenomeno mafioso in Italia, presentò in aula un emendamento, insieme ad Angela Napoli di AN, allo scopo di rendere impossibile l’accesso a tale Commissione di parlamentari che avessero determinati pendenti penali o condanne definitive. Propose cioè l’attuazione di un ‘filtro’ attraverso cui selezionare i personaggi presentati dai due schieramenti in modo da avere una Commissione ‘pulita’. Sembrerebbe una proposta ragionevole, ineccepibile, dettata dalla triste realtà dei tanti malviventi che affollano le aule parlamentari italiane. L’emendamento viene bocciato con 421 (quattrocentoventuno) voti contrari e solo 21 voti favorevoli, 14 del PdCI e 7 sparsi in quasi tutti gli altri movimenti politici.
A detta di Francesco Forgioni (PRC), a tutti i parlamentari deve essere riconosciuta la possibilità di rientrare in tale commissione. La vergogna semmai, è che parlamentari con la fedina penale non proprio in ordine siano stati candidati alla Camera dei Deputati alle ultime elezioni. Candidati, non ‘eletti’, ovviamente, dato che gli elettori non hanno avuto voce in capitolo a questo riguardo.
Il risultato è che oggi ci ritroviamo in Commissione Antimafia personaggi tipo Paolo Cirino Pomicino, Alfredo Vito, Carlo Vizzini ed altri simpatici mariuoli, tutti, chi più chi meno, indagati, prescritti o condannati per tangenti e tangentine varie. Presidente lo stesso Forgioni al quale auguro possa sparire presto il portafogli.
Ora sono due le cose. O tra le fila del centrodestra non c’erano rimasti parlamentari incensurati disponibili, e pertanto si è proceduto a bocciare l’emendamento per raggiungere il numero legale, oppure questo governo sta pericolosamente seguendo la stessa strada ‘buonista’ e fottutamente mediatrice che già percorse cinque anni fa quando, in un’altra Bicamerale, si doveva decidere sulle riforme costituzionali e sul conflitto d’interessi!
Sull’Unità di oggi, diversi esponenti della sinistra lamentano la candidatura da parte del centrodestra di questi loschi figuri ed auspicano la rinuncia da parte degli stessi per il ‘bene del Paese’.
Un po’ come infilarsi un candelotto di dinamite nel culo dentro una sala fumatori per poi gridare “PER FAVORE NON FUMATE!”.
Robbadamatti!

De (Im)Prudentia Politicorum

Che soddisfazione stasera! Erano anni (4 e mezzo più o meno) che non vedevo una trasmissione del genere!!! Ma ve l’immaginate? Totò Cuffaro, governatore della Sicilia, pluri-inquisito per reati di vario tipo tra cui quello di associazione a delinquere di stampo mafioso, ospite di Santoro ad una puntata di Annozero dove si parla di indulto, di mafia e di amministrazione pubblica in Sicilia!!! Presenti l’europarlamentare Fava, Piercamillo Davigo e Marco Travaglio, che a Cuffaro ha praticamente dedicato il suo ‘Intoccabili’. Oltre ovviamente alla mitica Rula Jebreal (bellissimameravigliosaspietata). Dovrebbero farne dvd da vendere al pubblico! Potrebbero intitolarlo “Informazione Reale”, sottotitolo “Quando dopo la prima domanda si riesce a fare anche la seconda”. E c’è andato Cuffaro! Bisogna rendergliene atto. Col suo faccione tosto di bronzo, portandosi dietro tutta la retorica ed i sorrisetti di una paleo-politica che dovrebbe essere morta e sepolta ormai, ma che invece ancora viene votata a suon di ‘teste di cavallo’ piazzate nei letti degli elettori siciliani. A poco gli è servita. Curioso però che ci sia andato da solo. Possibile che nessuno si sia sentito di accompagnarlo di fronte a cotanto schieramento di politici, giornalisti e magistrati? I servizi mostrano la Sicilia del dopo-indulto, fatta di ex galeotti che paradossalmente, fuori dalla galera, stanno peggio di come stavano dentro e finiscono con il riunirsi ad occupare un edificio pubblico in segno di protesta, per chiedere un lavoro. Ma fatta anche delle migliaia di amministratori e dirigenti pubblici con stipendi d’oro, quasi tutti figli, mariti, mogli, amanti ecc. di qualcuno. L’inizio delle interviste è strepitoso, con la Rula aggressiva in piedi al centro dello studio che intervista il governatore siculo tentando di farlo rispondere a modo (mitica la battuta “Cuffaro! Vuole un bicchiere d’acqua?” pronunciata con il tono di dire “Cuffaro! Ci stai zitto due minuti?” quando il Totò straparlava). Lo incalza sul numero di dirigenti pubblici della regione, sugli stipendi ed infine sui suoi rapporti con esponenti della mafia ‘borghese’, come quel famoso Aiello, medico e proprietario di cliniche private. Poi interviene Santoro e con Cuffaro sono scintille. Si difende Cuffaro, con lo stile e le armi dialettiche di un Cossiga tardo-impero. Arriva persino a dire a Santoro che lui, il giornalista, guadagna più degli amministratori regionali di cui parla in trasmissione. Santoro ha l’espressione divertita di chi pensa “Finalmente! Erano anni che sognavo di querelare io qualcuno!”. Ed infatti preannuncia querela, sempre sorridendo. Travaglio ha vita facile. L’argomento l’ha già sviscerato e descritto nel suo libro e lo ripete quasi a memoria. Poi si accomoda sullo scranno e si ascolta senza fiatare la replica convulsa di Cuffaro. Aveva l’aria Travaglio di chi si rammarica di non avere un gelato o un sacchetto di pop-corn tra le mani, così, per godersi meglio lo spettacolo. Ma il top è, secondo me, l’intervento di Davigo. Nei due minuti in cui parla, stronca letteralmente ogni teoria, argomentazione politica o elucubrazione filosofica che possa essere eretta a difesa della legge sull’indulto. E lo fa con la semplicità disarmante con cui avrebbe potuto farlo un bambino di sei anni! “Che significa che l’indulto è stato fatto perché le carceri erano piene? Se fate leggi che mandano in galera anche solo per pochi grammi di hashish è chiaro che la popolazione carceraria aumenta. Le carceri non si svuotano con gli indulti, si svuotano modificando le leggi che le riempiono! Votare prima una legge come quella che penalizza l’uso di marijuana e poi una legge come quella sull’indulto è un controsenso!”. Praticamente ‘L’elogio della discussione da bar’, ovvero di quel buonsenso comune a tutti, tranne che alla politica ed ai politici. È un mito Piercamillo Davigo!
Che soddisfazione stasera! Erano anni (4 e mezzo più o meno) che non vedevo una trasmissione del genere!!!

