Continuano senza tregua le ingerenze del papen e del clero nella vita politica italiana.Dopo l'approvazione del ddl Bindi-Pollastrini sui Dico (ex-Pacs), il Grande Ratzinger sferra l'ennesimo attacco a suon di valori cattolici protonici, famiglie cristiane rotanti e rispetto della vita antigravità. Lo fa durante l'incontro con il nuovo ambasciatore colombiano Juan Gomez Martinez, al quale magari avrebbe anche fatto piacere parlare dei guai del proprio paese invece che delle unioni civili in Italia, che dubito abbiano molto a che fare con la povertà degli indios o i cartelli della cocaina. Almeno finora.
Messaggi chiari e precisi diretti a quelle forze politiche ultraortodosse presenti nel nostro parlamento che vedono oggi nell'Homus Ceppalonicus il proprio condottiero, pronto, a suo dire, alla crisi di governo se il ddl verrà votato in aula. Sarà interessante vedere se nell'attuale Ministro della Giustizia (ma come v'è venuto in mente...mah!) prevarrà il fervore religioso, che lo vuole pronto a tutto per difendere i valori cattolici, o quello democristiano, che lo vuole pronto a tutto per mantenere le chiappone sulla poltrona ministeriale. Personalmente scommetterei sulla seconda ipotesi. Sapete com'è, la storia insegna...
Ingerenze nella vita politica di un altro stato dunque. Qualcosa che non dovrebbe succedere mai. Qualcosa che indigna, sia che queste ingerenze arrivino dal massimo esponente della religione cattolica (nonchè capo di stato), sia che arrivino dagli ambasciatori di sei paesi della NATO che, a mezzo lettera aperta e bypassando totalmente il Ministero degli Esteri ed il Parlamento, pretendono di parlare direttamente ai cittadini italiani per spiegare perchè è giusto e santo continuare la guerra in Afghanistan. Verrebbe da assegnare cento punti a Massimo d'Alema per come ha reagito a questa ennesima mancanza di considerazione nei confronti delle nostre Istituzioni. Ma la rabbia per le vicende giuridiche del processo contro gli assassini di Nicola Calipari ci ricorda che il problema non si risolve certo coi punteggi.
Ma torniamo a noi. Il papen, dicevamo, ribadisce con le sue affermazioni il diritto della Chiesa ad intrufolarsi nei cazzi nostri. Quelli politici come quelli privati. Leggendo qua e là sui blog, si vede che molti lo trovano normale. Le argomentazioni che si ritrovano più frequentemente sono quelle relative agli obblighi morali della chiesa nei confronti di valori che non sono appannaggio esclusivo della politica, ma anche della religione. Ovviamente la risposta a queste persone è più che semplice. Basterebbe che ricordassero come la Repubblica Italiana è uno Stato laico (o almeno dovrebbe esserlo) e che il ddl sui Dico vede la cattolicissima Bindi (un applauso) tra le firmatarie. Ma da oggi (per lo meno io l'ho saputo oggi, sfrucugliando come mio solito sul sito di Peacereporter) esiste un'argomentazione in più che può essere mossa a queste persone. Un autogol (almeno all'apparenza) incredibile del Vaticano che dimostra come gli obiettivi del clero non siano tanto quelli di garantire valori e moralità a beneficio di tutti, quanto quelli di mantenere uno status favorevole alla propria supremazia politica ed alla propria influenza, garantendo gli interessi dei propri sostenitori ed indipendentemente dalla condizione di chi, in quello status, patisce fame, miseria o emarginazione. I fatti: in Paraguay, il vescovo Fernando Armindo Lugo Mendez, su richiesta di diverse forze politiche, disperse in maniera trasversale nel parlamento paraguaiano, ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali del 2008, nel tentativo di contrastare lo strapotere del 'Partido Colorado', nazionalista e militarista, che da sei decenni governa il paese. Monsignor Lugo Mendez ha 55 anni ed ha passato una vita tra operai e campesinos e sa perfettamente che la perenne sconfitta del progressismo in Paraguay è legata all'assenza di radici rurali dei movimenti, delle organizzazioni e dei partiti progressisti (tutti con origini di natura urbana) di quel paese. Perciò ha deciso di accettare la richiesta fattagli, per proporsi come mediatore tra le realta rurali e la politica cittadina. Da notare che la Costituzione paraguaiana recita (art. 235) "sono inidonei ad essere candidati alla Presidenza della Repubblica o alla vicepresidenza i ministri di qualsiasi religione o culto", ragion per cui, Monsignor Mendez ha chiesto al Vaticano la riduzione del proprio mandato allo stato laicale.
Ebbene, a seguito di questa 'scesa in campo' a Roma si è scatenato il finimondo. Il vescovo è stato sospeso 'a divinis' dal papen stesso con la seguante motivazione: "Siete stato nominato vescovo dal Santo padre nel 1994 e avete accettato liberamente la nomina e la consacrazione episcopale. Come Lei ben sa, la consacrazione episcopale imprime nel vescovo il sacramento che lo configura interiormente come Cristo Buon Pastore, per essere nella chiesa un maestro, un sacerdote, una guida spirituale. L’episcopato è un servizio accettato liberamente e per sempre. Considerando la sua intenzione a non rinunciare all’incarico espressa il giorno di Natale, con sincero dolore compio il mio dovere infliggendo a Sua eccellenza, la pena della sospensione ‘a divinis’, proibendole anche di esercitare tutte le funzioni inerenti all’ufficio episcopale". Punto.
Ora la domanda è: chi sospenderà 'a divinis' il papen?
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