Monday, April 07, 2008

Gomorra

Un po’ in ritardo sul resto del mondo sono arrivato anche io a leggere ‘Gomorra’ di Roberto Saviano. Da tempo ormai l’autore ha avuto modo di parlare con giornalisti e personaggi televisivi, di rispondere alle loro domande sulla criminalità campana, di commentare con loro il proprio libro. Pertanto non voglio fare parola sui contenuti giornalistici di questo libro. Anche perché la descrizione dei meccanismi economico-criminali della camorra è talmente esaustiva e complessa che meriterebbe, appunto, un libro a parte. Ciò che più di tutto mi ha colpito di questo libro è stata la sua impostazione. Quando ho aperto la copertina mi aspettavo, a dire il vero, un’opera dettagliata e minuziosa stile ‘Travaglio’ per capirci. Una sequenza ordinata cronologicamente di sentenze, cronache, atti. Magari alleggerita qua e là da qualche battuta irriverente, proprio come Travaglio è solito fare nei suoi libri, ma nel complesso un testo informativo, un manuale da consultare per realizzare, per comprendere la portata degli avvenimenti, il loro impatto nella nostra vita e, in ultima analisi, per colmare le fisiologiche lacune della nostra conoscenza riguardo la nostra vita quotidiana. Invece mi sono trovato davanti a qualcosa che non mi aspettavo. Un libro a metà tra il saggio giornalistico ed il diario. Le reazioni dell’autore al martirio della sua terra da parte dei clan camorristi, in questo libro hanno pari dignità rispetto agli eventi criminali che vi vengono descritti. La rappresentazione delle matrici criminali delle famiglie camorriste, procede di pari passo con il lamento di chi decide di non rinunciare ad un’idea di umanità diversa, slegata dal profitto sempre e comunque. Ed il risultato è sorprendente. Non solo la lettura risulta estremamente piacevole, merito anche dello stile assolutamente musicale di Saviano, ma anche il fine ultimo, ovvero l’informazione di chi legge, viene raggiunto per direttissima. Aprite un saggio giornalistico o storico qualsiasi. Per bene che possa essere scritto, alla fine della lettura ci saranno, inevitabilmente, numerosi particolari che avranno abbandonato il dominio della memoria, vuoi per ragioni quantitative (non è facile riuscire a tenere a mente tutto), vuoi qualitative (non è detto che la storia che viene narrata sia poi ‘avvincente’). Nel caso di ‘Gomorra’ invece, si giunge alla parola fine conservando una visione completa sia dei fatti che sono stati narrati, sia, forse anche più importante, della rabbia con cui questo libro è stato scritto.

3 comments:

Anonymous said...

Trovo inquietante come lo stile stesso fosse timoroso, come se evocasse le minacce che puntuali sono arrivate, come a dire, vedrete!!!

Pagine nere

Lesandro said...

oh, ma dov'eri finita?

Anonymous said...

dormivo ;)