Monday, November 12, 2007

Il calcio italiano

Problemi in Italia ce ne sono, ci sono sempre stati e, temo, sempre ci saranno. Ma non si risolvono a mugugni, espressioni di disgusto o di rabbia o, peggio ancora, interrogazioni parlamentari. La giornata di ieri e stata innalzata agli onori della cronaca nazionale ed internazionale per le azioni di guerriglia scatenate da gruppi di persone inferocite per l’uccisione di Gabriele Sandri in un autogrill nei pressi di Arezzo. Era un tifoso della Lazio e, per cause ancora tutt’altro che chiare, è stato raggiunto da due proiettili durante una rissa scoppiata nell’area di parcheggio dell’autogrill di Badia al Pino. Ad esplodere i colpi, un agente di polizia accorso sul posto insieme ad altri colleghi per sedare la rissa. Non si sa come i due colpi siano stati esplosi. Non si sa perché. L’agente non era a conoscenza del fatto che la rissa fosse a sfondo ‘calcistico’, essendo scoppiata tra tifosi di squadre diverse. Né si capisce perché avrebbe dovuto saperlo. Non si sa nemmeno se Gabriele Sandri fosse o meno coinvolto in questa rissa. In altre parole non si sa niente o quasi di quanto è successo. Ciònondimeno, un esercito di coglioni incappucciati ieri ha devastato sia la zona dello stadio Olimpico di Roma che quella dello stadio di Bergamo, dove era in corso la partita tra Milan ed Atalanta. E, curiosamente, questo attacco vandalico ha visto, forse per la prima volta nella storia del calcio italiano, tifoserie decisamente opposte agire insieme, con una comunità di intenti totale e senza precedenti. E, ovviamente, subito tutti lì a puntare il dito con raccapriccio, verso questi poveri idioti. Come se fossero veramente tali. Pochi hanno menzionato il fatto che, da un paio di decenni a questa parte, movimenti di destra più che estrema hanno messo piede negli stadi, diretti da ambienti totalmente estranei al calcio ed alle tifoserie anche organizzate, ma che vedono nelle ‘curve’ il vivaio ideale dove far crescere rabbia e violenza in maniera inquadrata. Più di un cronista ha riportato come i movimenti dei teppisti durante le loro scorribande apparissero organizzati e finalizzati. E stupisce che, in quello che si vuole far passare come un generico moto di rabbia, siano andate in fumo solo un paio di macchine e di secchioni della nettezza urbana. Per come la vedo io, qualcuno deve essersi dato un bel da fare per prendere al balzo l’occasione della morte del povero Sandri. Aiutato in questo dalle assurde decisioni prese dalla federazione che, invece di sospendere tutte le partite, ha semplicemente ritardato il fischio di inizio di una decina di minuti e mandato in campo i giocatori con la solita fascetta nera, neanche fosse un gettone di presenza per la partecipazione ad un lutto che, inevitabilmente, è stato considerato oltraggiato, dopo i più drastici interventi presi ai tempi della morte di Raciti. Ed oggi tutti giù a mugugnare. A puntare il dito. A rabbrividire di fronte alle immagini di questa mini rivolta dei poveri. Mascherata da tifo calcistico. Fomentata da parole che ormai hanno perso ogni barlume di significato, come ‘onore’ o ‘fede’. Guidata da chi di queste parole ha fatto pane quotidiano per le menti di poveri imbelli abbrutiti che venerano l’ignoranza. Ieri, Mughini godeva nel dissertare di banalità assolute dagli studi televisivi.

Chiudere gli stadi non basta. Bisogna fermare tutto. Niente calcio fino a settembre 2008. e col nuovo campionato, il primo che rompe anche solo una vetrina si riblocca tutto fino all’anno successivo. E poi vediamo se anche le società non cominciano a rimboccarsi le maniche per lasciare questa mandria di coglioni fuori dagli stadi.


Vignetta by Gianfalco. Thanks

Thursday, November 08, 2007

Il Picciotto nel presepe

E Don Salvatore Lo Piccolo ascese al Monte Etna, e quivi ricevette la Sacra Formula per l’ammissione a Cosa Nostra e i Pizzini della Legge dalle mani di Don Vito Corleone in persona.

