Saturday, April 28, 2007

Fulmyne - Liberi liberi

La forma democratica può essere sintetizzata in due parole sotto forma di: Governo Popolare.
Tutt'oggi diamo per scontato che il popolo sia preparato ad avere la possibilità di eleggere dei rappresentanti, e soprattutto che abbia il diritto di decidere la politica del paese in cui vive. In democrazia siamo tutti liberi. Liberi di assistere agli scandali che costellano la maggior parte degli enti pubblici, e anche i più importanti gruppi industriali. Liberi finalmente di vedere le tette in televisione a tutte le ore. Liberi di mandare i nostri bambini all'asilo, sicuri che riceveranno un'ottima educazione (salvo qualche sevizia e rito satanico). Siamo liberi di avere le cure ospedaliere che paghiamo, magari non proprio quando ne avremmo bisogno. In compenso siamo felici: di vivere in coda dentro delle scatolette che sputano veleno. Siamo fieri del comodo stile di vita che distrugge l'ambiente, e cerchiamo di donarlo anche agli altri popoli; magari all'interno di qualche contenitore blindato. Potremmo anche condividere i contratti di lavoro a termine, oggi di gran moda tra chi vuole risparmiare qualche soldo; salvo smettere di programmare famiglie impossibili sulla carta. Siamo abituati alle lunghe attese giudiziarie, ai lavori pubblici eternamente in corso, agli scandali sessuali e criminosi che coinvolgono i personaggi più in vista del paese. In compenso abbiamo il diritto di votare: di mettere delle crocette su schede che contengono simboli accattivanti e nomi simpatici. In ogni caso i governanti a cui diamo la fiducia, la ricambiano regolarmente... Siamo liberi di illuderci che un qualsiasi partito formato sempre dalle stesse persone incapaci, sia migliore; perché ha cambiato nome e bandiera per l'ennesima volta.
La democrazia assegna ai cittadini il diritto di decidere, spesso su questioni riguardo a cui non si hanno le idee abbastanza chiare. Liberi di esprimerci e confrontarci; a parte Echelon. La nostra libertà non ci impedisce però di appendere una tenda parasole in un balcone; salvo naturalmente chiedere qualche permesso a suon di carte bollate e file agli sportelli comunali. Il nostro tempo ha infine portato la cultura al trionfo: prova ne è il fatto che il “Grande Fratello” è arrivato alla settima edizione, così come le varie “stalle” e “isole” a cui gli adolescenti tanto si ispirano. La violenza? E' anch'essa libera, così come la speculazione che mette in ginocchio gli inermi risparmiatori (quelli che sono sempre liberi di investire i propri risparmi con la speranza di vivere senza lavorare). Anche prima della democrazia, esistevano le corporazioni, i sindacati, i servizi pubblici e le scuole dell'obbligo; eppure quelli che abbiamo adesso non sono in discussione (quelli di prima si). Siamo liberi, siamo soli, siamo sempre stressati dal mondo che circonda le nostre libere esistenze; eppure alcuni di noi hanno la sgradevole sensazione di essere delle marionette in una storia preconfezionata dalle consuetudini sconsiderate che affliggono la società. Il sistema democratico che viviamo ha già dimostrato quanto sia innaturale e fallace. In natura comanda il più forte, il migliore: mai il più furbo “senza-scrupoli”. Siamo liberi di festeggiare la “Festa della Liberazione”, conseguenza dello scandalo più grande di tutti i tempi che una razza possa ricordare: l'8 settembre. Liberi, liberi siamo noi, però liberi da che cosa? Chissà cos'è...

