Thursday, February 15, 2007

Il buco della memoria



"Marija Kukania aveva dieci anni nel 1945. Adesso abita con il marito architetto vicino a Nova Gorica, ma non ha dimenticato. La casa dei suoi è sul limitare del bosco, a poche decine di metri da quell'avvallamento che inghiottiva le persone: 'Mi svegliava la luce dei fari dei camion. La prima notte ho sentito 36 spari, la seconda 38. Attutiti appena dalla distanza ci arrivavano flebili pianti, lamenti e gemiti. Mio padre era a Mathausen. Quando tornò andammo a vedere che cosa era successo. Trovò un orologio tutto schiacciato e un frammento di mandibola. Si sedette e si mise a piangere, a piangere'".
Perchè ho utilizzato questo frammento di intervista (preso da un bellissimo sito che ho trovato in rete) per iniziare questo post? Perchè mi sembra riassuma ogni commento di buon senso che possa essere fatto sugli odierni battibecchi tra il nostro Presidente della Repubblica e quello Croato Mesic. Lo trovo adatto soprattutto perchè parla di un ex-deportato, che ha vissuto il lager nazista, che riconosce, praticamente fuori dall'uscio di casa sua, i segni di quella brutalità e di quella inumanità che credeva di essersi lasciati alle spalle.
Cos'è una foiba (dal latino fovea=fossa)? E' una formazione carsica a forma di fiasco, con un ingresso stretto ed un sottostante serbatoio più largo dove scorre il fiume sotteraneo che l'ha creata. Stante la presenza di corsi d'acqua e la profondità di queste strutture (frequentemente superano i 200 metri), sono da sempre state utilizzate come discariche ed anche come fosse comuni quando, come durante la prima guerra mondiale, c'era 'abbondanza' di cadaveri.
Oggi noi le conosciamo per essere state la tomba di numerosi italiani. Cosa è successo? sul finire della seconda guerra mondiale, dal '43 al '45, l'Italia e la Jugoslavia erano ai ferri corti. Il ritiro della Wermacht dall'Istria, successivo all'armistizio siglato da Italia ed alleati angloamericani (8 settembre 1943), aveva lasciato quella regione indifesa dalle mire espansionistiche di Josip Broz, ai più noto come Maresciallo Tito, il quale la occupò spingendosi fino a Trieste. Ebbe vita facile in questo. La campagna di italianizzazione forzata imposta da Mussolini durante il ventennio, le violente affermazioni del Duce ("espellere questa razza barbara, inferiore slava da tutto l’Adriatico"; "Colui che non accetta l’italianità dell’Istria e della Dalmazia finirà nelle foibe...") come anche i numerosi crimini commessi dagli ustascia slavi, addestrati dal regime fascista italiano, forse favorirono l'opera dei partigiani titini al principio. Poi, una volta consolidata la presenza sul territorio, iniziò la strage. Migliaia di persone, italiani, slavi dissidenti, anticomunisti, vennero rastrellati, spesso arbitrariamente, sia nell'attuale territorio italiano che in Istria. Imprigionati, torturati e quindi gettati vivi in queste fosse (infoibati). I superstiti si contano sulla punta delle dita di una mano. Una pulizia etnica in pieno stile. Ma qualcosa di già visto purtroppo. Ciò che invece sorprende è il fatto che, tutto questo, sia passato relativamente sotto silenzio fino ai nostri giorni. Che, contrariamente a quanto avvenuto per la Shoah, ma similmente a quanto avvenuto per altri genocidi (vedi le 62mila vittime fatte dalla CIA-Contras in Nicaragua negli anni '80 o i 900mila tutsi macellati in Rwanda), oggi siano in pochi ad essere consapevoli di quanto è successo in quegli anni.
Come mai? I meno furbi si limitano a rispondere a questa domanda dicendo che la 'sinistra' italiana non vuole riaprire ferite inferte dai 'comunisti'. In realtà va detto che l'allora PCI, non si fece di certo in quattro per andare a fondo della vicenda. Ma c'è dell'altro. Dopo la fine della guerra, il Maresciallo Tito cominciò a mostrare segni di insofferenza verso l'Unione Sovietica. Nel '48 si consuma la rottura tra Jugoslavia e URSS. Gli angloamericani e l'Occidente iniziano a guardare al Maresciallo come a un possibile prezioso alleato contro i sovietici. Ogni idea, ogni proposito teso a verificare i fatti del '43-'45, decade immediatamente, ed immediatamente si decide di accettare ufficialmente le assurde spiegazioni di Belgrado che vuole le persone uccise come colpevoli di ogni forma di reato possibile ed immaginabile. L'occidente intero non vuole tornare sull'argomento. Inoltre, lo stesso De Gasperi, ben consapevole delle condizioni umilianti accettate per potersi riprendere almeno Trieste, decide di 'soprassedere'. Il tutto viene cacciato in un buco ben più osceno di quello che apre l'ingresso alla foiba: quello della memoria di orwelliana...memoria. Oggi però queste condizioni non sussistono più. Oggi il Presidente Napolitano, seppure dietro la spinta di movimenti politici che aspettano di potersi dare alla strumentalizzazione selvaggia di quanto avvenuto, decide di parlare e di chiamare le cose col loro nome: "genocidio"; "pulizia etnica".
Dall'altra parte, Mesic si scorda che la Jugoslavia non esiste più, che Tito è crepato da tempo, e che la Croazia, anche sponsorizzata dall'Italia, spinge per entrare in Europa, e da del 'razzista' al nostro capo di stato. Mi preoccupa vedere che il nostro Ministro degli Esteri si sia guadagnato altri 100 punti nel rispondere in maniera risentita e decisa al Presidente croato. Ma forse, semplicemente non era possibile fare altrimenti...
Chiamiamo le cose col loro nome, e capiremo perchè un ex-deportato a Mathausen cade in lacrime davanti ad un orologio schiacciato e ad un frammento di mandibola.

2 comments:

Lesandro said...

Dubito che a Stalin serva pubblicità. Parliamo invece di Algeria, Vietnam, Cambogia, Corea, Nicaragua, El Salvador, Iran, Argentina, Cile, Guatemala, Palestina, Somalia, Sudan, Rwanda...e chissà quanti ne ho dimenticati.

Lesandro said...

Dico che non ha bisogno di pubblicità proprio perchè tutti sanno già che razza di animale fosse. Magari non tutti sapranno esattamente il numero esatto di milioni di morti dei gulag o conosceranno nel dettaglio gli orrori dei campi sovietici (a questi suggerisco 'Arcipelago Gulag' di A. Solzenicyn'), però magari hanno un'idea.
Le altre che ho menzionato invece, sono state semplicemente dimenticate. O, peggio ancora, mai conosciute.
Scommetto che siamo in pochi a sapere cosa fossero, ad esempio, le 'patrullas' guatemalteche...il che non va bene.