Come siamo fortunati. Nel nostro paese certi valori vengono ancora considerati come irrinunciabili. Altro che gli Stati Uniti, dove i mafiosi si danno ad alcool, droghe e puttane senza ritegno. Diciamocelo, da noi il mafioso è una brava persona! Rispettoso della famiglia, della moglie e dei figli. Ama il padre e fa una vita casta e retta. Non ruba (agli amici) non è bordellatore e rispetta le leggi (sue). Mi par di averlo davanti agli occhi quest’uomo, sfinito da interminabili giornate di estorsioni, omicidi, attentati. Tornare a casa e sedersi sul divano insieme ai figli, con la moglie premurosa che lo omaggia di aperitivo e noccioline carezzandogli affettuosamente la nuca, mentre lui teneramente intrattiene i pargoletti con lupare giocattolo ed il kit del piccolo dinamitardo. Felice di aver ancora una volta svolto il suo compito di capo famiglia, di aver assicurato alla moglie ed ai figli un futuro dignitoso. Un quadro commovente. Quale chiesa non vorrebbe fedeli così devoti ai sacri valori della famiglia? Altro che Pacs, DICO e coppie gay! Quale paese non vorrebbe governanti così retti e senza macchia? Altro che i nostri, sempre lì a drogarsi e a scopare a destra e a manca. Impariamo da questa gente perdio! Mettiamo un picciotto nel presepe questo Natale! Proponiamo il nostro Modello finalmente! La Morale Mafiosa! Esportiamolo nel mondo! Quel mondo così freddo e corrotto, dove la gente si ostina a voler seguire le regole del vivere democratico e civile. Quel mondo dove si vive credendo di essere liberi, ma poi ti arrestano vigliaccamente se decidi di riappropriarti del tuo spazio e dei tuoi diritti, gambizzando il ‘gentile’ che non ha voluto pagare omaggio alla tua protezione, ammazzando il figlio del ‘cunnuto’ che pretende di far sapere ai magistrati i dettagli della tua onesta attività di estorsione, crivellando il giudice blasfemo o il presule eretico che cercano con tutte le forze di contaminare il paradiso mafioso con la legalità pagana ed il lavoro.

Bruciamo infine un santino e pronunciamo la Sacra FormulaGiuro di essere fedele a Cosa Nostra. Se dovessi tradire le mie carni devono bruciare come brucia questa immagine!” e ridiamo speranza a questo nostro bel paese. Per un nuovo miracolo italiano!

PS

Gianni Rodari mi perdonerà per il titolo...spero.

Wednesday, November 07, 2007

L'obbedienza della Chiesa

Qualcosa di strano sta succedendo in Calabria. Di strano e preoccupante. La ‘ndrangheta si ritrova sotto i riflettori da un po’ di tempo, e da un po’ di tempo, si fa il possibile per tentare di allontanare da quella terra le poche persone che tentano di contrastarla. Ne sono un esempio la ‘promozione’ del superprefetto Luigi de Sena, che ha lasciato Reggio Calabria per andare a fare il vicecapo della polizia, o l’avocazione dell’inchiesta Why not dalle mani del magistrato Luigi de Magistris. Adesso, nel silenzio più totale dei media, un altro personaggio che da lungo tempo si batte contro la criminalità organizzata, viene allontanato dalla regione e spedito a Campobasso. Si tratta di Giancarlo Maria Bregantini. Forse un nome che, ai più, non dirà niente. Tuttavia quest’uomo è molto famoso in Calabria (e non solo) per tutti gli sforzi che ha fatto per promuovere la dignità del lavoro tra i più poveri (e quindi più sensibili alle tentazioni del guadagno illecito) della punta d’Italia, in particolare nella locride. Sembrerebbe quindi un altro tentativo di allontanamento di un personaggio scomodo. Ma invece non è così ed il motivo è che Giancarlo Maria Bregantini è un vescovo, e chi vuole spedirlo a Campobasso non è un ministro, ma la Chiesa. Bregantini viene da tutti considerato un prete di ‘frontiera’. Nella diocesi di Locri-Gerace ha intrapreso diverse iniziative volte a dare lavoro ai giovani disoccupati della zona e questa cosa non è andata per niente a genio ai signorotti locali. Già il giorno del suo insediamento, si premurarono di fargli trovare un ordigno rudimentale sotto al palco da cui il vescovo ha salutato i fedeli per la prima volta. La comunità ‘Bonamico’, dedita alla coltivazione di frutti di bosco, ha visto svariati ettari di coltivazioni distrutti recentemente da mani ignote. È ovvio che si tratta di un uomo scomodo, come è ovvio che proprio per questo motivo, dovrebbe avere la possibilità di continuare ad operare in quella regione. Invece, il trasferimento sembra ormai certo. Uno dei collaboratori più stretti di Bregantini, Monsignor Piero Schirripa, decide di parlare senza peli sulla lingua: “Ad agire sono i poteri occulti a cui abbiamo pestato i piedi…Occorre trovare una soluzione. Bisogna trovare il modo di conciliare l'ubbidienza [alla chiesa] con le esigenze della nostra terra. In questi lunghi e difficili anni abbiamo combattuto massoni, poteri forti, 'ndrangheta, di tutto. Tutte le persone che abbiamo scomodato e vinto adesso si sono presi la rivincita”.

Loro, i preti di ‘frontiera’, devono obbedire alla Chiesa. E la Chiesa, nel prendere una decisione come questa, a chi obbedisce?

Sembrano chiederselo solo i giornalisti del Manifesto e del Giornale di Calabria. Tutti gli altri sono troppo impegnati a dar la caccia al rumeno.

Monday, November 05, 2007

Fra tanti baroni che avrei voluto sparissero...



