Thursday, September 20, 2007

Quando il blogger diventa superfluo


in genere non amo il copia e incolla. Che gusto c'è ad avere un blog se le notizie, gli avvenimenti e gli articoli non te li commenti almeno un pò? Però certe volte in un articolo è già racchiuso tutto, incluso il commento che uno vorrebbe fare. Perciò...



La lepre e il Grillo

Marco Travaglio
È una bella nemesi quella della cosiddetta Seconda Repubblica: inaugurata 13 anni fa da un comico pericoloso, ora viene seppellita da un comico innocuo e innocente, anzi positivo e propositivo. L’informazione ufficiale, che si sente parte del ceto politico e infatti lo è, trema alla sola idea di perdere di nuovo i suoi padrini. E sparacchia all’impazzata, mirando al dito (Grillo) anziché alla luna (la morte di questa politica). È quello che è avvenuto nell’ultima settimana, la prima del V-Day After. Poi, sfiatati i tromboni, sono intervenuti gli spiriti liberi: quelli che, prima di scrivere, pensano, e magari s’informano pure. Anziché strillare al fascismo, al qualunquismo, al populismo, all’antipolitica, si sforzano di capire: non per plaudire acriticamente a quel che è accaduto l’8 settembre in 200 piazze, ma per spiegare ed eventualmente criticare sul merito; per parlare della luna, non del dito; per investigare non tanto Grillo, ma il milione e mezzo di persone che han raccolto il suo appello. L’han fatto, per esempio, Boeri, Spinelli e Rusconi sulla Stampa. Sartori sul Corriere. E Pasquino, che sull’Unità ha scritto: “Sembra che per la debolezza della politica siano i Grillo Boys a dettare l’agenda”. È proprio così. Da 13 anni, ogni mattina, Berlusconi libera una lepre a reti ed edicole unificate, e tutti, per tutto il giorno, inseguono la lepre. L’indomani, altra lepre e altro inseguimento collettivo. E così via. La lepre è il processo di Cogne (o Rignano, o Garlasco) per nascondere i processi a Berlusconi, Previti, Dell’Utri, Andreotti, Telecom e furbetti. La lepre è la riduzione delle tasse come imperativo categorico per nascondere i 200 miliardi annui di evasione fiscale. La lepre sono le “grandi riforme”, da fare ovviamente “insieme”, per nascondere le leggi vergogna. La lepre è la tolleranza zero contro i poveracci per nascondere la tolleranza mille su mafie, corruzione, reati finanziari, morti nei cantieri, precariato, lavoro nero, concorsi truccati. La lepre è l’eterno piagnisteo del mitico Nordest per nascondere il dramma sociale di tanti lavoratori dipendenti, “flessibili”, pensionati. La lepre è la privatizzazione della Rai per nascondere il trust incostituzionale di Mediaset. Basta leggere certi discorsi “coraggiosi” di Rutelli o di Veltroni per capire quanto la lepre berlusconiana abbia contagiato l’Unione. Al punto che una manifestazione come quella del 20 ottobre per la riforma della legge 30 e contro il precariato di massa è ormai equiparata al terrorismo, anche se chiede semplicemente il rispetto del programma dell’Unione. L’altra sera in tv Prodi s’è benedettamente sottratto all’Agenda Unica: l’Irpef per ora non si riduce perché non si può; molto meglio farla pagare a tutti, così tutti un giorno pagheranno meno. Ma Prodi è tra i pochissimi, nell’Unione, a non inseguire la lepre altrui e a lanciarne ogni tanto una sua. Perciò Grillo dà tanto fastidio all’establishment politico e giornalistico che, a destra come a sinistra, sull’Agenda Unica berlusconiana ha costruito le sue indecenti fortune: perché sta imponendo un’agenda alternativa. Costringe le tv, dunque i giornali, dunque i politici a occuparsi di lui e di quel che dice. I ladri li chiama ladri, non esuli. Parla di mafie e corruzione, precariato ed energie alternative, trasparenza e partecipazione, fine dell’impunità e giustizia uguale per tutti; e chiede che Rete 4 vada su satellite possibilmente insieme a Mastella con la sua famiglia e i suoi indultati (nel qual caso gli si paga volentieri l’aereo di Stato, purché sia l’ultimo). Mastella a parte, quel che dice Grillo è tutto scritto nel programma dell’Unione. Basterebbe applicarlo un po’, per levargli l’erba sotto i piedi. Parlare meno di lui e più di quelli che stanno sotto il palco. Che sono giovani, e soprattutto tanti. Può darsi che siano un “sintomo passeggero”, come dice Lerner; che le liste civiche col bollino di garanzia non siano una buona idea (ma nei comuni funzionano benissimo da anni); che le tre leggi di iniziativa popolare non siano prioritarie perché, com’è noto, “il problema è un altro”. Ma intanto non c’è politico o giornalista che riesca a chiudere una frase senza citare Grillo. Persino Vespa, Floris e Riotta han dovuto nominarlo e addirittura parlare dei condannati in Parlamento, pur con la faccia malmostosa. Non vorremmo essere nei loro panni: di questo passo, un giorno o l’altro potrebbero persino essere costretti a raccontare la verità su Berlusconi, Previti, Dell’Utri e le scalate bancarie. Dio non voglia.

Monday, September 17, 2007

In Buddha's hands

Molti ricorderanno come nel marzo del 2001, prima della guerra in Afghanistan, una banda di miliziani talebani decise di far saltare in aria due enormi statue di Buddha scolpite nella parete di una montagna a Bamiyan, una vecchia di 1500 anni e l’altra di 1800. Il fatto suscitò enorme scalpore, la condanna dell’UNESCO ed il rammarico di numerosi esperti d’arte e di storia oltre a rappresentare in maniera molto simbolica l’intransigenza, l’ottusità e l’intolleranza di qualcosa che potremmo definire ‘il Male’ nei confronti di un’immagine pacifica che potremmo definire ‘il Bene’. Ricordo che un vecchio monaco buddista, in seguito alla demolizione della statua, iniziò una sentita serie di rituali e danze all’ombra delle rovine, al fine di ricacciare quegli spiriti maligni precedentemente tenuti a bada dalle divinità. Ebbe tutta la mia solidarietà devo dire. Oggi, altri miliziani talebani, appartenenti al Tehreek e-Nafaz e-Shariat e-Mohammadi (Tnsm), movimento per l’applicazione della Sharìa in Pakistan, hanno tentato un’impresa simile. Asserragliati poche miglia a nord del confine tra Afghanistan e Pakistan, nella Valle di Swat, dove nacque il buddismo tantrico, hanno tentato di demolire un bassorilievo del Buddha scolpito 1400 anni fa fuori del villaggio di Jehanabad. Hanno praticato dei fori nel bassorilievo, ci hanno infilato la loro dinamite, hanno azionato il detonatore e…non è successo niente. La dinamite è esplosa, ma la statua sembra non abbia riportato danni.

