Ebbene si! Grazie al Tribunale di Cagliari, da adesso in poi coltivare due piantine di marijuana sul terrazzo di casa non è più reato. Già altre sentenze si erano pronunciate in questo senso nei mesi scorsi (senza peraltro ricevere nessuna attenzione sui media). Adesso, possiamo dire che esista una ‘giurisprudenza’ in questo senso. Era ora! La nuova sentenza ha distinto tra ‘coltivazione’ in senso giuridico e ‘coltivazione domestica’ indirizzata al solo uso personale di fitocannabinoidi. in altre parole ciascuno di noi è adesso libero di fare bella mostra di piantine verdi sul terrazzo di casa senza doverle nascondere nella vasca da bagno. O meglio…ciascuno di voi. Qui da me tutto ciò non è ancora permesso ed anzi non è infrequente vedere tipi ‘loschi’ andare a spasso per le ‘back alleys’ con enormi pastori tedeschi che fiutano l’aria. Fortunati. Che dire? Ci si guadagna in salute, tempo e, perché no, estetica domestica. Vuoi mettere una bella pianta di marijuana sul balcone al posto del solito, deprimente oleandro o dei soliti, politicizzati gerani? Nel giardino di casa dei miei genitori c’è un’ortensia dove il nostro gatto, specialmente durante i mesi caldi, va a nascondersi per cercare un po’ di fresco. Quasi quasi gli regalo una nuova foresta…tropicale. Saturday, September 29, 2007
La domestica 'Maria'
Ebbene si! Grazie al Tribunale di Cagliari, da adesso in poi coltivare due piantine di marijuana sul terrazzo di casa non è più reato. Già altre sentenze si erano pronunciate in questo senso nei mesi scorsi (senza peraltro ricevere nessuna attenzione sui media). Adesso, possiamo dire che esista una ‘giurisprudenza’ in questo senso. Era ora! La nuova sentenza ha distinto tra ‘coltivazione’ in senso giuridico e ‘coltivazione domestica’ indirizzata al solo uso personale di fitocannabinoidi. in altre parole ciascuno di noi è adesso libero di fare bella mostra di piantine verdi sul terrazzo di casa senza doverle nascondere nella vasca da bagno. O meglio…ciascuno di voi. Qui da me tutto ciò non è ancora permesso ed anzi non è infrequente vedere tipi ‘loschi’ andare a spasso per le ‘back alleys’ con enormi pastori tedeschi che fiutano l’aria. Fortunati. Che dire? Ci si guadagna in salute, tempo e, perché no, estetica domestica. Vuoi mettere una bella pianta di marijuana sul balcone al posto del solito, deprimente oleandro o dei soliti, politicizzati gerani? Nel giardino di casa dei miei genitori c’è un’ortensia dove il nostro gatto, specialmente durante i mesi caldi, va a nascondersi per cercare un po’ di fresco. Quasi quasi gli regalo una nuova foresta…tropicale. La dittatura indifesa
Quando l’esercito depone le armi il potere punitivo si spegne. La dittatura rimane indifesa. Spero che questa vicenda continui ad evolversi in questa direzione. Se così fosse, ci sarebbe solo una cosa che potrebbe fermare l’avanzata pacifica dei monaci e dei loro sostenitori: noi! Ovvero l’intervento dell’occidente. O della Russia, o della Cina.
Tengo le dita incrociate
Friday, September 28, 2007
Rosso di pace
Dico la verità, non conosco la storia della Birmania. Non so chi sia il carnefice che la governa adesso né la storia di quella dissidente Premio Nobel per la pace che vive reclusa da anni agli arresti domiciliari. Non nei dettagli per lo meno. Non lo so e lo vivo come una colpa imperdonabile. Ma anche non sapendo tutte queste cose, sono però certo di non parlare con leggerezza nell’esprimere tutto il mio disgusto e la mia rabbia per quello che sta accadendo in questi giorni in quel paese.
Camminano in file ordinate, protestano con fermezza contro il regime che li opprime. E muoiono con coraggio. Quel coraggio che Gandhi ha fatto conoscere all’occidente. Muoiono perché fanno paura. Fanno paura perché sono disarmati. Sono disarmati perché sono giusti. Fanno paura perché sono giusti. Fanno paura a noi che massacriamo popolazioni intere per ‘liberarle dalla dittatura ed esportare la democrazia’, ma non muoviamo un dito per aiutare loro. Che grosso sospiro di sollievo, che piacere immenso ci hanno fatto Russia e Cina nel porre il veto alle decisioni che altrimenti l’ONU avrebbe preso contro il massacro di queste persone. Ci hanno tolto la responsabilità di doverci tirare indietro davanti agli occhi del mondo intero. Hanno fatto il lavoro sporco per noi e adesso ci consentono di additarli all’opinione pubblica come i ‘cattivi’ che non vogliono intervenire perché hanno interessi economici troppo forti in quel paese. Una storia già vista. La ‘democrazia’ conviene esportarla dove c’è almeno un po’ di petrolio o di gas naturale. Fanno paura ai religiosi ortodossi di tutto il mondo. Ebrei, mussulmani, cattolici. Incapaci di difendere la propria identità religiosa senza sfruttare il prossimo o senza tirare il grilletto su qualcuno.