Friday, April 27, 2007

L'anomalia afgana

Alla fine ci sono riusciti. Dopo l’arresto di Hanefi, nel tentativo tanto disperato quanto ridicolo di voler giustificare un atteggiamento di chiara ostilità, sono arrivate nell’ordine prima le insinuazioni, poi le calunnie, poi le minacce ed infine l’intervento dei militari che il 25 aprile scorso sono entrati nell’ospedale di Emergency di Kabul ed hanno intimato al personale medico rimasto, tre italiani, un belga ed uno svizzero, la consegna dei passaporti, ovvero il preludio all’arresto. Di fronte al rifiuto del personale di consegnare i documenti, i militari, indecisi, si sono ritirati, ma tanto è bastato a far decidere a Gino Strada ed alla direzione di Emergency di abbandonare il territorio e chiudere gli ospedali. Gli ultimi pazienti sono stati dimessi, quelli ancora bisognosi di cure trasferiti nelle poche strutture ospedaliere afgane esistenti ed il personale indigeno mandato a casa con stipendio pagato fino a fine maggio. Solo la sorveglianza e gli uomini delle pulizie rimangono sul posto, per tenere le strutture pronte a riaprire in qualsiasi momento, qualora venissero soddisfatte le conditio sine qua non, per il riavvio dell’attività ospedaliera, avanzate dalla Ong: il rilascio immediato di Rahmatullah Hanefi e la spiegazione di quanto è successo alla stampa internazionale. Il governo afgano, da parte sua, se da un lato insinua, calunnia, intimidisce ed interviene militarmente, dall’altro implora per un ripensamento, sempre per bocca del suo ministro della sanità, il quale sa bene come Emergency, con i suoi centri chirurgici di Anabah, Kabul e Lashkar-gah, con il centro maternità e medicina del Panshir, con le sue 25 cliniche e posti di primo soccorso, con le sue 6 cliniche in altrettante prigioni afgane e con gli oltre 1.500.000 cittadini che dal 1999 ad oggi hanno ricevuto assistenza medica di altissimo livello GRATUITAMENTE, rappresenta la spina dorsale del servizio sanitario afgano (il tutto pagato con donazioni da privati). Travaglio direbbe che il governo Karzai ‘chiagne e fotte’ al tempo stesso, emanando proclami lacrimosi ed affettuosi che contrastano diametralmente con ciò che viene detto e fatto lontano dagli occhi della stampa internazionale.
E in Italia che succede? A parte i milioni di persone che già adesso fanno del loro meglio per riuscire ad esprimere appieno la propria maiuscola ottusità riducendo il tutto al fatto che Gino Strada è ‘comunista’ o ‘talebano’ o ‘terrorista’, succede ben poco. Il nostro governo sostiene di essere molto impegnato su questo fronte, ma per via diplomatica, ovvero in silenzio e lontano dall’opinione pubblica. Ci credo poco, se non per niente. Il ministro degli Esteri si è pronunciato pubblicamente solo quando venne paventata per Hanefi una condanna a morte. Ma per il resto, il nostro governo ha brillato per la sua assenza e per il suo disinteresse in una questione in cui una Ong italiana riconosciuta dal Ministero degli Esteri, è stata messa letteralmente sotto assedio, con uno dei suoi uomini, nell’ordine, prima arrestato, poi, con ogni probabilità, torturato ed infine accusato di collaborazionismo con i talebani per aver eseguito, su mandato del governo italiano, una operazione di mediazione nel caso del rapimento Mastrogiacomo.
Dal 1994 a oggi, Emergency è intervenuta in 13 paesi, costruendo 7 ospedali, 4 centri di riabilitazione, 1 centro di maternità, 1 centro di cardiochirurgia, 55 tra posti di primo soccorso e centri sanitari. Su sollecitazione delle autorità locali e di altre organizzazioni, Emergency ha anche contribuito alla ristrutturazione e all'equipaggiamento di strutture sanitarie già esistenti” si legge sul sito di Emergency. Come mai proprio adesso, in Afghanistan, si verifica questa anomalia? Nessuno sembra avere abbastanza palle per dare una risposta a questa domanda. A parte Strada che sostiene “Emergency, soprattutto nel sud del paese, era percepita come una presenza scomoda. Era, anzi, l’unica presenza scomoda rimasta in zona di guerra. Il solo fatto di curare i civili vittime dei bombardamenti aerei della Nato è una cosa sgradita a chi sostiene che l’Occidente sia lì per portare democrazia e per ricostruire il paese. Non ho mai visto bombe che riscostruiscono! Tolta di mezzo Emergency, nel sud dell’Afghanistan rimangono solo soldati e spie
Per quanto ci riguarda, per avere una risposta un po’ più ufficiale, dovremo forse aspettare il prossimo Rambo VIII, dove un ottantenne berretto verde verrà paracadutato con sedia a rotelle e catetere contro i feroci chirurghi comunisti e talebani.
E ancora una volta, chi ne fa le spese sono i civili.

Thursday, April 26, 2007

Il 25 aprile sottosopra


Mi ricordo una delle manifestazioni a cui ho partecipato il 25 aprile. Era nel 1994 e Berlusconi era da poco al governo per la prima volta. Fu una bella manifestazione. Tanta gente che sfilò per il centro di Roma. Una cosa però mi colpì in maniera particolare. Una decina di persone, uomini e donne, che ho incontrato lungo il corteo. Camminavano isolati gli uni dagli altri, non in gruppo. Le donne con un fazzoletto rosso al collo, gli uomini chi con il basco, chi con un cappello da alpino, chi con un semplice berretto militare. Ma tutti con gli occhi rossi, tutti molto vecchi. Erano partigiani. Alcuni portavano spille, medaglie o distintivi sulla giacca. Ricordo come camminassero quasi tra l’indifferenza del corteo. Solo in pochi ci siamo avvicinati per stringergli la mano, per abbracciarli e ringraziarli. Erano tutti molto tristi. Tristi ed avviliti per aver dovuto assistere a qualcosa che, in quegli anni di scelte radicali e di resistenza, in quegli anni di vittoria, mai avrebbero immaginato. Il ritorno di tutto ciò contro cui avevano combattuto, nelle camere del potere come nelle strade. Calpestare il più debole per esaltare il più forte dagli studi di un reality show. La morte della solidarietà sociale e civile tra le pieghe della minigonna di una soubrette analfabeta. Il diritto al lavoro, alla pensione, alla sanità, all’istruzione mischiati nella trousse per il trucco e spalmati sul viso di un presentatore o di un politico. Forse loro tutte queste cose già riuscivano a vederle chiaramente. Noi le percepivamo solamente. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Loro invece sembravano ben consapevoli del declino, nemmeno tanto lento, che stava per cominciare. Erano tutti molto vecchi.
Oggi a Milano si è tenuta una manifestazione simile a quella. Dopo aver sfilato, il corteo ha raggiunto piazza del Duomo dove da un palco ha cominciato a parlare il nuovo sindaco di quella città, Letizia Moratti. Ha parlato di riconoscenza verso la ‘resistenza operaia’; di “centinaia di migliaia di partigiani e militari deportati” ed anche di chi “si è battuto nella Resistenza e poi nella vita della Repubblica per garantire a noi, ai nostri figli e ai figli dei nostri figli quei beni, quei valori di cui da allora godiamo”. Avrei voluto chiederle, alla signora Moratti, che passino i ‘beni’, che oggi abbiamo e allora non avevamo, ma i valori? Quali dovrebbero essere questi valori che abbiamo oggi? Meglio ancora, quali sono i valori che LEI ha oggi? Allora c’erano i valori che tanto abilmente pochi uomini sono riusciti a racchiudere nella nostra Costituzione. Uguaglianza, giustizia, libertà, solidarietà. E diritti garantiti per tutti. Sono questi i suoi valori signora Moratti? E da quando? Da quando ha lavorato come ministro nel governo di uno degli uomini più ricchi ed inquisiti del pianeta? O da quando è stata eletta anche coi voti di chi ancora oggi si ostina a voler ‘alzare il braccio’? O magari da quando ha letteralmente massacrato, e non solo a dire degli studenti ma anche dei docenti, il sistema universitario italiano? Forse se molte persone oggi l’hanno contestata non è perché fossero tutti del Milan.
Ma tant’è, il mondo è bello perché è vario e se da un lato la Moratti si riscopre curiosamente più socialista di quanto avessimo immaginato, dall’altro in molti contestano un Bertinotti che, forse senza rendersene conto, lo sembra sempre di meno. Gruppi provenienti da un centro sociale, credo che il tutto sia accaduto a Genova, hanno innalzato uno striscione con su scritto ‘Berty-not in my name’ durante l’intervento del Presidente della Camera. Contesto il metodo, ma mi riesce difficile non condividere il disappunto di chi, come me, vedeva nel segretario di Rifondazione un convinto pacifista in opposizione alla dilagante moda del militarismo pret-a-porter.
Verrebbe quindi da chiedersi se lo stato attuale delle cose non sia quantomeno confuso. Mi domando se quei partigiani di cui parlavo prima avessero previsto anche capovolgimenti come questi. Ma forse il dato importante che emerge da tutta questa storia è un altro. Se tanta gente riesce ancora ad individuare, tra le righe dei discorsi di queste persone la retorica, le frasi di circostanza e di comodo, la falsità ogni volta che parlano del 25 aprile, allora significa che il messaggio che ci arriva da quel giorno del 1945 ancora ce lo portiamo dentro ben chiaro.