"La mia partita migliore è stata la finale del '58 contro il Brasile";

"Ma signor Liedholm, avete perso 5 a 2!";

"Sì, ma io sono uscito sull'1 a 0 per noi"


Niels Liedholm

Valdemarsvik, 8 Ottobre 1922 - Cuccaro Monferrato, 5 Novembre 2007

Thursday, November 01, 2007

Riflessioni notturne pre-partenza

Domani il sottoscritto, insieme al suo prosopopeggiante avatar, se ne tornano in Italia per pochi giorni. I tanti finesettimana passati lavorando (tutti dalla fine di agosto in verità) cominciano a lasciare il segno. Quindi un finesettimana passato a mangiare come Cristo comanda (e a bere come Cristo comanda…il corpo e il sangue) è quello che ci vuole per tirare un po’ il fiato. Sa un po’ di escursione perlustrativa a dire il vero. La fine del contratto si avvicina ed il futuro è quanto mai incerto. Immagino di non avere nulla da invidiare a tanti miei coetanei sotto questo punto di vista. Roma mi accoglie sempre alla grande devo dire. Già fuori del terminal di Ciampino, il traffico ti salta subito alla gola. Lo shock, dopo anni passati nella quietissima Cambridge, è consistente, ma mi riabituo subito. I ‘green’ inglesi (odiosi per certi versi) lasciano il posto a pratacci ingrigiti dallo smog e costellati di immondizie varie. Le casette a due piani (attached, semi-detached, detached etc. tutte da 400.000 euro in su…come cazzo faranno a comprarsi casa gli inglesi…) con giardinetto e staccionata tipo Paperopoli, si ingigantiscono a cubo e diventano i condomini enormi della Tuscolana prima, del quartiere Appio poi, ed infine di casa mia. Harry Potter diventa improvvisamente Verdone. Il rigore ed il ‘fair-play’ anglosassoni subiscono una metamorfosi degna del miglior Dr. Jekyll e diventano il fatalismo e l’incazzosità tipici del luogo. Ci si sorprende a pensare che un tempo questo posto era casa. Cambiamenti che avvengono in due ore scarse di hostess low cost, turbolenze più o meno preoccupanti e vicini di posto sempre troppo silenziosi o troppo rompicoglioni. Sembra impossibile che un tempo così breve possa separare due realtà così diverse. Però è vero, come è vero che questa diversità non si sviluppa gradualmente viaggiando verso sud. Ma compare quasi all’improvviso, una volta varcate le Alpi. Certo, i paesi dell’Europa continentale sono diversi dalla Gran Bretagna, ma sono molto più simili ad essa, e tra di loro, di quanto non siano simili all’Italia.

Il che ci rende unici, credo. Solo che non sono sicuro che questo sia totalmente un bene.

Io amo i bambini, ma il prossimo che viene a bussarmi per dirmi ‘trick-or-treat’, a me che sto in mutande e canottiera proletaria, con la barba lunga e sfatto da una giornata di lavoro terminale ed una serata di ‘metti-a-posto-casa-prima-di-partire’, lo infilo nel forno. Acceso.

Tuesday, October 30, 2007

Antonio di Pietro e il G8

Antonio di Pietro è uno dei pochi politici che, con costanza, si confronta coi cittadini attraverso un blog degno di questo nome. Descrive nei suoi post le decisioni che prende come ministro e come segretario di un movimento politico e legge i commenti degli utenti. Di questo gli va reso atto. Aggiungo anche, a titolo personale, che trovo sia una delle persone più preparate e, perchè no, simpatiche che siedono in parlamento.
Oggi, insieme all'Italia dei Valori, ha bloccato l'attuazione della commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del G8. Una decisione impopolare che ha visto numerose proteste fiorire sul suo blog. Pronto è arrivato il post di spiegazioni del perchè una decisione del genere è stata presa. Lo riporto tal quale, con il commento che ho lasciato.

"Ho visto parecchi commenti sul mio blog, di cui molti negativi, sul fatto che Italia dei Valori non abbia dato il suo consenso alla Commissione d’inchiesta parlamentare per valutare i fatti del G8 di Genova del 2001.
Una premessa: siamo favorevoli ad una Commissione d’inchiesta su questo tema ma a condizione che si indaghi su tutti i fatti. Le questioni sono due: i comportamenti dei manifestanti e quelli della Polizia.
I no-global hanno sfilato per manifestare contro i potenti della Terra esercitando, legittimamente, un loro diritto. Alcuni, però, non si sono limitati a manifestare: hanno sfasciato vetrine, hanno incendiato macchine, hanno aggredito le forze dell’ordine. Una frangia di essi, quindi, ha commesso dei reati gravissimi per la quale la Procura della Repubblica e i giudici stanno procedendo, anzi hanno chiesto svariati anni di carcere. I fatti sono già accertati.
Cosi come è accertato, purtroppo e sotto certi aspetti ancora più grave, il fatto che le forze dell’ordine, per scoprire i colpevoli, non hanno fatto un’indagine di polizia giudiziaria nell’immediatezza, ma hanno rinchiuso alcune persone in una caserma e le hanno malmenate, provocando lesioni, comportandosi peggio degli altri.
Questa è una brutta pagina che merita un approfondimento innanzitutto in sede giudiziaria, e i giudici se ne stanno occupando: anche i poliziotti che sono accusati di aver commesso quei reati sono stati rinviati a giudizio.
Oggi, in Parlamento, cosa si voleva fare? Una commissione d’inchiesta limitatamente ai comportamenti della Polizia. Che Commissione d’inchiesta è questa?
Un’inchiesta sui fatti del G8 deve essere fatta tenendo conto dei comportamenti di tutti coloro che erano parti in causa; degli errori, degli abusi, delle omissioni e delle violenze commesse da tutti. Allora si può ricostruire una pagina di Storia secondo verità.
Ecco perché noi dell’Italia dei Valori non possiamo consentire che una commissione nasca con il fine di indagare solo su una parte dei fatti.
Ciò che abbiamo proposto è una Commissione d’inchiesta sugli abusi del diritto di manifestazione da parte di alcuni manifestanti - non di tutti perché vanno rispettati quelli che hanno rispettato la legge -, e di alcuni poliziotti - non tutti perché vanno rispettati quelli che hanno rispettato la legge. Vanno puniti coloro che hanno abusato della loro funzione.
Si deve ricercare la verità: un risultato falsato dall’origine non sarà mai positivo.
Mi dispiace che, ancora una volta, si riferisca solo la parte d’informazione che interessa.
L’Italia dei Valori non è contro la Commissione sul G8: è contro l’uso strumentale della Commissione."

