Monday, May 14, 2012

Con le mani in tasca

Dico la verità, sarei per non dare la sufficienza al nuovo programma di Fazio. Anzi, una insufficienza profonda. Per quasi tre ore ad ora, sembra sia passato sullo schermo il peggio della Fazio-televisione. Brutto. E' questa la parola che avrei portato io. La disgrazia eretta a sterile icona da venerare. La ricerca ossessiva di lacrime e singhiozzi ipertrofici tra il pubblico, anche a casa, utilizzando tutto quello che passa tra il massacro di innocenti bambini e le donne ammazzate dai mariti. La corruzione rivelata da sotto un granello di sabbia: è sempre stata lì, ma quando appare nello studio, tutti a guardarsi con tanto di occhi e a farsi cenni con la testa. Persino Travaglio è sembrato finto. La Littizzetto penosa, imbarazzante, è saltata dall'elogio di mutande, tette e coglioni alla donna oggetto uccisa dall'uomo possessivo. Una spolverata anche alle morti bianche, ai raccoglitori di pomodori caporalati, un passaggio a volo radente di un Paolo Rossi che ride più lui delle sue battute che non il pubblico. Pierfrancesco Favino che spunta ogni tanto non si capisce bene a che titolo per fare citazioni illustri. Un connubio improponibile tra Piero Pelù e Fabrizio de Andrè. Mi sono perso l'intervento di Landini, lo riconosco. Ma sarei comunque per assegnare, da spettatore, un sonoro 4 in pagella, anche adesso che ho visto il finale penoso dei tre, Fazio, Saviano e Littizzetto, che ripropongono la stessa formula di vieni via con me, alternandosi a dire frasi perfettamente in linea con tutto il resto della trasmissione, con tanto di elogio funebre finale.

Se non lo faccio, è solo per quell'omino lì, che con le mani in tasca è venuto dentro casa mia a parlare del ponte di Mostar, usando parole vere, con significati veri, vissuti e, cristo di un dio, belli.

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