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione
Pietro Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955.

PS
La foto ritrae un gruppo di partigiani in val di Susa che trovai tempo fa su internet. Tra essi, purtroppo non meglio identificabile, il Comandante Alessandro Ciamei, nome di battaglia ‘Falco’. Dubito che, anche alla lontana, possa esserci qualche parentela…però non nego che mi piacerebbe!

Tuesday, April 24, 2007

Libero...di essere miserabile


Vabbè, ormai il mio post su libero c’è finito. Ed ha suscitato un sacco di commenti a quanto pare. 50 fino ad ora. Peccato che molti sembrino essere senza senso. Gino Strada è un comunista, dicono in molti. Susanna, un medico, dice di vergognarsi di essere tale per colpa di Strada. ‘centocinquantuno nico’ dice che Strada se lo merita quel che gli succede perché invece di andar a cercare guai all’estero dovrebbe curare gli italiani in italia (…). Christian sostiene che il ‘compagno’ Strada sostiene i terroristi islamici…
Roba da pelle d’oca. La pochezza associativa, la miseria culturale, quasi cognitiva di tanta parte degli italiani è roba da pelle d’oca. Per non parlare della finaccia che ha fatto la tanto blasonata 'carità cristiana'.
La solitudine intellettuale (ma qui si tratta di un vero e proprio deserto) deve essere una gran brutta cosa se così tanta gente sente il bisogno di erigersi allo status di ‘caps lock’ per sbatacchiare maiuscole convinzioni su di un blog, apparentemente senza tenere in alcuna considerazione ciò che nel post che stanno commentando è scritto; apparentemente senza sapere nulla di ciò di cui stanno parlando. Tutto molto triste.
E allora lasciate che vi dia una mano. Tanto per farvi capire di cosa stiamo parlando.
Mohammad Yusef Aresh: “Oltrepassai il carro, e pochi secondi dopo la bomba esplose. Fu come un terremoto. Mi lanciò indietro di tre o quattro metri…mi svegliai e vidi gente e parti del corpo dappertutto: dita, mani, piedi, gambe, quasi ogni cosa…la gente gridava ed altri gridavano che un’altra bomba sarebbe esplosa…stavo indossando un abito bianco quel giorno e vidi che il mio abito era diventato rosso…
Sherzad (nome di fantasia), 9 anni; gravemente ferita in un attacco suicida a Kabul, nel marzo 2006. Uno shrapnel l’ha sventrata ed il suo intestino è fuoriuscito: “Alle volte mi sogno quel giorno – ho degli incubi. Pensavo che non sarei sopravvissuta. Quel giorno, dopo essere stata ferita, ho iniziato a recitare la Kalimah (la preghiera dei martiri), perché credevo di stare morendo”. 9 anni…
Questi sono civili. Uomini, donne e bambini. Civili feriti in uno tra i tanti attacchi operati dai Talebani o dalle milizie di Hezb-e Islami dopo l’inizio della guerra (DOPO l’inizio della guerra…non prima! Prima queste cose non succedevano), la cui testimonianza è stata raccolta da Human Rights Watch. Sono aumentati gli attentati da parte degli insorgenti negli ultimi due anni. È tutto scritto nel rapporto di HRW sulle vittime civili causate dalle milizie islamiche in Afghanistan. Rapporto gemello di quello che rende conto delle vittime civili causate dalle milizie occidentali. Eserciti diversi, stesso sangue innocente. Nessuna differenza né qualitativa né quantitativa, ammesso che qualcuno voglia sforzarsi di trovarne una. E il tanto temuto e ricercato Bin Ladin è probabilmente a Los Angeles a farsi una Pina Colada.
È di queste persone che si prende cura quel ‘comunista’ di Gino Strada. Di quelli che si trovano nel mezzo. È del sangue di Sherzad e Mohammad che sono sporchi i pavimenti degli ospedali di Emergency. “Life support for civilian war victims”. Così nasce e così opera Emergency.
Provate ad immaginarvi che significa lavorare in un posto del genere. Trovarsi una Sherzad aperta come un agnello sul tavolo operatorio, e forse avrete percezione della distanza che corre tra Gino Strada, Emergency e la politica italiana, il comunismo, Berlusconi e Prodi, il Partito Democratico e via dicendo.
Mi fate sinceramente pena.
Ringrazio comunque chi ha voluto sostenere o criticare in maniera degna di questo nome le mie osservazioni.
Uno di questi giorni Vauro mi denuncerà...

