E' di ieri l'intervista rilasciata da Don Verzè al Corriere della Sera in cui il direttore dell'Istituto Scientifico San Raffaele di Milano ammette di aver aiutato a morire, 30 anni fa, un suo amico malato terminale. L'intervista ha riacceso il solito vespaio di polemiche e commenti da parte di dogmatici oppositori e superficiali sostenitori della pratica della 'buona morte'. La confusione appare preoccupante. Alcuni sono persino riusciti ad infilare, tra eutanasia ed accanimento terapeutico, il 'testamento biologico', che a mio avviso, ben poco ha a che vedere con l'argomento del dibattere. Vero è che la terminologia usata in queste discussioni non aiuta la discussione stessa, dal momento che molti dei 'dogmatici' si professano contrari al cosiddetto 'accanimento terapeutico', la cui interruzione è però definita come 'eutanasia passiva'. Perchè non se ne viene a capo? I 'dogmatici' affermano che nessuno ha il diritto "di dare o di darsi la morte" (Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini). La prima parte, ragionando in termini generici, è assolutamente validabile sul piano sia morale che legale (la seconda un pò meno). Ma il punto è proprio che ragionare in termini generici non aiuta laddove il nocciolo della questione è decidere se intervenire su specifici casi di malati terminali o di persone costrette a condizioni di vita estremamente dolorose, che spesso nulla hanno a che vedere con una vita vera e propria, al di la di una generica esistenza biologica.
Al contrario, i 'superficiali' si limitano a rivendicare il diritto del paziente di decidere quando porre termine alle proprie sofferenze, apparentemente senza considerare tutte le possibili varianti in cui un ragionamento del genere potrebbe portare a decisioni affrettate ed evitabili (ma va detto che non ho mai sentito questi 'superficiali' argomentare appieno le proprie idee in televisione...).
Di fronte a due posizioni del genere trovo difficile che si riesca a stabilire (ed a tradurre in legge) quali sono quelle condizioni in cui la differenza tra eutanasia passiva ed eutanasia attiva diventa trascurabile e si può pertanto procedere a dare la morte al malato.
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