Sunday, February 28, 2010

Il ginocchio ferito dell'america

Il 28 Dicembre del 1890, una tribù di indiani Lakota di più di trecento tra uomini, donne e bambini, venne interamente sterminata da un battaglione di cavalleria americana agli ordini di un colonnello "occhi turchini e giacca uguale", come direbbe de Andrè. Erano migranti, e lo stesso colonnello li aveva precedentemente rassicurati dicendo loro che non avrebbero avuto nulla da temere se, incontrando i visi pallidi, si fossero tutti raggruppati sotto una bandiera americana. Bandiera preziosa dunque, che il capo tribù, Piede Grosso, custodiva prudentemente sotto la giubba. Vennero intercettati sul fiume Wounded Knee (Ginocchio ferito. Dio solo sa perchè chiamare così un fiume). Memore degli accordi presi, il capo tribù radunò la sua gente sotto la bandiera. Nella sua mente di pellerossa senza malizia, non poteva immaginare che quell'accordo era stato pattuito al solo scopo di rendere più facile lo sterminio, di evitare cioè che le giubbe blu dovessero rincorrere i singoli pellerossa lungo tutta la valle. Un piccolo dettaglio che viene normalmente trascurato nelle versioni ufficiali sull'accaduto, nonostante le numerose canzoni che, nella 'discografia' a stelle e strisce, hanno voluto ricordare questo avvenimento.
Sono le quattro del mattino e tra l'angoscia, il vino e la voglia di bestemmiare (tanto per citarne un altro), ho appena finito di vedere Avatar, il film di James Cameron di cui tanto si parla in questi giorni. L'ho visto su internet, senza pagare una lira. Alla faccia di Cameron. Anche se l'ho dovuto vedere con i sottotitoli in tedesco durante i frequenti dialoghi in lingua Na'vi, il nome del popolo di indigeni, che suona mooolto simile all'inglese 'native', l'aggettivo usato per indicare i nativi americani (il termine pellerossa veniva inizialmente usato in senso dispregiativo, e venne sdoganato solo successivamente dal parlare comune). Il nome del popolo alieno non è la sola cosa che accomuna i giganti blu ai giganti rossi. Ci sono archi e frecce, e guerrieri a cavallo, e un culto della Terra come 'Grande Spirito' (Eywa per i Na'vi, Wakantanka per i Sioux). Oltre che un colonnello dei Marines bastardo dentro. E poi c'è la trama. Talmente simile alla storia del massacro di Wounded Knee, che se solo avesse avuto un briciolo di onestà in più, lo stesso Cameron avrebbe dovuto scrivere "liberamente tratto dalla storia degli Stati Uniti" sotto al titolo.
Paralleli del genere non sono infrequenti tra i film americani, e si incontrano sempre in pellicole che il pubblico premia con incassi record, e valanghe di statuette di omini dorati e senza genitali, come ad esempio "Balla coi lupi". Ci sono sempre dei 'buoni' o molto poveri o molto selvaggi che combattono e muoiono per salvarsi dalle grinfie avide del cattivo uomo bianco, generalmente impersonato da un qualche ufficiale 'deviato' dei marines. Poi però arriva un 'redento' viso pallido, di solito accompagnato da altri tre o quattro sfigati votati al martirio, che abbandona la causa della propria gente (o della propria specie o di quello che volete voi), aiuta i poveri selvaggi, si mostra combattente eroico e leader carismatico, si strombazza la più topona delle selvagge (generalmente la figlia del capo selvaggio) ed esce vittorioso da tutto questo senza nemmeno spettinarsi. Insomma, l'eroe è sempre quello che cambia bandiera, che va contro l'ordine costituito, che disobbedisce.
Questa ipocrisia mi fa vomitare. Hanno bisogno, gli americani, anche loro della loro redenzione, tanto più che massacri come quello di Wounded Knee sono stati e vengono perpetuati in ogni parte del mondo, dal Giappone di Hiroshima al Vietnam all'Iraq. E si ripuliscono la coscienza comodamente seduti sulle poltroncine di un cinema, rimpinzandosi di nachos e pop-corn. Pensando a quanto sono bravi e umani ad aver aiutato i simpatici alieni dalla pelle blu a sconfiggere il malvagio colonnello. Doppia ipocrisia oltretutto, chè applaudono al bastian contrario dentro alla sala, ma come escono sono sempre prontissimi a puntare il dito contro chi, nelle loro povere menti, mette a rischio le loro esistenze di Dio, Patria, famiglia e tacchino a Natale dicendo 'no'.
Per cui, tante volte qualche regista mi leggesse, gli suggerisco la trama di Avatar 2, dove il nostro eroe bellimbusto stira miseramente le zampe, e l'ultimo dei selvaggi, brutto, gobbo, zoppo e che puzza anche un pò, invade la Terra (ormai interamente a stelle e strisce) e porta la salvazione anche a noi poveri umani.
E' solo finzione cinematografica dopotutto. Ma per una volta almeno, assisteremmo veramente alla finzione di un popolo di selvaggi che viene liberato.
Giudizio critico: se avete voglia di strabuzzare gli occhi davanti agli effetti 3D (che io non ho visto ma che immagino), o se vi piace Sigourney Weaver, allora andatelo pure a vedere. Saranno comunque tre ore durante le quali eviterete di pensare alle bollette, al mutuo, alla pensione che non c'è e a tutte quelle piccole cose che rendono felice la nostra vita di occidentali.
Sennò, un qualunque film di Bombolo è meglio.
Augh

4 comments:

*Si* said...

Concordo, e 3 Oscar sono anche troppi.
Ecchenepensi di Inglorious Basterds?
Silvia.

Lesandro said...

Penso che Tarantino amdrebbe spedito a lavorare in una qualunque miniera del Gennargentu.

*Si* said...

Bè ma l'hai visto? O parli in base ad un tuo odiosissimo pregiudizio nei suoi confronti?

Lesandro said...

non l'ho visto. m'è bastato vedere tutti quelli prima. e sto ancora tentando di smaltirli.