Commento:

Con tutto il rispetto e la simpatia, ma queste sono cazzate belle e buone! Se la commissione d'inchiesta proposta era limitata all'operato delle forze dell'ordine è solo perchè è di quelle che il Parlamento deve occuparsi. Non dei manifestanti. Ai manifestanti violenti ci pensa la magistratura. Il parlamento deve preoccuparsi della polizia e degli interventi 'cileni' che ha compiuto perchè è dal Governo che dipendono le forze dell'ordine. I manifestanti invece no. Il parlamento deve preoccuparsi di allontanare dai quadri della polizia e dei carabinieri quegli elementi che hanno volutamente ed ingiustificatamente percosso, falsificato prove, aggredito. Il parlamento non può istituire commissioni d'inchiesta ogni volta che un teppista sfonda una vetrina. Ma deve (o dovrebbe) farlo ogni volta che elementi delle forze di polizia intervengono abusando del proprio potere. Lei si sta arrampicando sugli specchi in maniera vistosa ed ha appena impedito il compimento di uno dei pochi punti del programma politico (che anche lei dovrebbe aver firmato visto che fa parte della coalizione di governo) che stava, dopo lunga attesa, per essere attuato. La invito SENTITAMENTE a ricredersi ed a tornare sui suoi passi. Lo faccio perchè la conosco come persona intelligente.

Rimproveri reali

Inizia subito bene la visita del re saudita Abdullah al-Saud nel Regno Unito. Il suo primo discorso ufficiale, è stato un secco rimprovero al paese per non impegnarsi troppo nella sua lotta contro al terrorismo. Persino Robert Fisk, storico giornalista dell’Independent, normalmente calmo e pacato nel suo stile, s’è incazzato come una biglia. Del volto reale di quel paese ho già parlato nel post precedente. Qui mi chiedo, stante l’estrema vicinanza tra sauditi e talebani; stante il supporto che i sauditi hanno sempre dato all’Iraq (forniture militari e…chimiche) quando questo paese era in guerra con l’Iran; stante il puritanesimo estremo della dottrina Wahhabiya, a cui si ispira la monarchia saudita, e che viene espresso con l’interpretazione letterale della sharia, a che titolo parla il monarca saudita? Perché dovrebbe volere un maggiore impegno del Regno Unito contro il terrorismo? Certo, l’Arabia Saudita si è fatta portatrice di politiche ampiamente filooccidentali dal dopoguerra ad oggi. Ma come si conciliano queste politiche con le regole che governano la vita interna al paese? Decapitazioni, processi sommari, distruzione di tutto quanto sia rappresentativo di altre culture o religioni (i talebani che distrussero i Buddha di Bamiyan non agirono a caso, e non furono i primi ad operare una epurazione culturale del genere), pesante discriminazione nei confronti delle donne. Certo, come dice Fisk, non è certo di questo che si parlerà a Buckingham Palace in questi giorni. Con che faccia il monarca saudita viene a parlare di lotta al terrorismo in Europa quando i principi ispiratori del terrorismo stesso sono nati e prosperano nel suo paese? Ma soprattutto, perché gli viene consentito farlo?

Da buon complottista nato, vedo dietro tutta questa sfacciataggine, l’invio di segnali precisi all’occidente, solo che non riesco a decodificarli.

Monday, October 29, 2007

Sua Maestà il carnefice

Certi giornali hanno il coraggio di dire le cose come stanno. Il che normalmente accade fuori dai confini nazionali del nostro belpaese. Non guardano in faccia nessuno, prendono la notizia e la riportano al meglio, commentandola in base a quella che è l’idea del giornalista e la sua visione del mondo. Approfondendola fintanto che è possibile, in maniera da non dover temere smentite. Niente ‘sentito dire’, niente slanci di emotività, niente toni epici da operetta. Niente ‘occhio della madre’ insomma. Sull’Independent di oggi, il titolo di prima pagina la dice lunga: “Un ospite reale di cui essere fieri?”

