Sunday, February 17, 2008

E forza Uolter, che siamo tantissimi...

Non lo sopporto più. Mi è sempre stato sulle palle, ma adesso il peso è insostenibile. Quest’uomo vuoto, falso, buffone che una cinquantina di sprovveduti hanno eletto segretario del piddì votando sei milioni di volte a testa alle primarie farsa che hanno sancito la nascita di questa nuova quasi-democrazia cristiana, popolata da gaglioffi di ogni sorta, indefinita nella forma e nei contenuti. Oggi ha parlato alla fiera di Roma per presentare il proprio programma elettorale. Ed a me è scoppiata definitivamente la sacca della bile. 12 punti. Non di sutura, purtroppo. Ma i capitoli intorno a cui si articola il programma elettorale del piddì. 12 riassunti del solito sottovuoto mentale spinto, fatto delle solite frasi ad effetto dietro a cui risiede il nulla più totale. Lo stereotipo del politico che promette, tenuto in vita solo da lui, chè ormai pure Alvaro Vitali si rifiuterebbe di rappresentarlo nell’ultimo dei suoi film a base di dottoresse, professoresse e colonnellesse. Eppoi, la ciliegina sulla torta. La candidatura di Antonio Boccuzzi, unico superstite del rogo della Thyssen. Sbandierato, strumentalizzato, esibito come Rocco Siffredi esibirebbe l’uccello ad una convention di casalinghe allupate. Che cazzo dovrebbe significarmi la candidatura di Boccuzzi nelle liste del piddì? Perché dovrei condividere lo stesso entusiasmo dei suoi sostenitori? Ed entusiasmo per cosa? Vuole essere una garanzia offerta a chi, quotidianamente, rischia di morire lavorando. A chi ogni giorno, ed è successo ancora oggi, muore per campare? Saranno contenti i familiari delle vittime dell’Eternit, che non beccheranno nemmeno un centesimo di rimborso dagli svizzeri grazie all’indulto che anche il piddì ha votato. Perché è proprio questo quello che mi fa incazzare di più. Il fatto che questa gente sia talmente senza vergogna da presentarsi agli italiani sventolando il caso umano, o tessendo le lodi di Enzo Biagi, o rammaricandosi della condizione dei ‘ggiovani’ o dei lavoratori o dell’ambiente, come se fino ad oggi loro fossero stati estranei alla vita politica del paese. Come se le promesse che fanno oggi non avessero avuto la possibilità di mantenerle in ben due governi precedenti, durante i quali, invece, non hanno fatto altro che omaggiare i propri amici banchieri o massoni o mafiosi. Come osa Veltroni parlare dell’importanza della libertà di informazione, quando i suoi piddiellini in due legislature hanno sempre rifiutato anche solo di parlare di conflitto d’interessi? Con che faccia Veltroni parla di “Una società che considera le differenze una ricchezza, rispetta le scelte di ognuno e si oppone a qualunque forma di discriminazione e di intolleranza e ai fenomeni di insorgente omofobia” quando i suoi stessi iscritti hanno più e più volte rifiutato di portare avanti la legge sui Pacs in parlamento, per non offendere quei teodem che oggi si ritrovano dentro lo stesso PD? E ancora, come si azzarda quest’individuo a parlare di “usare in modo produttivo il grande patrimonio demaniale, con l'accordo di Stato e comuni” quando proprio nei giorni scorsi ha chiuso le porte del comune in faccia a cittadini romani desiderosi di esprimere tutto il loro dissenso sul nuovo piano regolatore, durante la seduta che lo avrebbe votato, ma premurandosi di invitare svariati palazzinari e costruttori, che non hanno esitato a manifestare tutto il proprio entusiasmo per l’approvazione del piano?

E ce ne sarebbero da dire. Almeno un centinaio per ognuno dei 12 punti. E non c’è nessuno che gli rivolga queste domande. Nessuno a cui venga data voce per lo meno.

1 comment:

cinema and cigarettes said...

Colaninno nel PD, e Rutelli Sindaco di Roma! Ma non senti quest'aria di fresco cambiamento?