Sunday, February 10, 2008

Cos'è il genio?



Mamma ti ricordi quando ero piccoletto,
che mi ci voleva la scaletta accanto al letto,
come son cresciuto mamma mia devi vedere...
figurati che faccio il corazziere

Dicon che di crescere non mi dovrò fermare
dicono che posso ancor più alto diventare
e perciò la sera quando c'è la ritirata
mi danno l'acqua come all'insalata

Certamente crescerò,
ma in attesa mi farò
i tacchetti alti un metro e un po'

Quando noi di scorta andiamo appresso a una vettura,
noi dobbiamo esser tutti uguali di statura,
io perciò cammino tutto dritto appresso al cocchio
che i miei compagni marciano in ginocchio

Mi ricordo quando ero cadetto a Caianello,
eravamo lì che si caianellava del
più e del meno, sa, e caianella oggi caianella
domani, ma non c'era quell'amalgama sia fittizio
che avvocatizio e non disgiunto da quel senso
euforico ed assiomatico che distingue gli altri
concreti per il senso siderurgico e metallurgico.
Eravamo li che facevamo i cadetti, quando
viene uno e fa: "Scusino, che, loro fanno i cadetti?"
dico "Sì perché?",
dice "Beh, me ne faccia due".
Non l'avesse mai detto! Non l'avrebbe sentito
nessuno! Comunque noi continuavamo a fare
cadetti e ne facevamo anche parecchi,
tanto che la gente passava e
diceva: "Ma guarda quelli lì come fanno i cadetti,
ma guarda quelli lì come fanno i cadetti!".
La cosa cominciava a prendere un po' di
affumicaticcio tanto che provocò un decreto
ministeriale che limitava alla sola domenica
il fatto di dire: "Ma guarda quelli lì come fanno i cadetti".
I ragazzi pur tuttavia consci di un effimero destino si
limitavano al fatto cauzionale e quindi optavano:
"La madre! Il padre!".
Non c'erano, e cominciò a piovere un'acqua ma un'acqua
che veniva giù
e tutti dicevano: "Almeno andasse in su: ma va!".
Un ingegnere che si trovava presente dice:
"La riparo io", niente da fare, eppure era un
ingegnere giovane che aveva raggiunto la meta agognata,
l'agognata, ma non dev'essere così, no no.

Dice il comandante che farò una gran carriera
perché c'ho la spada gli speroni e la panciera
per quel piede dolce, saldo il cuor la mano lesta
e c'ho sta cazzaròla sulla testa

Quando nella mensa siamo tutti radunati
gli altri se ne stanno bene bene accomodati
mangiano seduti io soltanto sono quello
che mangia in piedi sopra uno sgabello

Quando vo per la città
tutti esclaman: "Guarda là
di quel corazziere se ne vede la metà!"

Quando alla rivista andiamo tutti equipaggiati
gli altri hanno i cavalli proprio veri e ben piantati
io di quei cavalli forse non ne sono degno
e c'ho un cavallo a dondolo de legno

Se vedi un elmo che cammina solo
salutalo e sollevalo dal suolo
che sotto mamma mia con gran piacere
ci troverai tuo figlio corazziere

Saturday, February 09, 2008

Intermezzo felino/2



Trovatemi se vi riesce! Qui appostata nella giungla dell'ipocrisia e della falsità italiane. Ventre a terra!!! Sarò invisibile!!!
Venite pure avanti, voi con il naso corto...

Thursday, February 07, 2008

Mumble mumble...

Qualcuno saprebbe dirmi come mai non riesco a frenare un moto di sincera incazzatura nel leggere questo articolo di Avraham B. Yehoshua? Ci terrei davvero a saperlo perché dopotutto quest’omino ha una faccia simpatica, e molti me lo descrivono come uno scrittore pacifista che si batte per la fine del conflitto israelo-palestinese. Perché allora più leggo quest’articolo e più mi incazzo?

Forse perchè l'autore di questo articolo chiede a me, ma soprattutto ai palestinesi, di rispettare una decisione dell'ONU mentre il suo paese ne ha ignorate e continua ad ignorarne a decine? Forse perchè, a leggerlo, si direbbe che se esiste un conflitto israelo-palestinese, Israele (e la sua componente di matrice sionista) non ha nessuna colpa e la colpa è tutta e solo dei palestinesi che sono i 'cattivi'? Forse perchè l'autore vorrebbe rassicurarmi sul fatto che la presenza di Israele (e nessun'altro a quanto pare, qui e qui) come ospite d'onore alla prossima Fiera del Libro di Torino NON E' un atto di propaganda, e che il rifiuto ad estendere l'invito anche alla Palestina è dovuto al fatto che gli organizzatori della fiera avevano il cellulare scarico? O magari perchè quell'augurio finale suona come un allegro 'cento di questi giorni' pronunciato davanti al capezzale di un malato terminale? Perchè mi incazzo, insomma, a leggere quest'articolo? Non voglio incazzarmi. Quest'omino ha una faccia così simpatica dopotutto.

Si grida al 'boicottatore' in questi giorni. Sono state lanciate sottoscrizioni per il boicottaggio della manifestazione e questo ha scandalizzato moltissimi tra politici, intellettuali e gente comune. Personalmente, sono due giorni che mi scorno con Gery Palazzotto e Giacomo Cacciatore. Loro sostengono che comunque sono libri. Quindi emozioni, storie, coinvolgimento, sofferenza e non importa chi li scrive, purchè ci siano (una sintesi molto edulcorata). Un ottimo punto di vista in verità. Ma, in questo caso specifico, mi suona tanto come un voler a tutti i costi tenere la testa sotto la sabbia. Non ci riesco davvero a considerare il libro a sè stante, indipendentemente dal contesto in cui questo viene presentato. Soprattutto in questo caso. Parliamo di Israele e Palestina dopotutto, mica di Hansel e Gretel. E allora nascono due domande. E' giusto boicottare una manifestazione culturale? A questa la risposta è semplice. Probabilmente no. Il boicottaggio di una manifestazione culturale è chiaramente un autogol. Se non altro perchè ti impedisce di dire ciò che pensi. Se necessario, di contestare articoli come quello linkato qui. Soprattutto, perchè l'argomento del contendere, in questo caso, richiederebbe più dialogo e meno cannonate. La seconda domanda però è già meno facile. E' giusto boicottare una manifestazione culturale in cui le premesse DEVONO essere che a) le due parti (perchè è inevitabile, caro Gery, caro Giacomo, che quando si parla di Israele si debba parlare anche di Palestina. Non se ne scappa) non godano di pari 'dignità'. b) la lista degli invitati è decisa a tavolino in maniera unilaterale?

Qui la risposta, come dicevo, è tutt'altro che scontata. Per lo meno se, per boicottaggio, vogliamo intendere il rifiuto di un autore a prendere parte ad una manifestazione del genere.

PS
Giusto per un sincero moto di simpatia, lasciatemi chiedere anche: possibile che degli scrittori egiziani, sbeffeggiati scandalosamente dagli organizzatori della Fiera, non gliene freghi un cazzo a nessuno?

Saturday, February 02, 2008

Intermezzo


Stuzzicato da MP, pubblico un intermezzo felino anche io. Ecco a voi Tamara Bunke, nome di battaglia Tania. Inutile dire che il nome l'ho scelto io!

Thursday, January 31, 2008

Voldemort, Marini e Britney Spears

Si presenta subito in salita il percorso che dovrà seguire il responsabile di questo ennesimo 'mandato esecutivo', che presumibilmente traghetterà l’Italia dal governo degli incapaci a quello dei prescritti, condannati, indultati, pseudo-Nerudiani dell’ultim’ora e via dicendo. Franco Marini si ritrova tra capo e collo tutta una serie di nodi che sono giunti al pettine tanto inevitabilmente quanto prevedibilmente. Tanto per cominciare lo scopo del nuovo governo. Dovrebbe essere quello di emendare l’attuale legge elettorale con qualcosa di più rispondente alle necessità di un qualsiasi paese civile. Questo in teoria non dovrebbe essere un problema dal momento che qualsiasi bambino delle elementari potrebbe scriverne una che fosse migliore di quella attualmente vigente. Il problema sono i tempi. Due deputati dell’Udc, Mario Baccini e Bruno Tabacci, si sfilano dal partito lamentando la volubilità di Casini nel cedere alle tentazioni della poltrona (e sai che novità) e si dicono pronti a sostenere questo governo di transizione. Voti preziosi, ma che richiedono giuste garanzie. Ovvero che lo scopo di questo governo sia realmente promuovere una nuova legge elettorale, e non tirare a campare finchè non maturino pensioni e benefits per i parlamentari neo-eletti. Quindi scadenze precise e non superiori a pochi mesi, sennò Marini il loro voto se lo scorda. Come dargli torto?
Segue a ruota la sentenza della Corte di Giustizia Europea che, forse sbadigliando, ripete per l’ennesima volta ciò che infinite altre Corti vanno ripetendo dal 1992 ad oggi. E cioè che il sistema di assegnazione delle frequenze radiotelevisive in Italia ha generato mostri negli ultimi 15 anni, aiutata in questo da una sfilza di leggi e leggine promosse in maniera ‘bipartisan’ per interesse o idiozia di questa o quella parte politica. In UK direbbero che la Corte di Giustizia Europea ‘has reinvented the wheel’, ha reinventato la ruota o, se preferite, ha scoperto l’acqua calda. Sta di fatto però che adesso c’è una sentenza scritta che non può essere ignorata. Tanto più che è stata scritta da parte di un organismo giuridico estraneo al nostro paese e che pertanto non può essere tacciato di comunismo. Almeno non nelle prossime ore, chè ho come l’impressione che ‘voi-sapete-chi’ non tarderà ad additare alla pubblica idiozia le radici bolsceviche dei tribunali comunitari. A non saper né leggere né scrivere, Mediaset si affretta a specificare, in perfetto stile ghediniano, che a loro non frega una cippa perché la sentenza è relativa ad una richiesta di risarcimento mossa da Francesco di Stefano nei confronti dello Stato e non dell’azienda. La sentenza “non può comportare alcuna conseguenza sull'utilizzo delle frequenze nella disponibilità delle reti Mediaste”. Non può! L’hanno deciso loro e tanto basta.