Monday, April 23, 2007

Domandina

Ho visto oggi come il mio post di ieri sulla puntata del 12 aprile di Annozero, sia stato ripreso paro paro dal blog di Libero, con tanto di nome e cognome del sottoscritto.
Qualcuno ne sa qualcosa? Chi devo ringraziare?
Non che mi dispiaccia, intendiamoci. Però magari...chiederlo prima non guasterebbe, no?

Senza vergogna


Ho appena finito di vedere la puntata di Annozero del 12 aprile scorso, quella dedicata alla carcerazione di Rahmatullah Hanefi. Non ero in casa quel giorno a quell'ora, ma sul sito del programma di Santoro è possibile rivedere tutte le puntate passate (una delle poche cose che funzionano bene sulle pagine web del nuovo sito Rai...).

Ho appena finito di vederla, è mezzanotte passata e adesso ho una frase che mi gira in testa senza tregua. Non c'è misura! Non c'è vergogna. Insomma, non solo Santoro ha dovuto fare i salti mortali per tentare di mantenere i suoi ospiti 'sul pezzo', dal momento che tutti cercavano di divagare, chi più chi meno, in altre direzioni. Ma poi, durante la trasmissione s'è visto e si è parlato di sgozzamenti, decapitazioni, torture, bombardamenti, rapimenti, uccisioni e morti ammazzati vari. E la conclusione è stata che la colpa sarebbe di Gino Strada!!! Non c'è vergogna. O meglio, c'è, ma si tende a dimenticarla, si fa il possibile per ignorarla. Non è un caso che nessuno ridesse alla fine mentre Vauro, che come al solito ha dimostrato di essere uno con le idee chiare e che infatti era tutt'altro che ilare durante il suo intervento, mostrava le sue vignette. Memorabilmente triste l'ultima, in cui si legge 'Emergency costretta a lasciare l'Afghanistan' e sotto, una nera signora con tanto di falce a tracolla che, rivolta ad un bambino che si appoggia su di una stampella, dice : "non ti preoccupare, io resto!" Triste verità.

A mio avviso, la conferenza stampa di Gino Strada, con cui si apre il servizio, è più che sufficiente a chiarire la situazione. E' esaustivo, definitivo e non necessita di aggiunte. Lo riporto di seguito.


" 'Il governo Karzai ha deciso autonomamente di liberare...' ma cosa stiamo dicendo? Che Karzai si sveglia al mattino dicendo 'che cazzo faccio oggi che non c'ho niente da fare? Ma si, libero cinque prigionieri!' e di culo gli va che becca proprio quei cinque che Dadullah vuole che sian liberati! Ma vogliamo far credere 'ste bufale?! E vivaddio! Allora, la liberazione dei cinque l'ha negoziata direttamente Prodi con Karzai. Ed ha negoziato che questa liberazione avvenisse attraverso le strutture di Emergency. E allora non possono essere gli uomini di Emergency a pagare per questa cosa. Rahmatullah non è un mediatore. I mediatori sono coloro che agiscono come forze neutrali ed equidistanti tra due parti. Rahmatullah invece sta da una parte sola, è uno di Emergency. Non ha mediato con nessuno. Ha soltanto chiesto ai Talebani, a nome di Emergency, che non venisse usata violenza contro gli ostaggi. E lo ha chiesto a nome di Emergency, questo deve essere assolutamente chiaro, perchè ad Emergency è stato richiesto dal Governo italiano di farlo, ed ha accettato questa richiesta. Nel giro di mezz'ora io sono stato chiamato dal direttore di Repubblica, in contatto con la famiglia di Mastrogiacomo, dal Ministro degli Esteri e dal Presidente del Consiglio. Che ci hanno chiesto di intervenire in questa questione. Non ci siamo proposti noi. E quindi non si tratta assolutamente di un mediatore, ma si tratta di una persone che in quel momento, se così possiamo dire, visto che per questo lavoro non ha intascato un centesimo, stava facendo del volontariato per il governo italiano. Stava mettendo a rischio la vita propria e della sua famiglia perchè crede in quello in cui crede Emergency, che bisogna fare sempre tutto il possibile per salvare vite umane.

