450 ricercatori italiani che lavoravano all'estero come me hanno preso la palla al balzo quando sono venuti a sapere dei bandi di concorso pubblicati per loro al fine di farli ritornare in Italia. Un progetto iniziato nel 2001, che è proseguito, tra alti e bassi con la Moratti e che si è concluso da poco. Con quali risultati? E' molto semplice. Su 450 ricercatori che hanno lasciato il loro impiego, stabile, negli Stati Uniti piuttosto che nel Regno Unito o in Francia o Germania, ben 400 molto presto si ritroveranno senza lavoro. Già perchè seppure la promessa era quella di pervenire ad una cattedra dopo un periodo di precariato provvisorio, la nostra classe dirigente s'è scordata la prima parte (la cattedra ovvero l'impiego a tempo indeterminato) e s'è ricordata solo la seconda (ovvero il precariato).
Ora, tralascio il fatto che dell'esistenza di questi bandi io non sapessi niente (e chissà quanti altri come me), a dire che forse anche la conoscenza di questo genere di informazioni, pressochè 'criptate' sulla rete e praticamente inaccessibile per altre vie, è già di per se riservata a pochi eletti. Rimane però il fatto che a fronte di 50 nuove cattedre assegnate, sono stati generati 400 nuovi disoccupati. Curioso che l'Unità parli di 'morte del figliol prodigo' nel descrivere questa situazione, quasi parafrasando un mio vecchio post. Così come è curioso che solo di striscio su quel giornale si accenni ai 'baroni' che ostacolerebbero le nuove assunzioni per favorire i propri 'seguaci'. Curioso perchè il mantenimento dello status accademico di Professore o ricercatore, al di là di ogni merito o di ogni risultato scientifico significativo, è il vero cancro della ricerca scientifica in Italia, esattamente come il mantenimento dello stato di parlamentare o senatore, al di là della preparazione, della fedina penale pulita o di conflitti di interessi vari ed eventuali, è il cancro della politica italiana. Corridoi interi ho visto io nell'Università di Roma, dove su tutte le porte era scritto lo stesso nome. E non è che quelle porte dessero accesso ad uno studio enorme occupato da una sola persona. Ma piuttostono marcavano la territorialità di clan intoccabili a struttura piramidale, col patriarca-barone in cima circondato da figli, mogli, nipoti, fratelli e via dicendo. Professori universitari e ricercatori che esistono come tali pur senza produrre niente di scientificamente significativo, magari solo in virtù di marchette pagate da questa o quella company, industria o fondazione per le quali impiegano risorse pubbliche rendendole disponibili a basso costo. Ci vuole tanto a dirlo? Così come per la politica, anche nella ricerca scientifica e nelle università non cambierà mai nulla se prima non si cambiano le facce delle persone che ai loro vertici siedono indisturbate da decenni, tramandandosi incarichi in maniera ereditaria senza alcun merito o reale preparazione.
Lo dicevo prima, di questi bandi non sapevo niente. Ma a questo punto me ne rallegro e mi tengo stretto il lavoro che ho qui, ben sapendo che proprio quel tipo di persone che indegnamente vestono il camice e frequentano laboratori un tempo grandiosi, annuiranno con aria rassegnata a questa mia affermazione e con un mezzo sorriso diranno 'e fai bene...', come se questo stato di cose non dipendesse da loro. Come se non fosse evidente quale enorme vantaggio gli comporta la permanenza all'estero di gente come me. Quanto divertente sarebbe poterli affrontare tutti in campo sperimentale. Svergognarli pubblicamente. Un pò come è stato fatto per i politici, molti dei quali credevano che Darfur fosse il nome di una marca di caramelle ripiene alla crema. Ma non cambierebbe niente e così come quei politici ancora siedono in Parlamento, allo stesso modo quegli accademici continuerebbeo ad indossare la toga. Bisogna cambiare le facce!!!
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