Wednesday, November 15, 2006

Verde è bello!

Quanto sa essere fastidiosa la menzogna. Tanto quanto l’ignoranza, se non di più. Arroganti, petulanti, bigotti di ogni sorta che da ieri si riempiono la bocca di parole come ‘droga’ o ‘dipendenza’ senza avere la benché minima idea di quello di cui pretendono di parlare, buttando nello stesso pentolone della loro superficialità la cannabis e l’eroina o la cocaina o, peggio ancora, la nicotina. Sbandierano rischi di ‘escalation’ nell’uso giovanile delle ‘droghe’ che semplicemente non sono mai esistiti. Mostrano icone del degrado che affermano di essere partiti da uno spinello per poi giungere alla siringa, come se questo percorso fosse inevitabile, senza capire l’assurdità di un assioma del genere. O forse lo capiscono perfettamente ma preferiscono ignorarlo, per mantenere la propria immagine fascista saldamente ancorata a quegli ideali di ‘rettitudine’ morale che vorrebbero imporre al resto del mondo, salvo poi infarinarsi il naso in privato, lontano dagli indiscreti occhi dei ‘comunisti’. E allora giù a vomitar menzogne Muccioli, il Vaticano, Giovanardi, Il Giornale, Storace, Formigoni…”La cannabis è una DROGA!”; “Il ministro Turco ignora completamente la drammatica realtà di persone di ogni età che sono sotto il rischio continuo dell'utilizzo delle DROGHE!”; “Un segnale negativo per migliaia di GIOVANI!”; “rappresenta un pericoloso avviamento verso altre sostanze STUPEFACENTI!”…tutte chicche prese dall’Osservatore Romano, o da Formigoni, che è lo stesso. Oppure “Si parte dal FUMO e si arriva in comunità!” (Muccioli) e via dicendo. Vecchi tromboni stonati che ancora insistono a voler negare l’innegabile, convinti che persino l’evidenza scientifica possa essere qualcosa di sindacabile.
Crepate! La cannabis NON è una droga, o se lo è, lo è meno di quanto non lo sia la caffeina, molto meno di quanto non lo sia l’alcool ed infinitamente meno di quanto non lo sia la nicotina, tutte sostanze che non solo creano dipendenza, cosa che la marijuana NON fa, ma che ammazzano a spron battuto e che sono tranquillamente in commercio. Senza contare gli innumerevoli antidepressivi o ansiolitici benzodiazepinici che massacrano corpo e mente e che potrebbero benissimo essere sostituiti dai derivati del tetraidrocannabinolo. Senza contare gli infiniti usi terapeutici in cui queste molecole potrebbero tornare utili, come antidolorifici, come miorilassanti, e via dicendo.
Ipocriti mascalzoni! NESSUNO STUDIO ha mai dimostrato un legame di causa-effetto tra l’uso di cannabis e l’uso di sostanze da abuso più pesanti. Nemmeno quelli governativi. Nemmeno quelli commissionati da governi conservatori come quello di Nixon negli USA o quelli della Tatcher in UK! Anzi, più di uno di questi studi ha dimostrato come l’uso di cannabis possa portare ad una diminuzione nell'uso di altre droghe, come la nicotina (che per inciso, come droga è anche più potente dell’eroina). Smettere di fumare con la marijuana non è un ossimoro, è realtà.
Eppoi, maledetti ipocriti corvacci del Vaticano, se volete preoccuparvi dei giovani, preoccupatevi di quelli che i cattolicissimi USA mandano quotidianamente al fronte nei tanti conflitti con cui tentano di esportare democrazia e progresso nel resto del mondo!
Mi fate schifo!

Letture consigliate:
“La marijuana fa bene, Fini fa male” di Guido Blumir. Stampalternativa.

Tuesday, November 14, 2006

I Templari de Noantri

Leggo adesso dell’allarme lanciato dal nuovo amministratore delegato delle ferrovie Mauro Moretti riguardo all’ipotesi di tagli al settore. Moretti avverte che le ferrovie sono prossime al fallimento, avendo un buco di 6 miliardi di euro e decine di cantieri aperti lasciati a metà che necessitano fondi per essere completati. “Se lo Stato vuole ridurre i trasferimenti verso questa società può farlo ma, insieme, deve esprimere quali sono i servizi in meno che vuole facciamo”. Più chiaro di così. Quindi ricapitolando: Alitalia è con un piede nella fossa, Trenitalia anche, la ricerca deve letteralmente riciclare tutto, dalla carta per le stampanti agli studenti in tesi, la magistratura deve vendere i computer dei tribunali per alzare qualche spicciolo e la sanità…bè, ce l’ha mostrato ieri Santa Gabanelli come vanno le cose in sanità. Un esempio da studiare nelle Università, è questo il nostro paese oggi. Un esempio di come cinque anni di governo possano da un lato accontentare i cittadini abbassando le tasse e dall’altro fotterli massacrando ciò che i cittadini stessi hanno costruito in decenni di tasse pagate. Un esempio perfetto di ‘cornuti e mazziati’! E bisogna anche assistere alla scena impietosa di una cittadinanza che insorge quando il governo nuovo, per non mandare tutto in malora, chiede gli arretrati. Ognuno ha una scusa e una maledizione da lanciare. Tutti inneggiano al governo ladro. Siamo sulla soglia del terzo mondo (e non è un’esagerazione…magari lo fosse) e ancora stiamo li a preoccuparci del nostro orticello invece di alzare lo sguardo sul più vasto campo di desolazione in cui cinque anni di governo Berlusconi hanno ridotto il nostro paese. Sono critico nei confronti di Prodi! Quella legge sull’indulto non gliela passo! Mi fa vergognare di essere italiano il fatto che una legge così sia stata approvata da un governo di sinistra. Ma per quanto riguarda la legge finanziaria devo dire che ha ragione lui! E fa bene a ‘tirare diritto’ infischiandosene di quanto lamentano i cittadini perché i cittadini per primi dimostrano di non avere nessun senso dello stato. Noi per primi dimostriamo che non ce ne frega niente del nostro paese se il nostro corporativismo casereccio sopravanza quelle che sono le necessità collettive. Dispiace dirlo, ma un atteggiamento del genere non lo si vede all’estero. All’estero, la gente si lamenta, si incazza, brontola davanti alle tasse come noi, ma si rendono anche conto di quelle che sono le necessità reali del paese, e se scendono in piazza non è certo per chiedere meno tasse, ma per impedire che passi una legge come quella sulla flessibilità lavorativa, come successe in Francia, dove il governo dette ascolto ai cittadini. Noi invece stiamo dando un’immagine di noi stessi vergognosa, tutti presi a salvaguardare quei cinquanta euro in più a fine mese che ci aveva regalato Berlusconi, come se fossimo Templari a difesa del Graal.