In ultimo, ed è questo che realmente sconvolgerà le esistenze di buona parte dell’elettorato italiano, Britney Spears è nuovamente finita in ospedale dopo aver sniffato, tutto intero, un muflone ubriaco farcito di coca.

Ce n’è abbastanza per una rivoluzione direi. Non vorrei essere nei tuoi panni caro Franchino.

PS
Beppe Severgnini, sul sito del Corriere della Sera, accetta suggerimenti per definire ‘Un motto per l’Italia’. Al momento, guida la classifica lo spettacolare “Chi conosce lei?” di tale Antonella. Io ho contribuito con un più misero “Cam visit auar cauntri! Plis!”. Passo a voi la palla.

Tuesday, January 29, 2008

Italia ---> FAQ

Chiunque si sia mai trovato a dover comprare o sottoscrivere un servizio online, quale che sia, sarà familiare con il concetto di ‘Frequently Asked Questions’. Le FAQ sono una raccolta delle domande che vengono poste più di frequente dai fruitori del servizio riguardo il servizio stesso (come si usa, come si installa, ecc.), correlate delle appropriate risposte da parte del fornitore di servizi. È quello che ha tentato di fare Peter Popham sull’Independet di oggi. Tale e tanta deve essere stata la sua disperazione di fronte alla difficoltà del dover spiegare ai suoi connazionali il nostro paese. Me lo immagino, seduto di fronte alla severa ‘keyboard’ del suo computer, la sigaretta al lato della bocca (si fa per dire...non so se sia un fumatore, ma anche lo fosse dubito gli verrebbe concesso di fumare in ufficio), la testa fra le mani, nel tentativo disperato di spiegare agli inglesi cos’è esattamente un ‘Mastella’, una legge Gasparri, un Vespa. Come spiegare agli inglesi che gli italiani potrebbero nuovamente votare per l’uomo più ricco d’Italia nonostante il conflitto d’interessi, le condanne, la vicinanza ad ambienti mafiosi sua e dei suoi più stretti collaboratori, le inquisizioni, i processi in corso e, soprattutto, i cinque anni appena trascorsi del suo ultimo governo? Roba da togliere il sonno. E così Popham si inventa le FAQ, forse solo dopo aver scartato l’eventualità di pubblicare qualche disegnino esplicativo. E lo fa non senza condividere la preoccupazione che il nostranissimo Silvio possa essere rieletto, chè lui, pur essendo inglese, le cose d’Italia le conosce bene. Apparentemente molto meglio di tanti giornalisti italiani. Sicuramente, molto meglio di tanti elettori. L'articolo lo trovate qui.

Saturday, January 26, 2008

The shame of being italian

Ed è stato anche gentile, Peter Popham, dalle colonne dell'Independent...

Italy's President has started crisis talks to rescue the country from political limbo after the downfall of the country's 61st post-war government. But the opposition leader Silvio Berlusconi is pressing for snap elections, which opinion polls suggest would return him to power.The end of Romano Prodi's second term as prime minister left Italians brooding gloomily on the spectacle provided by their politicians as another period of limbo began.When the Christian Democrat Nuccio Cusumano told the house that he had decided to vote for Mr Prodi, against the party line, a colleague yelled: "Queer, cuckold, whore, toilet, piece of shit," and had to be held back from assaulting the senator. Another party member spat in his face, whereupon the defector fainted and was carried out on a stretcher.When Mr Prodi's defeat was announced, one opposition senator stuffed his mouth with mortadella, a type of fatty sausage from Bologna (and Romano Prodi's nickname); another popped a bottle of champagne, causing the speaker to call out angrily: "This is not a pub, put it away!"All part of the tapestry of Italian life, but few Italians yesterday were amused as President Giorgio Napolitano began his painstakingly democratic consultations on what to do next. Over the next three days (excepting Sunday, which is of course a holiday, even in a crisis) Mr Napolitano will meet members of all the main political groupings and see whether he can persuade them to accept his preferred idea that Mr Prodi's government should be followed by a fixed period of "technical" government designed to give Italy a new electoral system. The present system was enacted by Mr Berlusconi's government in 2005 and was widely seen at the time as a deliberate bid to sabotage a future centre-left government.If that was indeed its aim, it worked very well. In place of the largely majoritarian system in place since 1993, which produced the present situation of bipolarism, Mr Berlusconi substituted an extreme version of proportional representation, setting the bar for representation in parliament at just 2 per cent, compared to five per cent in Germany. He prevented complete immobilism by giving the winning coalition a "prize" of extra seats in the lower house – but not in the Senate. The result was that Mr Prodi's government was constantly on the verge of collapse, with a majority of just two.Mr Berlusconi and his allies yesterday continued to demand immediate elections under the present electoral system, even though the man who designed it, the senior Northern League politician Roberto Calderoli, has himself described it as a porcata, a load of rubbish.Mr Prodi, who said that he had "no regrets", rejected the idea that he might head an interim government. "If you lose in Parliament," he said, "even by a single vote, it means that this scheme has lost. I'm going off to be grandad."

È inutile chiudere la stalla dopo che…

“…non partecipiamo al voto sul decreto missioni” ha detto Ferrero parlando a nome della Sinistra Unita “e chiederemo una verifica in Parlamento per quanto riguarda l'Afghanistan”. “La sinistra si è ritrovata unita perché in Consiglio dei Ministri non abbiamo partecipato al voto sulle missioni militari. Chiediamoche ci sia una verifica in Parlamento sulla missione in Afghanistan”. Dal canto suo, il PdCI “voterà contro il rinnovo della missione militare in Afghanistan. La caduta del governo Prodi, al quale non abbiamo mai negato la fiducia nemmeno su questo delicatissimo terreno, ci impone oggi di manifestare anche con il voto in Parlamento la nostra contrarietà di fondo al coinvolgimento dell'Italia nel conflitto in Afghanistan. Non c'è più alcuna garanzia che in futuro le nostre truppe conservino i limiti territoriali e di ingaggio che il governo Prodi ha garantito”

Venivamo da un periodo in cui i comunisti italiani seduti in parlamento parlavano di pace senza se e senza ma. In cui non esitarono a far cadere il primo governo Prodi proprio per mantenere, a questi riguardi, coerenza e identità politiche. E anche ideologiche. In cui abbracciavano i movimenti pacifisti e mai e poi mai avrebbero lasciate inascoltate le richieste di gruppi come i no-TAV o i no-Dal Molin. I ‘movimenti’. Erano questi alla fine la vera spina dorsale dei rappresentanti italiani di quanto discendeva dal PCI. Indipendenti, ma fonte continua di sollecitazioni positive per partiti come RC e PdCI. Sollecitazioni che aiutavano loro e noi a rimanere con la schiena dritta. Necessarie, visto che gli interlocutori che si avevano di fronte erano pur sempre l’imperialismo militare e quello economico. La democrazia da esportare in punta di missile e la Banca Mondiale. La guerra ‘preventiva’ e la globalizzazione. Facile che tremassero le gambe. Oggi quella spina dorsale non ce l’hanno più. Se la sono sfilata volontariamente per dare fiducia al governo Prodi. Per mandare a casa Berlusconi insomma. Solo che poi non l’hanno fatto. E adesso cercano di raddrizzarsi. Ma, senza vertebre, lo sforzo che fanno è patetico. Rimangono afflosciati a terra come marionette coi fili tagliati.

