Monday, December 03, 2007

Giù il cappello

La quotidianità del dolore. Fatta di tante piccole cose che un tempo si potevano fare e poi, improvvisamente, diventano impossibili. Muoversi, mangiare, persino parlare e, forse, anche pensare in maniera lucida. Vivere con una persona per decenni ed accorgersi che questa, improvvisamente, non ti riconosce più, non sa più chi sei. Questo ha sperimentato Vitangelo Bini, vigile urbano in pensione di 77 anni. Per anni si è preso cura da solo della moglie malata di Alzheimer. L’ha vista sciogliersi in una malattia aggressiva che ne ha corroso la coscienza fino ad uno stadio terminale fatto solo di dolore e lamenti. Per anni sono andati insieme dentro e fuori dagli ospedali, cercando di lenire una condizione neurologica progressiva. Ed insieme sono rimasti fino alla fine, ieri, quando Vitangelo Bini è entrato nella corsia dell’ospedale di Prato dove la moglie Mara era ricoverata ed ha steso dei panni sul volto e sul petto della donna. Poi ha impugnato la sua pistola e l’ha uccisa sparandole alla testa ed al cuore. Erano sposati da 51 anni e, a detta di tutti, erano inseparabili. Curiosamente, questa notizia non trova molta eco in rete, nei siti dei giornali italiani. A fare una ricerca adesso per ‘Vitangelo Bini’ si trovano più link stranieri che italiani. In compenso, sul sito dell’Unità si legge “Su YouTube preservativo in tutte le lingue.”, mentre su quello del Corriere si legge “Auto nuove, via libera agli incentivi per la rottamazione anche nel 2008. E' evidente che non è argomento di cui si parli volentieri. O almeno così lo considerano i giornalisti nostrani. Invece se ne parla moltissimo nei giornali inglesi. Sia l’Independent che il Guardian affrontano l’argomento del ‘mercy killing’ e sottolineano la rigidità della Chiesa cattolica a riguardo, indipendentemente dalla condizione della persona che viene uccisa.

Non è facile comprendere la natura di un gesto del genere. Alcuni, in rete, parlano di coraggio, ma non è così. Piuttosto di amore e disperazione si dovrebbe parlare. L’amore per una persona con cui hai passato tutta la vita e la disperazione di quel dolore quotidiano, ogni giorno più forte, che non trova altro sfogo se non la realizzazione di una condizione ultima, irreversibile e terribile. La fine della speranza.

La ‘Legge’, le ‘Regole’ dicono: ‘colpevole!’. Ed infatti Vitangelo Bini è adesso in carcere in attesa di convalida dell’arresto da parte del magistrato. La Chiesa, quella stessa che straparla di ‘salvezza nella speranza’, senza spiegare né salvezza per chi, né speranza in cosa, dice: ‘assassino!’, e condannerà Vitangelo Bini alle fiamme dell’inferno, così come fece con Piergiorgio Welby.

Bè, ‘fanculo tutte e due. Il Papa come il giudice si tolgano il cappello davanti a quest’uomo, al suo amore ed alla sua disperazione.

3 comments:

Gerypa said...

E' un tema difficile questo, Alessandro. Il confine tra vita e morte diventa labile quando l'amore genera disperazione. Non si possono invocare regole fisse davanti all'eutanasia perché è un argomento talmente sterminato da prevedere una norma per ogni anima (terrena e non). L'errore della Chiesa è voler imporre un diritto soggettivo al mondo intero, anche a quello che nella Chiesa non si riconosce. L'errore degli stati laici è quello di non riconoscersi nelle diversità che li compongono.
Ma probabilmente cado in errore anche io, da singolo.

NicPic said...

Grazie Lesandro. Grazie.

Lesandro said...

Quello che dici è vero Gery, e purtroppo genera un paradosso inaccettabile. Come mai lo stato laico non esita a confrontarsi con la diversità dei singoli quando si tratta di, ad esempio, aliquote fiscali, fasce di reddito ed altre cose del genere? Entrare nel merito della sofferenza dei singoli non è semplice, hai ragione. Ed è diverso dal voler quantificare le entrate e le uscite. Però bisognerebbe almeno provarci credo. Provare a stabilire dei confini, a piantare dei paletti. Per evitare che persone come Mara Bini debbano 'esistere' in quelle condizioni. E per evitare che persone come Vitangelo Bini debbanno accollarsi anche l'onere terribile di puntare una pistola contro la persona amata. Dopo anni di sacrifici e di sofferenza, anche questo. Non bisogna essere dei complottisti come me per capire che, se questo non viene fatto, è solo per un bieco, meschino calcolo politico. Per non 'sgomentare' quella parte di elettorato che domenicalmente accende candele sia ad idoli di marmo,un tempo reali uomini e donne promulgatori di messaggi di amore e solidarietà oggi dimenticati, sia ad altri idoli in calzoncini e scarpini.
Provarci. Non mi sembra una cosa impossibile. Altri paesi l'hanno fatto.