Monday, November 13, 2006

Musica musicante...



Felicissima sera,
a tutte sti signure 'ncruvattate
e a chesta cummitiva accussí allèra,
d'uommene scicche e femmene pittate!

Chesta è na festa 'e ballo...
Tutte cu 'e fracchesciasse sti signure...
E i', ca só' sciso 'a copp''o sciaraballo,
senza cercá 'o permesso, abballo i' pure!

Chi só'?...
Che ve ne 'mporta!
Aggio araputa 'a porta
e só' trasuto ccá...

Musica, musicante!
Fatevi mórdo onore...
Stasera, 'mmiez'a st'uommene aligante,
abballa un contadino zappatore!

II

No, signore avvocato...
sentite a me, nun ve mettite scuorno...
Io, pe' ve fá signore, aggio zappato
e stó' zappanno ancora, notte e ghiuorno!

E só' duje anne, duje,
ca nun scrive nu rigo â casa mia...
Si 'ossignuría se mette scuorno 'e nuje...
Pur'i' mme metto scuorno 'e ...'ossignuría"

Chi só'?!
Dillo a 'sta gente
ca i' songo nu parente
ca nun 'o può cacciá...

Musica, musicante!
ca è bella ll'allería...
I' mo ve cerco scusa a tuttuquante
si abballo e chiagno dint''a casa mia!

III

Mamma toja se ne more...
'O ssaje ca mamma toja more e te chiamma?
Meglio si te 'mparave zappatore,
ca 'o zappatore, nun s''a scorda 'a mamma!

Te chiamma ancora: "Gioja"...
e, arravugliata dint''o scialle niro
dice: "Mo torna, core 'e mamma soja,
se vene a pigliá ll'ùrdemo suspiro..."

Chi só'?
Vuje mme guardate?
Só' 'o pate...i' sóngo 'o pate...
e nun mme pò cacciá!...

Só' nu fatecatóre
e magno pane e pane...
Si zappo 'a terra, chesto te fa onore...
Addenócchiate...e vásame sti mmane!

Sunday, November 12, 2006

Morte del Figliuol Prodigo


Non so perché, ma quando sento parlare di ‘piani contro la fuga dei cervelli all’estero’ mi preoccupo sempre. Subito dopo la laurea mi si faceva un gran dire che, per fare carriera nel campo della ricerca scientifica, bisognava andare a lavorare all’estero. Ho sempre pensato che il problema fosse la scarsezza di fondi in Italia, anche se, a dirla tutta, continuavo a vedere milioni e milioni buttati nelle tasche di raccomandati, figli, nipoti, mariti, mogli ecc. ecc. di qualcuno di importante. Addirittura la Fondazione Telethon bandiva borse di studio per ricercatori italiani che volessero emigrare in qualche laboratorio estero. Mi sono fatto coraggio (ma ce n’è voluto ben poco dal momento che ero senza stipendio) ed ho seguito i consigli del mio paese. Ho fatto la valigia ed eccomi qui. Adesso prima leggo che il governo vuole tagliare ulteriormente i fondi alla ricerca, cosa che non sarebbe certo dispiaciuta solo alla Montalcini, e poi che riesce a raggranellare qualcosa come 177.5 milioni di euro per la ricerca italiana, sventando i tagli inizialmente proposti ed accontentando l’illustre scienziata che così potrà votare la finanziaria. Ok, bene. Tutti contenti. E io? No perché sembra che questi 177.5 milioni, a sentire quello che dice il governo, dovrebbero essere utilizzati per assumere personale nelle università e negli enti di ricerca allo scopo di impedire la fuga in massa di cervelli all’estero. Cito testualmente dal sito de l’Unità: “In attesa della riforma dello stato giuridico dei ricercatori – recita l´emendamento - il ministro dell' Università […] avvia un reclutamento straordinario di ricercatori, con «criteri di valutazione dei titoli didattici e dell'attività di ricerca, garantendo celerità, trasparenza e allineamento agli standard internazionali». È prevista una deroga per le assunzioni a tempo: se il ricercatore ha già un contratto temporaneo, ma ha già vinto un concorso per l' assunzione dal 2008, potrà avere rinnovato il contratto temporaneo. Contro l´emigrazione degli scienziati italiani l´Esecutivo stanzierà 20 milioni di euro nel 2007 e 30 nel 2008 a favore delle persone, ricercatori e tecnologici, impegnate in attività di ricerca scientifica”. E quelli che sono già fuggiti? No perché non è che io sia stato contento di mollare tutto nel mio paese per venire qui, sebbene questa sia la migliore università del mondo nella ricerca biomedica. Qui il governo sembra che non mi consideri più di tanto. OH! ROMANO?! A che gioco giochiamo? Voglio sapere come verranno effettuate queste selezioni! Oggi i “titoli didattici e dell'attività di ricerca” non contano una sega dal momento che le valutazioni comparative per l’assunzione di personale ricercatore ancora prevedono l’esecuzione di uno scritto e di un orale, ovvero cose che possono ritagliare l’assunzione addosso al raccomandato di turno. Inoltre, dover sostenere uno scritto ed un orale, in due giorni diversi, per uno che lavora all'estero non è certo uno scherzo. son 4 aerei da prendere e non te li rimborsa nessuno. Sempre poi se lavori in Europa. E se stavo in America? Voglio sapere come e quando questi posti verranno messi a concorso e non ve la cavate con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. PRETENDO di avere a disposizione dei siti internet AGGIORNATI per tutte le università italiane dove io possa avere accesso FACILMENTE alle informazioni relative al bando, ai requisiti ed alla scadenza! Non facciamo scherzi! Mi ci avete mandato voi all’estero perdio!
Scusa Rembrandt.