Friday, January 25, 2008

Vorrei ma non posso

Vorrei poter soffrire per la caduta del secondo governo di centrosinistra, ma non riesco. Ho votato per un governo, ma non era questo il governo per cui ho votato. Ho votato per un governo che riportasse legalità nel mio paese ed ho ricevuto in cambio l’indulto e l’allontanamento dei magistrati scomodi. Ho votato per un governo che mettesse al posto giusto i tanti furbetti d’Italia, grossi e piccoli, con televisioni e senza, ed ho ricevuto un piddì popolato da tali furbetti. Ho votato per un governo che restituisse a Francesco Di Stefano le frequenze che gli spettano di diritto ed ho ricevuto in cambio la Gentiloni. Ho votato per un governo che aprisse gli occhi sull’ambiente e che promuovesse le energie alternative ed ho ricevuto inceneritori, gassificatori e milioni di tonnellate di merda a soffocare Napoli. Ho votato per un governo che garantisse il mio status di essere umano al di là di ogni dogma religioso imposto e l’ho visto in ginocchio davanti ai più biechi rappresentanti del cattolicesimo ariano. Ho votato un governo che rivalutasse il mio paese agli occhi del mondo e l’ho visto chinare il capo davanti ad un burattino narcotrafficante come Karzai. Ho votato un governo che rivalutasse il mio lavoro di ricercatore e l’ho visto dimenticarmi subito dopo aver ricevuto il mio voto. Ho votato un governo che credevo avrebbe imparato dagli errori del passato e l’ho visto ripeterli uno dopo l’altro. Ho votato un governo dal quale mi aspettavo dei fatti concreti ma l’ho solo sentito vomitare parole. Sempre le stesse. Vuote ed inutili. L’ho visto contorcersi di fronte all’omosessualità, ma rimanere impassibile di fronte alle quotidiane vittime del lavoro. L’ho visto brandire la spada a difesa del creazionismo vaticano e lasciare fuori la porta di casa il messaggio di pace del Dalai Lama. L’ho sentito raccontarmi il suo dispiacere per la morte di Calipari senza però fare un cazzo di niente per processare il suo assassino. Ho votato per un governo che alzasse nuovamente la testa in Europa e nel mondo e l’ho visto inchinarsi per omaggiare tutto ciò che c’è tra Pechino e Washington. Ho votato un governo che ha sancito il suicidio politico di Rifondazione Comunista. Ho votato per un governo che mi dicesse con esattezza chi è il bastardo che ha autorizzato il massacro del g8 di Genova e mi sono sentito dire che però la colpa è anche dei manifestanti che hanno rotto le vetrine. L’ho visto violentare i giovani quasi ogni giorno. Celebrandoli come si farebbe con una tigre chiusa in uno zoo. Bella, ma in gabbia. Lamentandone la prigionia. Ma guai a farla uscire. Ho votato un governo che rinnovasse la classe dirigente italiana e l’ho visto mettere di Pietro ai lavori pubblici e Mastella alla giustizia, non il contrario. Ho votato un governo di centrosinistra che è sopravvissuto per un anno e mezzo grazie ad Andreotti. Ho votato per un governo che oggi è caduto pisciandosi addosso il suo sostegno ad un ministro inquisito ed alla moglie! Porcamadonna!

Wednesday, January 23, 2008

Matrix Reloaded

C’è da non credere ai propri occhi a leggere gli articoli che compaiono sul sito dell’Unità da un paio di giorni a questa parte. In realtà poi si tratta di un articolo solo, scritto, riscritto, rimaneggiato e ripresentato più volte nelle ultime 48 ore e che, ovviamente, parla (pretende di parlare in verità) della prossima crisi di governo. Nonostante le molteplici riscritture, alcuni punti sono rimasti fermi attraverso tutte le diverse versioni. Spicca tra tutti il conteggio, ripetuto fino all’ossesso, dei seggi parlamentari a disposizione di Prodi con e senza l’appoggio del ceppalonico. Una sorta di esorcismo cabalistico che sembra voler rassicurare più il giornalista che non il lettore. Dei seggi al Senato non si fa parola. Non si dicono certe cose davanti a tutti che diamine! In compenso però si riportano (nell’ultima versione) i commenti diretti dall’opposizione ai senatori a vita. Riassumibili in: “siete tutti un branco di vecchiacci bavosi che non vi ha eletto nessuno e morirete presto, tranne Andreotti.” Non capisco il perché di tanta acrimonia da parte dell’opposizione. Dopotutto oggi Prodi ha ufficialmente aperto la crisi, chiedendo la fiducia del Parlamento, con l’esposizione dei risultati ottenuti dal governo fino ad oggi. Indulto, legge sull’emittenza radiotelevisiva procrastinata e procrastinabile ad libitum, italiani spremuti dalle tasse fino al midollo, aboilizione dei diritti delle coppie di fatto a colpi di cilicio, il conflitto d’interessi declassato a videogame. Se qualcuno voterà la fiducia a questo governo, dovrebbe essere l’ala destra del parlamento!

Diciamo la verità, più che un governo di sinistra questo è stato un deja vu.


Piccolo update post-prandiale:
Bossi: "O si va al voto oppure facciamo la rivoluzione. Ci mancano un po' di armi ma le troviamo"
Berlusconi: "L'Udeur di Mastella da questa sera confluirà nel centrodestra"
Bossi: "In questi momenti è meglio se Berlusconi sta zitto"

E' davvero un deja vu...a 360°!

Monday, January 21, 2008

Per stomaci forti

Ripreso dal blog di Galatea per necessità personale. Era impossibile per me non farvi conoscere questo articolo postato su di un blog che ovviamente adesso compare nel mio blogroll. Ai più suggestionabili dico che si tratta di un falso. Non vorrei mai che qualcuno decidesse di dare alle fiamme l'edicola sotto casa.

Friday, January 18, 2008

SMILE! YOU'RE ON CANDID CAMERA!!!


Mi perdonerete, non mastico poi tanto di giurisprudenza e mi sale sempre l’ansia quando mi ritrovo a parlare con un avvocato. Nella sentenza del processo di primo grado contro Totò Cuffaro, si legge che, parole di Piero Grasso, “È rimasto provato il favoreggiamento da parte sua nei confronti di singoli mafiosi, ma non è stata provata l'aggravante di favoreggiamento a Cosa Nostra”. Ora, questa frase significa che il governatore della Sicilia ha interagito, allo scopo di favorirne i loschi affari, con dei mafiosi, però non ha interagito con la mafia…cioè, come se io ospitassi a casa mia Bin Laden e mi difendessi dicendo che è ‘solo’ Bin Laden, mica tutta Al Qaeda. La sentenza comunque ha condannato Cuffaro a 5 anni ed all’interdizione dai pubblici uffici per tutto il periodo della condanna. Cuffaro ha detto che domattina alle 8 sarà in ufficio a lavorare per la Sicilia…l’Udc esulta…tutti gongolano dicendo che sapevano che Cuffaro fosse innocente. E la condanna? Per cosa gliel’hanno data? Ci capisco sempre meno. Un governatore che passa segreti d’ufficio a dei mafiosi e che viene condannato per favoreggiamento…mafioso…che però non è mafioso...viene condannato a 5 anni e tutti sono contenti perché ne è stata dimostrata l’innocenza…pooooiiii…poi viene interdetto dai pubblici uffici e invece lui va a lavorare come niente fosse…con i suoi picciotti…cioè…conoscent…familiar…amici…insomma un sacco di gente che si raduna in chiesa a pregare per la sua assoluzione prima del processo…



C’è una telecamera nascosta dietro qualche specchio? Siamo su scherzi a parte? Mi spiegate?

Supremazia inumana

135 kg di peso racchiusi nel corpo perfetto e potente di una tigre siberiana di nove anni (nella foto). Qualcosa che dovrebbe esistere in libertà per dominare un territorio pulito. Ed invece esisteva in uno zoo dell'inquinatissima Los Angeles. Ve l’immaginate una tigre siberiana in California? Non solo. Rinchiusa, umiliata da turisti, genitori annoiati e flash fotografici. Poi, il 25 Dicembre scorso, tre teenagers COGLIONI, ubriachi fradici, decidono di piazzarsi davanti al carcere di questo animale meraviglioso per sbeffeggiarlo con urla e provocazioni, tipo salire sul muro di recinzione che circonda i pochi metri quadri concessi per tirare oggetti vari addosso alla tigre. Non pensano a quello che fanno. Non considerano la natura della tigre. Non gli riconoscono uno spirito. E allora succede qualcosa. Qualcosa che marca la distanza tra noi, stanchi mammiferi che da tempo abbiamo dimenticato ciò che siamo, che abbiamo sottomesso la nostra dignità, la nostra esistenza e persino la nostra libertà ad un sistema di regole che noi stessi abbiamo creato, ingabbiandoci da soli, e loro, che invece rimangono puri e puliti, e come tali subiscono quella manciata di neuroni in più che ci rende capaci di infliggere, e di infliggerci, sofferenza. La tigre ha un nome, Tatiana. Abbiamo sentito il bisogno di dargliene uno. Che fosse solo una tigre per noi non era sufficiente. Tatiana subisce tutto questo. Vede i tre giovani che la umiliano, che la deridono. E s’incazza! S’incazza perdio! Salta una siepe larga 5 metri ed un muro di cinta alto 3, si avventa sui tre sconsiderati, ne sbrana uno e ferisce gli altri due. Di lì a poco, arriva una pattuglia della polizia. Apre il fuoco e la tigre muore. L'uomo, non contento, piange la morte di un 'innocente' e gioisce per l'abbattimento di un essere 'feroce'.

