Thursday, September 10, 2009

Ma chi è che fa i titoli?

Spettacolare segnalazione del solito Gianfalco su Veronablog.

Mike Bongiorno muore d'infarto e l'Arena.it titola:


meno male che non gli stava sui coglioni...

Saturday, September 05, 2009

Non fate l'onda

Posso arrabbiarmi quando leggo di direttori di giornali contro cui si fa rappresaglia a macchina da scrivere armata. Posso preoccuparmi quando leggo di querele mosse dal Presidente del Consiglio a giornali che, semplicemente, fanno domande. Posso provare disgusto se vedo foto di primi ministri che, abbacchio al vento, si intrattengono con veline a spese del contribuente. Mi si avvelena il sangue se vedo le suddette veline innalzate alla direzione di qualche dicastero.

Ma niente mi fa incazzare quanto questo!!!
Perchè è da qui che passa la banalizzazione di qualcosa che in altri paesi avrebbe causato terremoti politici e sollevamenti popolari. E' qui che si consolida l'ottusità del popolino italiano, troppo impegnato a seguire reality per indignarsi di fronte ad una notizia del genere. E' qui che si manifesta, in ultimo, la ragion d'essere della condizione di profonda illegalità in cui si trova il paese.
"Dai via il culo a qualche potente. Vedrai che anche tu avrai un'accoglienza da star". Questo dice quella foto.
L'Italia è nella merda fino al collo. E 'notizie' come questa sono la proverbiale 'onda'.

Thursday, September 03, 2009

Pensieri in liberta'

Di Giusy Trimarchi

Insegno lettere e il mio problema è che ho la costante sensazione di dover studiare, studiare, studiare. Di non capire, nonostante tutto, a fondo le cose. Che mi sfugga qualcosa di lampante.
Bene, ciò che sta avvenendo in questi mesi nel mondo della scuola acuisce questo mio modo di sentire. Evidentemente è vero: non capisco qualcosa, qualcosa di lampante.

Vedo intorno a me questo mondo che così tanto amo andare in rovina. Le mura, in realtà, bene o male, resistono. Sono le persone a scricchiolare, a sgretolarsi sotto il peso delle ultime riforme. Nelle sale professori, nei corridoi dei nostri licei abbiamo fatto la conta dei posti persi. Si è discusso, quasi di straforo, delle prospettive di pensionamento dei colleghi più maturi. Chi prima, chi dopo. “Sì, è proprio una brava docente. Ma quando se ne va in pensione?”. “Che lascino il posto ai più giovani”. “Tanto di insegnare non gli va più, si vede benissimo.. e allora che aspetta?”.

Mi rendo improvvisamente conto dello spirito in cui il corpo docente italiano si viene ora a trovare. E allora ecco quella sensazione di non capire. Cosa? la contraddizione tra l’individualismo a cui ci costringe il sistema e lo spirito del nostro lavoro. Le energie perse a conquistare una cattedra. Troppe, mi sembra, visto che vengono tolte alla nostra attività, alla nostra freschezza, all’inventiva e all’abnegazione che ci occorre ogni volta per centrare un anno ben fatto. Per trovare la serenità nella dignità del nostro lavoro.

Ormai è chiaro che ci saranno via via sempre meno insegnanti e più alunni. Che servizio daremo loro? Cosa ne deriverà a livello didattico e professionale? Come rimediare alle classi scoperte, non avendo più noi le ore a disposizione per le supplenze interne? I ragazzi saranno più numerosi nelle aule, compressi in spazi angusti, stressati dal nostro stress che ci deriva dalla corsa ai voti e dai tempi ristretti.

Visto dall’esterno, però, l’anno scolastico si svolgerà regolarmente, come se nulla fosse cambiato: i ragazzi con gli zaini in spalla entreranno nelle scuole alle otto. I professori si avvicenderanno nelle aule. La ricreazione. Altre lezioni, poi tutti fuori, schiamazzando nei cortili. Ma dall’interno no, che non sarà lo stesso. Inevitabilmente la qualità del nostro lavoro verrà minata. Le nostre attenzioni si divideranno tra 28-30 alunni per volta. Spiegherò Dante, Petrarca, la quinta declinazione. Avrò modo di farli parlare, di farli pensare? Con la nuova normativa, più attenta a farci fare 18 ore frontali che a garantirci una qualsiasi progettualità nell’insegnamento-apprendimento, si perderà molto più facilmente la continuità didattica. Un anno un prof, l’anno dopo un altro, poi un altro ancora. E lo stesso si dica per noi: ricominciare ogni volta, proprio quando si iniziava a conoscere una classe, a tarare i nostri interventi sui veri bisogni di essa. E allora mi chiedo: servirà a qualcosa tutto questo? Insegneremo? Apprenderanno? Torno a non capire.. ma forse sono io.

Molti colleghi non di ruolo quest’anno forse non lavoreranno. Sono giovani, e già molto preparati. Hanno entusiasmo e spesso sono molto più bravi a comunicare con le nuove generazioni rispetto a chi è più grande d’età. Sono umili, vogliono imparare. Spesso chiedono consigli e talvolta, senza rendersene conto, costituiscono loro stessi un esempio anche per i più esperti. Si entusiasmano quando arrivano i libri dalle case editrici. Nelle sale professori fanno inizialmente amicizia tra di loro, ma poi cercano di instaurare legami anche con i docenti più strutturati.

Quest’anno nella mia classe di concorso hanno assegnato 93 incarichi a tempo determinato, contro i 400 e passa degli anni precedenti. Moltiplichiamo questi 300 posti persi per tutte le classi di concorso di tutte le scuole di ordine e grado della provincia, della regione. Del nostro Paese. Troveremo un numero enorme di persone che, abituate a contare su uno stipendio continuativo, si ritroveranno disoccupate e a dover sperare in supplenze nel corso dell’anno. Molti le prenderanno, ma le toglieranno a loro volta ai docenti non abilitati, l’ultimo anello della catena (naturalmente il più fragile, alla faccia di chi ci diceva che avrebbe tutelato le categorie deboli).

