Monday, March 19, 2007

Serietà e collaborazione

Eccolo finalmente. Dopo 15 giorni di prigionia, Daniele Mastrogiacomo abbraccia un Gino Strada felicissimo per il buon esito della vicenda, in questa bella foto presa dal sito di Peacereporter. Anche il giornalista, ovviamente è felice. E, devo dire, lo sono anche io. Ma lascio a margine le emozioni in questo momento. Le lascio a chi se le merita per essersi impegnato a che Mastrogiacomo venisse liberato. Ed anche per avere uno sguardo un pò più obiettivo su quelle che sono le reazioni del mondo politico a questo avvenimento.
A palazzo Chigi, così come al Quirinale, è tutto uno stappar bottiglie. Si elogia l'operato del governo, si ringraziano tutti, maggioranza ed opposizione, per lo "sforzo serio e collaborativo di tutte le forze politiche" (Prodi) e del Sismi, della sua organizzazione "raffinata ed efficiente" (sempre Prodi). Il percorso, a dire il vero, a me sembra molto chiaro adesso. Prima il voto al rifinanziamento della missione, poi l'invocazione di un tavolo di trattative a cui siedessero anche i Talebani (proposto da Fassino nei giorni scorsi ed appoggiato da tutta la sinistra). Infine la liberazione di alcuni prigionieri (i nostri sono prigionieri...) e quindi la liberazione dell'ostaggio (i loro sono ostaggi...). Tutto è bene quel che finisce bene, verrebbe da dire, però due considerazioncine mi viene da farle lo stesso. La prima la rubo direttamente dai commenti su questa vicenda che ho letto qualche giorno fa su l'Unità. Se le nostre forze politiche, come hanno fatto in questa occasione, lavorassero in maniera altrettanto 'seria e collaborativa' sempre, probabilmente oltre a Mastrogiacomo avrebbero salvato anche molte delle 200 e più persone che sono morte per incidenti sul lavoro dall'inizio dell'anno. Se riuscisse a venir meno quello spirito aberrante per cui fare politica significa far cadere il governo in carica, o fottere l'avversario politico comunque e dovunque, forse ci sarebbero molte più occasioni di stappar bottiglie per tutti. La seconda: abbiamo trattato coi talebani. Li abbiamo invitati ad un tavolo di trattative. Abbiamo prodotto un risultato, una volta tanto, positivo in un contesto di guerra. Come conciliamo tutto ciò con la presenza dei nostri militari laggiù? Io sono convinto che, seppur travisata da un contesto di guerra che catalizza l'attenzione di tutti e distoglie da problematiche più 'nostrane' ma egualmente tragiche (come appunto quelle della sicurezza sul lavoro), sono convinto che la soddisfazione e la felicità degli italiani e dei loro governanti per la liberazione di Mastrogiacomo, siano sincere. Perchè non perseguire la stessa soddisfazione e la stessa felicità e farsi promotori di iniziative che portino il nostro Paese avanti agli altri nella reale ricerca della pace, come più volte suggerito dallo stesso Gino Strada, invece di accodarsi sempre a chi manda avanti i cacciabombardieri anche alle riunioni condominiali? Se davvero siamo capaci di tanta 'serietà e collaborazione' varrebbe la pena provarci.


Fortunatamente stavolta non c'erano americani dal grilletto facile sul percorso che ha portato Daniele Mastrogiacomo fino all'ospedale di Emergency di Lashkargah...

2 comments:

Lawrence d'Arabia said...

mi trovi perfettamente daccordo con il tuo post, uno dei pochi che ha saputo non lasciarsi prendere dai soliti entusiasmi nazional-popolari.

Lesandro said...

è molto semplice. Gli USA hanno deciso che non è successo niente. Come dargli torto?