
Il film parla di boxe, ma questo sport è solo lo sfondo. Il tema vero, così come il succo di tutta l'opera secondo me, si concentra nei trenta minuti finali, ed è l'eutanasia. La privazione della sofferenza anche quando questa interessa persone care o, come in questo caso, necessarie...indispensabili. E ci sono tutti gli ingredianti. Vengono affrontati tutti gli aspetti. C'è la sofferenza della persona malata (nel film una splendida Hilary Swank), c'è il tormento di chi deve affrontare la materialità di una soppressione voluta e, forse proprio per questo, doppiamente dolorosa. C'è l'ottuso e menefreghista diniego del clero così come il basso interesse economico di parenti e legali al seguito. E poi c'è lui, Freeman appunto. L'osservatore, il narratore. Dietro le quinte ed in prima linea al tempo stesso. Rassegnato ma fino a un certo punto, pronto a rinfilarsi i guantoni se serve, ma impotente di fronte a ciò che non puoi prendere a pugni.
Eastwood non è solo attore, è anche produttore, regista ed autore delle musiche. Praticamente ha fatto quasi tutto da solo. E direi che l'ha fatto proprio bene!
Eastwood non è solo attore, è anche produttore, regista ed autore delle musiche. Praticamente ha fatto quasi tutto da solo. E direi che l'ha fatto proprio bene!
3 comments:
anche a me il film è piaciuto anche se non lo esalterei a capolavoro assoluto come dicono tutti.
Bè, diventa un capolavoro se consideri gli standard di Eastwood prima di questo film e dopo le serie di 'spaghetti western' di Sergio Leone. Film tutti improntati al militarismo ed alla retorica della bandiera americani quando non all'elogio della 44 magnum (che pure ha rappresentato una pietra miliare nel suo genere). Personalmente mi ha sorpreso molto.
ho visto poco di eastwood ma meglio così a quanto mi dici hehehe
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