Tuesday, June 05, 2007

L'illegalità della guerra

È meravigliosa la rete. Meravigliosa per quanto disgustosi i canali di informazione canonici. Miliardi di telegiornali, di giornali, di trasmissioni di approfondimento. Tonnellate di parole vane rovesciate quotidianamente nelle case della gente non si sa bene per convincerla di cosa, forse che Cristo è morto dal freddo, o che life is now, oppure che ava come lava…
Poi ti siedi davanti al piccì, clicchi il solito link di Peacereporter e leggi: “Cercarono di sabotare i B-52 alla vigilia della guerra in Iraq: assolti due pacifisti britannici”.
Due inglesi, Toby Olditch e Philip Pritchard, il 18 marzo 2003 scavalcano il recinto dell’aeroporto militare di Fairford, vicino Londra. Manomettono i motori di due velivoli e lasciano tanto di cartello per il pilota, ‘consigliandogli’ di non decollare. Vengono arrestati ed ingabbiati nel carcere di Gloucester. Lo sapevano dal principio che sarebbe successo ed al momento in cui hanno tagliato la rete perimetrale dell’aeroporto, avevano già preparato le loro cose per l’incarcerazione. “The worse case scenario for us would have been prison - but nothing compares to the horror that has been inflicted on innocent Iraqis” (la cosa peggiore che potesse capitarci era l’arresto, ma niente se paragonato all’orrore che è stato inflitto agli innocenti dell’Iraq) dice uno dei due pacifisti di Oxford.Restano dietro le sbarre per tre mesi ed escono poi su cauzione. Nel 2004 iniziano i processi che si protraggono fino alla settimana scorsa quando il giudice emette una sentenza di assoluzione. Quel che è successo è che i nostri ‘eroi’ si sono presentati in giudizio con la seguente motivazione: quei B-52 avrebbero trasportato cluster bombs e bombe all’uranio impoverito che inevitabilmente, vista la natura stessa degli ordigni, avrebbero provocato morti tra i civili tanto nel breve quanto nel medio e lungo termine. Pertanto il loro gesto, per quanto criminoso, è stato reso inevitabile dalla necessità di prevenire crimini ben più gravi. I magistrati, preso atto delle caratteristiche tecniche degli ordigni, non hanno potuto fare a meno di constatare che formalmente la tesi degli accusati annullava il reato di cui erano imputati. Assolti!
Sembrerebbe la classica notizia del postino che morde il cane da guardia eppure, che io sappia, nessun giornale ne ha parlato. Forse si temeva che si spargesse la voce ed i soliti ‘megalomani’ tentassero pericolose emulazioni anche negli aeroporti nostrani. O forse, più semplicemente, si temeva che la gente vedesse come i protagonisti di questa storia, non erano né black bloc, né anarco-insurrezionalisti, né terroristi kamikaze. Ma due comunissimi, ordinarissimi gentlemen inglesi con qualche conoscenza di avionica, un paio di cacciaviti e chiavi inglesi ed il coraggio di chi sa abbandonare la propria comoda poltrona in cambio della galera pur di riuscire a dormire tranquillo la notte, sapendo di aver fatto qualcosa di giusto, di aver dato una mano.

5 comments:

Gerypa said...

Mi affascinano questi personaggi capaci di mettersi in gioco per un ideale. Però la parola "ideale" in quest'accezione è ormai desueta. Onore a chi la onora.

Lesandro said...

più che di ideale, leggendo le varie interviste, parlerei di necessità. Avere l'opportunità di fare qualcosa, opportunità materiale, concreta, non astratta. E farla perchè lo si ritiene giusto e necessario. Gli inglesi, sotto questo punto di vista, sono diversi da noi. Questo genere di opportunità non se le lasciano sfuggire e procedono ad attuarle con la loro solita determinata pacatezza. Mi sarebbe piaciuto leggere il cartello che hanno apposto sui vetri degli aerei. Probabilmente c'era scritto 'Dear Sir, we would kindly suggest you not to take off...' o qualcosa del genere. Ma tant'è, ha funzionato e fino in fondo. Tanto di cappello.

Gerypa said...

Parli con un siciliano vissuto nel Paese in cui "la megghiu parola è chidda ca nun si dici". Serve traduzione?

Lesandro said...

ahah. no, non serve. riconosco lo stile de 'O Curtu'...

cinema and cigarettes said...

I miei colleghi di lavoro in questi giorni, quando siamo in pausa mensa, mi bombardano con il tormentone che "il mondo è marcio" e "fare" non serve a niente. Uno di questi va a vedere puntualmente gli spettacoli di Beppe Grillo, cosa che io gli ho rinfacciato. Un'altro mi dice prima di ritornare nelle nostre case che, "chi muore per un'ideale, è un coglione". Sono circondato da una nauseante sciatteria, che mi impedisce di mangiare avvelenandomi il cibo, ed alterandomi il respiro. L'unica cosa che mi consola, è che facciamo lo stesso lavoro, ma non penso come loro. E mi sento VIVO!!!