Monday, September 03, 2007

Un popolo di santi, eroi e navigatori


“Già strenuo combattente, quale altissimo Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, della criminalità organizzata, assumeva anche l'incarico, come Prefetto della Repubblica, di respingere la sfida lanciata allo Stato Democratico dalle organizzazioni mafiose, costituenti una gravissima minaccia per il Paese. Barbaramente trucidato in un vile e proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sublimava con il proprio sacrificio una vita dedicata, con eccelso senso del dovere, al servizio delle Istituzioni, vittima dell'odio implacabile e della violenza di quanti voleva combattere.”

Con queste parole, veniva riconosciuta alla memoria del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa la medaglia d’oro al valor civile. Parole fredde e volutamente pompose che purtroppo finiscono per sminuire la reale portata del sacrificio di chi le riceve.

Io avevo dodici anni quando fu ucciso. Ricordo che mio nonno, ascoltando la notizia al telegiornale, commentò dicendo ‘in quella prefettura pure la sedia dove si sedeva era mafiosa’. Facile da capire per un dodicenne. Più difficile immaginare il reale significato di queste parole, il retroscena del delitto Moro, le indagini su carte e documenti dello statista scomparse, poi riapparse, poi ricomparse di nuovo. L’assurdo intreccio tra terrorismo, P2, servizi segreti e politica di quegli anni, che ancora oggi viene in larga parte tenuto segreto. Volutamente, perché noi cittadini certe cose non dobbiamo saperle, ci fa male.

Quanto ci sarebbe da parlare, da spiegare, da rivelare su questa storia? Quanta curiosità dovrebbe suscitare in noi a 25 anni di distanza? Magari qualche giornalista ci avrà pure provato, ma senza lasciare traccia. In televisione per lo meno, la nutrice di chi ha ormai dimenticato i libri. Giuseppe Ferrara ed il suo ‘Cento giorni a Palermo’ rimangono una voce nel deserto che urla nella tempesta di puttanate che propone il cinema italiano. Poche parole oggi, per la commemorazione, e poi via a riparlare di Garlasco e del PD. Ucciso non due, ma mille volte. E da milizie ben più organizzate di quelle che quel giorno uccisero lui, Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.

Un popolo di eroi, santi e navigatori…ma quali? I nostri eroi oggi si chiamano Maurizio Corona, i nostri santi passano giornate intere chiusi dentro ad una casa sotto gli occhi di milioni di persone che aspettano solo di vederli scopare tra di loro.

Rimangono i navigatori. Quelli che da bravi fessi decidono di ‘cercare’ nel mare del web, spinti dalla curiosità, dalla necessità di sapere. Quelli che rinunciano ad andare in vacanza sul Nilo o a Miami etc.

Io, nel mio piccolissimo, ho deciso di farlo...nei limiti del possibile.

In Memoria

1 comment:

Gerypa said...

Dalla Chiesa, come molti altri martiri, è qui a Palermo una strada, un simbolo di cemento senza più peso. La memoria corta è il difetto di un popolo che cavalca le onde (dello sdegno, dell'impegno) solo per vederle infrangersi sugli scogli. Dopo è risacca, schiuma, nulla.