Tuesday, January 15, 2008

Fuori dal coro

Giornate di fuoco alla Sapienza di Roma, con gli studenti di Fisica in agitazione per la visita del papen. Se ne fa un gran parlare sui giornali, e l’obiettivo rimane centrato sulla contrapposizione tra un gruppo di docenti di materie scientifiche, prodi rappresentanti di un evoluzionismo difeso a spada tratta, ed il rettorato, al quale suddetti docenti hanno indirizzato una lettera di protesta chiedendo l’annullamento dell’invito fatto dal rettore al robottone tedesco. Due passaggi di questa lettera mi hanno colpito, in maniera diversa. Il primo riguarda la citazione di un discorso tenuto dall’allora cardinale Ratzinger (prima che il conclave gli lanciasse i componenti) in cui questi affermava che “All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto”. Castronerie ovviamente, che animano un revisionismo che inizia da Roma e raggiunge i vertici americani del creazionismo mondiale, secondo i quali noi siamo stati creati per mano divina e forse anche con la collaborazione di Babbo Natale e la Befana in camice, cuffietta e mascherina chirurgica. Bene fanno i docenti della Sapienza a contestare la presenza di un uomo del genere in un ateneo, ed avrebbero tutta la mia solidarietà, se non fosse per il secondo passaggio che leggo: “Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano”. Scienziati fedeli alla ragione? Che dedicano la loro vita all’avanzamento delle conoscenze? Qui qualcosa da dire ce l’avrei a dire il vero. E non perché io mi ritenga migliore. Ma perché conosco il modo in cui funziona la ricerca in Italia. Conosco gli usi e costumi aberranti di molti ricercatori italiani. Conosco la situazione pessima della ricerca in Italia. E, se da un lato è vero che molti ricercatori fanno l’impossibile per contrastare questo stato di cose, di cui i governi degli ultimi venti anni sono ampiamente responsabili, è anche vero che molti altri ci sguazzano allegramente. Conosco i corridoi di quell’università dove ho studiato per anni. Corridoi popolati da porte recanti tutte gli stessi nomi, dal patriarca barone giù fino al marito della figlia o al nipote. Dov’è la fedeltà alla ragione scientifica in tutto questo? Conosco quell’abitudine secondo la quale la pubblicazione di un lavoro scientifico è spesso accompagnata dai nomi di decine di autori, la metà dei quali non hanno fatto un cazzo per quella pubblicazione, ma che compaiono comunque tra gli autori, magari imposti o per convenienza dell’autore vero, che spera, così facendo, di vedersi ricambiato il favore. E anzi, a dire il vero, siamo rinomati nel mondo per questo tipo di comportamenti. Dov’è la dedizione alla scienza in tutto questo?

Non conosco i nomi dei firmatari di quella lettera e così non posso generalizzare a loro questo stato di cose. Né le mie osservazioni vogliono togliere importanza ad una rivendicazione a mio avviso più che legittima. Però, prima di brandire parole come ‘fedeltà’ o ‘dedizione’ alla scienza, forse avrebbero dovuto pensarci un attimo con un briciolo di obiettività in più.


La vignetta, ovviamente, è di Gianfalco

Tuesday, January 08, 2008

Nuove specie crescono

Il termine ‘funzioni esecutive’ è un termine generico che descrive la nostra capacità di generare comportamenti ed azioni finalizzati al raggiungimento di uno scopo. Hanno sede in circuiti nervosi ben precisi che includono specifiche strutture corticali, come i lobi prefrontali, e sottocorticali, come lo striato. Tra le funzioni esecutive si annovera anche la cosiddetta ‘flessibilità mentale’, ovvero la capacita di cambiare un determinato atteggiamento o comportamento in seguito al cambiamento delle necessità contingenti che lo generano. Ad esempio, immaginate di accorgervi che il secchio della spazzatura di casa vostra è pieno. La vostra esperienza (ovvero le memorie che avete immagazzinato nel cervello nel corso degli anni) vi dice che dovete gettare la spazzatura. I circuiti fronto-striatali si attivano e generano i movimenti e le azioni che vi porteranno al vostro scopo, ovvero il ‘secchione’ della nettezza urbana in strada. Se poi doveste accorgervi che il secchione non c’è (cambiamento del contesto), la flessibilità delle vostre funzioni esecutive vi porterà a sceglierne un altro, magari il più vicino, invece di riportarvi la spazzatura a casa o di lasciarla sul marciapiede. In altre parole, un problema, un circuito nervoso dedicato che si attiva per risolverlo, ed una soluzione.

Ora prendiamo i nostri parlamentari. Nel momento in cui si presenta il problema, invece di una sequenza ordinata di pensiero speculativo ed azione che possa portare alla sua soluzione, si attiva una risposta aberrante che consiste nella generazione di suoni apparentemente coordinati in parole ma a cui non segue nessuna azione concreta di sorta. Inoltre, nei rari casi in cui si genera una sequenza comportamentale degna di questo nome, questa è di natura perseverativa. Variazioni anche grandi nel contesto che genera il problema portano sempre alle stesse risposte, indipendentemente dal contesto stesso. Ad esempio: a Napoli si muore di munnezza e diossina. Esseri umani normali avrebbero già da tempo mandato Bassolino e la Jervolino a spalare merda dalle strade insieme a camorristi vari. Invece il nostro establishment persevera nel mantenerli (e nell’intervistarli) come se loro non fossero la causa, ma la soluzione. È ovvio che c’è qualcosa che non va nei circuiti fronto-striatali dei nostri parlamentari. Quali possono essere le cause? Ci sono diverse condizioni cliniche che possono portare ad un malfunzionamento nei centri nervosi che presiedono alle funzioni esecutive. Vediamoli in dettaglio.

1) Depressione. Agisce sulla corteccia frontale. Nelle persone affette, questa regione del cervello perde la sincronia che normalmente ha con altri distretti cerebrali. Recenti studi hanno dimostrato che la stimolazione profonda del cervello ottenuta attraverso l’impianto di elettrodi, può re-sincronizzare la corteccia frontale ed eliminare i sintomi. Domanda: i nostri parlamentari sono depressi? Risposta: con tutti i soldi (nostri) che spendono in coca, canne, trans e mignotte, decisamente non sono depressi. Quindi andiamo oltre.

2) Autismo. È per antonomasia la condizione in cui i comportamenti vengono appresi in maniera rigida. Una volta che si è imparato ad eseguire una sequenza comportamentale, questa rimarrà inflessibile e può portare anche a risposte aberranti. Domanda: i nostri parlamentari sono autistici? Risposta: a guardare Buttiglione si direbbe di si. Tuttavia, i numerosi esempi di leggi ad personam, come anche la rapidità di esecuzione di leggi come quella sull’indulto, escludono questa possibilità. Quindi procediamo.

3) Morbo di Huntington/Morbo di Parkinson. Sono caratterizzati da un progressivo deterioramento delle funzioni esecutive e molti pazienti affetti da queste malattie, specialmente in stadio avanzato, possono mostrare deficit nel 'problem solving' o deficit di natura perseverativa simili a quelli dei nostri parlamentari. Tuttavia possiamo escludere che queste due malattie affliggano i nostri politici. Infatti, il declino cognitivo in questi casi è sempre accompagnato anche da un declino motorio fatto di tremori (generalizzati o ‘coreici’), diskinesia e perdita di peso corporeo, mentre invece i nostri parlamentari giocano a tennis, a calcio, vanno in barca e ingrassano come porci.

