Wednesday, July 22, 2009

Anonymity is strictly prohibited in these premises


Ne avevo scritto in un post, un paio d'anni fa, non appena venni a sapere della notizia. Ne avevo scritto più per sfogo di rabbia che non per altro, perchè sentivo quella nausea, quel disagio profondo, quella rabbia appunto, che mi prende ogni volta che mi imbatto nel sopruso, nell'arroganza, nel disprezzo del potere nei confronti dell'uomo 'normale', anonimo, inoffensivo.
Aldo Bianzino moriva quasi due anni fa, a seguito del pestaggio operato dagli agenti di 'pubblica sicurezza' che lo avevano arrestato per 'droga', ovvero qualche decina di piantine di cannabis coltivate nell'orto del casale di campagna in cui si era ritirato a vivere con la moglie, il figlio e la nonna del bambino. Faceva il falegname per vivere.
Oggi, di quella famiglia che viveva serenamente il proprio isolamento, è rimasto solo il bambino; Rudra. La nonna è morta subito dopo Aldo. La madre l'ha seguita presto, uccisa dal dolore e dallo stress.
Ovviamente, nessun giornale ne ha parlato altro che per un paio di righe, nè si è degnato di seguire lo svolgersi di eventuali indagini.
Scrivo queste cose e penso al clamore suscitato di recente dalla sentenza del tribunale che ha giudicato le responsabilità dell'agente Spaccarotella nella morte di Gabriele Sandri. Mi da un pò fastidio, ad essere sinceri, accostare le due cose. Molte delle persone che oggi urlano tutto il loro sdegno di fronte a questa sentenza non ignoravano nè biasimavano l'esistenza di uno Stato di polizia quando veniva ucciso Bianzino, o quando veniva ucciso Federico Aldovrandi, o quando le 'forze dell'ordine' irrompevano nella Diaz o pestavano nella Bolzaneto. Anzi, molti di loro, per mia conoscenza diretta, hanno vigliaccamente applaudito a questi eventi.
Verrebbe quasi da pensare che il Regime poliziesco in cui si vive in Italia sia equo e giusto, che non discrimini tra diverse fazioni politiche, che non guardi in faccia a nessuno e meni con uguale ferocia. Ma non è così. Una discriminante c'è. Sta nell'essere innocenti, inoffensivi, anonimi, come Bianzino, come Aldovrandi, come Sandri. Nel non avere potere di sorta se non quello che deriva dal proprio lavoro, sulla propria vita.
L'anonimato non è concesso.
Se non sei nessuno sei passibile di tutto.
Lo so, sembra retorica di quart'ordine, e vi risparmio le mie solite dissertazioni su cosa sarebbe successo se invece di un Bianzino o di un Sandri qualunque ci fosse stato questo o quel calciatore, velina, politico ecc.
Però guardate il filmato.
E provate a pensare a cosa deve significare trovarsi in una situazione del genere.
Forse, tanto retoriche certe osservazioni non sono.

1 comment:

fabio r. said...

conosco la storia grazie al blog di travaglio e quello di grillo... penso che sia una delle cose più truci che siano successe in Italia. Da sempre, senza se o ma...
il mini-film è semplicemente sconvolgente... difficilmente lo vedremo in qualche tv, anche se spero in Current tv
ciao