Sunday, November 13, 2011

Coriandoli e trenini

L'Italia cambia. Anche gli italiani cambiano. Ma non necessariamente in meglio. Tempo fa, eravamo soliti liberarci dei dittatori appendendoli a testa in giù ad un paio di tubi innocenti, in mezzo a folle festeggianti, agendo noi per primi sul campo di battaglia da partigiani. Poi ci siamo inciviliti, abbiamo lasciato la guerra partigiana (nel senso dato da Ingroia a questa parola) ai magistrati, limitandoci a lanci massicci di monete da cento e cinquanta lire in testa al dittatorucolo di turno, sempre in mezzo a folle festeggianti. La magistratura è una gran cosa, ma ha dei limiti (giusti peraltro). Dipende dal potere politico per le leggi che deve far rispettare. Non essendoci più i partigiani (queli armati intendo), l'ultimo dei dittatorucoli ha affrontato il nemico su questo campo, tagliandogli le gambe con decine di leggi fatte apposta per impedirne l'opera. Fortemente sostenuto in questo da quella che avrebbe dovuto essere 'l'opposizione'. Ma arriva la crisi (pensa un pò), e il nostro dittatorucolo, rimasto schiacciato sotto una non meglio identificata Comunità Europea (a pensarci bene, in maniera grottescamente simile a quanto accaduto a Mussolini, almeno concettualmente), e sotto il mercato globale, scappa dalla porta sul retro braccato da migliaia di italiani sempre festeggianti, ma che non vogliono appenderlo a testa in giù, non vogliono lanciarli monetine (salvo qualche nostalgico che vuole provare l'ebbrezza di usare centesimi di euro come arma impropria), ma invece vogliono sventolare bandiere e fare trenini cantando 'a-e-i-o-u-y' o 'briggitte bardò bardòòòò'.
Dal 29 Aprile del 1945 al 12 Novembre del 2011, di dittatorucoli più o meno pericolosi o nocivi ne abbiamo visti, e siamo passati dal liberarcene da soli, all'affidarci alla Giustizia per il rispetto della nostra splendida Costituzione (uno dei momenti più alti della nostra Democrazia a mio avviso), al dipendere da  altri, esterni, per la nostra 'liberazione'. Il che, a mio avviso, ricorda una parabola. Ormai in fase discendente ahimè. L'unica costante in questo succedersi di eventi sembra essere il nostro scendere in piazza a festeggiare sempre e comunque, salvo poi ricominciare da capo. Ed anche in questo caso, i presupposti ci sono tutti per l'inizio di una bella Terza Repubblica, che non avrà nulla da invidiare alla Seconda, alla Prima o al ventennio. Mario Monti non è Cristo sceso in Terra. E' l'esponente italiano dei peggiori tra i cosiddetti 'Poteri Forti' (quand'anche non Occulti) non dell'Italia, nè dell'Europa, ma del Mondo intero. Goldman-Sachs, Commissione Trilaterale, gruppo Bilderberg.
Siamo scesi in piazza per festeggiare la fine del Fascismo, e ci siamo trovati presi nella morsa della peggiore partitocrazia possibile.
Siamo scesi in piazza per festeggiare la fine della peggiore partitocrazia possibile e ci siamo ritrovati alle prese con il Piano di Rinascita Nazionale.
Scendiamo in piazza adesso per festeggiare la fine del Piano di Rinascita Nazionale, e finiamo nelle mani di chi persegue il Nuovo Ordine Mondiale.
Mica Amnesty International...
E ancora, una volta festeggiavamo in nome delle pallottole che ci siamo presi per ribaltare una dittatura.
Poi abbiamo festeggiato in nome della rivincita della Giustizia (e della Costituzione) sulla corruzione.
Adesso che cazzo festeggiamo a fare? Ci siamo tolti Berlusconi dai coglioni, ok. Una bella cosa. Ma non siamo stati noi a cacciarlo. Non sono stati gli Indignati, nè le donne del movimento 'Se non ora quando', nè, purtroppo, i magistrati e nemmeno chi ha avuto il coraggio di scendere in piazza armato, ma non l'intelligenza di saper individuare dove colpire, credendo che aggredire un carabiniere o la vetrina di una banca sia 'Rivoluzione'. Sono stati i mercati a cacciare Berlusconi. E guarda caso dei mercati globali Mario Monti è espressione diretta. 
Non è che io mi auguri che il peggio si avveri. Bisognerà valutare l'operato di Monti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Di sicuro però, bisognerebbe tenere gli occhi più aperti, indulgere meno ai coriandoli ed ai trenini e ricordare sempre che questa che consideriamo come la nostra vittoria più grande, come popolo italiano, è in realtà la nostra sconfitta più umiliante.

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