Qualcosa di strano sta succedendo in Calabria. Di strano e preoccupante. La ‘ndrangheta si ritrova sotto i riflettori da un po’ di tempo, e da un po’ di tempo, si fa il possibile per tentare di allontanare da quella terra le poche persone che tentano di contrastarla. Ne sono un esempio la ‘promozione’ del superprefetto Luigi de Sena, che ha lasciato Reggio Calabria per andare a fare il vicecapo della polizia, o l’avocazione dell’inchiesta Why not dalle mani del magistrato Luigi de Magistris. Adesso, nel silenzio più totale dei media, un altro personaggio che da lungo tempo si batte contro la criminalità organizzata, viene allontanato dalla regione e spedito a Campobasso. Si tratta di Giancarlo Maria Bregantini. Forse un nome che, ai più, non dirà niente. Tuttavia quest’uomo è molto famoso in Calabria (e non solo) per tutti gli sforzi che ha fatto per promuovere la dignità del lavoro tra i più poveri (e quindi più sensibili alle tentazioni del guadagno illecito) della punta d’Italia, in particolare nella locride. Sembrerebbe quindi un altro tentativo di allontanamento di un personaggio scomodo. Ma invece non è così ed il motivo è che Giancarlo Maria Bregantini è un vescovo, e chi vuole spedirlo a Campobasso non è un ministro, ma Loro, i preti di ‘frontiera’, devono obbedire alla Chiesa. E la Chiesa, nel prendere una decisione come questa, a chi obbedisce?
Sembrano chiederselo solo i giornalisti del Manifesto e del Giornale di Calabria. Tutti gli altri sono troppo impegnati a dar la caccia al rumeno.
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