Thursday, February 28, 2008

De Rerum Burocraticorum


Tempo fa, quando ancora abitavo a Roma, mi svegliai una mattina con un mal di schiena feroce. Non riuscivo nemmeno a scendere dal letto tanto era forte. Non ero nuovo a quel genere di problemi. Ma quella volta mi preoccupai perche’ i sintomi erano davvero pesanti. Percio’ mi decisi ad andare al pronto soccorso. Lo scenario era il solito degli ospedali pubblici italiani ovviamente. Muri scrostati, tempi d’attesa anche lunghi e via dicendo. Pero’, quando venne il mio turno, il medico che mi prese in consegna mi ascolto’ con attenzione, mi fece duemila domande riguardo alla mia anamnesi, mi fece ECG e prese anche la pressione e dopo mi mando’ in radiologia a fare due lastre per assiurarsi che la colonna vertebrale non avesse problemi o lesioni. Un servizio coi fiocchi in verita’. Solo dopo aver espletato questa ‘emergenza’, ricordo che mi venne chiesto di compilare un foglio dove mi si chiedeva il nome del medico curante, il tipo di lavoro ed altre cose del genere. Un bel servizio devo dire, e ricordo che lasciai il PS pensando che tutto sommato forse alcune delle cose che si sentono dire sulla sanita’ italiana non sono poi vere.

Da tre, quattro giorni a questa parte, mi si e’ ripresentato un problema simile. Con l’aggravante di una infiammazione feroce estesa al nervo del braccio, che rende dolorante non solo il braccio ma anche la spalla. Non sono il tipo che ricorre sempre al medico, questo va detto. Conoscendo i miei ‘acciacchi’, ho ormai imparato come ‘aggiustarmi’ e non ho mai avuto problemi. Pero’, anche stavolta, i sintomi erano tali da spingermi a cercare l’opinione di un dottore. E cosi’ mi sono recato nuovamente al PS, ovvero all’ER, l’emergency room del policlinico universitario di Cambridge. Il famigerato Addenbrooke’s hospital. Come sono entrato, ho notato muri e pavimenti pulitissimi, schermi LCD ovunque, per informare i pazienti quanto fa male fumare, strisce gialle per terra per dirti come, dove e quando andare. Arrivo alla reception e mi danno 3 moduli da compilare. Tra i vari campi da riempire, quello del ‘GP’, ovvero il medico curante. Mi avvicino al desk e dico che non ne ho uno. Se avessi puntato una pistola alla tempia dell’impiegata avrei suscitato meno scalpore. Mezz’ora di pistolotto su quanto e’ importante avere un GP. Io nel frattempo vedevo le stelle dal dolore. Faccio di si con la testa mentre la tipa mi indottrina e nel mentre continuo a riempire i documenti, specificando, nel campo apposito, la mia allergia per l’aspirina. Finito il pistolotto vengo messo in attesa ed aspetto il mio turno. Dopo 10 minuti, due infermiere mi chiamano ed io inizio a descrivere i sintomi mentre loro prendono nota. Mi chiedono se ho intolleranze particolari per qualche farmaco, ed io specifico di nuovo ‘aspirin’. Poi mi informano che la normale procedura vorrebbe che prima del ER io passassi una visita dal GP. A me cominciano a saltare i nervi. Finito con loro, mi siedo ed aspetto di essere ammesso in box visite. Arriva il mio turno ed una infermierina mi fa accomodare, mi passa un camice e mi dice di spogliarmi, poi procede ad ECG e pressione, salvo poi chiedermi se ho qualche tipo di intolleranza da farmaci. Porta tutti i dati ad un medico che vedo dopo venti minuti di permanenza sul lettino, quando ormai mi staccherei il braccio a morsi. Un pakistano probabilmente, che arriva con stetoscopio a tracolla ed inizia ad auscultarmi il torace mentre respiro. Io dentro di me mi domando perche’, visto che ho male ad una spalla. Poi penso che anche gli infartuati alle volte avvertono dolore al braccio durante l’infarto. Finito di auscultare il tipo mi guarda e mi dice “ora le prescrivo un antiinfiammatorio, ma non si preoccupi. Non so cosa lei abbia...ma non e’ il cuore”. Io lo guardo sbalordito mentre scrive la ricetta su di un foglio. Mi passa la ricetta, mi fa 10 minuti di pistolotto su quanto e’ importante avere un GP e poi fugge via. Io prendo la ricetta e leggo...’aspirin’. Gli sono corso dietro scalzo e a torso nudo per tutta l’ER. L’avrei preso volentieri per il collo ma mi trattengo e gli faccio notare che piu’ volte ho avuto modo di precisare la mia intolleranza a tale medicina. Lui cambia la prescrizione e mi volta le spalle. Procedo verso la farmacia dell’ospedale dove prendono la ricetta e mi danno venti minuti di attesa prima di poter ritirare le pillole. Quando arriva il mio turno, prendo l’antiinfiammatorio e faccio per andarmene, ma la farmacista mi trattiene. Prende un modulo, inizia a riempirlo coi miei dati ed alla fine mi chiede “lei e’ allergico a qualche farmaco?”. Me ne sono andato senza rispondere.

