in genere non amo il copia e incolla. Che gusto c'è ad avere un blog se le notizie, gli avvenimenti e gli articoli non te li commenti almeno un pò? Però certe volte in un articolo è già racchiuso tutto, incluso il commento che uno vorrebbe fare. Perciò...
La lepre e il Grillo
Marco Travaglio
È una bella nemesi quella della cosiddetta Seconda Repubblica: inaugurata 13 anni fa da un comico pericoloso, ora viene seppellita da un comico innocuo e innocente, anzi positivo e propositivo. L’informazione ufficiale, che si sente parte del ceto politico e infatti lo è, trema alla sola idea di perdere di nuovo i suoi padrini. E sparacchia all’impazzata, mirando al dito (Grillo) anziché alla luna (la morte di questa politica). È quello che è avvenuto nell’ultima settimana, la prima del V-Day After. Poi, sfiatati i tromboni, sono intervenuti gli spiriti liberi: quelli che, prima di scrivere, pensano, e magari s’informano pure. Anziché strillare al fascismo, al qualunquismo, al populismo, all’antipolitica, si sforzano di capire: non per plaudire acriticamente a quel che è accaduto l’8 settembre in 200 piazze, ma per spiegare ed eventualmente criticare sul merito; per parlare della luna, non del dito; per investigare non tanto Grillo, ma il milione e mezzo di persone che han raccolto il suo appello. L’han fatto, per esempio, Boeri, Spinelli e Rusconi sulla Stampa. Sartori sul Corriere. E Pasquino, che sull’Unità ha scritto: “Sembra che per la debolezza della politica siano i Grillo Boys a dettare l’agenda”. È proprio così. Da 13 anni, ogni mattina, Berlusconi libera una lepre a reti ed edicole unificate, e tutti, per tutto il giorno, inseguono la lepre. L’indomani, altra lepre e altro inseguimento collettivo. E così via. La lepre è il processo di Cogne (o Rignano, o Garlasco) per nascondere i processi a Berlusconi, Previti, Dell’Utri, Andreotti, Telecom e furbetti. La lepre è la riduzione delle tasse come imperativo categorico per nascondere i 200 miliardi annui di evasione fiscale. La lepre sono le “grandi riforme”, da fare ovviamente “insieme”, per nascondere le leggi vergogna. La lepre è la tolleranza zero contro i poveracci per nascondere la tolleranza mille su mafie, corruzione, reati finanziari, morti nei cantieri, precariato, lavoro nero, concorsi truccati. La lepre è l’eterno piagnisteo del mitico Nordest per nascondere il dramma sociale di tanti lavoratori dipendenti, “flessibili”, pensionati. La lepre è la privatizzazione della Rai per nascondere il trust incostituzionale di Mediaset. Basta leggere certi discorsi “coraggiosi” di Rutelli o di Veltroni per capire quanto la lepre berlusconiana abbia contagiato l’Unione. Al punto che una manifestazione come quella del 20 ottobre per la riforma della legge 30 e contro il precariato di massa è ormai equiparata al terrorismo, anche se chiede semplicemente il rispetto del programma dell’Unione. L’altra sera in tv Prodi s’è benedettamente sottratto all’Agenda Unica: l’Irpef per ora non si riduce perché non si può; molto meglio farla pagare a tutti, così tutti un giorno pagheranno meno. Ma Prodi è tra i pochissimi, nell’Unione, a non inseguire la lepre altrui e a lanciarne ogni tanto una sua. Perciò Grillo dà tanto fastidio all’establishment politico e giornalistico che, a destra come a sinistra, sull’Agenda Unica berlusconiana ha costruito le sue indecenti fortune: perché sta imponendo un’agenda alternativa. Costringe le tv, dunque i giornali, dunque i politici a occuparsi di lui e di quel che dice. I ladri li chiama ladri, non esuli. Parla di mafie e corruzione, precariato ed energie alternative, trasparenza e partecipazione, fine dell’impunità e giustizia uguale per tutti; e chiede che Rete 4 vada su satellite possibilmente insieme a Mastella con la sua famiglia e i suoi indultati (nel qual caso gli si paga volentieri l’aereo di Stato, purché sia l’ultimo). Mastella a parte, quel che dice Grillo è tutto scritto nel programma dell’Unione. Basterebbe applicarlo un po’, per levargli l’erba sotto i piedi. Parlare meno di lui e più di quelli che stanno sotto il palco. Che sono giovani, e soprattutto tanti. Può darsi che siano un “sintomo passeggero”, come dice Lerner; che le liste civiche col bollino di garanzia non siano una buona idea (ma nei comuni funzionano benissimo da anni); che le tre leggi di iniziativa popolare non siano prioritarie perché, com’è noto, “il problema è un altro”. Ma intanto non c’è politico o giornalista che riesca a chiudere una frase senza citare Grillo. Persino Vespa, Floris e Riotta han dovuto nominarlo e addirittura parlare dei condannati in Parlamento, pur con la faccia malmostosa. Non vorremmo essere nei loro panni: di questo passo, un giorno o l’altro potrebbero persino essere costretti a raccontare la verità su Berlusconi, Previti, Dell’Utri e le scalate bancarie. Dio non voglia.
2 comments:
Guardiamo i meetup, c'è molto da imparare per quel che ho visto. E' gente che combatte da anni nelle piccole realtà con grande passione. Con o senza Grillo.
well.. it's like I thought!
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