I dati in nostro possesso dimostrano quindi che i deficit esecutivi dei rappresentanti del nostro mondo politico non sono dovuti a nessuna delle patologie conosciute. L’unica conclusione possibile è pertanto che il politico italiano rappresenti una specie diversa da quella dell’Homo Sapiens Sapiens. Che un processo di speciazione abbia portato alla genesi dell’Homo Parlamentaris lo dimostra anche la recentemente osservata esistenza di sottospecie diverse di questo animale: l’Homo Parlametaris Chigis e l’Homo Parlamentaris Madamae. Rimane da chiarire quali siano le modalità di riconoscimento intra-specifico. Cioè, come fanno questi animali a riconoscersi ed a radunarsi nei luoghi che frequentano? Si annusano? Sta di fatto però che questa rimarchevole scoperta, che presto pubblicherò sulla prestigiosa rivista scientifica ‘Quattroruote’, risulta essere estremamente utile per la comunità scientifica. Infatti, l’Homo Parlamentaris condivide con l’Homo Sapiens numerose caratteristiche anatomo-funzionali che lo rendono indispensabile per la ricerca scientifica e preferibile a tutti gli altri primati conosciuti per la ricerca di laboratorio. Molti tra i più ferventi animalisti da tempo suggeriscono l’uso dell’uomo al posto degli animali da laboratorio nella ricerca. Non senza un certo cinismo, molti arrivano a suggerire l’uso di carcerati e criminali negli esperimenti più invasivi. L’appartenenza di questi soggetti alla nostra stessa specie però innalza delle barriere morali ed etiche insormontabili. L’Homo Parlamentaris è la soluzione. Usiamo i politici per i nostri esperimenti!

Sunday, January 06, 2008

Io penso positivo...giuro!

Diciamo che non sarebbe male se il 2008 fosse la metà di merda che è stato il 2007. Anche se, appena iniziato, a me son finite le ferie. Non è un bel segno...èh?

Monday, December 17, 2007

Solo le formiche, nel loro piccolo, si incazzano.

Il 2012. Questa è la data che bisognerà aspettare per vedere messe in atto le direttive del ‘nuovo’ trattato di Kyoto (il Kyoto 2, ancora ben lungi dall’essere anche solo scritto) per la salvaguardia dell’ambiente ed il taglio delle emissioni serra. Gli Stati Uniti hanno sempre osteggiato il trattato di Kyoto e non vi hanno mai aderito. Hanno continuato ad essere il principale inquinante del pianeta fregandosene di tutto e di tutti per non voler apportare quelle modifiche alla propria industria che, a sentir loro, ridurrebbero la produttività oltre che le emissioni. Tipico. La fine del mondo viene dopo Wall Street. Centinaia di scienziati, politici, ONG e qualche premio Nobel affermano che già adesso potrebbe essere troppo tardi, e tutto quello che l’ONU è riuscita ad ottenere è stato di rinviare la discussione all’aprile del 2008 (per decidere cosa scrivere nel Kyoto 2), poi al 2009 (per scriverlo…) ed infine al 2012 per attuarlo. Forse. E buona parte, se non tutte, le testate giornalistiche italiane (con la solita eccezione di Peacereporter a quanto so) sono a sbracciarsi per definire il vertice di Bali un ‘successo’ perché ha portato ad un accordo anche con gli USA (impresentabili i commenti dei delegati italiani). Ovviamente, nulla di più lontano dalla realtà. Realtà che arriva da diversi siti web, oltre che dal solito Independent. Realtà che narra di una delegazione statunitense che si siede al tavolo della discussione ed inizia un’opera di ostruzionismo feroce a 360°. Praticamente tutte le proposte che vengono avanzate sono bollate da Paula Dobriansky, delegata americana. Motivo: non sono gli USA che devono diminuire le proprie emissioni, sono i paesi più poveri. Nello specifico, India e Cina. Ovvero, se non iniziate voi, mercati in crescita esplosiva, a limitare la vostra produttività, noi col cazzo che mettiamo anche solo i filtri alle sigarette. Di tutto ciò, si legge ben poco sui giornali. Così come non si legge che, alla fine dei conti, la data del 2012 è la sola cosa che è stata messa nero su bianco. Niente è stato scritto riguardo ai tagli di gas serra. Rifiutate le proposte dell’Unione Europea (rifiutate dagli USA ovviamente), di passare da tagli del 25-40% entro il 2020 a tagli del 50% entro il 2050 (anche questi, è bene ricordarlo, giudicati insufficienti). Ma c’è anche dell’altro che viene taciuto, almeno in parte. Si parla genericamente di una presa di posizione dell’Unione Europea e di altri paesi poveri nei confronti di questo ostruzionismo a stelle e strisce. Nel caso dell’UE, c’è poco altro da dire in verità. Il ‘toxic texan’, a Dio piacendo, molto presto non sarà più presidente, e quindi anche noi ci sentiamo più coraggiosi ed osiamo un timido ‘no’. Ma quello su cui si glissa in maniera più sfacciata, la vera chicca che andrebbe invece riportata a tutta pagina nonché la vera causa scatenante dell’isolamento in cui è venuta a trovarsi la commissione statunitense, che ha dovuto così ‘piegarsi’ ad accettare la data del 2012, sono state le parole di Kevin Conrad, delegato della Papua Nuova Guinea. Non la Russia. Non l’Unione Europea. Non la Cina o l’India. La Papua Nuova Guinea. Kevin Conrad ha detto:

We seek your leadership. But if for some reason you are not willing to lead, leave it to the rest of us. Please get out of the way!

Ovvero,
“Noi cerchiamo la vostra guida. Ma se, per qualche motivo, voi non volete condurci, allora lasciate fare a noi. Per favore, LEVATEVI DI TORNO!”.

È seguita una standing ovation liberatoria di tutti i delegati presenti.

La Papua Nuova Guinea ha meno di un decimo degli abitanti che ha l’Italia ed un centesimo degli abitanti che ha l’Unione Europea. Ma si direbbe che ha più coglioni di entrambe queste realtà messe insieme.

Thursday, December 13, 2007

Vero?

L’ho fatto di nuovo. Me ne pento ogni volta, ma stasera ci sono ricascato. Me lo chiedono sempre di uscire con loro e mi ero imposto di non farlo. Però lei è così carina con quegli occhioni scuri…e io mi rompo a stare sempre in casa. Eppoi c’era il ‘party natalizio’. Solo che poi finisce sempre che ti ritrovi in qualche club alla moda, circondato da ragazze strepitose la più vecchia delle quali potrebbe quasi chiamarti ‘nonno’. E tu che ormai hai bevuto tutto il bevibile, finisci a chiacchierare con un meccanico di Land Rover di una decina d’anni più vecchio di te (l’unico nel raggio di un paio di anni luce). Ti guardi intorno, vedi tutto quel ben di dio, vedi la tipa con gli occhioni scuri che balla con uno che ha la metà dei tuoi anni e il doppio dei tuoi capelli…e ti senti il coglione per antonomasia. Vabbè…credo che tutti abbiano avuto le loro crisi di mezza età. Poi passa. Vero?

Monday, December 10, 2007

Ululare contro!

Prodi: “Non incontrerò il Dalai Lama. Sarò via da Roma per precedenti ed inderogabili impegni”.

Lesandro: “Mi auguro che tu debba andare dove molto sentitamente ti sto mandando io adesso”.

Non c’è niente da fare. Ormai abbiamo imparato a rispondere alle tensioni internazionali calandoci le braghe e ponendoci nella giusta posizione per facilitare la penetrazione ora da parte degli americani, ora dei russi e adesso anche dei cinesi. Terribili peraltro, nonostante la statura. Sembra che i vertici del PCC, a seguito dell’inaspettata apertura da parte della sindaca di Milano, ex devastatrice del sistema scolastico/universitario, Letizia Moratti (hai guadagnato 10 punti Letì), abbiano sobbalzato indispettiti esclamando tutti in coro ‘Moltacci!’.

E così, sua Santità Tensin Gyatso, 14° Dalai Lama del Tibet, viene relegato al ruolo di Calimero. Un ruolo tutto italiano in verità, visto che i maggiori leader politici di USA (Bush), Canada (Harper), Austria (Gusenbauer) e Germania (Merkel) non hanno esitato ad aprire le porte delle rispettive residenze presidenziali per offrire al brutto anatroccolo almeno un cappuccino ed un cornetto caldi.

Bisognerebbe ULULARE al boicottaggio delle prossime olimpiadi. Dopo questo, dopo la strage di monaci in Tibet (a tutti consiglio Ama Adhe, “La voce che ricorda”), dopo e durante la strage già dimenticata di monaci buddisti in Birmania, bisognerebbe ululare al boicottaggio.

E io ululo porcozzio!

Dal sito del CONI è possibile inviare messaggi agli atleti della squadra italiana. La pubblicazione è ovviamente moderata, per cui non accetteranno mai il mio (per quanto si legge “Questo servizio ti permette di inviare un messaggio di testo che verrà poi pubblicato sul sito. Non verranno pubblicati messaggi lesivi della moralità, della dignità altrui e contrari ai principi di etica sportiva”, ed io non ho intenzione di essere né immorale né lesivo). Però io lo invio lo stesso. E chi mi ama mi segua e ululi con me!

Questo il testo.

