Triste notizia per gli appassionati di fumetti, specialmente per quelli americani. La Marvel Entertainment, madre di decine e decine di supereroi che hanno ipnotizzato i lettori di tutto il mondo dal dopoguerra ad oggi, ha deciso di porre termine all’avventura di uno dei suoi figli più amati che negli ultimi sessantasei anni ha guidato innumerevoli battaglie e salvato svariate volte l’universo.
Capitan America muore.
Non sembrerebbe una notizia tanto sconvolgente a dire la verità. Ma diventa interessante se si considerano le modalità ed i tempi con cui questo personaggio, da sempre incarnazione di un concetto di libertà e patriottismo a stelle e strisce, viene accompagnato a miglior vita.
È stato arrestato. È sotto processo per aver osteggiato una legge del suo paese che vuole la ‘schedatura’ di tutti i supereroi. Il Nostro si ribella contro questa forma di discriminazione, si pone in contrasto col proprio Paese, e finisce in manette davanti ad un giudice, con tanto di maschera e scudo ‘stars&stripes’. All’uscita del tribunale, un cecchino al soldo del nemico di sempre, il Teschio Rosso (emanazione diretta del Terzo Reich), gli spara al torace ed allo stomaco, e addio Capitano.
Joe Simon, uno dei padri del personaggio, ideato nel 1941 insieme a Jack Kirby, ammette che ‘E' un pessimo momento per farlo morire. Proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno’, riferendosi alle difficoltà in cui si trovano gli Stati Uniti sugli svariati fronti di guerra che li vedono impegnati.
Perché dunque una decisione del genere? Non sembrerebbe proprio che si tratti di un semplice (ma efficace) rilancio editoriale, come fu nel 1993 quando la DC Comics mandò al creatore Superman (salvo poi farlo resuscitare…cosa che si pensa accadrà anche per il nuovo deceduto). Per gli statunitensi infatti Capitan America e la bandiera del paese potrebbero benissimo essere scambiati. Sono simboli ugualmente importanti, fatti i dovuti paragoni. Tutti sanno quanto ci tengano gli americani a questo genere di cose.
Il contesto, a dire il vero, è quello del ‘ribelle’ che viene umiliato e schiacciato dallo stesso establishment che prima difendeva. Forse che gli autori hanno voluto esprimere il proprio rifiuto nei confronti di una amministrazione che non esita ad infangare con le proprie iniziative militari quegli ideali di libertà e patriottismo che invece dovrebbe difendere? Potrebbe essere una spiegazione, ma altre, a noi maligni, ne vengono in mente. Ed allora pensiamo ad un ultimo tentativo che serva sia a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle decisioni che vengono prese in questi giorni riguardo all’escalation militare americana sul teatro afgano, sia a rinvigorire l’enfasi per quei simboli a stelle e strisce sotto cui non solo il personaggio dei fumetti operava, ma anche i militari reali che agiscono in medio oriente. Veicolando l’opinione pubblica verso una accettazione acritica delle iniziative militari già prese o da prendere nel prossimo futuro. Non sarebbe la prima volta che succedono cose del genere. Già Reagan intuì l’importanza di questo tipo di messaggi.
Come che sia…non mi toccate l’Uomo Ragno!!!
Capitan America muore.
Non sembrerebbe una notizia tanto sconvolgente a dire la verità. Ma diventa interessante se si considerano le modalità ed i tempi con cui questo personaggio, da sempre incarnazione di un concetto di libertà e patriottismo a stelle e strisce, viene accompagnato a miglior vita.
È stato arrestato. È sotto processo per aver osteggiato una legge del suo paese che vuole la ‘schedatura’ di tutti i supereroi. Il Nostro si ribella contro questa forma di discriminazione, si pone in contrasto col proprio Paese, e finisce in manette davanti ad un giudice, con tanto di maschera e scudo ‘stars&stripes’. All’uscita del tribunale, un cecchino al soldo del nemico di sempre, il Teschio Rosso (emanazione diretta del Terzo Reich), gli spara al torace ed allo stomaco, e addio Capitano.
Joe Simon, uno dei padri del personaggio, ideato nel 1941 insieme a Jack Kirby, ammette che ‘E' un pessimo momento per farlo morire. Proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno’, riferendosi alle difficoltà in cui si trovano gli Stati Uniti sugli svariati fronti di guerra che li vedono impegnati.
Perché dunque una decisione del genere? Non sembrerebbe proprio che si tratti di un semplice (ma efficace) rilancio editoriale, come fu nel 1993 quando la DC Comics mandò al creatore Superman (salvo poi farlo resuscitare…cosa che si pensa accadrà anche per il nuovo deceduto). Per gli statunitensi infatti Capitan America e la bandiera del paese potrebbero benissimo essere scambiati. Sono simboli ugualmente importanti, fatti i dovuti paragoni. Tutti sanno quanto ci tengano gli americani a questo genere di cose.
Il contesto, a dire il vero, è quello del ‘ribelle’ che viene umiliato e schiacciato dallo stesso establishment che prima difendeva. Forse che gli autori hanno voluto esprimere il proprio rifiuto nei confronti di una amministrazione che non esita ad infangare con le proprie iniziative militari quegli ideali di libertà e patriottismo che invece dovrebbe difendere? Potrebbe essere una spiegazione, ma altre, a noi maligni, ne vengono in mente. Ed allora pensiamo ad un ultimo tentativo che serva sia a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle decisioni che vengono prese in questi giorni riguardo all’escalation militare americana sul teatro afgano, sia a rinvigorire l’enfasi per quei simboli a stelle e strisce sotto cui non solo il personaggio dei fumetti operava, ma anche i militari reali che agiscono in medio oriente. Veicolando l’opinione pubblica verso una accettazione acritica delle iniziative militari già prese o da prendere nel prossimo futuro. Non sarebbe la prima volta che succedono cose del genere. Già Reagan intuì l’importanza di questo tipo di messaggi.
Come che sia…non mi toccate l’Uomo Ragno!!!
2 comments:
hehe simpatici titolo e conclusione :)
per il resto; mah, è solo un fumetto diranno alcuni. Ma io credo sia una forma di cultura e comunicazione molto importante, quindi...stiamo attenti!
Ma certo...è solo un fumetto. Ma l'ho detto, sono un maligno
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