Non so se ne abbiano parlato i giornali ed i telegiornali in Italia, né so se questo sia completamente vero. Però me lo auguro. Mi auguro che anche Buddha, pur così serafico e sorridente, abbia deciso di incazzarsi e di mettere un freno al tutto. Oltretutto non è che sia possibile fare affidamento su altri al momento…

Wednesday, September 12, 2007

Non in mio nome

Caro Ministro D’alema, è stata sua l’iniziativa di deplorare l’arresto dell’europarlamentare Borghezio da parte della polizia Belga per aver manifestato a Bruxelles, senza autorizzazione del sindaco di quella città, contro l’Islam (badi bene ministro, contro l’Islam, non contro i terroristi o Al-Qaeda o Bin Laden o contro l’integralismo. Contro l’ISLAM). Immagino che il suo intervento non sia da considerarsi ‘a titolo personale’. In quanto ministro degli Esteri, immagino lei abbia pensato di protestare con l’autorità belga a nome dei cittadini italiani per i quali lei lavora (o dovrebbe lavorare). Temo di doverla disilludere. Almeno per quanto mi riguarda. Prenda pure nome e cognome dal mio blog e corregga il tiro, esprimendo la sua protesta a nome dei cittadini italiani meno uno.

Ha fatto presto ministro, ad indignarsi per quanto accaduto. Ha immediatamente alzato la voce, rivendicando la santità del parlamentare e la sua immunità da ogni forma di rispetto delle leggi. Poco importa che quel parlamentare urlasse contro una religione (che, glielo ricordo ministro, conta più di un miliardo e mezzo di seguaci sparsi in tutto il mondo) insieme a rappresentanti di movimenti xenofobi ed ultra-nazionalisti provenienti da tutta Europa. Poco importa che quello stesso parlamentare si sia fatto e si faccia quotidianamente portavoce di idee (ed azioni) profondamente razziste, non solo nei confronti di uomini e donne extracomunitari, ma anche italiani. Poco importa che quell’individuo abbia contribuito ad introdurre in Italia la politica urlata, sbavante e violenta dei proiettili inviati ai magistrati. Lei ha pensato lo stesso di doverlo difendere. Di dover alzare la voce. Forse crede di poterlo fare per risollevare un pò l’immagine di un paese servo come il nostro. Meglio farebbe, caro ministro, a ricordarsi dei panni sporchi che ancora abbiamo dentro casa nostra, invece di pretendere di andare a lavare quelli di un paese come il Belgio, dal quale, le assicuro, abbiamo solo da imparare. Meglio farebbe a ricordarsi che il governo di cui lei fa parte ancora non ha attivato le commissioni di inchiesta per i fatti del G8 di Genova, dove, le ricordo, magari non vennero arrestati parlamentari, ma vennero massacrati manifestanti inermi da forze di polizia che hanno applaudito alla morte di uno di essi. Se vuole incazzarsi ministro, si incazzi per quello. Si incazzi per le nigeriane umiliate dal suo europarlamentare immune sui treni del nord italia a suon di insetticida. Si incazzi per le vittime dell’indulto che anche lei ha votato. Si incazzi per le basi militari americane che vengono costruite sul nostro territorio a nostra insaputa e senza il nostro consenso. Si incazzi per i mafiosi, i corrotti, i condannati che siedono accanto a lei in parlamento.

La sua voce grossa non solo non incanta nessuno, ma ci sputtana bellamente agli occhi della comunità internazionale né più né meno di quanto non ci abbiano sputtanato gli sproloqui di Berlusconi ed i cinque anni del suo governo.

Perciò, caro ministro, le sue figure di merda le faccia a nome suo e basta. Non mi tiri dentro. Fosse stato per me, Borghezio non solo sarebbe rimasto in galera, ma, se possibile, nel braccio riservato agli extracomunitari. Ammesso che in un paese civile come il Belgio esista un braccio del genere.

Tuesday, September 11, 2007

Il minimo indispensabile


Essere dei complottisti nati, come me, ha i suoi vantaggi. Non ci si stupisce più di tanto di fronte a filmati come questo, il cui link ho rubato dal blog di Gery Palazzotto. Filmato peraltro simile a mille altri, che dicono più o meno le stesse cose, che da tempo girano in rete. L’aereo del pentagono scomparso, le torri che implodono, l’acciaio ‘inspiegabilmente’ fuso. E la gente che ancora aspetta che Bush vada in televisione a dire ‘si, è vero. Siamo stati noi a combinare tutto questo. Ci serviva un casus belli per toglierci dai coglioni mezzo medio oriente”. La gente che ancora aspetta di poter fare domande ai responsabili della sicurezza nazionale statunitense. Anche dopo che questi illustri personaggi hanno affermato come l’organizzazione di attentati contro gli Stati Uniti, da parte degli Stati Uniti stessi, rappresenti uno 'scenario plausibile' per poter attaccare altri paesi, nello specifico l’Iran di Ahmadinejad. Le leggi della fisica sono leggi naturali, si sente in questo filmato, e non possono essere cambiate. È vero. Però possono essere ignorate. Fintanto che non ci toccano da vicino. Fintanto che sono altri quelli che vanno in televisione a gridare il proprio bisogno di verità. Fintanto che conserviamo un minimo di benessere, siamo ben disposti a continuare a credere che negli Stati Uniti, così come in Italia, quelle leggi non esistano. Siamo disposti a credere nella veridicità dei risultati elettorali, nella buona fede dei nostri governanti, nella loro onestà anche quando usano i nostri soldi per andare a puttane o per pagarsi la coca. Saremmo disposti a credere anche a Babbo Natale e la Befana, pur di non doverci fare carico della verità. Pur di non dover rinunciare al campionato di calcio, alle ferie pagate o al televisore LCD. Possono sbattercela in faccia milioni di volte la verità. Quella

sull’11 settmbre 2001 come quella sul colpo di stato in Cile che portò Pinochet al potere dittatoriale. Quella del cosiddetto allunaggio come quella dei milioni di morti e ‘desaparecidos’ del Nicaragua, del Guatemala, dell’Argentina e via dicendo. Sarà sufficiente spostare il ditino sul tasto giusto e tutto questo verrà oscurato dalla più rassicurante maria defilippi che balla il merengue con un ballerino iperpalestrato e di 86 anni più giovane di lei. Ci prendono per il culo? E allora? È dal dopoguerra che ci prendono per il culo e ciononostante non abbiamo mai dovuto saltare un pasto. Che facciano pure.

Le vittime dell’ultimo conflitto tra occidente e medio oriente, da una parte come dall’altra, saranno anche senza colore, carne comunque bruciata sotto macerie comunque opprimenti. Ma i responsabili no. Ce l’hanno eccome un colore. Sarebbe ora che pagassero per i propri crimini, anche se questo, con ogni probabilità, non avverrà mai. Cercare di non diventarne complici attraverso l’indifferenza, attraverso una superficialità ed una ottusità tanto deleterie quanto volute, attraverso il rifiuto della ragione, è davvero il minimo che si possa fare.

