Saturday, March 28, 2009

Mentre qui invece...

"Si avvera un grande sogno. Saremo il partito degli italiani LIBERI". Queste le parole con cui Berlusconi battezza la nascita del suo partito unico. Non c'è tanto da sperare che faccia la stessa fine del piddì. Loro sono effettivamente diversi. Cioè, diversi relativamente al piddì. Quale delle due formazioni rappresenti una aberrazione genetica rispetto ad un ormai obsoleto concetto di 'normalità' politica, è difficile stabilirlo. Sono diversi perchè le opinioni, le divergenze, la dialettica, il confronto, sono cose che non conoscono. Mentre, dall'altra parte, nel piddì, vengono chiamate in causa anche per decidere il colore della carta igienica da mettere nelle sedi di partito. Dove infatti si discute ormai davanti ai cessi ancora sprovvisti di tale accessorio. Nel piddièlle invece, c'è una voce unica. Il dissenso non è tollerato.
Comunque saranno il partito degli italiani liberi. Se ne deduce che, da qualche parte nel nostro paese, devono esserci anche degli italiani che non sono liberi. Ma poi, chi sono gli italiani liberi? e liberi da che cosa? Liberi dalla burocrazia forse. Quella specie di mostro arrogante che impedisce alla gente di erigere verande, sale hobby e garages laddove l'italia illiberale vorrebbe preservare il paesaggio, il panorama o l'ultimo metro quadro di margherite urbane. Liberi dall'informazione, altra mostruosità che pretende di dire alla gente come stanno le cose, di portare tutti a conoscenza dei fatti. Quando invece la conoscenza dei fatti è solo una gran rogna. Meglio rimanere all'oscuro, "occhio non vede...". Eppoi che se ne fa l'uomo libero dell'informazione quando può scegliere tra Amici, il GF o il campionato di calcio? Gli omicidi comunque avvengono solo tra i non liberi, al sud. E la corruzione, la collusione, gli intrighi. Bè, liberi anche da quelli, che non esistono più. Alla fine bastano un paio di decreti fatti su misura per liberarsi da tutto quel ciarpame illiberale. Liberi, di riflesso, dalla cultura. A che serve il sapere quando poi quello che conta è il famigerato pezzo di carta? A chi frega se il tuo diploma o la tua laurea è stato sudato sui libri o più semplicemente comprato dentro un istituto parificato o l'Università telematica Oviesse? Le competenze non servono più. L'uomo libero ha comunque la sua autostrada privata per accedere al lavoro. Il politico libero invece, non ne parliamo! Una volta, durante i tempi bui dell'illiberalismo selvaggio, aveva accesso al parlamento solamente chi avesse seguito un percorso di formazione durissimo. Fosse esso nelle aule universitarie o tra i lavoratori e nei sindacati. E difatti il Parlamento stesso traboccava di professori universitari, di militanti provenienti, ed in contatto costante, coi lavoratori, di gente che si alzava in parlamento e parlava, senza discorsi preparati e senza pizzini. Quel sistema è crollato, quindi non funzionava. Oggi che siamo riscaldati dal radioso sol dell'avvenire liberista, per entrare in parlamento devi prima aver superato le selezioni di Teo Mammuccari, oppure quelle del pool antimafia. E ancora liberi dall'Europa (che ci ridano ancora dietro questi turisti della democrazia, siamo liberi anche dalle loro risate), liberi dalla vergogna di votare per pregiudicati, inquisiti, condannati, liberi da quell'abominevole spirito di solidarietà che normalmente ti rovina la cena quando sullo schermo vedi gli effetti che tutto questo liberismo ha prodotto in casa nostra come all'estero. Liberi dal significato delle parole, se è vero che quella del piddièlle sarà una "RIVOLUZIONE MODERATA, LIBERALE, BORGHESE, POPOLARE E INTERCLASSISTA". Decisamente non c'era posto anche per un minuscolo 'democratica' in mezzo a tutti quegli aggettivi.
Tutto ciò però, non mi aiuta ad uscire da questo recinto degli italiani non liberi. Imprigionati da residui di coerenza e di curiosità. Bloccati nella morsa della constatazione continuativa dello sfacelo che viene fatto del lavoro, dell'ambiente e della cultura in Italia. Io imprigionato nella mia necessità di leggi basilari che siano uguali per tutti. Loro liberi anche dalle regole e dalla giustizia.
Sono stato in Italia, a Roma, recentemente. Mentre tornavo in aeroporto per prendere il volo che mi avrebbe riportato in UK, parlavo col tassista (rumeno) della brutta aria che tira in Italia per quelli del suo paese. "Per forza", mi rispondeva lui, "la maggior parte dei rumeni che sono venuti in Italia negli ultimi anni sono criminali. Lo credo che la gente li tiene in antipatia". Al che io gli ho chiesto "che c'avrà di tanto attraente l'Italia per i criminali rumeni...?". Lui mi ha guardato dallo specchietto retrovisore con gli occhi stralunati e mi ha detto "Ma come che c'avrà l'Italia di tanto attraente? C'ha di attraente che se rubi un sacco di farina in Romania ti fai 4 anni di galera, mentre qui invece..."
Mentre qui invece ci sono i partiti della Libertà e della Democrazia, chè mica siamo dei poveracci ex comunisti noi.
Forse Saviano, e gli altri giornalisti, intellettuali e politici non liberi come lui, si sbagliano. Forse quei carabinieri che gli hanno messo a scorta non sono lì per proteggerli. Sono lì per assicurarsi che non scappino. O che non rivelino anche l'ultimo segreto, quello sotto gli occhi di tutti. E cioè che, nonostante la caccia al comunista di cui questi uomini liberi si riempiono la bocca, loro sono molto più simili al PCUS che non al PNF, ed hanno fatto dell'Italia qualcosa di più simile all'Unione Sovietica che non all'Impero fascista. Mussolini almeno le grandi opere non si limitava a propagandarle e mai e poi mai avrebbe accettato di affacciarsi dal famoso balcone sulle note di 'Meno male che Benito c'è'!!!

2 comments:

fabio r. said...

ormai sono senza speranza. mi sento come amleto che della danimarca dice: 'it's a prison...' ed allora c'è del marcio, è Vero, ma Elisinor non c'entra...

Camu said...

Come già detto da Fabio , ho sperato fino alla fine in un piccolo malore!!!