L’effetto a catena e il pericolo concreto di perdere il posto fanno sì che ogni fetta voglia conservare quel poco che ha. Dunque, niente spirito di corpo, almeno nei grandi numeri. I miei amici precari della scuola ieri erano in piazza; anzi, stavano proprio in mezzo a via Tuscolana, a protestare contro le assunzioni a tempo determinato fatte con un’approssimazione da terzo mondo. Poi apro i giornali e capisco che non se ne parla se non marginalmente (però si continua a spargere terrore con il virus taldeitali). Aleggia, dunque, l’idea che la protesta sia inutile. Ce la propongono, questa idea, la assorbiamo, è già nostra. “Tanto a che serve?” è il nostro motto. “Si sa che in Italia le cose vanno così”. In un Paese che disprezza l’istruzione dei propri figli (quella vera, profonda, e non la conta dei voti o dei crediti), mi sento un’idiota assoluta nell’indignarmi perché nessuno si indigna. Trionfa il disinteresse e pare “normale” che la futura classe dirigente, i futuri cittadini, i tecnici, i lavoratori del domani che sono e saranno “l’Italia” non vengano istruiti, non ottengano l’attenzione e la considerazione che meritano. L’idea che si è una società, di cosa sia una società. E una società per autoconservarsi e prosperare investe sui propri figli, sul proprio futuro. Non però se alla sua guida vi è un organismo giurassico che protegge i suoi rami secchi, vuote carcasse che bruciano le risorse della comunità nell’allontanare il più possibile la loro morte.

O sono solo io che non capisco.

GT

Wednesday, September 02, 2009

Ciao Teresa

Tutti dobbiamo morire. Ma solo pochi riescono a vivere davvero.

Teresa Sarti
Fondatrice e presidente di Emergency
28 Marzo 1946 - 1 Settembre 2009

Tuesday, September 01, 2009

Italian Bio-hazard


Ci si da un bel da fare in Europa per contrastare l’avanzata, e soprattutto l’evoluzione, del virus H1N1©, l’influenza suina che non esiste nei suini ma negli umani si. O per lo meno, la percezione dell’opinione pubblica è che a livello europeo ci sia molta attenzione per questo nuovo prodotto industriale, con tonnellate di dosi di vaccino che vengono quotidianamente comprate coi soldi pubblici (senza peraltro che nessuno sia stato ancora vaccinato). Ma non è così. Silenziosamente, costantemente e non senza una preoccupazione estrema, i sistemi immunitari dei cittadini europei stanno facendo i conti con un altro patogeno che affligge l’italica fisiologia ormai da decenni. L’ingenuo Montanelli ne auspicava l’avvento, convinto che gli italiani avrebbero presto sviluppato i debiti anticorpi. Mai avrebbe sospettato tali livelli di immunodepressione nei suoi connazionali il fondatore del Giornale. E così, il virus NaN0, incontrastato, ha fatto scempio degli encefali del belpaese. L’epidemia si è diffusa in Italia velocissimamente. Manco il tempo di dire P2, che aveva già raggiunto i vertici del paese. E adesso tenta il salto di qualità. Adesso, prova a vestire gli abiti pandemici. In verità, i primi sintomi influenzali vennero registrati oltralpe già alcuni anni fa, quando un delegato socialdemocratico tedesco credette di vedere Mammolo che gli dava del kapò nazista in sede parlamentare. Allucinazioni da febbre cerebrale che subito si estesero a tutta l’assemblea che uscì dall’aula convinta di aver appena assistito al festival della tarantella o a una sagra di prodotti tipici. Fortunatamente, l’assetto immunologico degli europei riuscì, in quella occasione, a generare una risposta infiammatoria in grado di contrastare efficacemente l’outburst virale. Tuttavia, fu ben presto chiaro che il rischio pandemico non era stato del tutto superato. A seguito di ciò, il virus rimase silente per alcuni anni, rimpiazzato temporaneamente da un batterio fecale a forma di mortadella ma troppo debole anche per le poche immunoglobuline residue della popolazione, che lo rigettarono nell’arco di sei mesi. Durante e immediatamente dopo questo periodo, la particella virale consolidò il proprio capside giuridico, si ribaltò in forma retro virale grazie all’evoluzione di una trascrittasi padana inversa (precedentemente incompatibile con svariate proteine virali), e adesso torna a manifestarsi in Europa. Sembra infatti che, dopo la richiesta di chiarimenti fatta da Bruxelles al nostro paese riguardo i respingimenti in mare di cittadini extracomunitari, alcuni membri dell’esecutivo europeo, chiaramente febbricitanti, abbiano creduto di vedere il Grande Puffo prendersela con i commissari europei e con i loro portavoce perché “parlano pubblicamente”. Altri, in cui la virulenza del NaN0 si è manifestata in maniera più grave, giurano di aver visto Yoda in conferenza stampa che diceva “Chiederò al consiglio degli Jedi che commissari e portavoce che continuino nell’andazzo di tutti questi anni vengano dimissionati in maniera definitiva, perché le loro dichiarazioni creano una situazione che non si può accettare: si danno alle opposizioni di ogni Sistema Stellare armi che invece non esistono».
Speriamo che almeno in Europa, quegli anticorpi ipotizzati da Montanelli esistano davvero.

Figure legend
1. Bossi
2. Berlusconi
3. Fede
4. Fini
5. Il PDL
6. Mediaset
7. Bondi e Schifani