E allora non ci bastano le dichiarazioni del governo e della Farnesina che invitano a fare luce ed a chiarire la posizione di Rahmatullah Hanefi. Non c'è nulla da chiarire! Proprio nulla da chiarire! Non si tratta di fare luce. Espressione usata negli ultimi 30 anni in Italia che tradotta in italiano vero significa 'che tutto resti nel buio'. Non c'è da fare appelli a nessun governo. C'è da prendersi le responsabilità come governo italiano. L'accordo per la liberazione dei prigionieri è stato fatto direttamente dal Presidente del Consiglio Prodi con il Presidente del Consiglio Karzai. Questo accordo prevedeva che la liberazione dei prigionieri avvenisse attraverso i canali e gli ospedali di Emergency. Da questo punto di vista, Rahmatullah Hanefi stava lavorando davvero per il Governo italiano. Ed io trovo indecente e vergognoso che non si abbia il coraggio delle proprie scelte e che non si abbia il coraggio di richiedere semplicemente, pubblicamente, ufficialmente e anche per iscritto al Governo Karzai di liberare immediatamente Rahmatullah Hanefi in quanto incaricato dal Governo Italiano di svolgere una funzione umanitaria.

Il ministro della sanità afgano che ho incontrato qualche giorno fa a Kabul mi ha spiegato che è una situazione complessa pechè dietro ci sono 'mani invisibili'. Ha usato esattamente quest'espressione: 'invisible hands'. Io gli ho risposto, in presenza dell'ambasciatore italiano che è vero che le mani saranno invisibili, ma le uniformi sono visibilissime e a stelle e strisce!

Perchè il nostro paese ha militari in Afghanistan da un periodo superiore alla durata della seconda guerra mondiale, e non sappiamo ancora perchè siamo lì. E l'unica ragione per cui siamo lì, l'unico denominatore che accomuna la casta politica, è che noi siamo lì solo per servilismo nei confronti del padrone! Emergency non intende pagare per i giochi della politica, per le sudditanze ed i servilismi di nessuno rispetto a nessuno. Tantomeno per i servilismi di un governo rispetto ad un altro. Se qualcuno ha qualcosa da ridire, gli interlocutori non siamo noi, ma il Presidente del Consiglio Prodi e il Ministro degli Esteri Massimo d'Alema. Noi non abbiamo trattato con il governo Karzai. Loro hanno raggiunto un accordo. E la condizione di Rahmatullah Hanefi è certamente responsabilità del governo afgano, ma il governo italiano è altrettanto responsabile di quanto è successo e di quello che succederà a Rahmatullah Hanefi."

Saturday, April 21, 2007

Il vitello tonnato

Si fa fatica in questi giorni a star dietro al congresso costituente che sancisce la nascita del nuovo Partito Democratico. Molto clamore, abbracci commossi, opinioni ed interviste che si accavallano su giornali e telegiornali, correntoni, correntine, grandi e piccoli dissidenti. 'Non entro nel PD'; 'entro nel PD'; 'non entro nel PD ma resto a vedere che succede'...
Voglio provare a razionalizzare un attimo tutto quanto, a sfrondare il superfluo per arrivare al nocciolo della questione ed indetificare veramente cosa sta succedendo dentro la sinistra italiana. E lo voglio fare da socialista convinto.
Il PD nasce all'insegna di un allontanamento chiaro, voluto e definitivo dalle radici socialiste della Quercia (o DS, o Ulivo...fate voi). Questa è la sola cosa appurata al momento. Altra questione è chiedersi quali dovrebbero essere le nuove radici di questo partito. Questo è tutt'altro che chiaro. Quale dovrebbe essere la sua collocazione in ambito europeo. Anche questo è tutt'altro che chiaro. Così come oscura appare, almeno a me, quella che dovrebbe essere la sua collocazione nel Parlamento italiano. Un pò più a 'destra' di Mussi? Un pò più a 'sinistra' di Mastella? Un 'movimento politico di moderati che stanno un pò a sinistra però anche a destra però non troppo da nessuna delle due parti'? Il simbolo di un partito del genere potrebbe essere benissimo un chimerico vitello con la testa di tonno...a dire 'nè carne nè pesce'.

Poco mi hanno convinto le parole di Veltroni, devo dire. E' vero, Gandhi e Luther King hanno portato avanti storiche battaglie non violente per i diritti dei più deboli e contro l'oppressione e la discriminazione razziale senza per questo essere socialisti. Però Gandhi e Luther King non sedevano in Parlamento. Sfilavano per la strada e pagavano, ed hanno pagato alla fine, in prima persona. Gandhi e Luther King erano, a modo loro, intransigenti e tutt'altro che moderati e mai avrebbero accettato compromessi di sorta. Gandhi e Luther King avevano obbiettivi precisi, hanno vissuto e sono morti sempre con gli occhi fissi su di essi, senza distoglierli mai. In che maniera conta di fare altrettanto un partito politico composto da persone che, ad oggi, ancora non sono riuscite a cancellare nessuna delle grandi vergogne del nostro Paese (conflitto d'interessi, pensioni, lavoro, giustizia, ecc. ecc.), pur essendone al governo? In che maniera questo partito si farà protagonista di quella svolta decisa e definitiva che abbiamo sognato per 5 anni, noi che l'abbiamo votato, e che abbiamo visto naufragare da subito, affondata dai siluri dell'indulto, della Gentiloni e, ultimamente, della legge Mastella che letteralmente proibisce la cronaca giudiziaria?

Dal mio punto di vista, in un contesto politico del genere, uno spostamento da un ambito socialista (già di per se tanto debole e sfocato nel nostro paese) ad uno più moderato, era davvero qualcosa da non augurarsi.