Saturday, November 11, 2006

OK/1. La Costa d'Avorio.

In Costa d’Avorio la guerra civile è scoppiata il 19 settembre 2002, quando alcuni militari governativi sono insorti contro il governo di Laurent Gbagbo, uccidendo alcuni suoi rappresentanti e tentando un colpo di stato. La ragione di questo ammutinamento di parte dei militari è il tentativo di Gbagbo di smobilitare alcuni reparti dell’esercito nazionale considerati roccaforti dell'establishment militare. I combattimenti si sono allargati a macchia d’olio quasi immediatamente e la contrapposizione tra i ribelli del 'Movimento patriottico della Costa d’Avorio' ed il governo di Gbagbo si è accentuata a seguito della dislocazione che i due eserciti, quello governativo e quello ribelle, hanno assunto sul territorio nazionale. La Costa d’Avorio oggi è divisa in due.
Fin qui sembrerebbe tutto molto semplice. A rendere tutto più complicato è, come sempre, l’intervento occidentale. La Costa d’Avorio era una colonia francese che ha ottenuto una parziale indipendenza nel 1960. Parziale in quanto i francesi hanno mantenuto il controllo della valuta e dei principali settori produttivi del paese, mettendo al governo Felix Houphouet-Boigny, ex ministro francese che ‘regnerà’ per ben sette mandati, essendo il suo partito praticamente l’unico sulla scena. Alla sua morte (1993) si accende la lotta di successione che, tra un colpo di stato e l’altro, porterà nel 2000 all’elezione di Gbagbo. La Costa d’Avorio oggi è divisa in due, come dicevo, con il territorio settentrionale, più povero di risorse, in mano ai ribelli mentre la parte meridionale, più ricca ed industrializzata e che si affaccia sul golfo di Guinea, è governativa. Tra queste due regioni si interpone una striscia di terra dove operano sia i caschi blu dell’ONU che i militari francesi dell’operazione Licorne. Come mai i due eserciti agiscono separatamente? La Francia si attiva unilateralmente subito dopo lo scoppio della guerra civile, allo scopo di tutelare i propri interessi sul territorio, anche allarmata dalle iniziative con cui gli USA cercano di infiltrarsi ‘diplomaticamente’ nel conflitto a suon di finanziamenti al governo di Gbagbo. Il fatto è che lo stesso Gbagbo ha più volte richiesto maggiore indipendenza dalla Francia, arrivando a ventilare concessioni per paesi come gli USA o la Cina. La guerra pertanto non è più solo tra eserciti governativo e ribelle, ma principalmente tra esercito governativo ed esercito francese. Nel novembre 2004, in seguito alla morte di 9 militari francesi durante gli scontri tra governativi e ribelli, i militari dell’operazione Licorne distruggono l’aviazione ivoriana, su ordine di Chirac, ed arrivano ad aprire il fuoco anche su manifestanti filogovernativi scesi in piazza per difendere il Presidente Gbagbo. Più di sessanta i morti.
Dopo vari tentativi di tregua andati in fumo, ad oggi la situazione rimane tesa sia tra governo ivoriano e ribelli che tra governo ivoriano e governo francese. Il mandato del presidente Gbagbo è stato esteso fino ad ottobre del 2007 con il benestare delle Nazioni Unite. Ma la Francia non demorde e non si limita più solo a rifornire i ribelli. Il primo ministro ivoriano Banny è uomo di Chirac e vorrebbe una ‘exit strategy’ per Gbagbo più veloce. La Francia stessa pressa sull’ONU (che ancora una volta, come in Rwanda, brilla per la sua assenza) per ottenere risoluzioni che farebbero la gioia di qualsiasi dittatore fascista: divieto di manifestazioni; sospensione della Costituzione; scioglimento del Parlamento, della Corte costituzionale e di tutte le principali Istituzioni del paese africano; pieni poteri per Banny; asservimento dell'esercito ivoriano per mezzo delle forze Onu e della missione Licorne.
Acqua e olio tutto a posto?

Fonti:
http://www.peacereporter.net
http://www.mercatiesplosivi.com
http://www.warnews.it
http://italy.peacelink.org

Tutto OK

Girando sul sito di PeaceReporter ho trovato una rubrica che si chiama “Cessate il fuoco”. Si tratta di un bollettino di guerra in cui viene presentato il ‘rendiconto’ in vite umane di quei conflitti, attualmente attivi sul pianeta, ma in cui la NATO (ancora) non ha messo becco, e che pertanto tendono ad essere dimenticati o addirittura sconosciuti dai ed ai più. In particolare vengono considerati Palestina, Cecenia, Pakistan, Algeria, Colombia, Sri Lanka, India, Costa d’Avorio, Nigeria, Uganda, Ciad e Sudan. Ho listato tutti i numerini, e la funzione ‘somma’ del mio ‘ecsel’ (non facciamo pubblicità) mi ha rivelato qualcosa di drammatico ma anche illuminante al tempo stesso. Dall’inizio del mese di novembre in questi conflitti sono morte circa 440 persone. Almeno, 440 è il numero di decessi conosciuti. Di queste, 77 sono militari ‘governativi’, chiamiamoli così, solo 46 sono ‘ribelli’ o ‘guerriglieri’. Il resto, 317 persone, sono civili. Viene da rimpiangere i campi di battaglia di Romana memoria dove i due schieramenti si scornavano tra di loro e non ci andavano di mezzo civili inermi.
Durante la guerra di secessione americana, al termine di ogni battaglia tra nordisti e sudisti, nei campi nordisti si esponeva una lavagna con sopra scritto il numero dei decessi avvenuto tra le fila dei soldati. Il numero era seguito dalla lettera ‘K’, ad indicare il numero di soldati ‘Killed’. Quando accadeva che tutte le giubbe blu facessero ritorno dalla battaglia, sulla lavagna si scriveva ‘0K’, ovvero ‘zero killed’, ed era grande festa. Quello zero è presto diventato una ‘O’ (sia lo zero che la lettera si possono pronunciare allo stesso modo in inglese), da cui l’acronimo più famoso del mondo. È tutto ‘OK’. Nessun morto, nessun problema.
Sarebbe favoloso poter cliccare la rubrica “Cessate il fuoco” e vedere una lunga lista di “OK”, ma non è così. E la ragione credo sia anche la nostra ignoranza. Io stesso ignoro quali siano le cause o i protagonisti di molti dei conflitti che compaiono in quella lista. Perciò voglio provare a vedere se mi riesce di venirne a capo e di descrivere cosa accade in quei paesi utilizzando le informazioni che trovo sulla rete. Per conoscere quello che c’è da conoscere e per non dimenticare quello che già si conosce. OK?

