Qualcosa di strano sta succedendo in Calabria. Di strano e preoccupante. La ‘ndrangheta si ritrova sotto i riflettori da un po’ di tempo, e da un po’ di tempo, si fa il possibile per tentare di allontanare da quella terra le poche persone che tentano di contrastarla. Ne sono un esempio la ‘promozione’ del superprefetto Luigi de Sena, che ha lasciato Reggio Calabria per andare a fare il vicecapo della polizia, o l’avocazione dell’inchiesta Why not dalle mani del magistrato Luigi de Magistris. Adesso, nel silenzio più totale dei media, un altro personaggio che da lungo tempo si batte contro la criminalità organizzata, viene allontanato dalla regione e spedito a Campobasso. Si tratta di Giancarlo Maria Bregantini. Forse un nome che, ai più, non dirà niente. Tuttavia quest’uomo è molto famoso in Calabria (e non solo) per tutti gli sforzi che ha fatto per promuovere la dignità del lavoro tra i più poveri (e quindi più sensibili alle tentazioni del guadagno illecito) della punta d’Italia, in particolare nella locride. Sembrerebbe quindi un altro tentativo di allontanamento di un personaggio scomodo. Ma invece non è così ed il motivo è che Giancarlo Maria Bregantini è un vescovo, e chi vuole spedirlo a Campobasso non è un ministro, ma la Chiesa. Bregantini viene da tutti considerato un prete di ‘frontiera’. Nella diocesi di Locri-Gerace ha intrapreso diverse iniziative volte a dare lavoro ai giovani disoccupati della zona e questa cosa non è andata per niente a genio ai signorotti locali. Già il giorno del suo insediamento, si premurarono di fargli trovare un ordigno rudimentale sotto al palco da cui il vescovo ha salutato i fedeli per la prima volta. La comunità ‘Bonamico’, dedita alla coltivazione di frutti di bosco, ha visto svariati ettari di coltivazioni distrutti recentemente da mani ignote. È ovvio che si tratta di un uomo scomodo, come è ovvio che proprio per questo motivo, dovrebbe avere la possibilità di continuare ad operare in quella regione. Invece, il trasferimento sembra ormai certo. Uno dei collaboratori più stretti di Bregantini, Monsignor Piero Schirripa, decide di parlare senza peli sulla lingua: “Ad agire sono i poteri occulti a cui abbiamo pestato i piedi…Occorre trovare una soluzione. Bisogna trovare il modo di conciliare l'ubbidienza [alla chiesa] con le esigenze della nostra terra. In questi lunghi e difficili anni abbiamo combattuto massoni, poteri forti, 'ndrangheta, di tutto. Tutte le persone che abbiamo scomodato e vinto adesso si sono presi la rivincita”.
Loro, i preti di ‘frontiera’, devono obbedire alla Chiesa. E la Chiesa, nel prendere una decisione come questa, a chi obbedisce?
Sembrano chiederselo solo i giornalisti del Manifesto e del Giornale di Calabria. Tutti gli altri sono troppo impegnati a dar la caccia al rumeno.
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