Cosa e’ lecito pensare in questi casi l’ho gia’ specificato qualche post fa.

Sunday, February 24, 2008

Domande

Ti era diventata davvero cosi’ insopportabile la vita? Davvero non ce la facevi piu’. E’ strano. Mai avrei pensato che potessi fare un gesto del genere. Eri una persona attiva. Mille lavori, mille abilita’. E la scultura, la scrittura, la musica. Davvero non contavano piu’ niente per te queste cose? E cosa hai pensato mentre ti rendevi conto che quel trave, quel soffitto e quella corda erano le ultime cose che avrebbero visto i tuoi occhi? Piangevi? Hai sorriso? Era la tua casa quella. Te la sei costruita da solo. Quanta solitudine hai provato mentre stringevi quei nodi? Hai sofferto?

Sono arrabbiato con te. Perche’ mi hai ignorato. Perche’ non hai pensato che potessi esserti d’aiuto. Magari solo per scambiare due parole. Per cercare di avere le idee un po’ piu’ chiare. O forse mi sbaglio. Forse sono io che non ho saputo dirti le parole giuste. Forse sono io che ho distolto lo sguardo quando invece avrei dovuto guardare.

Non lo sapro’ mai.
Non lo saprai mai.

Non ti piaceva il mondo com'e', questo lo so. Non piace neanche a me.
Ti auguro un posto migliore di questo.

Buona fortuna Leo


Leonardo "Fulmyne" Ambrosini
Bolzano, 30 Giugno 1974
San Lorenzo Nuovo, 23 Febbraio 2008


Certe domeniche


Certe volte la domenica mattina c'e' un sole cosi' splendente in cielo che anche se sei stracarico di problemi ti senti subito un leone e li affronteresti tutti e subito a testa bassa. Certe volte la domenica mattina c'e' un venticello cosi' frizzante di fuori che anche se devi lavorare ti senti lo stesso in vacanza. Certe volte la domenica mattina c'e' un tale silenzio e una tale pace per le strade che anche se ti svegli con la cervicale ti infileresti lo stesso le scarpe da ginnastica per farti una corsetta nei parchi. Certe volte la domenica mattina ricevi certe robe in posta elettronica che anche se ti senti un leone atletico in ferie vorresti comunque sprofondare nel letto e dormire fino al giorno dopo, che' per subire l'idiozia della gente e' meglio il lunedi'.

Tuesday, February 19, 2008

Otto minuti

Succede che vivendo in un paese straniero, spesso e volentieri si è fatti oggetto di tutta una serie di luoghi comuni che riguardano gli italiani. Alcuni anche piacevoli, per carità, specialmente nei paesi anglosassoni dove, come tutti sanno, ‘italians do it better’. Altri però decisamente fastidiosi. Tra i tanti, quello degli italiani come persone inaffidabili, che arrivano sempre tardi, che non rispettano gli appuntamenti e via dicendo. Che sarà anche vero per carità. Ma in Italia però, chè qui gli italiani si riconoscono dallo sguardo ansioso che hanno la mattina alla fermata dell’autobus, dove stazionano ad ore antelucane per essere sicuri di arrivare in tempo all’appuntamento che hanno magari nel pomeriggio, in modo da non aderire allo stereotipo e sperando che, prima o poi, questi inglesi cambino idea.

