Tuesday, February 19, 2008

Otto minuti

Succede che vivendo in un paese straniero, spesso e volentieri si è fatti oggetto di tutta una serie di luoghi comuni che riguardano gli italiani. Alcuni anche piacevoli, per carità, specialmente nei paesi anglosassoni dove, come tutti sanno, ‘italians do it better’. Altri però decisamente fastidiosi. Tra i tanti, quello degli italiani come persone inaffidabili, che arrivano sempre tardi, che non rispettano gli appuntamenti e via dicendo. Che sarà anche vero per carità. Ma in Italia però, chè qui gli italiani si riconoscono dallo sguardo ansioso che hanno la mattina alla fermata dell’autobus, dove stazionano ad ore antelucane per essere sicuri di arrivare in tempo all’appuntamento che hanno magari nel pomeriggio, in modo da non aderire allo stereotipo e sperando che, prima o poi, questi inglesi cambino idea.

Quando ho cominciato a lavorare qui, i primi mesi abitavo a qualcosa come 50 km dal posto di lavoro. Un treno, due autobus ed un’ora e mezzo di viaggio per arrivare in tempo ad appuntamenti, riunioni, seminari, sempre ed invariabilmente tenuti ad orari, quelli si, assurdi per un italiano. Cose tipo le sette e mezza del mattino per capirci. E capitò anche a me, una volta, di arrivare in ritardo ad una banale riunione di laboratorio. Otto minuti di ritardo. Otto minuti, e da quel giorno non passa occasione che la gente, i miei colleghi, non mi guardino sorpresi vedendomi arrivare magari con cinque minuti di anticipo. Non passa occasione che non manifestino tutta la loro paternalistica e fastidiosissima approvazione con sorrisetti compiaciuti, annuendo o asserendo dichiaratamente che ‘però, non male per un italiano’. C’è di peggio, siamo d’accordo, anche se, dopo quasi cinque anni, tutti i più genuini istinti omicidi che un uomo possa sviluppare, sono maturi e rigogliosi. E rischiano anche di diventare operativi. Specialmente quando, nell’affannarti per arrivare con almeno mezz’ora di anticipo all’ennesimo appuntamento ‘notturno’, entri in istituto e non ci trovi nessuno. Ed inizi a girarti dei film spaventosi. ‘Magari hanno cominciato prima…magari non era alle sette e mezza, ma alle QUATTRO e mezza…magari era ieri…’. Sudori freddi. Accendi il piccì per controllare tutte le mail relative e, con un misto di sollievo ed inquietudine, vedi che sei nel posto giusto e ben prima del momento giusto, nonostante tutto. E allora? Cerchi la persona in questione ma non c’è. Ti siedi alla tua scrivania semi-disperato, anche perché nella furia che ti si è scatenata in corpo dopo il suono della sveglia ti sei depitelizzato la faccia per raderti a secco, ti sei lavato i denti col sapone da barba e non sei nemmeno riuscito a prenderti un caffè. Un impeccabile stile fantozziano in verità. Poi, dopo un’oretta che giri a vuoto per l’istituto, quando cominci a pensare di essere precipitato nella twilight zone, finalmente comincia ad arrivare qualcuno e quando arriva il tuo ‘contatto’, una donna in questo caso, ti avvicini un po’ cauto un po’ furioso e con uno sguardo gli domandi il perché ed il percome della vita sulla terra. E lei, candidamente, risponde che “l’appuntamento è stato spostato a domani. Ma non ti avevo avvertito? Davvero non l’ho spedita anche a te la mail? Strano però, l’ho spedita davvero a tutti. Aspetta che controllo”. Il controllo è superfluo ovviamente. Vuoi perché tu sai di non aver ricevuto niente, vuoi perché, ad ogni buon conto lo sa anche lei. Pertanto gli volti le spalle e ti allontani con la faccia di pietra, costellata da puntini rossi ancora freschi di lametta e pensando all’unica cosa che è lecito pensare in questi frangenti:

mortacci tua!

7 comments:

Anonymous said...

"delizioso" quadretto, ma cmq è sempre meglio lì che qui :-)

PS - come si dice in inglese mortaccitua :)) ???

cinema and cigarettes said...

Per spostarti, comprati la famosa Bianchina, fa molto Made in Italy!

Lesandro said...

Non esiste una traduzione inglese temo. Ma anche se esistesse dubito che sarebbe altrettanto efficace.

Anonymous said...

al prossimo ritardo prova a seminare il panico: esordisci dicendo: "non se ne può più con questi servizi pubblici privatizzati, si sa quando si parte ma non si sa quando si arriva". :o)

Suitcasexercises said...

Noi, almeno, si sa diventare pignoli.

Quando vuole

Lesandro said...

cominciavo a domandarmi che fine avessi fatto...

Anonymous said...

Ti ho immaginato e sono scoppiata a ridere davanti al monitor!:)

Silvia.