Saturday, September 08, 2007

Aspettando Solzenicyn

Fino a pochi annni fa, quando ancora il termine ‘guerra fredda' aveva un senso, due grandi superpotenze si contendevano il controllo degli assetti economici e militari del pianeta. USA e URSS si sorridevano mostrando denti acuminati, spesso insanguinati e giocavano a spostare testate nucleari sui territori da loro occupati come fossero unità di Risiko. Nella filmografia hollywoodiana, il russo era il cattivo per eccellenza ed il terrorismo di matrice islamica era ancora relegato al ruolo di comparsa in qualche film comico. L’occidente anglosassone si ergeva santo ed immacolato sui grandi schermi di tutto il mondo a difesa di valori universalmente accettati come buoni quali democrazia, mercato e patatine fritte. Tutti noi vivevamo un po’ nell’angoscia di veder spuntare un funghetto atomico all’orizzonte. La caduta del muro (frase ormai eletta al rango di ‘proverbio’ per descrivere un presunto cambiamento radicale) ha cambiato gli equilibri in campo. I russi sono spariti dai cinema, sostituiti prima dai cinesi e poi, finalmente, dagli arabi. Democrazia, mercato e patatine fritte hanno invaso la piazza rossa ed i faccioni severi dei Leader sovietici, da Stalin a Cernienko, sono stati sostituiti prima da quello bonario di Gorbachev, che presto vedremo all’isola dei famosi, poi da quello alticcio di Eltsin. Mi sarei aspettato, dopo questi due, che a guidare la Santa Madre Russia arrivasse Bombolo, ed invece è spuntato Putin. Anche lui ci prova. Si fa riprendere mentre ‘gioca’ al Judo con un bambino giapponese che lo manda al tappeto e ogni tanto cerca anche di sorridere, ma l’old style sovietico è palese a tutti. Ciononostante, Vladimir è entrato nei cuori dei potenti d’occidente ed è tutto un darsi gran pacche sulle spalle. La Russia continua ad essere un fiero alleato della NATO. L’Unione Sovietica era la negazione della libertà, esclusa forse la libertà di lavorare. C’erano i gulag, lo sterminio dei dissidenti, il razzismo. La stampa era strettamente controllata dal potere dittatoriale. Ed oggi? Oggi Piotr Gabrijan, il procuratore a capo dell’inchiesta sull’omicidio di Anna Politkovskaja, viene rimosso dal suo incarico e sostituito con un giudice più anziano e più alla portata del ministro della giustizia russa. Oggi i ‘silovki’, gruppo ristretto di potenti e mafiosi, vicini al presidente russo e radunati attorno ai servizi segreti FSB (ex-KGB, ex-CEKA ecc. ecc.), “controllano tutto in questo Paese: dai media ai servizi segreti alla polizia alla magistratura, senza parlare di Parlamento e governi regionali; il loro potere non ha più limitazioni. Avevano già deciso d'affossare questo processo e adesso allontanando Gabrijan, faranno finire l'inchiesta in un nulla di fatto” (parole di Dimitri Muratov, caporedattore della Novaja Gazeta, il giornale della Politkovskaja, pronunciate in diretta a ‘Radio Moskvji’). Oggi si manifesta per ricordare la giornalista uccisa e si finisce in galera per questo. Oggi le ONG presenti sul territorio soviet…pardon, russo, sono costrette alla schedatura e, quando la loro registrazione viene rallentata o rifiutata, sono obbligate ad interrompere le attività, come è successo a Human Rights Watch, Amnesty International e Medecins Sans Frontieres. Oggi i PRESUNTI terroristi ceceni (notare il peso della parola ‘presunti’) vengono allegramente torturati e malmenati nelle carceri speciali. Oggi alla Russia non servono più le testate nucleari. I rubinetti del gas fanno molta più paura.

Verrebbe voglia di lanciare una campagna tipo ‘compra anche tu un mattone. Ricostruiamo il muro’…

Tuesday, September 04, 2007

Mamma mia che impressione!

E io che credevo che Fioroni fosse un imitatore del mitico Mario Pio di Alberto Sordi. E invece prima ripesca dal pozzo scavato dalla Moratti gli esami di riparazione, poi manda in soffitta le famigerate tre ‘i’ tanto care al cavaliere (i-mpresa + i-nglese + i-nternet = i-diota o i-gnorante, a seconda) e rilancia materie prettamente comuniste come la grammatica, la storia e la matematica.
Deve
essersi accorto anche lui che molti internauti, pur conoscendo a menadito l’html, hanno scordato l’italiano, ritengono che l’h in quanto muta sia una lettera inutile e sono convinti che Giulio Cesare sia un centravanti brasiliano. Non c’è voluto molto dopotutto. 36 milioni di euro presi dalla finanziaria ed un può di buona volontà da scout. La destra, ovviamente, è insorta, ma non i soliti Bonaiuti o Schifani sono stati mandati in prima linea. Bensì una non meglio identificata senatrice che ha parlato di ‘svolta conservatrice’ del ministro. Bonaiuti e Schifani erano troppo impegnati a suggerire al Cavaliere di portare Giulio Cesare al Milan…

Riconosco di essere sorpreso. Ritenevo fondamentale un ritorno a modelli di insegnamento tanto vecchi quanto efficaci e tuttora mi auguro che vengano definitivamente archiviati sia la classificazione morattiana delle scuole che l’infame sistema di crediti e debiti, e si torni alle scuole elementari, medie e superiori con i vecchi voti. Ma non mi aspettavo decisioni del genere da un ministro come Fioroni. Non dopo un anno e mezzo di governo Prodi.

Il mio ego complottista urla alla magagna. Un ministro che sfila al Family Day che parla di valori della Resistenza ed opera affinché vengano insegnati nelle scuole? Sembra troppo bello per essere vero. Se qualcuno intravede la fregatura, per favore, mi illumini.

Monday, September 03, 2007

Un popolo di santi, eroi e navigatori


“Già strenuo combattente, quale altissimo Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, della criminalità organizzata, assumeva anche l'incarico, come Prefetto della Repubblica, di respingere la sfida lanciata allo Stato Democratico dalle organizzazioni mafiose, costituenti una gravissima minaccia per il Paese. Barbaramente trucidato in un vile e proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sublimava con il proprio sacrificio una vita dedicata, con eccelso senso del dovere, al servizio delle Istituzioni, vittima dell'odio implacabile e della violenza di quanti voleva combattere.”

Con queste parole, veniva riconosciuta alla memoria del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa la medaglia d’oro al valor civile. Parole fredde e volutamente pompose che purtroppo finiscono per sminuire la reale portata del sacrificio di chi le riceve.

Io avevo dodici anni quando fu ucciso. Ricordo che mio nonno, ascoltando la notizia al telegiornale, commentò dicendo ‘in quella prefettura pure la sedia dove si sedeva era mafiosa’. Facile da capire per un dodicenne. Più difficile immaginare il reale significato di queste parole, il retroscena del delitto Moro, le indagini su carte e documenti dello statista scomparse, poi riapparse, poi ricomparse di nuovo. L’assurdo intreccio tra terrorismo, P2, servizi segreti e politica di quegli anni, che ancora oggi viene in larga parte tenuto segreto. Volutamente, perché noi cittadini certe cose non dobbiamo saperle, ci fa male.

Quanto ci sarebbe da parlare, da spiegare, da rivelare su questa storia? Quanta curiosità dovrebbe suscitare in noi a 25 anni di distanza? Magari qualche giornalista ci avrà pure provato, ma senza lasciare traccia. In televisione per lo meno, la nutrice di chi ha ormai dimenticato i libri. Giuseppe Ferrara ed il suo ‘Cento giorni a Palermo’ rimangono una voce nel deserto che urla nella tempesta di puttanate che propone il cinema italiano. Poche parole oggi, per la commemorazione, e poi via a riparlare di Garlasco e del PD. Ucciso non due, ma mille volte. E da milizie ben più organizzate di quelle che quel giorno uccisero lui, Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.