Quando ho cominciato a lavorare qui, i primi mesi abitavo a qualcosa come 50 km dal posto di lavoro. Un treno, due autobus ed un’ora e mezzo di viaggio per arrivare in tempo ad appuntamenti, riunioni, seminari, sempre ed invariabilmente tenuti ad orari, quelli si, assurdi per un italiano. Cose tipo le sette e mezza del mattino per capirci. E capitò anche a me, una volta, di arrivare in ritardo ad una banale riunione di laboratorio. Otto minuti di ritardo. Otto minuti, e da quel giorno non passa occasione che la gente, i miei colleghi, non mi guardino sorpresi vedendomi arrivare magari con cinque minuti di anticipo. Non passa occasione che non manifestino tutta la loro paternalistica e fastidiosissima approvazione con sorrisetti compiaciuti, annuendo o asserendo dichiaratamente che ‘però, non male per un italiano’. C’è di peggio, siamo d’accordo, anche se, dopo quasi cinque anni, tutti i più genuini istinti omicidi che un uomo possa sviluppare, sono maturi e rigogliosi. E rischiano anche di diventare operativi. Specialmente quando, nell’affannarti per arrivare con almeno mezz’ora di anticipo all’ennesimo appuntamento ‘notturno’, entri in istituto e non ci trovi nessuno. Ed inizi a girarti dei film spaventosi. ‘Magari hanno cominciato prima…magari non era alle sette e mezza, ma alle QUATTRO e mezza…magari era ieri…’. Sudori freddi. Accendi il piccì per controllare tutte le mail relative e, con un misto di sollievo ed inquietudine, vedi che sei nel posto giusto e ben prima del momento giusto, nonostante tutto. E allora? Cerchi la persona in questione ma non c’è. Ti siedi alla tua scrivania semi-disperato, anche perché nella furia che ti si è scatenata in corpo dopo il suono della sveglia ti sei depitelizzato la faccia per raderti a secco, ti sei lavato i denti col sapone da barba e non sei nemmeno riuscito a prenderti un caffè. Un impeccabile stile fantozziano in verità. Poi, dopo un’oretta che giri a vuoto per l’istituto, quando cominci a pensare di essere precipitato nella twilight zone, finalmente comincia ad arrivare qualcuno e quando arriva il tuo ‘contatto’, una donna in questo caso, ti avvicini un po’ cauto un po’ furioso e con uno sguardo gli domandi il perché ed il percome della vita sulla terra. E lei, candidamente, risponde che “l’appuntamento è stato spostato a domani. Ma non ti avevo avvertito? Davvero non l’ho spedita anche a te la mail? Strano però, l’ho spedita davvero a tutti. Aspetta che controllo”. Il controllo è superfluo ovviamente. Vuoi perché tu sai di non aver ricevuto niente, vuoi perché, ad ogni buon conto lo sa anche lei. Pertanto gli volti le spalle e ti allontani con la faccia di pietra, costellata da puntini rossi ancora freschi di lametta e pensando all’unica cosa che è lecito pensare in questi frangenti:

mortacci tua!

Monday, February 18, 2008

La cartina tornasole

Eccole lì, le belle parole sulla libertà dell'informazione, sui diritti, sulla legalità, sulla Rai svincolata dai partiti. Appena pronunciate da Uòlter, ancora calde. Poi salta fuori un Di Pietro a caso che inizia a parlare di un solo canale Rai per l'informazione, realmente svincolato dai partiti. Di rispettare la sentenza del Tribunale Europeo e dare a Francesco di Stefano le frequenze per la sua Europa 7, di limitare il numero di emittenti private possedibili ad uno. E quello che volevano a tutti i costi farci passare per rosso diventa improvvisamente di un altro colore (bianco? Nero? fate voi). Follini, responsabile piddiellino per l'informazione, punta i piedi e dice che la 'coalizione' (ma quale?) si atterrà al programma ed alle due leggi in merito (ma quali?) che giacciono in parlamento. Avendo cura di aggiungere che, OVVIAMENTE, tutti coloro che saranno candidati sottoscriveranno il programma della coalizione.
Sì, come no. Proprio come l'ultima volta...
Spero che la nascita del piddì si risolva nel più grande aborto elettorale della storia del paese. Sarebbe un contrappasso meraviglioso.