Friday, November 10, 2006

Olanda 1 - Israele 0


Mi sono imbattuto oggi in un paio di notizie decisamente contrastanti tra di loro, che riguardano gli omosessuali ed i loro diritti. Da un lato la modifica, da parte del comitato organizzatore del gay parade israeliano, del percorso della parata, inizialmente previsto dentro Gerusalemme. Gli ebrei ortodossi, ma anche i musulmani ed i cristiani di Israele, hanno da subito mosso un’opposizione feroce a che il corteo si svolgesse attraverso la città vecchia, a tutti, chi più chi meno, sacra. Questi gay stanno proprio sulle palle a tutti sembrerebbe, quasi che il colore e l’allegria dei gay pride potessero in qualche maniera contaminare l’austerità di Gerusalemme, ormai troppo abituata a scontri e morti ammazzati. I rabbini più ortodossi, quelli della setta Eida Haredit, sono persino arrivati a minacciare una pulsa datura (frusta di fuoco in aramaico) contro tutti i partecipanti, nonché contro i poliziotti che si disporrebbero a protezione del corteo. In pratica una maledizione (che oltretutto funziona se è vero che in precedenza ne hanno lanciate anche contro Rabin e Sharon).
Dall’altra parte invece c’è il ripensamento del governo olandese sul diritto d’asilo a profughi gay provenienti da paesi in cui l’omosessualità è perseguita anche in maniera violenta. Il caso si aprì l’anno scorso quando il ministro per l’immigrazione olandese Rita Verdonk respinse le richieste d’asilo di alcuni profughi iraniani ritenendo che non sussistesse un rischio effettivo di persecuzione in Iran e che “non è totalmente impossibile per uomini e donne omosessuali agire nella società iraniana, a patto che si preoccupino di non manifestare troppo apertamente le loro tendenze”. La società civile olandese s’è letteralmente sollevata e, in cooperazione con l’Osservatorio per i Diritti Umani, ha presentato al ministro tutto il materiale necessario per fargli cambiare idea, compresa la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo. La Verdonk si è messa a tavolino con le parti interessate, hanno parlato, hanno discusso ed hanno risolto. Il 18 ottobre scorso, il ministro Verdonk così si pronunciava in un rapporto di 115 pagine: “I profughi omosessuali iraniani non dovranno più provare di aver subito persecuzioni nel loro paese. Al contrario, i profughi la cui identità, nazionalità ed omosessualità siano state confermate, e per i quali non c’è nessuna contro-indicazione, non dovranno tornare in Iran.”
Verrebbe da pensare che ‘Olanda’ ed ‘Israele’ siano i nomi di due pianeti diversi piuttosto che di due stati dello stesso pianeta. E se lo fossero, l’Italia non sarebbe certo sul pianeta ‘Olanda’. Ma ve l’immaginate il casino che avrebbe armato una decisione del genere in Italia, dove si fanno interrogazioni parlamentari pure per decidere se sia lecito o no che un transessuale usi il bagno delle donne?

Thursday, November 09, 2006

L'indipendente per davvero

Stamattina ho comprato l'Independent. Lo compro quasi tutti i giorni ma non me lo lascio scappare quando capita qualcosa di importante. L'ho comprato quando elessero papa Ratzinger, L'ho comprato dopo le elezioni in Italia e l'ho comprato oggi dopo quelle americane. Io lo amo quel giornale. E' stato il primo giornale veramente libero che abbia mai letto. A quelli dell'Independent non gliene frega niente di nessuno, destra o sinistra che sia, e gli vanno sempre in culo a tutti senza problemi. Non a caso, dopo le ultime elezioni italiane, sono stati l'unica fonte di notizie, sia in Italia che all'estero, alla quale abbia sentito dire: "ma non vi sembra strano che solo 24 ore dopo la sconfitta di Berlusconi, ad urne praticamente ancora aperte, venga arrestato il più grande boss mafioso degli ultimi tempi a pochi km dalla questura di Palermo?".
Stamattina la prima di copertina, quella in figura, mi ha letteralmente fulminato dagli scaffali del 'newsagent' dove stavo andando a comprare le sigarette. Il faccione idiota di Bush a tutta pagina con sotto la scritta 'It's the war, stupid'. 'E' la guerra, stupido'. Nemmeno avessero letto il mio post di ieri. La rivincita del libero pensiero sull'ottusità galoppante che miete vittime e cervelli in tutto il mondo. Ce ne fossero anche in Italia di giornali così. O meglio, ce ne fossero stati! Adesso sto a lavoro e apparecchiarmi col giornale sulla scrivania non mi pare bello, ma stasera me lo spulcio per bene tutto. Non vedo l'ora!