Un popolo di eroi, santi e navigatori…ma quali? I nostri eroi oggi si chiamano Maurizio Corona, i nostri santi passano giornate intere chiusi dentro ad una casa sotto gli occhi di milioni di persone che aspettano solo di vederli scopare tra di loro.

Rimangono i navigatori. Quelli che da bravi fessi decidono di ‘cercare’ nel mare del web, spinti dalla curiosità, dalla necessità di sapere. Quelli che rinunciano ad andare in vacanza sul Nilo o a Miami etc.

Io, nel mio piccolissimo, ho deciso di farlo...nei limiti del possibile.

In Memoria

Thursday, August 30, 2007

I cani rivoluzionari della Sardegna

Il Nulla. L’abbiamo temuto. L’abbiamo intravisto in 5 anni di berlusconismo spinto, ma non si era mai rivelato appieno. Tormentava il nostro sonno e popolava i nostri incubi peggiori sotto forma di sorrisi smaglianti ad ottantadue denti pronti ad azzannare il ‘comunista’; ciocche di capelli trapiantati e rampicanti pronti a strangolarlo; veline mannare con vagine dentate pronte a sbranarlo. Per cinque anni abbiamo camminato guardinghi per le strade del paese, evitando i faccioni cartellonati degli ‘impegni concreti’ e dei ‘miracoli’ a burro e parmigiano, quasi temendo che reagissero a quel barlume di libero pensiero che ci è rimasto e ci piovessero in testa schiacciandoci. Poi, per qualche motivo che ancora non mi è chiaro, siamo stati chiamati alle armi e, forti della nostra disperazione, abbiamo indossato l’armatura elettorale, impugnato la matita e ci siamo infilati in quella cabina-panzer, pronti a sparare. Abbiamo sognato, abbiamo sofferto per una notte ed un giorno, ci siamo incazzati. Ed alla fine è arrivato Lui. Quest’essere chimerico mezzo uomo e mezzo padrepio, presentatosi agli italiani all’insegna della ‘maestà della Legge’. Col suo primo decreto legge ha svuotato le carceri…Abbiamo sperato di aver sconfitto il Nulla, ma al suo posto è arrivato suo fratello gobbo: il Niente. Oggi il Niente imperversa sulle nostre vite, ma è meno occulto del Nulla e più prevedibile. Non distrugge, si limita ad aspettare la fine naturale degli eventi. Magari dando una spintarella qua e là, per accelerare l’esito infausto, eutanasia forzata del pensiero, unico paziente che, nonostante l’immobilità e la sofferenza, ancora vorrebbe vivere.

Ma il Nulla non è morto. Sbraita, sbuffa, si spettina e sfila in cortei di salme ben vestite che sventolano bandiere D&G, ma non dorme. Anzi, proprio adesso comincia a rivelarsi di nuovo. Ma stavolta in maniera più esplicita, diretta, senza vergogna. è alto, freddo, vestito da uomo che indossa la minigonna e le autoreggenti, stereotipato in ogni movimento, sorriso o sguardo. Il mio frigorifero s’è arrapato quando l’ha visto. L’ho portato a far riparare.

Il Nulla non parla, recita. Quasi nessuno l’ha mai visto di spalle ma alcuni giurano di aver scorto un cordoncino munito di anello fuoriuscire dalla schiena, tra le scapole. Non esprime concetti, parla di se stesso. Provate a trascrivere uno qualsiasi dei suoi discorsi e dopo cancellate tutte le parole inutili, i luoghi comuni, i congiuntivi sbagliati e le frasi fatte. Rimarranno solo le domande dei giornalisti, e nemmeno tutte. Non è in grado di sostenere una conversazione coerente. Reagisce invece in maniera monosinaptica a precise parole-stimolo che attivano direttamente il generatore automatico di risposte che Gasparri ha installato ad Arcore. Laureato in accavallamento di gambe, non è mai nato. È stato generato alchemicamente. Sotto gli occhi avviliti di un marmoreo quanto massonico Ermete Trismegisto, moderne tecniche di clonazione genica hanno sposato antichi processi di calcinazione. Il risultato magari non trasforma in oro i metalli vili, però smerda tutto il resto che è una bellezza.

Il Nulla, il Niente ed ancora il Nulla.

I cani della Sardegna sembrano essere gli unici ad aver percepito questo orrore, e cercano la libertà allo stato brado!

Wednesday, August 29, 2007

Tra 12 mesi vado in ferie


Eccomi qua, reduce da tre settimane di vacanze durante le quali sono tornato a respirare la mia lingua, a mangiare il mio cibo e, soprattutto, a bere il mio vino! Sarà cambiato qualcosa rispetto a tre settimane fa? Vediamo…apro il giornale e leggo “Al sud laurearsi non basta. Si lavora per ‘conoscenze’”; "Calabria: spari allo spettacolo di Benigni"; "Sommossa nella notte nel CPT di Bari Palese: due feriti". Ok, non è cambiato niente. Ricominciamo…

Friday, August 03, 2007

Buone vacanze a tutti

Cari amici vicini e lontani (ma per lo più lontani), Lesandro saluta tutti, monta in macchina, si fa 1800-1900 km circa e se ne torna a casa per le ferie! Finalmente. Un saluto a chi passa, a chi va in ferie come me e a chi invece lavora anche in questo periodo.

A presto

Wednesday, August 01, 2007

Harry "John Holmes" Potter

È interessante curiosare tra le chiavi di ricerca che la gente utilizza per accedere al mio blog. Ovviamente molti inseriscono sequenze di parole che magari ho utilizzato anche io in post diversi, e si ritrovano da Lesandro’s per sbaglio, però è proprio questa varietà che trovo interessante. E, da quando determinati post sono comparsi su questo blog, anche…preoccupante.

Ad esempio, nel mese di luglio la chiave più utilizzata è stata la parola ‘millanta’, versione un po’ arcaica di ‘mille’ che compare nel mio post sulla liberazione di Hanefi. Segue, apparentemente campione indiscusso di ricerche cyberspaziali, la sequenza ‘legna da ardere’, argomento trattato dall’amico Fulmyne in uno dei suoi post al vetriolo. Fin qui parrebbe che gli italiani, azzardando un’improbabile media sulle poche visite del mio blog, siano tutti dei grandi romantici rispettosi dell’ambiente. Poi però le cose cambiano. L’impeto ecologista si smorza sulla terza posizione che chiama in causa il ‘prezzo dei fucili a pompa’…come si legge in un mio post ormai vecchio di qualche mese. Pertanto, consultate le prime tre posizioni, gli italiani apparirebbero come dei grandi romantici rispettosi dell’ambiente e un po’…incazzosi. Ma tant’è, lo ripeto, è più la curiosità che non la voglia di stilare statistiche, che sarebbero decisamente inopportune visto il traffico di questo mio giornale. Inopportune ed anche preoccupanti. Che pensare infatti del simpatico utente che è venuto a trovarmi chiedendo del…’pisello di harry potter’?

Tuesday, July 31, 2007

La riforma del welfare come se fosse antani

Allora, facciamo a capirci. Non credo di essere totalmente idiota, non ancora per lo meno. mi riconosco una discreta capacità associativa ed una certa destrezza con la lingua italiana. Ritengo, al peggio, di poter rientrare nella fascia di intelligenza propria dell’italiano medio. Allora perché più leggo i giornali meno capisco quello che dicono? Mi sono ritrovato adesso, a mezzanotte e dieci, a leggere online il nuovo numero de l’Unità ed ho trovato un paginone centrale, dove Cesare Damiano, che se non sbaglio è Ministro del Lavoro, pretende di spiegare all’italiano medio, ovvero a me, in cosa consiste la riforma del welfare su cui tanto si dibatte in questi giorni. “Meno male” mi son detto “era ora che qualcuno parlasse chiaro”. La spiegazione procede a punti. Non ve li riporto tutti, solo i più…chiari.