Accade che il Regno Unito, ed i suoi maggiori rappresentanti, hanno espressamente dichiarato la propria distanza da tutti quei paesi in cui la tortura, il non rispetto dei diritti umani, la dittatura, opprimono la popolazione, in particolare quella femminile. I vertici politici britannici, in particolare il premier Gordon Brown, hanno più volte rifiutato di partecipare ad eventi che vedessero coinvolti personaggi politici direttamente o indirettamente collegati o responsabili a violazioni dei diritti umani. poi oggi, la notizia che Abdullah al-Saud, re dell’Arabia Saudita, verrà in visita ufficiale in UK e non solo incontrerà i suddetti vertici politici del Regno, ma riceverà anche il ‘full red carpet treatment’. L’Arabia Saudita è stato bollato da Human Rights Watch come uno dei regimi più brutali del mondo. In particolare, le donne saudite vivono una condizione simile a quella dell’arresto permanente. Non possono uscire di casa da sole, non possono guidare, non possono fare niente senza la supervisione di un uomo, sia esso il marito, il padre o il figlio quindicenne. La condizione delle donne in Arabia Saudita è stata illustrata da una donna coraggiosa che riuscì a pubblicare un breve scritto su internet, prima che il suo sito venisse oscurato. L’Independent ne riporta uno stralcio che copio ed incollo:

Imagine being a woman, and being subject to harassment, beating, or murder, then when your picture is published in local newspapers, along with the criminals' in all their murderousness, there will still be those who ask if you, the victim, were veiled ... Imagine being a woman whose nose, arms, and legs are now broken by your husband, and when you submit a complaint to a judge saying: He beats me! He'd casually reply by saying: Yes? What else? ...

I vertici politici britannici si giustificano (sempre ‘distrattamente’) dicendo che l’Arabia Saudita sta compiendo un percorso di modernizzazione dei propri costumi, ma diverse organizzazioni riportano come questi cambiamenti siano semplicemente ‘cosmetici’, mentre nella realtà le cose non cambiano affatto.

La verità, afferma l’Independent, sta negli strettissimi rapporti di interdipendenza che esistono tra UK ed Arabia Saudita. I primi forniscono materiale bellico, i secondi ricambiano, ovviamente, col petrolio. ‘Addiction’ la chiama Johann Hari, autore dell’articolo. Dipendenza, come quella dei drogati. Ciò è vero per tutti i paesi occidentali temo, dato che l’Arabia Saudita controlla il 25% del mercato mondiale del petrolio.

La Regina (unica donna a cui è consentito incontrare il re saudita) e Gordon Brown omaggeranno il carnefice dentro Buckingham Palace per tutta la settimana.

Non avremo i loro giornali, ma in quanto a politici-banderuole anche l’UK non ha poi molto da insegnarci. Non quando entra in ballo il petrolio comunque.

L’articolo lo trovate qui.

Saturday, October 27, 2007

Il riflesso dello scarpone

Esiste un limitato numero di azioni, situazioni, frasi ed atteggiamenti che riescono davvero a mandarmi in bestia. Quando mi ci trovo davanti perdo letteralmente il controllo. Tipo vedere Emilio Fede in televisione. Si abbassa la mano, sfila lo scarpone e lo lancia contro il video automaticamente. È un riflesso spinale. Forse monosinaptico.

Il marine Mario Lozano è stato ritenuto ‘non processabile’ da un tribunale italiano per l’omicidio di Nicola Calipari in virtù di una non meglio identificata ‘assenza di giurisdizione’. Non è processabile perché è americano. Non è la prima volta che succede. Anzi. C’è da perdere le staffe solo per questo in verità. Ma quello che più mi fa incazzare è il contorno di ipocrisia servito da chi prima regala gentilmente questo ennesimo bagno di merda agli italiani e dopo cerca anche di convincerli che invece è profumatissimo bagnoschiuma. Siamo servi Cioè, siamo governati da servi. Il che fa di noi degli schiavi. Facce di bronzo temprato al fuoco del più totale disprezzo per ogni forma di appartenenza ad un paese compaiono in televisione ed osano rivolgere alla vedova di Calipari dopo il proscioglimento dell’assassino del marito parole come ‘non dimenticheremo’, quando invece la sola cosa che vogliono è proprio dimenticare, ed al più presto. Oppure ardiscono disquisire affettatamente su questa ‘carenza’ del nostro codice. L’importante è comparire in tivvù ed affermare che ci ‘dispiace tanto’. Quasi che il tubo catodico potesse in qualche modo battezzare l’ennesima sequela di cazzate innalzandole a verità assoluta e risolvendo il problema del nostro dispiacere. Quello che non capisco è per chi questo teatrino viene messo in atto. Tutti in Italia sanno come stanno le cose. Lo sanno perché, verrebbe da dire ‘sfortunatamente’, i prodi marines non sono riusciti ad ammazzarli tutti. Avevano probabilmente a disposizione un numero limitato di colpi da sparare, per rimanere nel limite dell’incidente plausibile, e non sono riusciti a portare a termine il compito che gli era stato assegnato. E questi superstiti hanno detto, hanno raccontato, hanno descritto. Che l’auto procedeva a velocità contenuta (cosa che è stata verificata nonostante la riluttanza degli americani a fornire l’auto), che si è fermata a distanza di sicurezza (cosa che è stata verificata nonostante i tentativi di inquinamento della scena del crimine) e via dicendo. Lo sappiamo tutti, così come sappiamo che la non giudicabilità di Lozano altro non è se non il risultato dell’infame Convenzione di Londra del 19 giugno 1951, che ci vuole come persone di serie B di fronte ad un militare americano, sia all’estero che in casa nostra. Eppure, nonostante l’evidenza dei fatti, qualcuno sente sempre il bisogno di apparire in televisione con l’arroganza di chi crede di poterti convincere che Cristo è morto dal freddo.