Sunday, February 17, 2008

E forza Uolter, che siamo tantissimi...

Non lo sopporto più. Mi è sempre stato sulle palle, ma adesso il peso è insostenibile. Quest’uomo vuoto, falso, buffone che una cinquantina di sprovveduti hanno eletto segretario del piddì votando sei milioni di volte a testa alle primarie farsa che hanno sancito la nascita di questa nuova quasi-democrazia cristiana, popolata da gaglioffi di ogni sorta, indefinita nella forma e nei contenuti. Oggi ha parlato alla fiera di Roma per presentare il proprio programma elettorale. Ed a me è scoppiata definitivamente la sacca della bile. 12 punti. Non di sutura, purtroppo. Ma i capitoli intorno a cui si articola il programma elettorale del piddì. 12 riassunti del solito sottovuoto mentale spinto, fatto delle solite frasi ad effetto dietro a cui risiede il nulla più totale. Lo stereotipo del politico che promette, tenuto in vita solo da lui, chè ormai pure Alvaro Vitali si rifiuterebbe di rappresentarlo nell’ultimo dei suoi film a base di dottoresse, professoresse e colonnellesse. Eppoi, la ciliegina sulla torta. La candidatura di Antonio Boccuzzi, unico superstite del rogo della Thyssen. Sbandierato, strumentalizzato, esibito come Rocco Siffredi esibirebbe l’uccello ad una convention di casalinghe allupate. Che cazzo dovrebbe significarmi la candidatura di Boccuzzi nelle liste del piddì? Perché dovrei condividere lo stesso entusiasmo dei suoi sostenitori? Ed entusiasmo per cosa? Vuole essere una garanzia offerta a chi, quotidianamente, rischia di morire lavorando. A chi ogni giorno, ed è successo ancora oggi, muore per campare? Saranno contenti i familiari delle vittime dell’Eternit, che non beccheranno nemmeno un centesimo di rimborso dagli svizzeri grazie all’indulto che anche il piddì ha votato. Perché è proprio questo quello che mi fa incazzare di più. Il fatto che questa gente sia talmente senza vergogna da presentarsi agli italiani sventolando il caso umano, o tessendo le lodi di Enzo Biagi, o rammaricandosi della condizione dei ‘ggiovani’ o dei lavoratori o dell’ambiente, come se fino ad oggi loro fossero stati estranei alla vita politica del paese. Come se le promesse che fanno oggi non avessero avuto la possibilità di mantenerle in ben due governi precedenti, durante i quali, invece, non hanno fatto altro che omaggiare i propri amici banchieri o massoni o mafiosi. Come osa Veltroni parlare dell’importanza della libertà di informazione, quando i suoi piddiellini in due legislature hanno sempre rifiutato anche solo di parlare di conflitto d’interessi? Con che faccia Veltroni parla di “Una società che considera le differenze una ricchezza, rispetta le scelte di ognuno e si oppone a qualunque forma di discriminazione e di intolleranza e ai fenomeni di insorgente omofobia” quando i suoi stessi iscritti hanno più e più volte rifiutato di portare avanti la legge sui Pacs in parlamento, per non offendere quei teodem che oggi si ritrovano dentro lo stesso PD? E ancora, come si azzarda quest’individuo a parlare di “usare in modo produttivo il grande patrimonio demaniale, con l'accordo di Stato e comuni” quando proprio nei giorni scorsi ha chiuso le porte del comune in faccia a cittadini romani desiderosi di esprimere tutto il loro dissenso sul nuovo piano regolatore, durante la seduta che lo avrebbe votato, ma premurandosi di invitare svariati palazzinari e costruttori, che non hanno esitato a manifestare tutto il proprio entusiasmo per l’approvazione del piano?

E ce ne sarebbero da dire. Almeno un centinaio per ognuno dei 12 punti. E non c’è nessuno che gli rivolga queste domande. Nessuno a cui venga data voce per lo meno.