Punto 4: Ridefinire il sistema dei c.d. ammortizzatori sociali in chiave universalistica (minchia!...universalistica…) ed in una logica proattiva (però…pure proattiva!), superandone l’impostazione assistenziale e “difensiva” (anche io opterei per un più sfrontato 4-3-3) per trasformarlo in uno strumento funzionale a nuovi impieghi con il concorso stringente delle politiche attive e dei servizi per l’impiego in un quadro di forte collaborazione fra Stato, Regioni, Parti sociali ed attori di sistema.

In altre parole, ‘c.d.’ significa ‘cosiddetti’…

Punto 6: Contrastare il lavoro nero e irregolare con un set di strumenti sempre più pregnanti ed incisivi (estensione DURC, indici di congruità, comunicazione di assunzione il giorno precedente).

Certo che con questi strumenti pregnanti ed incisivi il lavoro nero ha le ore contate! Non tanto per l’indice di congruità che pure fa paura. Ma l’estensione DURC è tremenda. Un mio amico ne ha presa una in fronte una volta e quasi moriva.

Punto 8: Intervenire in materia pensionistica e previdenziale con una rivisitazione della normativa, in funzione equitativa (questo me l’ha sottolineato pure il correttore automatico di windows…) in grado di contemperare (contemperare? Cioè temperare insieme? Ma nel senso di fare la punta?) esigenze sociali e individuali con le compatibilità finanziarie di medio e lungo periodo, migliorando, altresì, (ma sì…abbondiamo con le virgole…come faceva Totò) le pensioni basse, nonché, con l’insieme delle varie misure, i livelli delle prestazioni pensionistiche (ad es.: favorendo il riscatto dei corsi di laurea; rendendo più agevole la totalizzazione; riconoscendo la contribuzione figurativa piena durante la fruizione dell’indennità di disoccupazione, di cui è stata migliorata, la durata e l’entità)(ed era un esempio…). Pur nella brevità del periodo temporale (quello sintattico in effetti è abnorme…) trascorso e in presenza delle note difficoltà nei percorsi parlamentari, l’insieme di misure fin qui attuato, unitamente a quelle proposte ed avviate, costituisce, dunque, un notevole grado di avanzamento nell’attuazione del Programma di Governo e conseguentemente un significativo e radicale cambio di rotta rispetto al passato, comportando, altresì, una complessiva ed imponente ridistribuzione di risorse finanziarie sul lavoro, sulle tutele e sulle pensioni che attesta l’attenzione che il Governo riserva ai ceti più deboli e a tematiche di alto valore ed interesse sociale. L’obiettivo resta quello di consegnare al Paese, al termine della legislatura, un sistema più equo, più solidale, più garantito che sappia dare opportunità alle giovani generazioni, tutele ai lavoratori, dignità ai pensionati, e che sia in grado di assicurare la crescita nell’equità,dimostrando come si possano coniugare ragioni produttive, esigenze di innovazione, elementi di costo con una “buona occupazione” che è garanzia essa stessa di vera crescita del Paese.

Ovvero, fino all’illuminante esempio un accrocco di parole che nemmeno quando giocavo a scarabeo. Poi, dopo, l’elogio, contemperato, del, significato, equitativo, nascosto. Altresì.

Non so a voi, ma a me sa tanto di supercazzola…

Monday, July 30, 2007

Più della spada...

Ora diteci che siamo ingenui, arretrati, incivili. Diteci che siamo disposti a sopportare tutto a testa bassa e ci incazziamo solo quando ci toccano il gioco del calcio. Diteci quello che vi pare. Però ieri, le strade di Baghdad si sono riempite di gente e, forse per la prima volta dal 2001 ad oggi, non per inseguire il corpo di qualche bambino avvolto nella bandiera. Non per bruciare simboli nemici o per gridare rabbia. Ma per esultare per la vittoria della nazionale nella Coppa d’Asia. Un colpo di testa dell’attaccante Younis e all’improvviso non siamo più in grado di distinguere tra loro e noi. All’improvviso razza e religione se ne vanno al diavolo e non contano più niente. I colori delle bandiere che gli iracheni si dipingono sulla faccia non sono diversi da quelli che ci dipingemmo noi poco più di un anno fa. Stesse le facce all’insù di chi ha seguito la partita in televisione. Se tutto questo è stato possibile in una città che conta quotidianamente i suoi morti, dove 50 persone sono state uccise proprio in occasione dei festeggiamenti della semifinale. Se nonostante la paura ed il sangue le persone hanno comunque voluto manifestare la propria gioia per questa vittoria ottenuta da giocatori che non vanno certo in giro in ferrari, allora diteci quello che vi pare, ma abbiamo ragione noi!

Se solo in america fosse il calcio lo sport nazionale…se solo fossero un po’ più italiani. Magari avrebbero un McMastell al ministero di grazia e giustizia, ma quanto camperemmo meglio tutti!!!

Thursday, July 26, 2007

La noia della morte

La maggior parte dei militari americani impegnati oltreoceano, per lo più in medio oriente, arriva dalle due più grandi basi militari americane. Quella di Fort Hood in Texas (19.000 militari impegnati fuori dai confini americani) e quella di Fort Lewis, Washington (10.000 unità impegnate). Sono molte le cose che accomunano questi due posti. Non solo il grande contributo di soldati alle guerre a stelle e strisce, ma anche il tipo di corpi che vi vengono addestrati, l’enorme estensione delle basi stesse (Fort Lewis copre 350 km2) e, recentemente, anche i…funerali. Il generale Jacoby, comandante di Fort Lewis si è infatti trovato a dover affrontare un problema già ‘risolto’ dal suo collega texano: i morti! Troppi soldati morti. La liturgia funebre di Fort Lewis prevedeva funerali individuali per ogni militare caduto. Però, solo nel mese di maggio, ben venti delle ex-reclute di questa base sono passate a miglior vita. Venti funerali in un mese? Venti volte costretti ad accogliere parenti ed amici distrutti dal dolore? Venti volte costretti ad ascoltare il cappellano militare ripetere le stesse noiose frasi di condoglianza, fede, patriottismo e speranza? Che due palle! Facciamo così, facciamone uno al mese, cumulativo e non se ne parli più! E così, forte del proprio militare pragmatismo, il generale Jacoby ha ordinato che venissero celebrati funerali mensili ‘una tantum’, proprio come già avviene da tempo nella base di Fort Hood. D’altra parte i militari hanno cose più urgenti ed importanti a cui pensare che non tentare di spiegare ad una moglie, ad un figlio o ad una madre, perché il loro caro è saltato per aria dall’altra parte del mondo. Questi sono dettagli. E poi, tutti quei funerali. Il morale degli uomini scende. Certi avevano pure cominciato a togliere i paginoni centrali di playboy da sopra le brandine. Meglio ridurre il numero. Oltretutto, a celebrare troppe liturgie funebri, la gente potrebbe anche pensare che ad andare in guerra si rischia di morire.

