Friday, December 01, 2006

L'Ammainabandiera

E così alla fine siamo riusciti a far rientrare anche gli ultimi militare del nostro contingente presente in Iraq. ‘Antica Babilonia’, questo il nome della missione italiana, è definitivamente archiviata dopo aver subito 39 morti, incluso il povero Calipari, ed essere costata un miliardo e mezzo di euro. Tutti a sinistra gioiscono. Strette di mano e pacche sulle spalle, a dire ‘finalmente abbiamo vinto’. Mi convincono poco a dire il vero. Non ho assaporato, nel nostro caso, la stessa soddisfazione che ho provato quando Zapatero richiamò i suoi. Né mi va che politici e politicanti vari adesso si fregino di bandiere, spille o cappellini ‘della pace’. Magari anche quell'UDEUR che approvò il nostro intervento militare. Avremmo dovuto andarcene molto tempo fa in verità. Avremmo dovuto riconoscere l’inutilità di questo intervento da subito, già da quando il Congresso americano straparlava di ‘weapons of mass destruction’, prontamente smentito dai commissari Blix ed el-Barade’i, e non partire per niente. E invece siamo andati e siamo restati. Motivo? Apparentemente per non perdere la faccia, e non arrecare dispiacere, al nostro caro amico Bush, fraterno alleato del nostro ex-premier. Fra bestie si sono trovati simpatici evidentemente. Questo sodalizio c’è costato caro, ma almeno ne valeva la pena? È giusto chiederselo. Dopotutto quello di Saddam era un regimaccio della peggiore specie, più e più volte richiamato per violazioni dei diritti umani, esecuzioni sommarie ecc. Certo, in tempi non sospetti anche lui era nostro amico (o amico degli amici), però ultimamente non ci piaceva più. E allora, ne valeva la pena? Come lo lasciamo l’Iraq, adesso che i nostri tornano finalmente a casa? Lo lasciamo in mano ad un governo fantoccio di Sciiti e Curdi lontani anni luce anche solo dal pensare di poter mantenere un po’ d’ordine in quella terra. Lo lasciamo in mano a possenti cingolati e bombardieri anglosassoni, i veri 'governanti' dell'Iraq, ma che si rivelano totalmente inefficienti contro gruppi di guerriglieri sunniti, terroristi isolati, nostalgici del partito Ba’th, membri della vecchia guardia di Saddam più gruppi tribali disparati e variopinti. Lo lasciamo in preda ad una guerra interna che rischia di moltiplicare il già pesante bilancio dei morti tra i civili (50.000 secondo gli USA, 650.000 secondo ‘The Lancet’…una discordanza di cifre tipica direi, come i dati sulle manifestazioni che in Italia arrivano dalla questura e dagli organizzatori. Il giorno che sentirete una concordanza di dati a questo proposito…preoccupatevi). In altre parole lo lasciamo in condizioni infinitamente peggiori di come era nella primavera del 2003, quando i primi militari italiani arrivarono in Iraq. E oltretutto lo lasciamo non senza portarci sulla coscienza 25 civili uccisi dai nostri militari, almeno secondo l’’Iraq Body Count’ (letteralmente ‘il conteggio dei corpi in Iraq’). Non che questo peggioramento sia colpa nostra, anzi. Ricordo che una delle reazioni più singolari che ho registrato dopo l’attentato di Nassirya fu lo stupore di americani ed inglesi di fronte alle immagini degli iracheni che scavavano tra le macerie insieme ai militari italiani, per dare una mano. Loro un aiuto del genere non l’hanno mai ricevuto.
Domandarsi a chi sia giovato è fin quasi retorico in questo caso. Gli interessi occidentali sul petrolio, sulla produzione (e di conseguenza sull’uso) di armi nonché la posizione strategica dell’Iraq e la sua importanza sia per gli USA che per Israele sono noti a tutti. Come anche l’interesse, tutto ‘neocon’, per quelle che saranno le gare e gli appalti per la ricostruzione del paese.
Strette di mano e pacche sulle spalle sono decisamente fuori luogo direi. Piuttosto cercate di imparare dagli errori passati, e che cazzate del genere non si ripetano più!

Aggiornamento del 02.12.06
D'Alema ha detto che ora che ce ne siamo andati, all'Iraq "serve stabilità". Ma quella non dovevamo portarla noi quando siamo arrivati? Non ci siamo partiti apposta?

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