Wednesday, November 08, 2006

Le ali raggrinzite

Beit Hanoun, Striscia di Gaza. Sono le sei del mattino. La famiglia Atamne, undici persone, sta ancora dormendo. Dorme pensando che finalmente i carri armati israeliani se ne sono andati. L'operazione 'Nuvola d'autunno' è cominciata il primo di novembre, con la fanteria di Tsahal che entrava in questa cittadina di 35.000 abitanti scortata dai panzer, allo scopo di rimuovere le 'postazioni' di missili Qassam che tiravano verso il Neghev israeliano. Eppure lo so anche io che il Qassam è poco più di un tubo riempito di esplosivo e quindi facilmente trasportabile. Fossi io uno di Hamas mi guarderei bene dal piazzarlo in una postazione fissa. Comunque sia l'operazione è finita, lasciandosi dietro alle spalle più di sessanta cadaveri. Tutti terribili terroristi ovviamente. Il rumore dei cingoli si allontana. Poi però s'avvicina di nuovo e di nuovo i panzer aprono il fuoco. La casa degli Atamne è centrata in pieno. Muoiono tutti e undici. La popolazione si riversa in strada ed accorre sul posto. Non si sa mai, qualcuno potrebbe essere ancora vivo. Altra granata, proprio in mezzo alla folla. Alla fine, questo ripensamento dell'esercito costa (o paga, a seconda dei punti di vista) 18 morti in più. 5 sono bambini. Due di questi cinque li vediamo nella foto, abbracciati alla madre. Ed io sinceramente questo non lo tollero più. Non tollero più l'idea di un cingolo che stritola l'asfalto della strada e le piccole ossa di bambini che hanno come unica colpa quella di essere nati nel posto sbagliato. Non tollero più i macellai sionisti che pensano di poter liquidare quel sangue con frasi tipo "E' stato uno spiacevole incidente, ma dobbiamo difendere i nostri cittadini dai razzi Qassam", come ha detto Tzipi Livni, il ministro degli esteri israeliano. Spiacevole incidente un cazzo! Non tollero più l'idea che a questo mondo ai bambini non venga più riconosciuta la sacralità che gli spetta. Che qualcuno possa decidere di andare e bombardare ben sapendo che i più fragili ed i più esposti sono loro, salvo poi giustificarsi con frasi del cazzo tipo 'è la guerra!'. Non lo tollero più. Non tollero più la vita di queste creature sacrificata sull'altare dell'economia malata che ci impongono, di una diplomazia becera che imbavaglia il grido di rabbia di popolazioni intere, in Europa come nel resto del mondo o, peggio ancora, di religioni ammuffite che ormai esistono solo per procreare fondamentalismi ad hoc, utili per generare altra morte in nome di Dio.
La nebbia si fa sempre più fitta, nonostante i pochi fari che tentano di illuminare la strada. Dobbiamo fare qualcosa anche noi. E' imperativo. Qualunque cosa, anche la più piccola. Se i teorici del caos hanno ragione, anche noi, con le nostre ali raggrinzite di farfalle in ciabatte possiamo scatenare la bufera che abbatterà questi monoliti della moderna inumanità.

Monday, November 06, 2006

La Gerry-mandra

E' proprio vero, non si finisce mai di imparare dalla rete. Specialmente se si dispone dei link giusti. Come quello di PeaceReporter dove, tra le foto di poveri corpi di bambini annichiliti dalla democrazia occidentale al fosforo bianco ed il faccione rassicurante e confortante del grande Gino Strada (impossibile tenere il secondo lontano dai primi anche sul web...per fortuna!!!), capita di imbattersi in articoli che ti spiegano come mai Bush vincerà le prossime elezioni di mezzotermine: Perchè sono truccate! E truccate con un make-up vecchio di duecento anni: Il gerrymandering.
Come funziona? Le elezioni sono quelle per l'elezione del Congresso. Ogni stato elegge un tot di rappresentanti. Ogni rappresentante viene eletto in un collegio. Il segreto sta nel modo con cui vengono disegnati i collegi. Nel suo articolo, Alessandro Ursic fa l'esempio di uno stato ipotetico con tre collegi e novanta elettori. In questo stato, alle elezioni precedenti, il partito blu aveva vinto sul partito rosso per due collegi ad uno. Ma il partito blu ama esportare democrazia a basso costo e l'opinione pubblica, vedi tu, ha cambiato idea. Per cui oggi, su novanta elettori ne avrebbe solo 35, ovvero la minoranza. Come ovviare? Dal momento che il partito al governo può ridisegnarsi i collegi a piacimento (negli USA ciò è possibile dal giugno scorso...quando si dice il caso!), allora il partito blu creerà un collegio che racchiuda tutti o quasi i 55 elettori del partito rosso, in modo da isolarli in un unico collegio e poter vantare la maggioranza negli altri due collegi (opportunamente disegnati in modo da dividersi equamente i suoi 35 elettori) causa mancanza di elettori per la controparte. Il risultato è che si vota in collegi dalle forme barocche, come quello della figura, disegnato in occasione delle elezioni del 1992. Il primo ad usare questo trucchetto fu appunto Elbridge Gerry che nel 1812, per assicurarsi la maggioranza nel suo collegio del Massachusetts, gli dette una forma assurda, simile ad una salamandra. Da cui il nome. In pratica non sono più gli elettori a scegliersi i candidati, ma i candidati a scegliersi gli elettori. Conseguentemente, a meno di ribaltamenti clamorosi del fronte elettorale, improbabili in un sistema maggioritario, il partito blu continua a tenersi la poltroncina sotto alle natiche e ad esportare GigaCurie di democrazia impoverita.
Se questa gente mettesse lo stesso ingegno nella ricerca biomedica oggi il cancro si curerebbe con un'aspirina! Una curiosità. Questo sistema funziona in tutti gli Stati Uniti. Eccetto l'Iowa. Chissà perchè...

Homus Ceppalonicus

Ho appena finito di vedere la puntata di Report di ieri, 5 novembre. Puntata dedicata alla fine che fanno tutti i soldi che vengono da provvedimenti giudiziari, spese processuali e sequestri. Ci sarebbe da scrivere un libro di bestemmie a vedere lo spreco, il totale disprezzo della fatica e della dignità con cui la gente onesta si guadagna da vivere. E soprattutto le condizioni in cui versano procure e tribunali nonostante questa quantità enorme di denaro ("una piccola finanziaria" l'ha definita l'impiegato delle poste responsabile dei versamenti giudiziari) sia disponibile. Come se Paperon de Paperoni fosse costretto a vivere in un monolocale perchè s'è dimenticato la combinazione della cassaforte del deposito! Ed ancora le macchine sequestrate per ordinanza dei tribunali, lasciate ad arruginire in un deposito per anni, per decenni. E le ville di Fiorani. E le case ed i beni immobili di camorristi e mafiosi. Tutto in malora, se non ancora in mano agli ex-proprietari che, come niente fosse, ancora ci guadagnano affittandosele. Un'enciclopedia di bestemmie! Ma quello che non capisco, e che di più mi fa incazzare, è la storia delle multe e delle spese processuali. Milioni di euro che dovrebbero essere pagati da persone condannate in via definitiva che non vengono pagati! Mi domando come sia possibile. E mi domando anche, e soprattutto, come sia possibile che queste persone adesso usufruiscano addirittura di uno SCONTO! Fino ad un massimo di 10.000 euro!!! E tutto grazie a quello scempio del Diritto Civile che è la legge sull'indulto. Questa legge non prevede solo l'intervento sugli anni di detenzione, che tutti più o meno conosciamo. Ma agisce anche sulle pene pecuniarie! P-E-R-C-H-E'???!!! Perchè se Mastella diceva di averla fatta "per alleviare il sovraffollamento delle carceri"? Perchè, se poi quei soldi, come ha evidenziato la trasmissione, vengono pagati sui soldi pubblici, cioè anche sui nostri, che come unica colpa, a questo punto, abbiamo solo quella di non essere mai finiti in galera??? Quanto vorrei avercelo tra le mani quel ceppalonico!!!