Friday, February 15, 2008

Come ti fotto l'eretica

Diciamo la verità. Tutta questa storia dell’abolizione della legge sull’aborto non ha nessuna matrice religiosa. Non c’entra nulla la difesa della vita né la morale cattolica. Si tratta invece di un banale tentativo, operato da quel tipo di persone che normalmente non vi avrebbero accesso, di garantirsi la propria dose di figa quotidiana. Immaginiamo infatti che succederebbe se l’aborto dovesse diventare un qualcosa al di fuori della legge. Come catturare le criminali madri responsabili di tale reato? È ovvio che bisognerebbe procedere ad ispezioni regolari e continuate delle vagine di tutte le donne in età adatta. La vagina diventerebbe pertanto un qualcosa di pubblico dominio, di pubblica amministrazione. E, come tale, dovrebbe essere accessibile sempre a quegli ‘organi’ addetti alla sua ispezione, onde garantirne sempre un uso appropriato. È a questo che pensano i vari Ferrara, Ruini, Bagnasco, Ratzinger e via dicendo. Visto che normalmente non ne vedrebbero una nemmeno dietro il pagamento di cospicue somme, allora perché non fare come Berlusconi ha insegnato? Una belle legge ad personam! Poi, una volta preso il via, si potrà passare a monitorare anche gli altrui buchi del culo. Perché si sa, in certi ambienti si trova gente di vedute molto ampie ed a cui le abitudini sessuali degli italiani stanno molto a cuore. E così squadre apposite, presumibilmente di preti e margheriti, partirebbero col calibro a misurare e valutare aperture anali in base a valori standard regolarmente depositati presso l’istituto dei pesi e delle misure. Il tutto, ovviamente, per il bene della società e della famiglia. E così, finalmente, anche noi potremmo liberarci di quel senso di oppressione che deriva dal possesso di determinate parti della nostra anatomia. Potremo scaricare la responsabilità della nostra virtù su altre spalle. Le caratteristiche anatomiche di tutte le vagine e di tutti i culi d’Italia potranno essere disponibili su internet accanto al nome e cognome della proprietaria o del proprietario e tutto a spese dello stato. Dell’uccello invece non si parlerà. D’altra parte lo sanno tutti, il cazzo è fascista! Ed in questo ambiente si trova un gran bene.

Tuesday, February 12, 2008

Iudica, Deus, Causam Tuam

Siamo già in clima pre-elettorale ormai. Su questo non sembrano esserci dubbi. Dopo la caduta del governo Prodi, il distacco dell’Udeur da una parte ed il ‘ti odio poi ti amo’ di Casini a Berlusconi dall’altra, rischiano di minare una delle poche certezze che da sempre caratterizza la vita politica del nostro paese, ovvero la presenza di un cospicuo contingente di democristiani al potere, indipendentemente da chi vince le elezioni. Bisognava pertanto portare all’attenzione degli elettori-pecore una problematica che risvegliasse in essi i sani principi di quel cattolicesimo ultra-ortodosso che normalmente alimenta crociate, esportazioni di democrazia, cilici e fruste, bibbie agli affamati e via dicendo. La chiesa è ormai impegnatissima su questo fronte, al di là della questione elettorale. Tra papen, Bagnasco e Ruini, sono anni che ormai spingono a che si arrivi finalmente ad una legge che vieti di scopare se non a fini procreativi, ed anche in quel caso, avendo cura di avvolgere i genitali maschili in carta vetrata, chè questa roba della procreazione con orgasmo non è per niente cattolica. Si è scelto dunque di puntare l’attenzione del pio elettore sulla questione dell’aborto e della vita, che ormai della questione della morte non gliene frega più un cazzo a nessuno, non fa audience, puzza e porta pure sfiga.

Gli elementi per iniziare una bella caccia alle streghe c’erano tutti. La chiesa, come già detto, in prima linea, ormai interviene pubblicamente anche come critico cinematografico, additando ai crociati elettorali il film di Nanni Moretti in cui, a quanto pare, durante una scena di sesso si intravede il Moretti che, dio ci scampi, s’incula la Ferrari a palombella. Sodomia! Occidentale oltretutto, nemmeno islamica. La CEI, per bocca (si potrà dire ‘bocca’ in un contesto simile? mah…) di Don Anselmi, insorge. Scena da cassare. Non è romantica, non è diretta alla vita ed alla procreazione e soprattutto i due non si guardano negli occhi. E i testi parlano chiaro a riguardo. In caso d’inchiappettamento, bisogna per lo meno che LA inchiappettanda (non IL! Attenzione!) si sforzi di fissare intensamente l’inchiappettante. Si va all’inferno lo stesso, ma si ha diritto all’aria condizionata, al digitale terrestre e ad una domenica libera al mese.