Cari atleti della squadra italiana. Vi siete allenati per anni nel tentativo di realizzare il sogno di una medaglia olimpica e sono sicuro che portereste in alto i colori del nostro Paese. Ma partecipando ai prossimi giochi, vi renderete, e purtroppo ci renderete tutti, complici del crimine mediatico di chi vi utilizzerà per mascherare da paese moderno ed evoluto un regime sanguinario e totalitarista. Lo stesso che opprime da decenni il Tibet e la Birmania. Con tutto il mio rispetto per il vostro impegno, i vostri sacrifici e la vostra professionalità, vi chiedo di rappresentare il nostro paese in modo diverso e più alto, e di rinunciare. Grazie

Saturday, December 08, 2007

Contrapposizioni pericolose

«Dopo 4 anni guerra in Iraq, 3.900 soldati americani morti, 85mila civili iracheni ammazzati e tutti gli italiani morti sul campo anche per colpa di Berlusconi, Berlusconi ha avuto il coraggio di dire che lui in fondo era contrario alla guerra in Iraq. Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema: penso a Giuliano Ferrara imerso in una vasca da bagno con Berlusconi e Dell’Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caca in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta tutti. Va già meglio, vero? ».

Ci sono cascati tutti, devo dire. Luttazzi ha raggiunto il suo obiettivo sotto il naso disgustato di milioni di idioti tutti presi a deplorare queste sue parole al bar, in casa o magari sui giornali, dalle televisioni o sui blog. Merda, piscio, Ferrara nudo in una vasca da bagno. Ecchediamine! Ti pare a te che uno debba sentire queste porcherie dopo cena. Eppoi ci sono i bambini perdiana!
Già. Però gli 85.000 civili iracheni, i 3.900 soldati americani, quelli italiani, quelli inglesi e via dicendo. Quei numeri non hanno disgustato nessuno. Non hanno rovinato la cena a nessuno. Non hanno impressionato nessun bambino. Due situazioni, una di ordinaria oscenità presentata in contrapposizione ad un'altra, di straordinaria oscenità. E la massaia, l'impiegato, il pensionato e, ovviamente, il giornalista (specie se del 'Giornale' o di 'Libero') sobbalzano cattolicamente disgustati di fronte all'ordinario, ma tengono tranquillamente (e cattolicissimamente) una mano stretta sui coglioni di fronte allo straordinario.
Obiettivo raggiunto, bravo Luttazzi!
Solo non lasciamoci trasportare dall'entusiasmo del nostro antifascismo per questa ennesima 'epurazione', gridando alla censura. Forse stavolta la politica non c'entra niente. Le parole di Luttazzi sono state pesanti nei confronti di Ferrara (seppure un ipotetico Ferrara intelligente avrebbe capito la contrapposizione e forse non si sarebbe incazzato più di tanto), ma il 'peso' di quest'ultimo in quella televisione è comunque maggiore a quello di quelle parole. A me sa tanto di semplice vendetta personale.

Friday, December 07, 2007

La soluzione ultima

Esiste, non v’è dubbio, una relazione precisa tra l’attività della sfera intellettiva ed il bagno turco, o la sauna, seguite da doccia gelata. Le brusche variazioni di temperatura causate prima dal vapore bollente e poi dall’acqua della doccia, comportano, in caso di sopravvivenza, un aumento significativo dell’attività cardiaca, finalizzata al mantenimento omeostatico della temperatura corporea, che finisce col risvegliare attività neurali sopite, quando non stroncate da una giornata di lavoro. Il tutto, concentrato nei tre decimi di secondo che seguono il primo impatto dell’acqua ghiacciata sulla pelle e precedono le prime irripetibili bestemmie verso l’Altissimo. Vagonate di ossigeno vengono così riversate nel cervellino dell’incauto praticante che raggiunge in breve tempo una condizione a metà tra la sincope e l’illuminazione. Si arriva così a sperimentare quella rara condizione in cui le sfere dell’esistenza appaiono tutte perfettamente allineate, ed ogni cosa è chiara. Che geni erano gli antichi padri romani! E che stolti noi oggi, che abbiamo trascurato questa panacea rinvigorente, relegandola in poche palestrine di periferia dove al calore della pietra rovente non si fa mai seguire il gelo liquido dell’acqua. È stato proprio al termine di un’esperienza simile che oggi ho avuto l’idea per la soluzione ultima, quella che risolverà tutti i mali del nostro paese. Introdurre la sauna, impropriamente detta finlandese, obbligatoria per tutti i parlamentari. Tutti i giorni, prima di legiferare, dovranno sottoporsi a questa pratica eccelsa alle sei del mattino. Ma non per portarli a sperimentare quel senso di beatitudine cognitiva che coglie il tipico praticante medio, e che senz’altro consentirebbe una più degna amministrazione del paese. Bensì perché tra età, coca, mignotte, processi, discoteche e ristoranti, vuoi che un buon 95% non ce lo togliamo definitivamente dalle palle?

Monday, December 03, 2007

Giù il cappello

La quotidianità del dolore. Fatta di tante piccole cose che un tempo si potevano fare e poi, improvvisamente, diventano impossibili. Muoversi, mangiare, persino parlare e, forse, anche pensare in maniera lucida. Vivere con una persona per decenni ed accorgersi che questa, improvvisamente, non ti riconosce più, non sa più chi sei. Questo ha sperimentato Vitangelo Bini, vigile urbano in pensione di 77 anni. Per anni si è preso cura da solo della moglie malata di Alzheimer. L’ha vista sciogliersi in una malattia aggressiva che ne ha corroso la coscienza fino ad uno stadio terminale fatto solo di dolore e lamenti. Per anni sono andati insieme dentro e fuori dagli ospedali, cercando di lenire una condizione neurologica progressiva. Ed insieme sono rimasti fino alla fine, ieri, quando Vitangelo Bini è entrato nella corsia dell’ospedale di Prato dove la moglie Mara era ricoverata ed ha steso dei panni sul volto e sul petto della donna. Poi ha impugnato la sua pistola e l’ha uccisa sparandole alla testa ed al cuore. Erano sposati da 51 anni e, a detta di tutti, erano inseparabili. Curiosamente, questa notizia non trova molta eco in rete, nei siti dei giornali italiani. A fare una ricerca adesso per ‘Vitangelo Bini’ si trovano più link stranieri che italiani. In compenso, sul sito dell’Unità si legge “Su YouTube preservativo in tutte le lingue.”, mentre su quello del Corriere si legge “Auto nuove, via libera agli incentivi per la rottamazione anche nel 2008. E' evidente che non è argomento di cui si parli volentieri. O almeno così lo considerano i giornalisti nostrani. Invece se ne parla moltissimo nei giornali inglesi. Sia l’Independent che il Guardian affrontano l’argomento del ‘mercy killing’ e sottolineano la rigidità della Chiesa cattolica a riguardo, indipendentemente dalla condizione della persona che viene uccisa.

Non è facile comprendere la natura di un gesto del genere. Alcuni, in rete, parlano di coraggio, ma non è così. Piuttosto di amore e disperazione si dovrebbe parlare. L’amore per una persona con cui hai passato tutta la vita e la disperazione di quel dolore quotidiano, ogni giorno più forte, che non trova altro sfogo se non la realizzazione di una condizione ultima, irreversibile e terribile. La fine della speranza.

La ‘Legge’, le ‘Regole’ dicono: ‘colpevole!’. Ed infatti Vitangelo Bini è adesso in carcere in attesa di convalida dell’arresto da parte del magistrato. La Chiesa, quella stessa che straparla di ‘salvezza nella speranza’, senza spiegare né salvezza per chi, né speranza in cosa, dice: ‘assassino!’, e condannerà Vitangelo Bini alle fiamme dell’inferno, così come fece con Piergiorgio Welby.

Bè, ‘fanculo tutte e due. Il Papa come il giudice si tolgano il cappello davanti a quest’uomo, al suo amore ed alla sua disperazione.