Fari nella nebbia


"Si rivolga ai palestinesi, signor Olmert. Per una volta tanto guardi i palestinesi non attraverso il mirino di un fucile o dietro le sbarre di un check point. Vedrà un popolo martoriato non meno di noi. Un popolo conquistato, oppresso e senza speranza. È ovvio che anche loro sono colpevoli del vicolo cieco in cui ci troviamo. Ma li guardi per un momento con occhi diversi. Guardi questo popolo il cui destino è legato al nostro, che lo si voglia o no."

David Grossman, discorso per l’undicesimo anniversario della morte di Rabin, 4 Novembre

preso da L'Unità, 06.11.06

Grazie Mr. Grossman per consentirmi di non essere un antisemita.

Sunday, November 05, 2006

Preemptive Risiko


Me ne stavo stamattina bello bello davanti al pc a leggermi l'Unità online quando sono incappato in un articoletto di Roberto Rezzo, inviato a New York, dal titolo "Guerra, i neocon scaricano Bush". "Non sarà vero!" mi sono detto, ed ho iniziato a leggere. E invece è proprio vero! Quattro nomi: Richard Perle, Michael Ledeen, Kenneth Adelman ed Eliot Cohen. Quattro dei più grandi teorici del neo-conservatorismo americano di oggi, a più riprese impegnati in diversi uffici istituzionali, quasi sempre riportabili al Ministero della Difesa. Quattro sostenitori irriducibili della 'preemptive war', gente che nel 2002 affermava "Sarà una passeggiata demolire il potere militare di Saddam Hussein e liberare l'Iraq", oggi si riscoprono profandemente critici nei confronti dell'amministrazione Bush e delle scelte da questa fatte in medio oriente, come se loro non avessero avuto nessuna voce in capitolo a quel riguardo! Ma chi vogliono prendere in giro? Che vorrebbero farci credere, che dopo aver predicato a destra ed a manca i valori dell'americanismo cattolico a mano armata, dopo aver veicolato le scelte presidenziali verso l'esportazione della democrazia a suon di B52, dopo essersi infiltrati capillarmente sia nel Pentagono che nella Casa Bianca, fossero all'oscuro delle strategie militari degli USA in Iraq o in Afghanistan? Pare proprio di si. La colpa non è loro, ma di Condi Rice, Laura Bush, Harriet Miers e Karen Hughes, i principali consiglieri di Bush che sono tutte donne e "tutte innamorate di Bush" (Michael Ledeen). "Io ero a favore di rovesciare Saddam" tuona Perle, "ma nessuno mi ha chiesto di progettare una campagna per questo. Non è colpa mia!". "Rumsfeld diceva che non avremmo mai potuto perdere" piagnucola Adelman, "invece adesso stiamo perdendo...sono profondamente deluso!". Ma il meglio spetta a Cohen: "Non sarei affatto sorpreso se questa faccenda andasse a finire con una progressiva ritirata, di cui prima o poi si dovranno decidere i tempi, lasciando l'Iraq nel caos. Il risultato sarà di aver rafforzato il fronte dei fondamentalisti islamici - sia Sciiti che Sunniti, e destabilizzato l'intera regione", come a dire 'mi butto avanti per non cadere indietro'.
Ma che credevano, di stare giocando a Risiko???

Fondamentalismo: La deriva della ragione.


C’è una guerra in Palestina. C’è da decenni. Una guerra che oggi viene combattuta sotto i simboli di religioni diverse. Ma che nasce da altri motivi, se è vero, come è vero, che i primi insediamenti ebraici in Palestina, alla fine del 1800, non furono il risultato di una invasione e non richiesero combattimenti. Bensì furono il risultato di legittime compravendite di terreni, da ricchi possidenti palestinesi ad ancor più ricchi acquirenti ebrei (per lo più fuggiti dai pogrom russi). Gli albori dell’odierno sionismo sono questi, ben prima che Theodor Herzl lo ‘teorizzasse’ nei suoi scritti, ufficializzandolo. Questo aprì la strada ad insediamenti massicci, almeno fino al ’48 sempre tramite compravendita di terreni (dopo l’esercito israeliano iniziò a ripulire i villaggi ‘etnicamente’), con il risultato che eserciti di contadini palestinesi, povera gente che lavorava per i ricchi possidenti, venivano privati del lavoro e sfrattati dalle loro case. Erano gli antenati di quelli che oggi combattono contro l’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. È curioso che questo aspetto commerciale non venga mai ricordato da nessuno. Curioso e grave perché evidenzia come, a dispetto della veste di ‘Guerra Santa’ che il conflitto ha oggi, in realtà le sue radici sono di natura diversa. Sempre la stessa, a dire la verità, di tanti altri conflitti combattuti nella storia del pianeta. Ovvero la guerra del ricco contro il povero, e la resistenza del povero contro il ricco. Per questo oggi mi sono imbufalito ancora di più quando ho letto di questo branco di IDIOTI che, a bordo di una nave militare americana della seconda guerra mondiale, il 30 ottobre scorso hanno portato tonnellate di ‘aiuti umanitari’…in Israele…per gli israeliani, perché “siccome l’ONU ha provveduto a spedire aiuti umanitari (stavolta senza virgolette) in Libano allora perché non anche ad Israele?” Chi sono questi geni? La comunità evangelica di…Beverly Hills!!! “Amiamo ed ammiriamo Israele e stiamo con Bush” ha proferito entusiasta Don Tipton, leader della spedizione, mentre la moglie commentava i ritardi burocratici che ostacolavano lo scarico delle merci dicendo: “…almeno abbiamo avuto tempo per visitare il paese…”. Il portavoce del porto di Ashdod, dove è attraccata la ‘Spirit of Grace’, dice “Dobbiamo essere gentili con loro, sono più sionisti di tutti gli israeliani che conosco”. Sembra quasi un commento imbarazzato in verità. Tonnellate e tonnellate di medicinali, materiale ospedaliero, addirittura vestiti! Cose che avrebbero potuto risultare vitali se utilizzate dalla parte dei poveri di cui parlavo prima, buttate nel cesso dei ricchi, sacrificate sull’altare di un fondamentalismo che non conosce religioni, ma imperversa comunque nelle menti più ottuse. Da qualunque parte stiano.