Sfilano ordinati per le vie del loro paese ma è come se sfilassero per le strade dei nostri. Quei morti che l’ambasciatore australiano dice di aver visto a decine per le strade del centro di Rangoon, è come se giacessero sotto al Colosseo, o alla torre Eiffel o a Westminster. Siamo colpevoli. Colpevoli di asservimento ed indifferenza. Se non lo fossimo, le nostre truppe avrebbero già lasciato l’Afghanistan e adesso starebbero proteggendo loro, i monaci buddisti di Birmania.
Wednesday, September 26, 2007
Anoressia mentale

ma vaffanculo.
Sunday, September 23, 2007
sssssssssssssh
Migliaia di mimi e di statue viventi stanno piangendo, nei centri delle città di tutto il mondo. Da Roma a Vienna a Londra a New York a Parigi. Marcel Marceau (Marcel Mengel, Strasburgo 1923 – 2007), è morto questa notte all’età di 84 anni. Personaggio d’altri tempi, di quando fare l’attore aveva un significato oggi scomparso. I tempi di Charlie Chaplin (di cui veniva considerato un successore) ed Ettore Petrolini, Stan Laurel ed Oliver Hardy e Totò. Artigiani dell’arte eletti per puro merito alle più alte cattedre, sono sopravvissuti a due guerre mondiali, e forse da esse sono stati generati. Lasciano in eredità al mondo un patrimonio di espressività, di emozioni e di riflessioni, tristi o comiche che siano, che non ha precedenti e non avrà successori. Spero solo di non dover ascoltare commemorazioni di sorta durante ‘Miss Italia’…
Tristezza…
Thursday, September 20, 2007
Quando il blogger diventa superfluo

Marco Travaglio
Monday, September 17, 2007
In Buddha's hands
Molti ricorderanno come nel marzo del 2001, prima della guerra in Afghanistan, una banda di miliziani talebani decise di far saltare in aria due enormi statue di Buddha scolpite nella parete di una montagna a Bamiyan, una vecchia di 1500 anni e l’altra di 1800. Il fatto suscitò enorme scalpore, la condanna dell’UNESCO ed il rammarico di numerosi esperti d’arte e di storia oltre a rappresentare in maniera molto simbolica l’intransigenza, l’ottusità e l’intolleranza di qualcosa che potremmo definire ‘il Male’ nei confronti di un’immagine pacifica che potremmo definire ‘il Bene’. Ricordo che un vecchio monaco buddista, in seguito alla demolizione della statua, iniziò una sentita serie di rituali e danze all’ombra delle rovine, al fine di ricacciare quegli spiriti maligni precedentemente tenuti a bada dalle divinità. Ebbe tutta la mia solidarietà devo dire. Oggi, altri miliziani talebani, appartenenti al Tehreek e-Nafaz e-Shariat e-Mohammadi (Tnsm), movimento per l’applicazione della Sharìa in Pakistan, hanno tentato un’impresa simile. Asserragliati poche miglia a nord del confine tra Afghanistan e Pakistan, nella Valle di Swat, dove nacque il buddismo tantrico, hanno tentato di demolire un bassorilievo del Buddha scolpito 1400 anni fa fuori del villaggio di Jehanabad. Hanno praticato dei fori nel bassorilievo, ci hanno infilato la loro dinamite, hanno azionato il detonatore e…non è successo niente. La dinamite è esplosa, ma la statua sembra non abbia riportato danni. Non so se ne abbiano parlato i giornali ed i telegiornali in Italia, né so se questo sia completamente vero. Però me lo auguro. Mi auguro che anche Buddha, pur così serafico e sorridente, abbia deciso di incazzarsi e di mettere un freno al tutto. Oltretutto non è che sia possibile fare affidamento su altri al momento…
Wednesday, September 12, 2007
Non in mio nome
Caro Ministro D’alema, è stata sua l’iniziativa di deplorare l’arresto dell’europarlamentare Borghezio da parte della polizia Belga per aver manifestato a Bruxelles, senza autorizzazione del sindaco di quella città, contro l’Islam (badi bene ministro, contro l’Islam, non contro i terroristi o Al-Qaeda o Bin Laden o contro l’integralismo. Contro l’ISLAM). Immagino che il suo intervento non sia da considerarsi ‘a titolo personale’. In quanto ministro degli Esteri, immagino lei abbia pensato di protestare con l’autorità belga a nome dei cittadini italiani per i quali lei lavora (o dovrebbe lavorare). Temo di doverla disilludere. Almeno per quanto mi riguarda. Prenda pure nome e cognome dal mio blog e corregga il tiro, esprimendo la sua protesta a nome dei cittadini italiani meno uno. Ha