Il 2012. Questa è la data che bisognerà aspettare per vedere messe in atto le direttive del ‘nuovo’ trattato di Kyoto (il Kyoto 2, ancora ben lungi dall’essere anche solo scritto) per la salvaguardia dell’ambiente ed il taglio delle emissioni serra. Gli Stati Uniti hanno sempre osteggiato il trattato di Kyoto e non vi hanno mai aderito. Hanno continuato ad essere il principale inquinante del pianeta fregandosene di tutto e di tutti per non voler apportare quelle modifiche alla propria industria che, a sentir loro, ridurrebbero la produttività oltre che le emissioni. Tipico. La fine del mondo viene dopo Wall Street. Centinaia di scienziati, politici, ONG e qualche premio Nobel affermano che già adesso potrebbe essere troppo tardi, e tutto quello che l’ONU è riuscita ad ottenere è stato di rinviare la discussione all’aprile del 2008 (per decidere cosa scrivere nel Kyoto 2), poi al 2009 (per scriverlo…) ed infine al 2012 per attuarlo. Forse. E buona parte, se non tutte, le testate giornalistiche italiane (con la solita eccezione di Peacereporter a quanto so) sono a sbracciarsi per definire il vertice di Bali un ‘successo’ perché ha portato ad un accordo anche con gli USA (impresentabili i commenti dei delegati italiani). Ovviamente, nulla di più lontano dalla realtà. Realtà che arriva da diversi siti web, oltre che dal solito Independent. Realtà che narra di una delegazione statunitense che si siede al tavolo della discussione ed inizia un’opera di ostruzionismo feroce a 360°. Praticamente tutte le proposte che vengono avanzate sono bollate da Paula Dobriansky, delegata americana. Motivo: non sono gli USA che devono diminuire le proprie emissioni, sono i paesi più poveri. Nello specifico, India e Cina. Ovvero, se non iniziate voi, mercati in crescita esplosiva, a limitare la vostra produttività, noi col cazzo che mettiamo anche solo i filtri alle sigarette. Di tutto ciò, si legge ben poco sui giornali. Così come non si legge che, alla fine dei conti, la data del 2012 è la sola cosa che è stata messa nero su bianco. Niente è stato scritto riguardo ai tagli di gas serra. Rifiutate le proposte dell’Unione Europea (rifiutate dagli USA ovviamente), di passare da tagli del 25-40% entro il È seguita una standing ovation liberatoria di tutti i delegati presenti.