Non basta il fatto che un italiano, coraggioso ed onesto, sia stato ammazzato come un criminale mentre tentava la più nobile delle imprese, ovvero salvare la vita di qualcuno. Non basta che il suo assassino abbia avuto la faccia tosta di andare in televisione a dire che la vera vittima è lui, mentre la Sgrena ci ha guadagnato perché ci ha scritto un libro. Non basta che adesso questo vigliacco se la stia spassando a casa sua, magari insieme a quel Richard Ashby, responsabile dei 19 morti del Cermis. Tutto questo non basta. Dobbiamo anche sorbirci le cazzate di chi cerca di convincerci che tutto questo è anche normale. Ed io sto per finire gli scarponi.

Thursday, October 25, 2007

La vita in metri quadri

Da qualche anno a questa parte, più o meno da quando ho iniziato a lavorare, ho un sogno. Un vecchio casale in cima ad una collina che si affaccia sul lago di Bolsena, con un po’ di terra intorno ed una vista da mozzare il fiato. Me lo sogno la notte ed immagino la mia ‘terza età’ passata in questo casale. Vado oltre con la fantasia ed immagino anche una moglie e dei figli. Quando proprio eccedo, immagino anche la pensione, ma accade raramente. Questo casale è stato venduto e ristrutturato di recente e presto diventerà uno dei mille agriturismi che popolano l’alta tuscia. Pazienza. Non tutti sanno come far avverare i propri sogni. Però qualcuno ci riesce. Aldo Bianzino, 44 anni, piemontese, ha avuto nella sua vita una grossa fortuna ed una grossa sfortuna al tempo stesso. Ex- militante di Lotta Continua, passati gli anni dell’attivismo abbracciò la filosofia e lo stile di vita Hare Krishna e si ritirò in un casale perso nella bellissima e floridissima campagna dell’entroterra umbro, vicino Città di Castello. Un casale proprio come quello che sogno io. O per lo meno, mi piace pensarlo così, dato che non l’ho mai visto. Aldo Bianzino viveva secondo quella che era la sua nuova filosofia, un po’ isolato dal resto del mondo ma con molti amici ed insieme alla compagna ed ai tre figli. Questa è stata la sua grande fortuna. Una fortuna che si è interrotta il 12 ottobre scorso, quando uno squadrone di eroici componenti delle forze dell’ordine ha fatto coraggiosamente irruzione nel suo piccolo paradiso in terra e, insieme alla moglie, lo ha portato in carcere. All’entrata del carcere, i due sono stati separati ed isolati nelle celle normalmente riservate alle persone in attesa di convalida dell’arresto da parte del magistrato. Aldo Bianzino era solo in cella. Nella notte tra sabato 13 e domenica 14 ottobre, Aldo Bianzino viene ritrovato morto nella stessa cella in cui era stato confinato. L’autorità carceraria si affretta ad etichettare il decesso come dovuto ad arresto cardiaco. L’autopsia smentisce ed evidenzia lesioni multiple al cervello ed al fegato, in totale assenza di ematomi o contusioni superficiali di alcun tipo. Vengono interpellati due esperti di anatomia patologica ed entrambi giungono alla conclusione che lesioni di quel tipo non possono essere provocate accidentalmente (ad esempio cadendo dal letto) ma possono solamente essere inferte volontariamente, ad esempio colpendo la vittima con un bastone coperto di stracci bagnati. Un ‘codice rosso’ in piena regola, come lo definiscono su ‘Lettera 22, uno delle poche voci che ha parlato di questo fatto insieme al Manifesto. Ora sarebbe fin troppo scontato concludere che questa sia stata la più grande sfortuna di Aldo Bianzino. Ma non è così. La più grande sfortuna di Aldo Bianzino è stata quella di vivere in questo paese. Dove il potere punitivo di polizia si manifesta invariabilmente sul più debole, mentre scodinzola allegro sotto i buffetti affettuosi del più forte. Dove l’ignoranza e l’ottundimento da ‘grande fratello’ di tanta parte della popolazione foraggiano la disinformazione e l’arroganza della casta politica. Dove poche perle di menzogna piazzate abilmente nei punti giusti condizionano la vita di tutti da decenni, senza che nessuno osi metterle in discussione, anche quando diventano palesi in maniera imbarazzante. Aldo Bianzino è stato arrestato, ed è morto, perché nel suo casale sono state trovate un centinaio di piantine di cannabis. Meno di tre metri quadrati di terra coltivata.

