Wednesday, November 05, 2008

Aspettando Obama


Dunque ci siamo. Gli Stati Uniti hanno eletto il nuovo presidente e questi e' un democratico. Dopo otto anni di GWB, il successo di Obama e' stato schiacciante. Oltretutto, Barack Obama e' un 'nero'. La cosa in se' non dovrebbe avere nessun significato ma sembra invece aver catalizzato gli entusiasmi di buona parte del pianeta, al punto che in Kenya, il 4 di Novembre e' stato proclamato festa nazionale. Ovviamente, la ragione di cotanto entusiasmo e' puramente romantica. Si vede nell'elezione del primo presidente di colore della storia statunitense, il riscatto di un popolo, quello africano, per secoli vessato, sfruttato, schiavizzato ed emarginato in e da tutto l'occidente. Dall'alba dei tempi fino ai giorni nostri. Inclusi.
Ma Barack Obama non e' africano. E' americano. In tutto e per tutto a stelle e striscie. Ed io lo aspetto al varco. Al varco della politica estera americana. Al varco di quegli aspetti della politica interna degli Stati Uniti che riguardano lo stato sociale, con particolare riferimento al diritto all'assistenza sanitaria, ancora negata e negabile per buona parte dei ceti bassi, affollatissimi di uomini e donne di colore. Al varco delle scellerate politiche anti-ambientaliste che hanno segnato gli ultimi otto anni di amministrazione Bush non meno dell'esportazione della democrazia a mano armata. Lo aspetto al varco delle relazioni con il nostro paese. E, sinceramente, comincio a pensare che questo sara' il 'varco' piu' impegnativo per quest'uomo. Come rapportarsi con un paese come il nostro, ormai dichiaratamente improntato a leggi simil-razziali, che propongono la segregazione nelle scuole e la schedatura del 'diverso' in quanto tale? Che agisce in base ad assurdi rapporti di proporzionalita' diretta col reddito per tutto eccetto che per le tasse?
I segnali che arrivano dal nostro governo sono confusi, ma fino ad un certo punto pero'. Se da un lato Berlusconi manca completamente il bersaglio, e si propone come 'anziano' consigliere del giovanotto Barack, dall'altro Gasparri il bersaglio lo centra in pieno (quello della propria idiozia ovviamente) ed ancora una volta si merita il titolo di 'Rain man', nel senso che, proprio come il personaggio magistralmente interpretato da Dustin Hoffmann, non puo' fare a meno di evitare quelle due misere associazioni di idee che Bondi, Cicchitto e Schifani hanno sudato per fargli entrare in testa. Obama democratico, no amico, aumento tasse, terrorista!
Che paese saremo, a partire da oggi, per il nostro alleato storico? Il cagnolino abituato a riportare il bastoncino, come siamo stati fino ad oggi? Il parente scomodo, quello da tenere chiuso in cucina quando arrivano gli amici per non fare brutte figure? Oppure cosa? Potremo sperare, noi che avremmo votato per Barack Obama se fossimo stati americani, che questo nuovo presidente metta da parte la diplomazia e parli fuori dai denti ad un paese come il nostro, pur sempre alleato, che non si comporta esattamente come lui dice di volersi comportare nel suo di paese, anzi, proprio al contrario?
Insomma, lo aspetto al varco.

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