Wednesday, July 25, 2007

Lettera mai scritta

Ciao, mi chiamo Mion. Sono bosniaco e sono emigrato in Italia per cercare lavoro. Ho una moglie e due figli che ho dovuto lasciare in Bosnia, proprio perché devo pensare a mantenerli. Sembra paradossale a dirlo così, ma invece è vero. Devo lavorare per loro e non ho abbastanza soldi per portarli con me. Questo mi rende triste ma anche motivato. Sono venuto in Italia per fare qualcosa di buono per loro e per me. Ma non è stato facile. La gente ti guarda sempre con un misto di sospetto e indifferenza quando sei in un paese che non è il tuo. Non è facile fare altrimenti, lo capisco. Dopotutto sono molti quelli di noi che finiscono, volenti o nolenti, a delinquere. Però non siamo tutti uguali no? La storia dei singoli dovrebbe contare qualcosa no?
Forse anche io ero così prima. Forse anche io mi sono ritrovato a giudicare le persone per come parlavano, per come vestivano. Per tradizioni diverse dalle mie. Poi sono dovuto emigrare, e mi sono trovato dall’altra parte. Ad essere giudicato per come parlo, per come vesto. Per tradizioni troppo diverse dalle vostre. Non è stato facile, ma è stato utile. Mi ha aiutato a capire tante cose, anche della mia gente. Anche di quelli che finiscono in galera. La gente non ci pensa, né lo facevo io forse. Ma non abbandoni la tua famiglia, i tuoi cari, non ti imbarchi su un gommone insieme ad altre cento persone, non rischi di annegare né di finire in galera…se puoi farne a meno. Molti mi hanno detto che venendo in Italia ho sperato di trovare l’america, la bella vita, le belle macchine. Veramente, da che sono qui, ho sempre fatto il manovale. Però nessuno ha mai pensato che, se avessi potuto, ne avrei fatto volentieri a meno e me ne sarei rimasto a lavorare a casa mia.
Tanti arrivano a dire che ‘ce l’abbiamo nel sangue’. Essere una ragazza rumena ormai è diventato sinonimo di essere una prostituta. Un albanese è per definizione un ladro, un bosniaco un questuante. Dicono che non ci interessa lavorare. Il fatto che ti trovi ad affrontare mille difficoltà per fare qualcosa a cui rinunceresti volentieri, non conta. Mille difficoltà, a cominciare dalla lingua. Non si impara mica in un attimo una lingua tanto diversa dalla tua, specialmente se non puoi permetterti scuole o corsi specializzati. Eppure a questo non ci pensa mai nessuno. Il massimo della considerazione che ottieni dopo tanta fatica fatta per assimilare una lingua nuova attraverso la televisione, quasi per osmosi, è sentire qualcuno che si diverte a parlare col tuo accento o che ti chiama ‘vù cumprà’. Se sapessero quanta ansia, quanta fatica, quanta frustrazione c’è dietro quel ‘vù cumprà’…
Ma alla fine, anche a questo non ci si fa più caso. Non per altro, ma perché ti accorgi che tutto ciò che in te non va, tutte le critiche, i giudizi, fino anche alle offese, alla fine riguardano solamente aspetti superficiali del tuo essere. Ecco, è in questo che emigrare è stato un’esperienza utile. Cominci a riconoscere le cose veramente importanti. Sono proprio quelle che tanti decidono di ignorare.
L’altro giorno, ero al mare. Mi piace il mare. È sempre lo stesso, da qualunque spiaggia lo si guardi. Ero con mia sorella. Anche lei vive in Italia. Eravamo in spiaggia e ad un certo punto ho visto due bambini in mezzo all’acqua che rischiavano di annegare. Mi ricordo che ho girato lo sguardo intorno, quasi per richiamare l’attenzione, ed ho incontrato gli occhi di un altro ragazzo. Ci siamo parlati, con uno sguardo. E ci siamo detti “Ecco! questo è importante”. Nessun problema di lingua, parlavamo la stessa. Un attimo dopo eravamo in acqua e siamo andati a salvare i bambini. Solo che…io non so nuotare. E mentre cercavo di ritornare a riva, la corrente mi ha tirato sotto. E sono morto così.
Spero che mia moglie ed i miei figli non soffrano troppo. Che capiscano quanto fosse importante. Spero che ce la facciano. Spero che ce l’abbia fatta l’amico che si è tuffato con me.
Certo, mi dispiace di essere morto. Se avessi potuto, ne avrei fatto volentieri a meno. La vita era importante per me. Forse è per questo che voi avete deciso di ignorarla.

Wednesday, July 18, 2007

Anteprima mondiale su Lesandro's!!! Svelati i segreti sul nuovo Harry Potter

Centinaia di migliaia, se non milioni di fan del maghetto con la cicatrice hanno protestato per l’imminente trapasso del loro piccolo (si fa per dire…ormai) eroe. E l’autrice dei romanzi, Joanne Kathleen Rowling, la scrittrice più ricca del mondo, ha fatto marcia indietro.
In esclusiva per i lettori di Lesandro’s, le nuove trame ed i nuovi intrecci magici di Harry Potter.

Harry Potter finalmente si diplomerà alla scuola per giovani maghi di Hogwarts. In occasione della festa di consegna del diploma, tanto per risparmiare sul ricevimento, annuncerà il proprio fidanzamento con la bella Hermione Granger, la streghetta so-tutto-io. I due si metteranno subito alla ricerca di un lavoro ma tutti i concorsi per accedere al tempo indeterminato banditi dal Ministero della Magia sono taroccati e i posti vengono puntualmente assegnati a maghi e streghe raccomandati dai tempi di Merlino. Harry decide di mettersi in proprio il giorno che si accorge di lasciare un numero sospetto di capelli sul cuscino e di essere ancora inevitabilmente disoccupato. Mette su uno studio di consulenze magiche coi pochi soldi rimastigli dall’eredità paterna e all’inizio riesce a campicchiare aiutando maghi frustrati che vogliono il pisello più lungo o streghe obese che vogliono indossare una 42. Hermione nel frattempo contribuisce ricamando bacchette magiche per una ditta minore di merchandising di Diagon Alley. Ma ben presto la scarsezza di clienti comincia a rappresentare un problema. Come si dice, fatto l’incantesimo, scoperta la formula e ormai tutti i maghi si allungano il pisello a piacere e tutte le streghe sono anoressiche. Il nostro non sa come fare. La cicatrice sulla fronte è ormai scoperta ed al centro di un ampio piazzale lucido. Anche Hermione comincia a mostrare segni di cedimento. Niente di grave se si escludono la barba ed i baffi causati dalle vagonate di pillola anticoncezionale scaduta che la strega deve assumere per non sfornare altri maghetti e streghette che la coppia non potrebbe permettersi. I due iniziano a tirare a campare. Harry incanta cineprese e macchine fotografiche per catturare immagini di Albus Silente e Minerva McGranitt alla toilette. Sfiora un insperato successo con uno scatto di Severus Piton in reggicalze, ma l’editore della Gazzetta del Mago, Draco Malfoy, prima lo rifiuta poi gli sottrae magicamente la pellicola e pubblica la foto col suo nome. Hermione sbarca il lunario facendo calendari nuda per riviste da ferrovieri del binario 9 ¾. Alla fine i due sono alla fame. Harry sembra ormai Kojak mentre Hermione porta le tette annodate dietro al collo per non inciamparci mentre cammina. Che ne è stato dei bei tempi andati? Voldemort, antica nemesi, ormai si è ritirato in pensione, ricco sfondato in un castello sulle isole Shetland e vive circondato da collaboratrici politiche in perizoma. Hogwarts è stato ristrutturato ed è oggi un centro commerciale. Ron Weasley, amico d’infanzia, è subentrato al padre al Ministero e passa le sue giornate al cesso con vecchi numeri della Gazzetta del Quiddic. Rubeus Hagrid si droga e vive di elemosina. Edvige, la fidata civetta-postino, ha placato i perenni brontolii gastrici della magica coppia molto tempo fa.
Finchè un giorno, nel cuore della notte, un lampo! Harry si sveglia ed il dolore alla testa è fortissimo. Un nuovo attacco del redivivo Lord Voldemort? No. Un’idea geniale. Emigrare. Emigrare nell’unico posto dove è possibile vivere bene, soprattutto se si è dei perfetti cialtroni messi su da un’abile campagna editoriale. Emigrare in Italia! Tirato un calcio in culo alla povera Hermione, il piccolo mago fallito venne in Italia e, forte di una rinata passione per l’avventura, decise di affrontare nuovamente l’impossibile nel mondo dei babbioni (non è un errore di battitura…).
E fu così che nacque il Partito Democratico.
È più sicuro, pagano un sacco di soldi e non finirai mai ad Azkaban perché tanto c’è l’immunità parlamentare! Certo, magari qualcuno ti coprirà di maledizioni, ma tanto sei mago, che te frega?