Tuesday, October 23, 2007

Quelli che non ne va bene una

Capita di leggerne davvero di strane alle volte sui giornali. A Milano, un rapinatore entra in un negozio con una pistola in mano e reclama l’incasso. Ma la commessa, una donna di 35 anni incinta, si sente mancare e sta per svenire. Il rapinatore la sorregge, la aiuta a sedersi e le dice “stai tranquilla, adesso io me ne vado e non ti tocco neppure”. E se ne va senza prendere un centesimo. Ora io ce l’ho messa tutta per non ridere, ma non ci sono riuscito. Non che sia ridicolo quello che ha fatto il rapinatore, anzi. Ma mi sono messo nei suoi panni, o almeno ci ho provato. E mi sono immaginato senza una lira, disperato al punto da tentare una rapina. Provare a farne una (magari per la prima volta nella mia vita) e trovarmi in una situazione del genere. È o non è il massimo della sfiga? Per lo meno per qualcuno dotato di sufficiente sensibilità da intenerirsi di fronte ad una donna incinta. E così me lo immagino allontanarsi dal negozio, con le mani in tasca e sopra la testa un ‘balloon’ da fumetto con dentro uno scarabocchio nero.

I carabinieri si sono messi sulle sue tracce. Io spero che non lo trovino, ad essere sinceri.

Monday, October 22, 2007

Salviamo il pianeta

Dal sito de ‘L’Unità’:

Questa volta non si tratta di semplici indiscrezioni, ma è l’Udeur che minaccia di non votare la Finanziaria. «Se non ci sarà un chiarimento è tutto inutile quello che stiamo facendo – ha dichiarato lunedì il capogruppo dell’Udeur al Senato, Tommaso Barbato – ci sono troppi pappagalli in giro. O c'è chiarezza o l'Udeur non ci sta: se gli facciamo schifo – ha concluso – noi ce ne andiamo e non ci sono problemi». Ma il problema c’è, è che Mastella è sotto tiro da settimane: si è fatto il suo nome quando si discute di sicurezza perché è lui il ministro della Giustizia che ha firmato l’indulto, si è parlato di Mastella nella polemica sui costi della politica dopo che insieme al figlio ha approfittato di un viaggio con un aereo di Stato, infine, oggi, il leader dell’Udeur è sotto accusa per la richiesta di trasferimento del pubblico ministero di Catanzaro Luigi De Magistris, che indaga sui rapporti illeciti tra politici e imprenditori. (…) Il chiarimento che Mastella e i suoi vorrebbero, è soprattutto quello del ministro Antonio Di Pietro che domenica è arrivato a chiedere al presidente del Consiglio di «valutare se sia opportuno» che il leader dell'Udeur resti al suo posto, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati dell’inchiesta Why Not.

In altre parole, oltre al ‘sì’ anche il ‘sissignore’. Non solo il nostro invidiatissimo ministro di Grazia e Giustizia sta oltrepassando anche i sogni erotici più spinti del nostro precedente Presidente del Consiglio, scarcerando, approfittando, avocando. Ma pretende anche di farlo e di ricevere gli omaggi del resto del Governo per questo. Pena, cade il governo perché ‘Mastella se ne va’…

E VATTENE!!!

Quando Rifondazione fece cadere il primo governo Prodi, in virtù del fatto che i patti di desistenza pre-elettorali non erano stati rispettati (bei tempi), tutti si affrettarono a buttare la croce addosso a Bertinotti, chiamandolo responsabile di infiniti (ed indefiniti) malanni per l’Italia (il posto di Prodi venne preso da d’Alema). Adesso invece non si riesce a leggere una riga di biasimo che è una nei confronti di questo...di questo...CO£$%&NE che tiene in scacco tutta la maggioranza per favorire eserciti di compagni di merende, a destra e a sinistra. Al contrario è tutto un esprimere solidarietà nei confronti del ministro che è arrivato a dire che aspetta il giudizio della magistratura con ‘serenità’ e che l’avocazione dell’idagine dalle mani di de Magistris non comporta l’interruzione dell’iter giudiziario. In altre parole, i magistrati devono essere intercambiabili e quello che stava facendo de Magistris potrà farlo qualcun altro. Mi pare di averla già sentita questa, qualche anno fa…in Sicilia

Non lo sopporto più

DEMASTELLIZZIAMO IL PIANETA!

È un appello ambientalista più che altro.