Sunday, December 02, 2007

Sì tu già costì ritto Bonifazio?




http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com/

Saturday, December 01, 2007

Favole italiane

C’era una volta il primo governo Prodi. Però quello campò poco, quindi diciamo: c’era una volta il primo governo D’Alema. Entusiasta per la sua nuova carica, il novello primo ministro italiano sentì la necessità di abbandonare il testa a testa con l’opposizione e di aprirsi ad essa come un benevolo fratello maggiore, quasi che berlusconi fosse un ‘compagno che ha sbagliato’. E nacque così la bicamerale, organo addetto al dialogo sulle riforme costituzionali, animato da sorrisi e larghe intese trasudanti vagonate di ‘volèmose bene’. Almeno, così appariva a noi, che improvvisamente ci sentimmo tutti parte di una specie di romanzo di Guareschi. Era tutto uno scambiarsi di complimenti reciproci, strette di mano e occhi lucidi. Non portò ad un cazzo, se non al fallimento del primo governo di centrosinistra ed alla rielezione dello psiconano il quale, coerentemente col suo stile va detto, iniziò a governare stracatafottendosene del centrosinistra, infilando una legge ad personam dopo l’altra, dribblando processi e condanne che manco Maradona ed, infine, moltiplicando entrate e ville in Sardegna che manco Gesù Cristo coi pani e coi pesci.
Poi, a Dio piacendo, anche il governo Berlusconi finì. Il centrosinistra si riunì intorno ad un programma elettorale blindato e tutti pensammo che, finalmente, avremmo avuto modo di mettere in pratica ciò che avevamo imparato dalla nostra prima esperienza. In molti eravamo già a tavola, la salvietta infilata nel colletto e le posate strette in pugno sulla tovaglia, aspettando che ci venissero servite le leggi sul conflitto d’interessi, sull’emittenza radiotelevisiva, sul falso in bilancio e via dicendo. La fame di legalità, dopo un digiuno durato 5 anni, stava per essere placata. Non più canzonacce su toghe rosse e giudici comunisti martellavano i nostri timpani, ma gli Inti Illimani e ‘Bella ciao’ ci accompagnarono al desco. E invece, ancora una volta non successe un cazzo. Un antipastino di liberalizzazioni ci distrasse un attimo giusto prima di vedere spuntare in tavola un cesto di frutta marcia indultata per l’occasione. Il programma elettorale si rivelò essere un falso menù in cui le tanto agognate portate erano state rimpiazzate da non meglio precisati ‘piatti del giorno’. Bufale per turisti ingenui che nascondono tramezzini fassiniani dietro nomi altisonanti.
E adesso, come se tutto questo già non bastasse a rovinare l’appetito, ci tocca anche vedere Uolter vestito da Peppone che va a caccia del Cavaliere in nome delle…indovinate un po’…riforme e larghe intese.
Alla fine, il redivivo D’Alema si presenta col conto, ed invece dell’usuale cioccolatino, accompagna la bolletta con un bigliettino che recita “Walter conosce il Cavaliere meglio di me”.

Come a dire ‘sei a stomaco vuoto ma non ti preoccupare, ci resterai ancora a lungo’.

Monday, November 26, 2007

Problema

Prendete tre capi di stato simmetrici. Chiamiamoli, chessò, Giorgio, Giuda e Maometto (manco a farlo apposta…). Giorgio è un idiota di potenza n, ignorante di tutto quanto sia estraneo al campionato nazionale di baseball ed esperto di progetti a lungo termine lasciati a metà (si veda ad esempio la funzione immaginaria della guerra in Iraq che tende ad infinito). Isolato nel suo stesso paese dalla cotangente di un parlamento avverso e responsabile di molteplici guerre il cui unico risultato è stato un’ipotenusa della madonna di morti civili e una mediana di film hollywoodiani, nel suo paese lo odia l’insieme A di tutti i cittadini tranne l’insieme B=(A-cinquecento milioni circa) di neoconservatori massoni ed un uomo di colore che indossa gonna e tacchi a spillo.
Giuda è uno sfigato fattoriale che esiste nell’insieme chiuso S di chi c’ha ragione perché l’ha detto Dio (derivabile in questo caso dalla sommatoria integrale delle contravvenzioni isrealiane alle risoluzioni ONU operate dal ’48 ad oggi). Nel suo paese interseca l’attività dirigenziale solo quando soddisfa i criteri che definiscono l’insieme dei cittadini con barba lunga, treccine e pispolo tagliuzzato.
Seppure le funzioni trigonometriche che definiscono la reale rappresentanza di Maometto sulla sua gente siano diverse, anche lui non parla che a nome di una metà della sua gente ed ha un potere decisionale da calcolarsi in base logaritmica. La vicinanza dell’insieme P che egli rappresenta con l’insieme S e con altri insiemi, solo parzialmente estranei al problema qui discusso, comporta infatti l’esistenza di una bisettrice mediterranea (la famosa bisettrice di Gaza) che giustifica l’esistenza di un altro insieme chiuso simile all’insieme S, ma in cui la derivazione di Dio è operabile solo contando il numero di morti palestinesi dal 1887 ad oggi.

Stante queste condizioni:

Quante probabilità esistono che Giorgio, Giuda e Maometto pervengano alla ‘Pace’ nel summit di Annapolis?

Svolgimento:

Thursday, November 22, 2007

Dormi Liù

Certe notti c'è bisogno di Stefano Benni...



Dorme la corriera
dorme la farfalla
dormono le mucche
nella stalla

il cane nel canile
il bimbo nel bimbile
il fuco nel fucile
e nella notte nera
dorme la pula
dentro la pantera

dormono i rappresentanti
nei motel dell'Esso
dormono negli Hilton
i cantanti di successo
dorme il barbone
dorme il vagone
dorme il contino
nel baldacchino
dorme a Betlemme
Gesù bambino
un po' di paglia
come cuscino
dorme Pilato
tutto agitato

dorme il bufalo
nella savana
e dorme il verme
nella banana
dorme il rondone
nel campanile
russa la seppia
sul'arenile
dorme il maiale
all'Hotel Nazionale
e sull'amaca
sta la lumaca
addormentata

dorme la mamma
dorme il figlio
dorme la lepre
dorme il coniglio
e sotto i camion
nelle autostazioni
dormono stretti
i copertoni

dormono i monti
dormono i mari
dorme quel porco
di Scandellari
che m'ha rubato
la mia Liù
per cui io solo
porcamadonna
non dormo più

Tuesday, November 20, 2007

Campagna OIPA 2007


Lo so, qualcuno adesso penserà che sia paradossale che un ricercatore, che spesso e volentieri lavora su animali vivi, si preoccupi di promuovere una campagna del genere. Molti considerano i ricercatori come me una sorta di assassini macellai, senza sapere di cosa parlano. Ma li lascio parlare per una volta e dico: se ve lo dice questo assassino macellaio che questa roba delle pellicce è veramente orribile, potete crederci!
Diffondete se potete.


Campagna OIPA 2007: “ACQUISTA IN MODO CONSAPEVOLE: BOICOTTA IL MERCATO DELLE PELLICCE”

E’ ora di dire BASTA con questi orridi bordi di pelliccia che infestano giacche, cappelli, guanti, stivali, indossati da gente che all’80% è ignara di quello che compra, di quello che indossa con tanta leggerezza, di ciò che contengono queste pellicce: le peggiori e inimmaginabili atrocità, compiute senza pietà su animali innocenti e indifesi. Sono cani, volpi, gatti, procioni e conigli gli animali che in questo momento in cui scrivo stanno scuoiando come si trattasse di oggetti! Loro soffrono come i nostri cani che abbiamo a casa, come i cani dei canili, come il gattino che vediamo impaurito per strada, sono animali che però soffrono 1000 volte tanto quello che soffre un cane in un canile, un gattino abbandonato, ma spesso il fatto di non averli fisicamente vicini ci fa mettere in secondo piano il tragico problema delle pellicce:

UNA VERA E PROPRIA EMERGENZA

che si consuma minuto dopo minuto, senza tregua

La gente DEVE SAPERE quello che succede agli animali che loro comprano confezionati e camuffati in un soffice e all’apparenza innocente bordo in pelliccia!!!!!! Chi si porta addosso queste pellicce indossa un prodotto vergognoso, indegno di una società civile.

DOBBIAMO FARE IN MODO CHE IL MAGGIOR NUMERO DI PERSONE ANCHE QUEST’ANNO VENGA A CONOSCENZA, IN MODO DIRETTO, SENZA GIRI DI PAROLE, E DI IMMAGINI, DELLA REALTA’. Per questo motivo è stato realizzato un manifestino, dove viene descritto ciò che succede agli animali da pelliccia. La cosa più semplice che si possa fare, che ognuno di noi, che non può tollerare l’esistenza di questo massacro gratuito, in cui gli animali sono equiparati a cose, che non può non impazzire vedendo i filmati di quello che gli fanno, a cui brucia il solo pensiero che queste cose stanno accadendo in questo istante, E’ ATTACCARE QUESTI MANIFESTI, OVUNQUE, IN OGNI SPAZIO, DI TEMPO, E DI LUOGO, DELLA NOSTRA GIORNATA! Lo dobbiamo agli animali, dobbiamo trovare la forza, il tempo e la costanza per far uscire questo materiale e metterlo davanti agli occhi di chi non sa. L’OIPA ha avviato la campagna 2007 “ACQUISTA IN MODO CONSAPEVOLE: BOICOTTA IL MERCATO DELLE PELLICCE”,



Monday, November 19, 2007

Starvin Marvin

Era da un po’ che le cazzate protoniche del Grande Ratzinger non visitavano questo blog. Un po’ troppo forse. Durante un’udienza tenuta con dei vescovi kenioti, il robottone tedesco ha sottolineato come l’AIDS sia spesso frutto di un concetto sbagliato di matrimonio, che sembra corrompere la virtù dei fedeli africani. La promiscuità e la poligamia sarebbero le bestie nere da combattere, per ritornare ai valori cattolici del sacro vincolo. “il popolo africano tiene in particolare considerazione l’istituzione del matrimonio e della vita familiare. L’amore devoto delle coppie cristiane sposate è una benedizione per il vostro popolo, espressione sacramentale dell’indissolubile patto tra Cristo e la sua Chiesa”. In pratica, l’AIDS non si combatte con la prevenzione (leggi preservativi), con l’informazione, con la ricerca e con l’accessibilità ai farmaci, ma con la statistica. Cioè, invece di scoparti venti donne, sposati e scopati solo tua moglie. Se ti dice culo che non è già infetta (ed in quelle regioni è davvero una questione di fortuna) sei a posto. Se poi hai dei dubbi, non scopare per niente che così ti avvicini di più a Dio. Subito dopo, il papen si è lanciato di nuovo in una delle sue ‘reprimenda’ sull’aborto. Mai giustificabile, crimine orrendo, rispetto della vita ecc. ecc.