fatto presto ministro, ad indignarsi per quanto accaduto. Ha immediatamente alzato la voce, rivendicando la santità del parlamentare e la sua immunità da ogni forma di rispetto delle leggi. Poco importa che quel parlamentare urlasse contro una religione (che, glielo ricordo ministro, conta più di un miliardo e mezzo di seguaci sparsi in tutto il mondo) insieme a rappresentanti di movimenti xenofobi ed ultra-nazionalisti provenienti da tutta Europa. Poco importa che quello stesso parlamentare si sia fatto e si faccia quotidianamente portavoce di idee (ed azioni) profondamente razziste, non solo nei confronti di uomini e donne extracomunitari, ma anche italiani. Poco importa che quell’individuo abbia contribuito ad introdurre in Italia la politica urlata, sbavante e violenta dei proiettili inviati ai magistrati. Lei ha pensato lo stesso di doverlo difendere. Di dover alzare
La sua voce grossa non solo non incanta nessuno, ma ci sputtana bellamente agli occhi della comunità internazionale né più né meno di quanto non ci abbiano sputtanato gli sproloqui di Berlusconi ed i cinque anni del suo governo.
Perciò, caro ministro, le sue figure di merda le faccia a nome suo e basta. Non mi tiri dentro. Fosse stato per me, Borghezio non solo sarebbe rimasto in galera, ma, se possibile, nel braccio riservato agli extracomunitari. Ammesso che in un paese civile come il Belgio esista un braccio del genere.
Tuesday, September 11, 2007
Il minimo indispensabile

sull’11 settmbre 2001 come quella sul colpo di stato in Cile che portò Pinochet al potere dittatoriale. Quella del cosiddetto allunaggio come quella dei milioni di morti e ‘desaparecidos’ del Nicaragua, del Guatemala, dell’Argentina e via dicendo. Sarà sufficiente spostare il ditino sul tasto giusto e tutto questo verrà oscurato dalla più rassicurante maria defilippi che balla il merengue con un ballerino iperpalestrato e di 86 anni più giovane di lei. Ci prendono per il culo? E allora? È dal dopoguerra che ci prendono per il culo e ciononostante non abbiamo mai dovuto saltare un pasto. Che facciano pure.
Le vittime dell’ultimo conflitto tra occidente e medio oriente, da una parte come dall’altra, saranno anche senza colore, carne comunque bruciata sotto macerie comunque opprimenti. Ma i responsabili no. Ce l’hanno eccome un colore. Sarebbe ora che pagassero per i propri crimini, anche se questo, con ogni probabilità, non avverrà mai. Cercare di non diventarne complici attraverso l’indifferenza, attraverso una superficialità ed una ottusità tanto deleterie quanto volute, attraverso il rifiuto della ragione, è davvero il minimo che si possa fare.
Saturday, September 08, 2007
Aspettando Solzenicyn
Fino a pochi annni fa, quando ancora il termine ‘guerra fredda' aveva un senso, due grandi superpotenze si contendevano il controllo degli assetti economici e militari del pianeta. USA e URSS si sorridevano mostrando denti acuminati, spesso insanguinati e giocavano a spostare testate nucleari sui territori da loro occupati come fossero unità di Risiko. Nella filmografia hollywoodiana, il russo era il cattivo per eccellenza ed il terrorismo di matrice islamica era ancora relegato al ruolo di comparsa in qualche film comico. L’occidente anglosassone si ergeva santo ed immacolato sui grandi schermi di tutto il mondo a difesa di valori universalmente accettati come buoni quali democrazia, mercato e patatine fritte. Tutti noi vivevamo un po’ nell’angoscia di veder spuntare un funghetto atomico all’orizzonte. La caduta del muro (frase ormai eletta al rango di ‘proverbio’ per descrivere un presunto cambiamento radicale) ha cambiato gli equilibri in campo. I russi sono spariti dai cinema, sostituiti prima dai cinesi e poi, finalmente, dagli arabi. Democrazia, mercato e patatine fritte hanno invaso la piazza rossa ed i faccioni severi dei Leader sovietici, da Stalin a Cernienko, sono stati sostituiti prima da quello bonario di Gorbachev, che presto vedremo all’isola dei famosi, poi da quello alticcio di Eltsin. Mi sarei aspettato, dopo questi due, che a guidare Verrebbe voglia di lanciare una campagna tipo ‘compra anche tu un mattone. Ricostruiamo il muro’…
Tuesday, September 04, 2007
Mamma mia che impressione!