Friday, July 13, 2007

Ceppaloni, Texas

L’Armageddon! Finalmente! È questo il tono dei giornali stamattina, dopo che il governo è stato battuto ieri in senato su un non meglio precisato emendamento presentato da un non meglio precisato senatore Manzioni nell’ambito di una non meglio precisata riforma della giustizia. Già perché quello che attizza la carta stampata, ma vale anche per i telegiornali, non è tanto l’argomento del dibattere o il suo perché, quanto il solito fastidioso gossip su ministri, senatori e deputati che si insultano a vicenda, minacciano dimissioni o invocano elezioni. Oggi ad esempio si vota su di un emendamento presentato sempre dallo stesso Manzione riguardo alla presenza delgi avvocati nei consigli giudiziari. Piccoli problemi dell’utente medio dell’informazione italiana: a) chi è Manzione? Un senatore diellino (alla faccia di chi dice che il governo è schiavo della sinistra estrema…), ma più di tanto non ci è dato sapere. Perché propone emendamenti come se fosse estraneo alla maggioranza in cui è stato eletto? Non ci è dato saperlo. Che cazzo è un consiglio giudiziario? Non ci è dato saperlo. Cosa comporta la presenza o meno degli avvocati in un consiglio giudiziario? Non ci è dato saperlo. E poi, di quali avvocati si sta parlando? Non ci è dato saperlo. Ci è dato sapere invece che la senatrice forzitaliota Bonfrisco ha dato al senatore d’Ambrosio del ‘assassino e criminale’ minacciandolo con frasi tipo ‘oggi è il tuo giorno!’. Non vedo perché tutto ciò dovrebbe stupire visto il datore di lavoro della Sig.ra Bonfrisco. Ci è dato di sapere che Mastella continua a sostenere questo difficile momento con frasi tipo ‘a me me lo fai grosso’, ‘la roba regalata rimane incatenata’ e ‘se continuate così non gioco più’ mentre Fassino imperversa furibondo nelle aule parlamentari urlando ‘cappuccino tiepido e cornetto caldo, grazie’. Ma più di questo non ci è dato sapere. Certo, ogni tanto qua e là compaiono prolissi elaborati giudiziari in cui esperti ‘spiegano’ ad altri esperti in cosa consiste la riforma, ma a noi poveri comuni mortali e biologi, e che pertanto apprezziamo il clare loqui solo quando si chiama parlar chiaro, non ci cagano più di tanto.
Una cosa però ci conforta, e cioè vedere come certe tendenze ceppaloniche abbiano ormai fatto scuola in tutto il mondo. Infatti, se è vero che il nostro Ministro di Grazia e Giustizia affronta con piglio severo il rischio della crisi esclamando ‘lo dico a mamma!’, è anche vero che il cespuglio americano (G.W. Bush) fronteggia il voto della Camera statunitense che gli impone il ritiro delle truppe dall’Iraq entro il primo aprile 2008 (senza ‘assassino’, ‘criminale’, ‘la paghi’ e via dicendo…solo col voto) con frasi tipo ‘adesso meno tutti!’. Ma si sa, gli americani dopotutto sono italiani mancati.

Thursday, July 05, 2007

La 'nyocca' di ferro

Sul sito dell’Independent oggi compare un articolo dal titolo “Vulgar Berlusconi pays tribute to the sex appeal of the Iron Lady”. Sembra che nella stessa occasione in cui lo psiconano ha pensato bene di definire ‘stronzate’ le asserzioni rilasciate da Prodi in campagna elettorale, abbia anche esaltato le doti fisiche della Tatcher definendola ‘una bella gnocca’. Peter Popham, inviato a Roma, in queste cose ci sguazza e da il meglio di se. Dopo aver accuratamente tradotto l’infelice frase (a great piece of pussy) ed aver minuziosamente descritto la fonetica dell’appellativo in questione (nyokka), si ferma a riflettere sul fatto che l’allora in carica Presidente francese Francois Mitterrand definì una volta la Lady di ferro una donna con ‘gli occhi di Caligola e la bocca di Marylin Monroe’, concludendo che, evidentemente, Berlusconi deve essere stato attratto da altri dettagli dell’anatomia dell’ex-Primo Ministro britannico. In ogni caso, ci informa Popham, ‘gnocca’ è un termine dialettale che significa ‘vulva’ ed è normalmente usato in Italia dagli operai, dai camionisti e dai Presidenti del Consiglio che abbiano governato più a lungo il paese. Sembra che il giornalista Popham abbia anche trovato una definizione ‘accademica’ di ‘gnocca’ su di un sito web italiano (definito ‘faintly priapic’…) in cui si legge che “la caratteristica fondamentale della gnocca è quella di saper afferrare dai comuni mortali qualsiasi cosa ella desideri”. Una definizione che farebbe arrossire parecchi esponenti Tory del parlamento inglese a quanto pare.
Ma ormai, negli articoli che si leggono nei giornali inglesi quando si parla di Berlusconi, non c’è più solo il sarcasmo e l’umorismo di chi si diverte a trattarlo per il guitto che è. C’è anche la consapevolezza del contesto in cui quest’uomo si muove. In cui cerca disperatamente di arrivare alle elezioni, ben sapendo che se il governo cade subito forse allora può ancora pensare di rimanere ‘in campo’. Sennò c’è la Brambilla (far-right pin-up…la squinzia di estrema destra). E comunque, Mr. Berlusconi ha amici influenti anche nel governo attuale, con quel ministro ‘centrista’ di Mastella che ‘once again’ minaccia dimissioni a destra e a manca se non fanno tutti come dice lui. Come i bambini che giocano a pallone, col proprietario del pallone che decide le regole ‘sennò me lo porto via’.
Ecco. È così che appare l’Italia quando non è guardata attraverso il filtro della televisione italiana. E sinceramente non vedo perché dovrebbe apparire diversamente

Saturday, June 30, 2007

Quando il gioco si fa duro...