Va da se però, che una sana inquisizione deve avere i propri soldati, la propria militia christii, il proprio braccio armato. Altrimenti chi interverrà in soccorso del pio elettore, quando questi, vittima o testimone di abominio, urlerà il proprio dolore? Fortunatamente, polizia e carabinieri sono sempre dipendenti pubblici e non mancano tra di essi quelli pronti ad impugnare il crocefisso per chiavarlo in testa a questa o quell’eretica o infedele. E così, seguendo il pianger disperato di un indifeso fantolino ancora non nato (il nome ci è ignoto ma non è Luca e comunque avrebbe voluto fare ingegneria edile), irrompono nel reparto interruzioni di gravidanza del secondo policlinico di Napoli per purificare l’immondo chirurgo reo di aver appena eseguito un aborto terapeutico al quarto mese di gestazione (perfettamente il linea con le blasfeme leggi vigenti) e soprattutto la snaturata madre che ha impedito la nascita di un probabile portatore di seri deficit mentali (un potenziale pio elettore insomma). E già che c’erano, hanno purificano anche la sua vicina di letto, intimandole di testimoniare davanti alla novella santa inquisizione. Pena il supplizio dei ‘ferri’.

La santa inquisizione dunque esiste di nuovo. È una realtà. Ma mancava ancora qualcosa. O meglio, qualcuno. Qualcuno che potesse guidarla, amministrarla benevolmente. Qualcuno che potesse soffrire insieme alle sue vittime. Che potesse fare suo il loro dolore. Qualcuno che appicciasse il fuoco insomma, chè di streghe ce n’è in abbondanza. Ed eccolo qua. Lui è tutto. È alto, è largo, è profondo. Praticamente un cubo. Giuliano Ferrara annuncia la propria discesa in campo. La sua lista ‘Pro-Life’, sostiene, potrà arrivare tra il 4 ed il 6 percento. Con l’aiuto di dio e del santo padre. Soprattutto del santo padre. Lui è perfetto. E casto. Non si tocca dal ’72. Non ci arriva. Come il nuovo Torquemada appizza il nasino fuori di casa tutti si avventano su di lui in adorazione della sua purezza. Tra il 4 e il 6 percento…mica bruscolini. Buttiglione tenta di baciarlo in bocca. La Binetti, col cilicio già tutto bagnato, gli strizza l’occhietto. Casini lo osserva da lontano imperscrutabile, con occhio severo ed il reggicalze un po’ stretto. È lui il nuovo faro. È lui che difenderà la vita nel mondo. La caccia alle streghe, da oggi, è iniziata.

E a sinistra? A sinistra la Pollastrini tuona: “l'amore per la vita non è di una parte…e ci appartiene

(giuro che ho fatto copia-incolla dal sito de l’Unità)

Monday, February 11, 2008

Demoniache presenze

Capita, alle volte, di sentire il bisogno irrinunciabile di commentare i titoli di alcuni giornali. Perché troppo esagerati, per il tipo di notizie assurde che ci si trovano, o per l’ottusità del giornalista che ritiene degna di commenti chilometrici la proverbiale notizia del postino che morde il cane. Ogni giorno, più o meno su tutti i giornali, si presenta una situazione del genere. Però, a navigare sul sito del Corriere della Sera adesso, una e un quarto del mattino dell’11 febbraio, c’è da pensare che il caporedattore, il responsabile del sito nonché l’editore tutti assieme, abbiano mischiato droghe illecite in un cocktail micidiale.

Nell’ordine:

Giù le tasse, su i salari”, Veltroni parte dall’Umbria.
Cazzo e quando sarà arrivato in Sicilia che dirà? “Più figa e meno terremoti”?