Sono riflessioni di questo tipo, credo, che devono aver motivato la scelta scissionista di Fabio Mussi (Fabio Mussi, non Stalin o Fidel Castro). E' una questione di necessità: c'è bisogno nel nostro Paese di un novello Partito Democratico come quello appena descritto? Chiaramente no. C'è bisogno nel nostro Paese di una sinistra reale e forte, che sappia mantenere lo sguardo fisso sulle necessità di chi soffre maggiormente per lo sfascio del capitalismo italiano, per la morte di uno stato sociale che ormai si regge su contratti di lavoro settimanali, per la servitù ormai conclamata del nostro Paese ai poteri militari ed economici statunitensi? Bè, non so voi, ma io ci metterei un bel SI!

Il tutto ovviamente a non voler considerare la puzza di inciucione che accompagna la presenza di Berlusconi al congresso in questione (lo stesso Berlusconi che vedeva nell'Ulivo il portatore di morte e disperazione durante la campagna elettorale) il quale, intervistato, invece di parlare degli interventi dei vari d'Alema, Veltroni, Prodi, ecc., si sofferma sul caso Telecom...

Friday, April 20, 2007

Il tipico Lesandro medio

I diritti per le partite dei mondiali di calcio, come ben sappiamo, se li ciucciò Merdoch. Il vostro blogger, da buon italiano medio, ama il calcio e lo segue abitualmente per radio (‘Tutto il calcio minuto per minuto’…trasmissione mitica!). Dall’agosto 2003 al giugno 2006 ha potuto ascoltare indisturbato tutte le partite di campionato e coppa dal sito di Radio1 (oltre ad altri programmi, come ‘Viva Radio2 o ‘Maidiresanremo’). Durante il periodo dei mondiali invece, non solo gli streaming delle partite, ma anche quelli dei telegiornali vennero bloccati per rispettare i diritti televisivi del Paperone australiano. Che fare? Ci si organizza, si scarica un bel software di p2p e si vedono le partite dei mondiali con commento in cinese mandarino o coreano, pazienza! Poi le cose sono ritornate alla normalità, ma solo per un breve periodo. Negli ultimi mesi infatti si sta verificando qualcosa di strano e preoccupante. L’adozione di una nuova veste per il sito della Rai è stata accompagnata da un vistoso peggioramento non solo nella fruibilità dei servizi (sembra di entrare in un Ministero; ogni link ti indirizza ad altri duecento link e ti apre tremila pop-up pubblicitari) ma anche nella qualità degli streaming video (specialmente per i tiggì). Inoltre, la domenica, la diretta di Radio1 viene misteriosamente soppressa al fischio di inizio delle partite, salvo poi ritornare online dopo il fischio finale. Inizialmente ho risolto il problema ‘cambiando canale’ e sintonizzandomi sullo streaming di isoradio. Si è costretti ad ascoltare quanto sia intasata la Salerno-Reggio Calabria magari proprio mentre Totti insacca il gol del secolo, ma pazienza. Adesso le stesse misteriose interruzioni interessano anche Isoradio. La cosa curiosa è che solo queste due stazioni diventano silenti. Radio2, Radio3 e tutte le altre emittenti pubbliche, funzionano perfettamente. Girovagando in rete ho letto che queste interuzioni potrebbero essere volute dalla stessa Rai allo scopo di evitare che il segnale radio venga sincronizzato con le dirette p2p di cui parlavo prima. In questo modo, ciascuno potrebbe vedersi le partite in diretta con tanto di commento in italiano piuttosto che in sanscrito o nepalese antico.
La mia domanda è: ma se questo anche accadesse, alla Rai che gliene frega? E le aziende che pagano per avere la pubblicità anche in streaming durante queste trasmissioni, perché non dicono niente?
La Rai non ci rimette niente a che delle persone (che sarebbero comunque una minoranza) mettano insieme streaming e p2p (cosa peraltro complicatissima e che richiederebbe connessioni ultraveloci). Chi ci rimetterebbe sarebbe sempre Merdoch. Ne deduco che quest’individuo deve avere ancora potenti contatti all’interno della televisione pubblica italiana.
Un tempo mi sarei chiesto come sia possibile una cosa del genere. Oggi non mi sorprende più di tanto devo dire.