Friday, November 03, 2006

12 dicembre 2006...7...8...9...


Quanti di noi ne hanno sentito parlare? Quante volte abbiamo sentito le parole ‘strage di Piazza Fontana’ venire dai telegiornali? Eppure molte persone, stando sempre ai sondaggioni che faccio sugli hub del p2p, ancora oggi hanno idee molto confuse su quello che accadde il 12 Dicembre 1969 nella sede milanese della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Non posso biasimarli, specialmente dopo aver letto questo libro. Giorgio Boatti, giornalista esperto di intelligence, descrive un intreccio spaventoso di congiure, attentati, servizi deviati e segreti di stato. Il tutto atto ad impedire lo scoperchiamento di un pentolone che racchiude la commistione intima che in quegli anni (ma solo in quelli?) vede accoppiati i servizi segreti (allora ancora ‘Sid’) nazionali e l’estremismo di destra più nero. Un pentolone che è stato da poco richiuso, con la sentenza di assoluzione piena per tutti gli imputati ed i parenti delle vittime che dopo più di trent’anni di pellegrinaggi tra le procure di Milano, Treviso, Roma e Catanzaro, si sono pure dovuti pagare le spese processuali! Un esito indegno per una guerra sotterranea, combattuta a colpi di Costituzione e Codice da personaggi del calibro del Giudice Gerardo d’Ambrosio (si, proprio quello di ‘Mani Pulite’…però noi in tivvù ci mandiamo la defilippi!) e da altri Magistrati contro…contro chi? Contro Franco Freda? O Delfo Zorzi? O Stefano delle Chiaie? No, questi erano solo gli esecutori. I soldati sul campo. Combattuta purtroppo contro lo stesso Stato Italiano. Ma quello vero però. Quello che agisce nell’ombra alle spalle dei cittadini. Che impone il segreto di Stato. Che non ci giudica pronti a conoscere ‘certe verità’. Verrebbe davvero da fare spallucce e dire ‘ma chi se ne frega. È passato talmente tanto tempo…oggi è diverso’. Ma non sono solo i diciassette morti (contando anche Giuseppe Pinelli, ‘l’involontario suicida’ del commissariato di via Fatebenefratelli) rimasti sul terreno quel 12 dicembre del ’69 (avevo solo 8 giorni…) a dirci che abbiamo torto. Sono anche le notizie recenti, di questi giorni che richiamano quel percorso all’attualità. Ogni qual volta i nostri governanti agiscono senza il nostro consenso, per distruggere intercettazioni a loro scomode, per costruire per forza tunnel e ponti quando nessuno li vuole, o anche solo per rispedire una bambina come Vika-Maria nell’inferno dell’istituo bielorusso da cui era fuggita, in barba ad ogni legge del nostro paese. Ogni qual volta questo succede, noi perdiamo la nostra sovranità di popolo e diventiamo un po’ di più come quella ‘massa capace solo di mercanteggiare, mangiare, defecare e riprodursi’ descritta simpaticamente da Freda stesso. E il brutto è che, anche a noi, ci tocca pagare le spese processuali!
Leggetelo.

Thursday, November 02, 2006

L'elettricista svalvolato


Continuo sul post precedente perchè ne vale decisamente la pena. Il 15 Luglio 2005, il Professor Carlo Rubbia, allora ancora presidente dell'ENEA, scriveva una lettera aperta al quotidiano 'La Repubblica' in cui denunciava l'ostracismo da lui subito da parte di un CdA, altamente politicizzato ed insediato nell'ente dal precedente governo Berlusconi, in materia di ricerca. Praticamente ogni suo progetto, scrive il Professore, insieme ad altri progetti già avviati, vengono bellamente cassati dal CdA, compresi quei progetti, come il famoso 'Progetto Antartide', che in qualche maniera ponevano il nostro paese all'avanguardia. La lettera è quella di un uomo frustrato che rovescia nelle righe tutta la propria amarezza, arrivando a definire il CdA "il branco" che lo osteggia. Il giorno dopo Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984, viene letteralmente defenestrato, mentre l'ENEA viene commissariata e messa in mano ad una terna di persone: commissario, su indicazione di FI, è Luigi Paganetto, Preside della Facoltà di Economia a Tor Vergata, vice-commissario Corrado Clini (operante nel ministero dell'Ambiente e gradito ad AN e socialisti) e Claudio Regis, uomo del carroccio ed 'ingegnere'. Quest'ultimo ha per il Professor Rubbia parole di fuoco: "Nessuno mette in discussione le competenze di Rubbia sulle particelle, ma quando parla di ingegneria è un sonoro incompetente". Un ingegnere che da dell'incompetente ad un fisico! Per di più un premio Nobel!!! Che scontro di cervelli! Quale imponente confronto!!! Se non fosse che...Claudio Regis, bontà sua, non è per niente ingegnere. In uno dei sindacati per la ricerca, l'Usi/Rdb, si insospettiscono, svolgono delle indagini e scoprono che il 'Sig.' Regis non risulta in nessun albo professionale. Anzi, lui stesso afferma di "sentirsi" ingegnere, avendo frequentato l’Ecole Polytechnique di Friburgo. In realtà non è altro che un elettricista!!! Noto come 'Il Valvola' a Telebiella dove lavorava, non ha mai conseguito nessun titolo accademico! Ma si sa, i leghisti ce l'hanno duro. Peccato che a volte questo priapismo sottragga prezioso sangue ossigenato ai neuroni!!! Nel frattempo, Carlo Rubbia ha deciso, giustamente, di andarsene dall'Italia ed in Spagna, come dicevo nel post precedente, sta realizzando grandi cose. Io, per quello che sta facendo e per avere avuto il coraggio di abbandonare il paese per cui 'lavorava' (il virgolettato è d'obbligo), lo ringrazio lo stesso!!!