Negli Stati Uniti, i politici che vanno a puttane non fanno più notizia. Sia perché non ci vanno, ma se le trovano direttamente in ufficio (le chiamano stagiste, segretarie, ecc.), sia perché oramai è una realtà ampiamente comprovata da decine di pellicole hollywoodiane e pertanto sacrosanta per tanta parte dell’america bigotta che preferisce voltarsi dall’altra parte. Altri avvenimenti invece scatenano la stampa ‘rosa’ e l’opinione pubblica. Janet Jackson che organizza un mini strip (un seno scoperto ‘per caso’, ma in realtà volutamente) alla cerimonia di consegna di non ricordo quale premio musicale, ad esempio, fomentò scandali su scandali e richiese conferenze stampa e pubbliche scuse da parte della cantante per aver urtato una non meglio identificata sensibilità del pubblico che, almeno nella sua maggioranza se non totalità, è lo stesso che vota ed approva quotidiani bombardamenti o la pena di morte anche per chi non ha commesso omicidio, come è accaduto e, purtroppo accadrà di nuovo molto presto, nel carcere di Huntsville, in Texas. È un po’ una tara del mondo anglosassone in verità. Anche qui in UK, decine e decine degli ormai famosi tabloid decidono volutamente di rovesciare nei ‘newsagents’ foreste e foreste di carta stampata per mostrare la foto di star e starlette sorprese con abiti troppo brutti, o con un nuovo accompagnatore/accompagnatrice, o con una minigonna a sciarpa che, inevitabilmente, quando si scende dalla macchina rivela sesso, razza e religione. Il seguito che questi ‘giornali’ hanno tra la gente è allucinante. Persino nelle caffetterie dell’università si ritrovano sui tavoli e tra le mani di studenti, docenti e ricercatori. Vedere qualcuno che legge il Guardian, il Times o l’Independent durante il ‘coffee break’ è un’impresa. Recentemente, le prime pagine di questa stampa guardona è stata monopolizzata dalle disavventure di Paris Hilton, ovvero una vagina con un ricco conto in banca, situata al centro di una struttura in carbonio che le consente la deambulazione e dotata di appendici prensili e cefaliche per espletare necessità alimentari o per mettere in atto delle efficaci (e documentate) abilità orali. Praticamente il sogno di ogni uomo 144-dipendente.
Poi ieri una giornalista sconosciuta, almeno da noi in Italia, Mika Brzezinski, conduttrice del telegiornale della Microsoft Network broadcastings, non ne può più. Di fronte alla prospettiva di aprire il telegiornale con l’ennesima notizia sulla figlia dell’albergatore più ricco del mondo, prende il foglio su cui la notizia era stampata e, in diretta, prova a dargli fuoco. Fermata da uno dei due colleghi presenti in studio (nemmeno stesse tendando di suicidarsi), riesce comunque a strappare il foglio in due, lamentando il fatto che non è possibile mandare ‘notizie’ del genere in prima pagina, anteponendole ad altre ben più gravi provenienti, tra l’altro, dall’Iraq, dove l’ennesima strage ha mietuto decine di vittime tra i civili ancora una volta. Dalla redazione le inviano un’altra velina con la stessa notizia e lei la cestina di nuovo. Alla fine, le impongono il filmato della ragazza che tutta raggiante esce dal carcere. Qui trovate il video della vicenda. Ed è fastidioso. Lo è stato per me almeno. È fastidioso vedere come i due colleghi di Mika presenti in studio abbiano affrontato il tutto, intervenendo in modo quasi violento nei confronti della giornalista. Senza dubbio in modo sprezzante, seppure dietro una maschera di mal dissimulata cordialità. Uno dei due dice “non sei più una giornalista allora”, sempre sorridendo. Poi dice “Pensi di aver cambiato il mondo così facendo?” lei risponde “Si. Almeno il mio di mondo”. Al primo mi piacerebbe dire che la sua domanda rivela, più che il disprezzo, il disagio nel trovarsi di fronte ad una donna con infinitamente più coglioni di lui. Alla seconda invece dico che il suo gesto io l'ho apprezzato. E se è riuscito ad arrivare fino a me, che sto dall’altra parte di quel mondo, allora c'è da sperare che lungo il percorso qualcosina qua e là l'abbia cambiata per davvero.

Thursday, June 28, 2007

Distanze di sicurezza

“La gente mi chiama, mi ama e mi adora. Un libro, un film e un disco: ho contratti per un milione e mezzo di euro. Per farmi vedere la sera in una discoteca mi danno 12mila euro, e c’è la fila. Sono il prodotto di questa Italia”. Così dice Fabrizio Corona (ma non stava in galera?) in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. È un personaggio nuovo della scena pubblica italiana Fabrizio Corona. Un uomo che mena vanto del proprio essere una merda ancora non mi era mai capitato di incontrarlo. Bisognerebbe detestarla fino al parossismo una persona così. Eppure non riesco a non pensare che sono gli altri, quelli che fanno la fila per vederlo, quelli che lo pagano per fare il pirla dentro una discoteca che mi fanno gonfiare le vene del collo. Di merde a questo mondo ce ne sono in abbondanza, specialmente in Italia, fuori e dentro dalle aule parlamentari. E spesso e volentieri non fanno certo la fame. Però si spacciano tutti per santi. Paladini di moralità e valori. Ed anche per loro la gente si mette in fila per una stretta di mano o una carezza al pupo, nemmeno sperassero in qualche miracolo per grazia ricevuta dall’unto di turno.
Cerco tracce di umanità sul giornale di oggi ma trovo solo notizie di varia disumanità. Migranti pescati come tonni nel mediterraneo, un pensionato di 60 anni che ammazza il figlio autistico perché non ce la fa più ad occuparsi di lui, una donna stuprata davanti agli occhi del fidanzato. E il Partito Democratico…ovunque…Veltroni…ovunque. Pagine e pagine delle solite frasi ad effetto, delle solite parole. Si potrebbe stilare un vocabolario. ‘I giovani’, ‘la lotta alla precarietà’, ‘Fare un’Italia nuova’…verrebbe da chiedersi ‘dove cazzo siete stati nell’ultimo anno?’ Se per fare tutte queste cose ci voleva il piddì, perché non l’avete fatto prima delle elezioni? Sembra proprio che l’attuale governo verrà archiviato presto se tanta parte della maggioranza non esita a manifestare tutto questo slancio ‘futurista’ per un soggetto politico che di questo governo ancora non fa parte, che ancora nemmeno esiste. ‘Le ultime elezioni non sono riuscite; questo governo non è venuto bene. Buttiamo tutto nel cesso e ricominciamo daccapo. La gente non resisterà al richiamo dei giovani, della lotta al precariato, della nuova Italia ecc ecc’.
A volte penso che questi soggetti provino una segreta ed inconfessabile invidia per il Corona. Almeno lui non è costretto ad acrobazie del genere per far credere alla gente di non essere una merda.
Soggetti come Corona sono meteore. Arrivano velocemente ed altrettanto velocemente cadono nel dimenticatoio. I politici invece no. Forse è per questo che la gente si avvicina ai primi e si allontana dai secondi. Io dal canto mio mi tengo alla larga da entrambi.