Leggevo questo articolo sul sito del Corriere, e non ho potuto fare a meno di pensare al piccolo ‘affamato’ africano reso famoso dagli autori di Southpark: Starvin Marvin (letteralmente ‘Marvin che muore di fame’ appunto). Starvin Marvin vive in un villaggio africano di capanne fatte di paglia e merda ed abitato da persone che non mangiano mai perché non hanno niente da mangiare. Nel villaggio esiste una missione cattolica con una suora, alle dirette dipendenze di una ‘filantropa’ dalle fattezze del Lucasiano Jabba the Hutt. Questa suora raduna quotidianamente i poveri affamati e, invece che dargli da mangiare, gli propina bibbie (che tutti tentano subito di addentare) e lezioni di morale cattolica sulla castità e sulla sopportazione.

Verrebbe quindi da pensare che il Grande Ratzinger, in quanto manga giapponese, cominci a sentire sul collo il fiato dei più divertenti e dissacranti cartoni americani, ed abbia deciso di imitarne lo stile per recuperare. Come dire, se non puoi batterli, unisciti a loro. Va detto però, che mentre Southpark continua ad essere il cartone preferito da me (vedi l’avatar…non è un caso) e da molti altri, i raggi protonici e le alabarde spaziali del teutonico pontefice non riscuotono lo stesso successo. Chissà, sarà per via dell’animazione, degli effetti speciali o magari della colonna sonora.

Friday, November 16, 2007

Nessun popolo è illegale

Trovo sul Blog di Lia l'appello per questa petizione. Ne riporto il testo integrale:

To: Opinione pubblica Il triangolo nero
Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne


"La storia recente di questo paese e’ un susseguirsi di campagne d’allarme, sempre piu’ ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando “emergenze” e additando capri espiatori.
Una donna e’ stata violentata e uccisa a Roma. L’omicida e’ sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena e’ la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L’odioso crimine scuote l’Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.
Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena e’ stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignita’? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che e’ italiana, e che l’assassino non e’ un uomo, ma un rumeno o un rom.
Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con spranghe e coltelli alcuni rumeni all’uscita di un supermercato, ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che rimangono senza nome, senza storia, senza umanita’. Delle loro condizioni, nulla e’ piu’ dato sapere.
Su queste vicende si scatena un’allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell’ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva il presunto assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.
E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall’Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra gareggiano a chi urla piu’ forte, denunciando l’emergenza. Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalita’ (1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli piu’ bassi dell’ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali. Il rapporto Eures-Ansa 2005, L’omicidio volontario in Italia e l’indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima e’ una donna; piu’ di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro e’ sette volte su dieci il marito o il compagno: la famiglia uccide piu’ della mafia, le strade sono spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto.
Nell’estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal padre e dai parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra culture. Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare, era felicemente evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne. Falso: la violenza contro le donne non e’ un retaggio bestiale di culture altre, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l’aspetto fisico e la disponibilita’ sessuale spacciandoli come conquista. Di contro, come testimonia il recentissimo rapporto del World Economic Forum sul Gender Gap, per quanto riguarda la parita’ femminile nel lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell’influenza politica, l’Italia e’ 84esima. Ultima dell’Unione Europea. La Romania e’ al 47esimo posto.
Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?
Succede che e’ piu’ facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.
Succede che e’ piu’ facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all’assistenza sanitaria, al lavoro e all’alloggio dei migranti; che e’ piu’ facile mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.
Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.
Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno e’ vittima di un omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, meta’ delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che e’ sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere).
Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani - dopo aver “delocalizzato” e creato disoccupazione in Italia - pagano salari da fame ai lavoratori.
Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo giocano agli apprendisti stregoni per avere quarti d’ora di popolarita’. Non si chiedono cosa avverra’ domani, quando gli odii rimasti sul terreno continueranno a fermentare, avvelenando le radici della nostra convivenza e solleticando quel microfascismo che e’ dentro di noi e ci fa desiderare il potere e ammirare i potenti. Un microfascismo che si esprime con parole e gesti rancorosi, mentre gia’ echeggiano, nemmeno tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce delle armi da fuoco.
Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell’ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di liberta’, dignita’ e civilta’; che rende indistinguibili responsabilita’ individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.
Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell’intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d’infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom.
E non sembra che l’ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra contro i poveri.
Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la dismissione dell’intelligenza e della ragione.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.
Essere rumeni o rom non e’ una forma di “concorso morale”.
Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.
Nessun popolo e’ illegale. "

Thursday, November 15, 2007

Giovani fotografi crescono...male

Arrivano segnali inquietanti dai giovani. Inquietanti è dire poco. Il 31 ottobre scorso, una ragazza di sedici anni è morta in una autostazione di Modena, schiacciata sotto un autobus. Successe anche a me, tempo fa, di assistere ad una scena del genere. Protagonista ancora una volta una ragazza di quell’età, investita da un camion mentre viaggiava in motorino. E se ci ripenso ancora tremo, come iniziai a fare allora, dopo aver constatato il decesso di quella povera ragazza distesa sulla strada. E forse, qualcuno dei compagni che accompagnavano la ragazza di Modena avrà avuto la stessa reazione che ebbi io. Però altri no. Per alcuni di quei ragazzi, in quel momento, era più importante mettere mano al telefonino e filmare il corpo straziato della loro amica, per avere qualcosa di shockante da buttare in pasto alla rete. Ed io mi domando come sia possibile che l’immagine di un’amica, una conoscente o anche una sconosciuta, ridotta in quel modo, morta, possa attraversare l’anima di un adolescente senza lasciare traccia. Senza sconvolgere minimamente i sentimenti.

Tutti a sedici anni siamo stati un pò idioti, per carità. Ci siamo fatti beffe ed abbiamo riso di cose che divertenti non erano. È inevitabile credo. A quell’età non si pensa alla morte per fortuna, si è troppo impegnati a vivere. Ma qui la storia è diversa. Qui si intravede il rifiuto di quella vulnerabilità che ti porta a piangere di fronte alla tragedia, quando questa colpisce direttamente la tua esistenza. Un rifiuto volontario che non ha nulla a che vedere con quei meccanismi di autodifesa psicologica che normalmente vengono attivati per sopportare il dolore della perdita, ma che invece sembra dettato dallo scarso valore (nullo in verità) che viene riconosciuto alla vita di una ragazza da un suo coetaneo. Non si pensa alla tragedia. Non ci si chiede se avrà sofferto nel morire in quel modo. Non si pensa al fatto che, magari proprio mentre lei moriva, sua madre era in casa che preparava la colazione, ignara del dramma che l’aveva appena colpita. Tutto questo non conta. Molto più importante riprendere il tutto per farsi un nome in rete. Per emergere, per distinguersi dallo sfondo di varia umanità che popola il web. Migliaia di anni di letteratura, filosofia e pensiero umano, quand’anche non religioso, assassinati con un telefonino.

Il preside della scuola dove studiava Sara Hamid, questo il nome della giovane, parla di “agghiacciante degenerazione delle relazioni umane di molti adolescenti”. ‘Agghiacciante’ è proprio il termine che è venuto in mente anche a me nel leggere questa notizia.

Chi ha fatto scuola in questo senso? Certo, non è infrequente incontrare in qualche film lo stereotipo del cronista d’assalto pronto a farsi inquadrare dalle telecamere davanti alle scene più macabre, perché ‘la gente vuole sapere’. Né mancano i casi di ‘diritto di cronaca’ sbandierato a destra e a manca ogni volta che un tiggì ripropone scene di morte (in realtà a solo per amore di audience). Personalmente, mi sento di buttare nel mezzo anche le ‘provocazioni’ pseudo-artistiche di qualche fotografo di casa nostra. Il resto, probabilmente, è solo rincoglionimento precoce da grande fratello.