Santanchè: “Io candidata premier
Mi sembra giusto che anche una donna si unisca all’allegra compagnia di teste di cazzo. Io avrei preferito Moira Orfei però. Giusto per non dover mettere il bollino rosso per i bambini su palazzo Chigi.

All’Olimpiade non criticate la Cina”. Impegno scritto per gli atleti inglesi; il CONI: “Scelta sbagliata, noi non censuriamo i nostri atleti
Giusto. Noi censuriamo i cittadini. L’appello che ho rivolto agli atleti a non partecipare alle olimpiadi non lo avete mai pubblicato.

Carla Bruni canterà per la regina Elisabetta
E ‘sticazzi?

Cambio di sesso gratis per i dirigenti della Goldman-Sachs
E alle ferrovie non c’hanno manco uno straccio di dopolavoro

Perugia, Amanda canta senza sosta Let it be in cella.
Si, in latino, parlando all’incontrario, mentre vomita e con la testa girata dall’altra parte…


666 a tutti

Sunday, February 10, 2008

Cos'è il genio?



Mamma ti ricordi quando ero piccoletto,
che mi ci voleva la scaletta accanto al letto,
come son cresciuto mamma mia devi vedere...
figurati che faccio il corazziere

Dicon che di crescere non mi dovrò fermare
dicono che posso ancor più alto diventare
e perciò la sera quando c'è la ritirata
mi danno l'acqua come all'insalata

Certamente crescerò,
ma in attesa mi farò
i tacchetti alti un metro e un po'

Quando noi di scorta andiamo appresso a una vettura,
noi dobbiamo esser tutti uguali di statura,
io perciò cammino tutto dritto appresso al cocchio
che i miei compagni marciano in ginocchio

Mi ricordo quando ero cadetto a Caianello,
eravamo lì che si caianellava del
più e del meno, sa, e caianella oggi caianella
domani, ma non c'era quell'amalgama sia fittizio
che avvocatizio e non disgiunto da quel senso
euforico ed assiomatico che distingue gli altri
concreti per il senso siderurgico e metallurgico.
Eravamo li che facevamo i cadetti, quando
viene uno e fa: "Scusino, che, loro fanno i cadetti?"
dico "Sì perché?",
dice "Beh, me ne faccia due".
Non l'avesse mai detto! Non l'avrebbe sentito
nessuno! Comunque noi continuavamo a fare
cadetti e ne facevamo anche parecchi,
tanto che la gente passava e
diceva: "Ma guarda quelli lì come fanno i cadetti,
ma guarda quelli lì come fanno i cadetti!".
La cosa cominciava a prendere un po' di
affumicaticcio tanto che provocò un decreto
ministeriale che limitava alla sola domenica
il fatto di dire: "Ma guarda quelli lì come fanno i cadetti".
I ragazzi pur tuttavia consci di un effimero destino si
limitavano al fatto cauzionale e quindi optavano:
"La madre! Il padre!".
Non c'erano, e cominciò a piovere un'acqua ma un'acqua
che veniva giù
e tutti dicevano: "Almeno andasse in su: ma va!".
Un ingegnere che si trovava presente dice:
"La riparo io", niente da fare, eppure era un
ingegnere giovane che aveva raggiunto la meta agognata,
l'agognata, ma non dev'essere così, no no.

Dice il comandante che farò una gran carriera
perché c'ho la spada gli speroni e la panciera
per quel piede dolce, saldo il cuor la mano lesta
e c'ho sta cazzaròla sulla testa

Quando nella mensa siamo tutti radunati
gli altri se ne stanno bene bene accomodati
mangiano seduti io soltanto sono quello
che mangia in piedi sopra uno sgabello

Quando vo per la città
tutti esclaman: "Guarda là
di quel corazziere se ne vede la metà!"

Quando alla rivista andiamo tutti equipaggiati
gli altri hanno i cavalli proprio veri e ben piantati
io di quei cavalli forse non ne sono degno
e c'ho un cavallo a dondolo de legno

Se vedi un elmo che cammina solo
salutalo e sollevalo dal suolo
che sotto mamma mia con gran piacere
ci troverai tuo figlio corazziere

Saturday, February 09, 2008

Intermezzo felino/2



Trovatemi se vi riesce! Qui appostata nella giungla dell'ipocrisia e della falsità italiane. Ventre a terra!!! Sarò invisibile!!!
Venite pure avanti, voi con il naso corto...