E io che credevo che Fioroni fosse un imitatore del mitico Mario Pio di Alberto Sordi. E invece prima ripesca dal pozzo scavato dalla Moratti gli esami di riparazione, poi manda in soffitta le famigerate tre ‘i’ tanto care al cavaliere (i-mpresa + i-nglese + i-nternet = i-diota o i-gnorante, a seconda) e rilancia materie prettamente comuniste come la grammatica, la storia e Deve
Riconosco di essere sorpreso. Ritenevo fondamentale un ritorno a modelli di insegnamento tanto vecchi quanto efficaci e tuttora mi auguro che vengano definitivamente archiviati sia la classificazione morattiana delle scuole che l’infame sistema di crediti e debiti, e si torni alle scuole elementari, medie e superiori con i vecchi voti. Ma non mi aspettavo decisioni del genere da un ministro come Fioroni. Non dopo un anno e mezzo di governo Prodi.
Il mio ego complottista urla alla magagna. Un ministro che sfila al Family Day che parla di valori della Resistenza ed opera affinché vengano insegnati nelle scuole? Sembra troppo bello per essere vero. Se qualcuno intravede la fregatura, per favore, mi illumini.
Monday, September 03, 2007
Un popolo di santi, eroi e navigatori

“Già strenuo combattente, quale altissimo Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, della criminalità organizzata, assumeva anche l'incarico, come Prefetto della Repubblica, di respingere la sfida lanciata allo Stato Democratico dalle organizzazioni mafiose, costituenti una gravissima minaccia per il Paese. Barbaramente trucidato in un vile e proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sublimava con il proprio sacrificio una vita dedicata, con eccelso senso del dovere, al servizio delle Istituzioni, vittima dell'odio implacabile e della violenza di quanti voleva combattere.”
Con queste parole, veniva riconosciuta alla memoria del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa la medaglia d’oro al valor civile. Parole fredde e volutamente pompose che purtroppo finiscono per sminuire la reale portata del sacrificio di chi le riceve.
Io avevo dodici anni quando fu ucciso. Ricordo che mio nonno, ascoltando la notizia al telegiornale, commentò dicendo ‘in quella prefettura pure la sedia dove si sedeva era mafiosa’. Facile da capire per un dodicenne. Più difficile immaginare il reale significato di queste parole, il retroscena del delitto Moro, le indagini su carte e documenti dello statista scomparse, poi riapparse, poi ricomparse di nuovo. L’assurdo intreccio tra terrorismo, P2, servizi segreti e politica di quegli anni, che ancora oggi viene in larga parte tenuto segreto. Volutamente, perché noi cittadini certe cose non dobbiamo saperle, ci fa male.
Quanto ci sarebbe da parlare, da spiegare, da rivelare su questa storia? Quanta curiosità dovrebbe suscitare in noi a 25 anni di distanza? Magari qualche giornalista ci avrà pure provato, ma senza lasciare traccia. In televisione per lo meno, la nutrice di chi ha ormai dimenticato i libri. Giuseppe Ferrara ed il suo ‘Cento giorni a Palermo’ rimangono una voce nel deserto che urla nella tempesta di puttanate che propone il cinema italiano. Poche parole oggi, per la commemorazione, e poi via a riparlare di Garlasco e del PD. Ucciso non due, ma mille volte. E da milizie ben più organizzate di quelle che quel giorno uccisero lui, Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.
Un popolo di eroi, santi e navigatori…ma quali? I nostri eroi oggi si chiamano Maurizio Corona, i nostri santi passano giornate intere chiusi dentro ad una casa sotto gli occhi di milioni di persone che aspettano solo di vederli scopare tra di loro.
Rimangono i navigatori. Quelli che da bravi fessi decidono di ‘cercare’ nel mare del web, spinti dalla curiosità, dalla necessità di sapere. Quelli che rinunciano ad andare in vacanza sul Nilo o a Miami etc.
Io, nel mio piccolissimo, ho deciso di farlo...nei limiti del possibile.
In Memoria