Thursday, April 19, 2007

Sovetskij Italjuz

Da sempre, quando la gente, siano essi amici o parenti, viene a sapere delle mie idee ‘sinistrorse’, mi chiede di confrontarmi con quella che era l’Unione Sovietica. Mi si prospettano scenari dittatoriali all’ombra della falce e martello su cui normalmente apponevo la mia ‘x’ in cabina elettorale. Mi si diceva che l’Unione Sovietica non era un paese libero. La mia risposta è sempre stata molto semplice. Ho sempre risposto che è giusto ricordare e condannare ciò che persone come Stalin hanno fatto in URSS. Chi vorrebbe vivere in un posto come la Russia staliniana? Ma ho anche sempre aggiunto che, a guardarsi bene attorno, il nostro paese non era poi così diverso da quella Russia. Che libertà abbiamo nel nostro paese? O meglio, che libertà avevamo al termine del Governo Berlusconi? La libertà di stampa e di parola non c’era. Santoro e Biagi avrebbero qualcosa da dire a questo proposito. La loro epurazione è stato un atto di stalinismo puro. La satira, come in tutte le dittature, era vista come una malattia virale da sradicare. I trattati di Shenghen per il libero spostamento nella comunità europea venivano abrogati e riattivati a seconda di dove si svolgevano i vari G8 ed a manifestare contro qualcosa o qualcuno si rischiava, nella migliore delle ipotesi, di finire in galera. I media portavano avanti programmi di ottundimento delle capacità associative della popolazione a suon di defilippi e grandi fratelli.
Insomma, l’unico diritto ad essere veramente rispettato era il diritto di comprare. Non importa cosa, purchè si comprasse. Spendere era la parola d’ordine. Spendere per comprare puttanate era il sottotitolo.
Poi è venuto il governo Prodi, e tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Soprattutto noi ‘Rifondaroli’, consapevoli della natura del nostro ‘comunismo’, nato non dai gulag, ma dai movimenti partigiani di liberazione. Consapevoli del fatto che la distanza tra Bertinotti e Stalin è più o meno la stessa che c’è tra Gino Strada e Previti, ci siamo fidati ed abbiamo sperato in un aumento delle nostre libertà in termini di informazione, istruzione, diritti sociali, giustizia. Ed abbiamo aspettato. Un mese, due, sei mesi…un anno. Niente di tutto questo è successo. Non solo. Ci siamo ritrovati a scavare ben sotto il fondo del pozzo in cui già ci trovavamo. Tanto per cominciare, la nostra non-lbertà di comprare si è trasformata nella libertà di pagare (le tasse). Evabbè, lo sapevamo da prima. C’è da risanare il paese, ci siamo detti, giusto che paghino un po’ di più tutti. Poi è arrivata la non-libertà dell’impunità. Tutti fuori con l’indulto, perché le carceri sono piene, ci hanno detto, ed i poveri carcerati stanno male. E già qui ci siamo chiesti “ma perché, un carcerato normalmente dovrebbe stare bene? E poi anche gli ospedali sono pieni. Che facciamo, buttiamo fuori i malati in eccesso? Insomma, perché non rimediare costruendone delle altre?”. Adesso, ad un anno esatto dalla nascita del governo, arriva la legge che, di fatto, cancella la cronaca giudiziaria. Non sarà più possibile conoscere i dettagli dei processi che vengono celebrati nel nostro paese, nemmeno quando questi non sono più coperti dal segreto istruttorio. È una legge ‘contra professionem’, nel senso che è stata scritta (e già approvata in parlamento) contro i giornalisti di cronaca giudiziaria. Non possono più, quest’ultimi, riportare notizie relative a processi in corso, pena multe fino a 100.000 euro o il carcere per 30 giorni (prima l’ammenda era al massimo di 500 euro). Le notizie, per quanto vere e non più coperte dal segreto istruttorio (quindi non più segrete!!!), non potranno essere PUBBLICATE se non alla fine del Processo di Appello, ovvero dopo una decina di anni…nemmeno Berlusconi avrebbe mai osato sognare una legge del genere.
Perciò, dopo un anno di governo Prodi, verrebbe da dire che chi temeva una escalation stalinista nel nostro paese, purtroppo aveva ragione. Ma anche queste persone saranno comunque rimaste sorprese nel vedere che le scintille che hanno riacceso questa recrudescenza sovietica in Italia, non sono arrivate dalla ‘falce e martello’ (che pure è rimasta colpevolmente silente all’ombra di questo scempio nella maggior parte dei casi), ma dal santissimo crocefisso di Clemente Mastella e del suo misero partitino. Sia la legge sull’indulto che quella sulla cronaca giudiziaria, lo vedono come promotore. Quest’uomo totalmente inutile sul piano intellettuale, dialettico e politico è riuscito ad innalzare, con l’aiuto di una gaudente opposizione e di una maggioranza surreale, la non-libertà per i cittadini a dogma religioso.
Tutto ciò accadeva anche in Unione Sovietica.