Thursday, February 07, 2008

Mumble mumble...

Qualcuno saprebbe dirmi come mai non riesco a frenare un moto di sincera incazzatura nel leggere questo articolo di Avraham B. Yehoshua? Ci terrei davvero a saperlo perché dopotutto quest’omino ha una faccia simpatica, e molti me lo descrivono come uno scrittore pacifista che si batte per la fine del conflitto israelo-palestinese. Perché allora più leggo quest’articolo e più mi incazzo?

Forse perchè l'autore di questo articolo chiede a me, ma soprattutto ai palestinesi, di rispettare una decisione dell'ONU mentre il suo paese ne ha ignorate e continua ad ignorarne a decine? Forse perchè, a leggerlo, si direbbe che se esiste un conflitto israelo-palestinese, Israele (e la sua componente di matrice sionista) non ha nessuna colpa e la colpa è tutta e solo dei palestinesi che sono i 'cattivi'? Forse perchè l'autore vorrebbe rassicurarmi sul fatto che la presenza di Israele (e nessun'altro a quanto pare, qui e qui) come ospite d'onore alla prossima Fiera del Libro di Torino NON E' un atto di propaganda, e che il rifiuto ad estendere l'invito anche alla Palestina è dovuto al fatto che gli organizzatori della fiera avevano il cellulare scarico? O magari perchè quell'augurio finale suona come un allegro 'cento di questi giorni' pronunciato davanti al capezzale di un malato terminale? Perchè mi incazzo, insomma, a leggere quest'articolo? Non voglio incazzarmi. Quest'omino ha una faccia così simpatica dopotutto.

Si grida al 'boicottatore' in questi giorni. Sono state lanciate sottoscrizioni per il boicottaggio della manifestazione e questo ha scandalizzato moltissimi tra politici, intellettuali e gente comune. Personalmente, sono due giorni che mi scorno con Gery Palazzotto e Giacomo Cacciatore. Loro sostengono che comunque sono libri. Quindi emozioni, storie, coinvolgimento, sofferenza e non importa chi li scrive, purchè ci siano (una sintesi molto edulcorata). Un ottimo punto di vista in verità. Ma, in questo caso specifico, mi suona tanto come un voler a tutti i costi tenere la testa sotto la sabbia. Non ci riesco davvero a considerare il libro a sè stante, indipendentemente dal contesto in cui questo viene presentato. Soprattutto in questo caso. Parliamo di Israele e Palestina dopotutto, mica di Hansel e Gretel. E allora nascono due domande. E' giusto boicottare una manifestazione culturale? A questa la risposta è semplice. Probabilmente no. Il boicottaggio di una manifestazione culturale è chiaramente un autogol. Se non altro perchè ti impedisce di dire ciò che pensi. Se necessario, di contestare articoli come quello linkato qui. Soprattutto, perchè l'argomento del contendere, in questo caso, richiederebbe più dialogo e meno cannonate. La seconda domanda però è già meno facile. E' giusto boicottare una manifestazione culturale in cui le premesse DEVONO essere che a) le due parti (perchè è inevitabile, caro Gery, caro Giacomo, che quando si parla di Israele si debba parlare anche di Palestina. Non se ne scappa) non godano di pari 'dignità'. b) la lista degli invitati è decisa a tavolino in maniera unilaterale?

Qui la risposta, come dicevo, è tutt'altro che scontata. Per lo meno se, per boicottaggio, vogliamo intendere il rifiuto di un autore a prendere parte ad una manifestazione del genere.

PS
Giusto per un sincero moto di simpatia, lasciatemi chiedere anche: possibile che degli scrittori egiziani, sbeffeggiati scandalosamente dagli organizzatori della Fiera, non gliene freghi un cazzo a nessuno?

Saturday, February 02, 2008

Intermezzo


Stuzzicato da MP, pubblico un intermezzo felino anche io. Ecco a voi Tamara Bunke, nome di battaglia Tania. Inutile dire che il nome l'ho scelto io!