Friday, January 19, 2007

La paura della storia

C’è chi ragiona in modo lineare a questo mondo. C’è chi vive di equazioni semplici ed apparentemente inconfutabili, e tramite esse pretende di spiegare la realtà che lo circonda. Non è chiaro se queste menti siano il risultato di un processo inconscio di isolamento dalle tante brutture che osserviamo ogni giorno, e che hanno cause tutt’altro che semplici e lineari, oppure se siano il risultato di una volontà precisa, che le vuole incapaci di investigare in maggiore profondità, di porsi delle domande precise senza aver paura delle risposte. Personalmente, da buon ‘complottista’, sono per la seconda ipotesi, e me ne convinco sempre di più ogni volta che accendo la televisione (cosa che non faccio più tanto spesso ormai).
Saddam è stato processato ed impiccato. Sebbene si cerchi di coinvolgere il più possibile il governo iracheno in questa sequenza di eventi, appare chiaro a tutti come Saddam sia stato processato ed impiccato dagli USA. Perché? I crimini che gli sono stati imputati non erano rivolti contro gli Stati Uniti. Le sue molteplici vittime erano iraniane, irachene, kuwaitiane. Eppure questi paesi, le cosiddette ‘parti civili’, non hanno potuto ospitare il processo o emettere la sentenza. Di nuovo, perché? Robert Fisk, editorialista dell’Independent ed esperto di cronaca mediorientale, ha un’idea tutta sua, che personalmente condivido. Un’ipotesi che tiene conto degli ultimi 40 anni di storia occidentale e mediorientale, il risultato di un’analisi approfondita che però, miracolo, risponde alla mia domanda in maniera semplice e lineare. Non esistono crimini commessi da Saddam che non siano stati commessi anche dall’occidente e dagli USA in particolare. Nostri erano i componenti con cui il dittatore iracheno ha confezionato le armi chimiche con cui ha innaffiato l’Iran. E nostra anche la benedizione per quella guerra. Abbiamo risposto alle stragi del 2001 in maniera cieca e violenta, mentendo, torturando, uccidendo e non abbiamo ottenuto niente, se non lo scoppio di una guerra civile in Iraq che oggi vede sciiti e sunniti scambiarsi bombe, autobombe e kamikaze come fossero lisci a coppe. E presto, grazie al genio dell’attuale premier iracheno al Maliki, verranno coinvolti i sunniti di etnia curda, se è vero che quest’uomo ha deciso di schierare a difesa della popolazione anche 3600 soldati peshmerga. L’Iraq oggi non è meglio di quanto fosse sotto Saddam. Tutt’altro.
In altre parole, è questa la risposta di Fisk, Saddam è stato giustiziato in maniera tanto ‘unilaterale’ nel tentativo di consegnarlo alla storia come l’assassino unico. Il solo malvagio. Cosa sarebbe successo se, ad esempio, il processo si fosse svolto a Teheran o, come avrebbe dovuto e come fu per Milosevic, davanti ad un tribunale internazionale? La sentenza sarebbe stata senz’altro la stessa (anche se un tribunale ONU non avrebbe emesso nessuna condanna a morte), ma l’ex-dittatore avrebbe allora potuto puntare il dito contro quell’occidente che per tanti anni l’ha spalleggiato nel massacro degli iraniani, che ha invaso il suo territorio e gli ha mosso guerra senza un casus belli reale, a meno che non si vogliano considerare tali le parole del Raìs all’indomani dell’11 settembre 2001 (Saddam disse “chi semina vento raccoglie tempesta”). Ed avrebbe trovato orecchie pronte ad ascoltarlo. Ed allora la sentenza non avrebbe risparmiato né Saddam né l’occidente, e tale sarebbe stata consegnata alla storia. E di questo l’occidente ha avuto paura perché, se guardiamo bene, se rifiutiamo la semplicità e la linearità dell’apparenza e dell’oggi, vediamo che il vero nemico dell’occidente, o per lo meno il più temuto, è proprio la storia.

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