Tuesday, April 10, 2007

La nonna scienziato

All’ultimo congresso della British Neuroscience Association un’intera serie di simposi è stata dedicata allo studio degli effetti della cannabis. L’argomento era di particolare interesse anche in virtù dei recenti articoli pubblicati sul Lancet, ai quali hanno fatto eco le sentite ‘scuse’ dell’Independent, in cui si evidenziano alcune proprietà nocive dei fitocannabinoidi (le sostanze attive presenti nella marijuana e nell’hashish). Si afferma, in quegli articoli, che l’uso intensivo di cannabis può portare a condizioni paranoidi ed alterazioni comportamentali. Alla luce di queste nuove scoperte, si è provveduto a riclassificare la cannabis come una droga maggiormente nociva di quanto non si credesse. Va detto però, e questo non è evidente da ciò che si può leggere o ascoltare dai media, che in questi studi sono stati considerati soggetti che a) hanno cominciato a fare uso di cannabis in età molto ‘tenera’ (si parla di persone che hanno iniziato a fumare intorno ai 12-13 anni) e b) hanno iniziato subito con assunzioni massicce.
Mi sono posto da subito in maniera molto critica nei confronti di questi articoli e della maniera con cui sono stati pubblicizzati dai media. Che un ragazzino di 13 anni non debba fumare (o non debba bere o non debba assumere sostanze psicotrope in generale) è qualcosa che avrebbe potuto dire mia nonna senza bisogno di dover scomodare il Lancet! Ed il motivo per questo è abbastanza evidente. A quell’età, il cervello non è ancora completamente maturo, è ancora in formazione e, ovviamente, qualsiasi sostanza che possa interferire con il suo funzionamento, può portare ad un ‘prodotto finale’ potenzialmente diverso da quello che avrebbe dovuto essere normalmente. Questo genere di osservazioni però rimangono sul piano empirico-intuitivo e mancavano, fino ad oggi, di una base più solidamente scientifica. Questa è venuta proprio dal congresso a cui ho partecipato, grazie al lavoro di una ricercatrice irlandese, Veronica Campbell, che ha deciso di studiare gli effetti dei cannabinoidi in maniera differenziale, in animali di laboratorio giovani ed adulti. Facciamo solo un paio di premesse. La morte di neuroni è un meccanismo importantissimo nello sviluppo del cervello e non necessariamente un evento negativo. Alla nascita, ciascuno di noi si ritrova un surplus di neuroni, molti dei quali inutili. Durante lo sviluppo post-natale, queste cellule sono sottoutilizzate e proprio a causa di questo scarso utilizzo vengono selezionate per l’eliminazione. In questo modo, il cervello provvede a plasmare circuiti nervosi ben definiti sui quali si poggiano i nostri tratti caratteriali oltre che, ovviamente, le nostre abilità cognitive e locomotorie. Pertanto, la morte cellulare programmata (apoptosi) è un tratto funzionale caratteristico dell’attività cerebrale dei cervelli giovani mentre invece nell’adulto i programmi apoptotici, seppur sempre presenti, sono silenti, in quanto ormai il cervello è ben formato, i circuiti sono definiti ed attivi, e non c’è più esubero di neuroni. Va detto anche che i principi attivi della cannabis esercitano un effetto inibitore sull’attività nervosa dei neuroni. La cannabis comporta un abbassamento del ‘tono’ neuronale.
Ciò che ha visto la Campbell, somministrando cannabinoidi in ratti al secondo giorno di vita ed in ratti adulti, è che nei ‘cuccioli’ di ratto, i cannabinoidi portano ad un potenziamento indiscriminato dei programmi apoptotici, con conseguente morte di neuroni che altrimenti sarebbero mantenuti per il buon funzionamento dei circuiti cerebrali. Al contrario, nei ratti adulti, i cannabinoidi non hanno esercitato nessun effetto sui programmi apoptotici dei neuroni. In altre parole, abbassando il tono dell’attività nervosa nei cuccioli di ratto, la cannabis inganna il cervello che ‘etichetta’ quei neuroni come ‘inutili’ dal momento che ‘lavorano poco’ e li seleziona per la morte cellulare, i cui programmi sono già di per se molto attivi. Nell’adulto invece, essendo questi programmi già silenti, l’abbassamento del tono di attività nervosa, non indirizza i neuroni verso l’apoptosi, dal momento che questa non è più così attiva. Va da se che la perdita di neuroni in età precoce può portare ad importanti alterazioni nelle normali funzioni ed abilità cognitive dell’adulto, da cui deriva la maggiore incidenza di condizioni di tipo paranoide o schizoide che gli autori dell’articolo comparso sul Lancet hanno registrato tra i soggetti studiati che hanno iniziato a fare uso massiccio di cannabis in età precoce.
Tutto ciò fornisce una solida base scientifica alla nostra conoscenza sugli effetti delle sostanze psicotrope sul cervello, oltre che innalzare mia nonna al rango di ‘scienziato’. Ma ha anche altre implicazioni ben più interessanti. Come ho detto in precedenza, un cervello giovane può risentire maggiormente degli effetti della cannabis ed un cervello giovane è composto da cellule giovani in cui i programmi apoptotici sono ancora attivi. Ma come si misura l’età di una cellula? Un buon indicatore è la sua capacità di dividersi per generare altre cellule. I neuroni, come quasi tutte le cellule del nostro corpo, perdono questa capacità ad uno stadio molto precoce. Ma talvolta, queste cellule possono, ahimè, ‘ringiovanire’ ed iniziare di nuovo a dividersi…è ciò che accade quando una cellula normale subisce una trasformazione ‘neoplastica’. Ovvero quando una cellula normale diventa una cellula tumorale. Ebbene è stato visto, con esperimenti condotti per ora solo ‘in vitro’, che gli stessi programmi apoptotici che la cannabis attiva nei neuroni ‘giovani’ possono essere attivati anche in diverse linee di cellule ‘ringiovanite’, ovvero tumorali. In altre parole, specifici cannabinoidi sono in grado di indurre morte cellulare selettivamente in cellule tumorali ma non in cellule ‘adulte’ e normali, attraverso meccanismi simili a quelli che ho descritto in precedenza. Cellule neoplastiche appartenenti a particolari tipi di leucemia, ad esempio, rientrano in questa categoria.
Molti altri sono stati gli esempi riportati in questi simposi di usi terapeutici della cannabis (ad esempio nei disturbi alimentari).
Rimango a disposizione per chiunque volesse chiarimenti ulteriori e rinnovo il massimo rispetto alla buonanima di mia nonna che, evidentemente, la sapeva lunga!

Monday, April 02, 2007

Il blogger in prima linea!

Direttamente dal 19 congresso della British Neuroscience Association il vostro blogger-sul-campo vi anticipa che molto presto su questi 'schermi' verranno commentate con dovizia di particolari freschi tutte le preoccupazioni recentemente pubblicate sul 'Lancet' riguardo la presunta 'pericolosita'' della cannabis. Notizie che, ne siamo sicuri, gia' adesso vengono cavalcate da proibizionisti di ogni sorta ma che in realta' si rivelano essere, se non completamente, almeno in buona parte prive di fondamento. Brutta cosa la strumentalizzaizone dell'informazione...voluta o meno che sia.
A presto