Il Nulla. L’abbiamo temuto. L’abbiamo intravisto in 5 anni di berlusconismo spinto, ma non si era mai rivelato appieno. Tormentava il nostro sonno e popolava i nostri incubi peggiori sotto forma di sorrisi smaglianti ad ottantadue denti pronti ad azzannare il ‘comunista’; ciocche di capelli trapiantati e rampicanti pronti a strangolarlo; veline mannare con vagine dentate pronte a sbranarlo. Per cinque anni abbiamo camminato guardinghi per le strade del paese, evitando i faccioni cartellonati degli ‘impegni concreti’ e dei ‘miracoli’ a burro e parmigiano, quasi temendo che reagissero a quel barlume di libero pensiero che ci è rimasto e ci piovessero in testa schiacciandoci. Poi, per qualche motivo che ancora non mi è chiaro, siamo stati chiamati alle armi e, forti della nostra disperazione, abbiamo indossato l’armatura elettorale, impugnato la matita e ci siamo infilati in quella cabina-panzer, pronti a sparare. Abbiamo sognato, abbiamo sofferto per una notte ed un giorno, ci siamo incazzati. Ed alla fine è arrivato Lui. Quest’essere chimerico mezzo uomo e mezzo padrepio, presentatosi agli italiani all’insegna della ‘maestà della Legge’. Col suo primo decreto legge ha svuotato le carceri…Abbiamo sperato di aver sconfitto il Nulla, ma al suo posto è arrivato suo fratello gobbo: il Niente. Oggi il Niente imperversa sulle nostre vite, ma è meno occulto del Nulla e più prevedibile. Non distrugge, si limita ad aspettare la fine naturale degli eventi. Magari dando una spintarella qua e là, per accelerare l’esito infausto, eutanasia forzata del pensiero, unico paziente che, nonostante l’immobilità e la sofferenza, ancora vorrebbe vivere.
Ma il Nulla non è morto. Sbraita, sbuffa, si spettina e sfila in cortei di salme ben vestite che sventolano bandiere D&G, ma non dorme. Anzi, proprio adesso comincia a rivelarsi di nuovo. Ma stavolta in maniera più esplicita, diretta, senza vergogna. è alto, freddo, vestito da uomo che indossa la minigonna e le autoreggenti, stereotipato in ogni movimento, sorriso o sguardo. Il mio frigorifero s’è arrapato quando l’ha visto. L’ho portato a far riparare.
Il Nulla non parla, recita. Quasi nessuno l’ha mai visto di spalle ma alcuni giurano di aver scorto un cordoncino munito di anello fuoriuscire dalla schiena, tra le scapole. Non esprime concetti, parla di se stesso. Provate a trascrivere uno qualsiasi dei suoi discorsi e dopo cancellate tutte le parole inutili, i luoghi comuni, i congiuntivi sbagliati e le frasi fatte. Rimarranno solo le domande dei giornalisti, e nemmeno tutte. Non è in grado di sostenere una conversazione coerente. Reagisce invece in maniera monosinaptica a precise parole-stimolo che attivano direttamente il generatore automatico di risposte che Gasparri ha installato ad Arcore. Laureato in accavallamento di gambe, non è mai nato. È stato generato alchemicamente. Sotto gli occhi avviliti di un marmoreo quanto massonico Ermete Trismegisto, moderne tecniche di clonazione genica hanno sposato antichi processi di calcinazione. Il risultato magari non trasforma in oro i metalli vili, però smerda tutto il resto che è una bellezza.
Il Nulla, il Niente ed ancora il Nulla.
I cani della Sardegna sembrano essere gli unici ad aver percepito questo orrore, e cercano la libertà allo stato brado!
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