Saturday, October 20, 2007

Il Govelno Plodi

Riccardo Levi ed il suo ddl nazi-cinese sulla SCHEDATURA dei blog (a pagamento). Schedatura che comporta non solo oneri burocratici ed economici per l’iscrizione in questo famoso registro, ma anche legali, dal momento che il blogger finirebbe per diventare legalmente responsabile di tutto quanto appare sul suo blog, commenti inclusi. Oggi il ministro Gentiloni, quello che crede che spostare rete 4 sul satellite significhi mandare in orbita Emilio Fede e pertanto legifera in materia insieme alla NASA, afferma che i blog non verranno toccati dal ddl Levi sull’editoria e che il testo di quel ddl verrà emendato in parlamento per restringere gli obblighi di iscrizione al registro, ai soli giornali online (il che significa che probabilmente il blog di Grillo non verrà risparmiato). Prima di leggere queste affermazioni, ero incazzato come un bradipo a cui avessero tagliato l’unico albero nel raggio di 30 km. Mi ripetevo che nemmeno Berlusconi era mai arrivato a tanto e che solo nella peggiore delle dittature si sarebbe potuto pensare di assistere ad una roba del genere. E facevo paralleli mentali tra l’Italia e la Cina, dove l’accesso a determinati siti internet, con il benestare dei principali motori di ricerca internazionali, è ristretto o impedito. Ma proprio pensando a questo esempio mi è saltato agli occhi un paradosso. In Cina i siti vengono oscurati e basta. Qui si chiede una ‘registrazione’. Una registrazione di cosa? Mettiamo che sia possibile considerare un blog come un giornale quotidiano. Per essere iscritto in un registro nazionale, questo giornale deve essere pubblicato in Italia. Non mi risulta che l’Herald Tribune o l’Independent si preoccupino più di tanto del ddl Levi infatti. Questo, teoricamente, danneggerebbe tutti i blogger che scrivono su un dominio .it (vedi il ‘cannocchiale’ ad esempio). E tutti gli altri? Blogspot, splinder, wordpress e via dicendo, non sono domini italiani. Non sono in Italia. A che titolo il Governo italiano chiederebbe una registrazione (a pagamento) per dei giornali che vengono pubblicati da un editore straniero? Forse che è sufficiente che il giornale sia in italiano?

Non sono ancora riuscito a leggere il testo del ddl. E devo dire che le parole di Gentiloni (ma anche di altri) non mi rassicurano per niente. Soprattutto se si considera l’intransigenza e la sicumera di Levi. In più di un’occasione le rassicurazioni di questo governo sono state seguite da sonore bastonate. Senza contare che l’approvazione di un ddl del genere segnerebbe la fine del consenso per questo governo e farebbe la felicità dell’opposizione che potrebbe pertanto decidere di votarlo all’unanimità. Perciò, nel dubbio, io prima aderisco alla campagna lanciata da Gianfalco, poi mi ‘candido’ e dico ai blogger che mi conoscono:

"Hai un blog ma questa massa di cialtroni criminali che TI governano non ti permette di usarlo? Manda a me i tuoi post…LI PUBBLICO IO!!!" Io nemmeno ci abito più in Italia. Sono ufficialmente residente nel Regno Unito dove un ddl del genere non verrebbe presentato nemmeno sotto tortura!!! Come si dice…fatta la legge nazi-cinese, trovato l’inganno.

Friday, October 19, 2007

La sveglia delle incertezze

Per lungo tempo, da che ho iniziato a lavorare, mi sono chiesto come possa essere stato possibile che mio padre, con il solo suo stipendio, sia riuscito non solo a comperare una casa, a pagare un mutuo, ma anche a mantenere tutta la famiglia, a pagare gli studi dei figli, fino al livello universitario e, tutto sommato, a non farci mai mancare niente neanche del superfluo. Certo, qualche aiuto da fuori è arrivato anche per lui immagino. Però mi è sempre rimasta l’idea che in qualche modo una cosa del genere conservasse un minimo di eccezionalità. In qualche modo, lavorando e rendendomi conto della precarietà del mio lavoro, ho sempre pensato che, prima o poi, quella famosa stabilità sarebbe arrivata, magari insieme ad una casa e ad una pensione. Una forma di sicurezza indotta da un ambito familiare in cui seri problemi, sotto questo punto di vista, non sono mai esistiti. O comunque io non ne ho mai avuto sentore. Che farei se invece questo sogno (perché è ovviamente di questo che si tratta) dovesse infrangersi? Se dovessi ritrovarmi avanti con gli anni senza lavoro e senza casa, e magari con una famiglia e dei figli a carico, ed un mutuo da pagare? Uno dei tanti pseudo-liberisti di oggi mi consiglierebbe probabilmente di attivare un’assicurazione privata. La verità è che in una condizione del genere, la disperazione che si sente deve essere assoluta. E così deve essersi sentito Giuliano P., marito, padre di una bambina di 6 anni, operaio. La moglie, precaria, perde il posto e lui realizza che con il suo solo stipendio, non riuscirà a fare quello che, solo una generazione fa, era considerato la norma. Pagare una casa e mantenere una famiglia. E si uccide, impiccandosi nella fabbrica in cui lavora. Si uccide per non dover più vedere lo spettro che ha davanti agli occhi. Quello della strada, per lui e per la sua famiglia.

Cosa c’è dietro questa tragedia? Non c’è solo la disperazione della sfortuna, ci sono anche delle responsabilità precise secondo me. E queste fanno capo al sistema del precariato italiano ovviamente, ma anche al sistema bancario. È ormai un luogo comune dire che le banche prestano i soldi solo a chi ce li ha già e non a chi ne ha bisogno. Ma le cose, volendo, possono essere anche peggio di così, laddove chi i soldi li ha, non ha bisogno di pagare per comprare una casa, perché gli viene ceduta per quattro lire, magari nel centro storico. Basta essere parlamentare no?

La morte di Giuliano è una sveglia tremenda. Per me sicuramente. Una sveglia che dimostra chiaramente che la povertà, nel nostro paese, è dietro l’angolo. Che anche a 43 anni, si può essere costretti a vivere senza certezze. Nonostante i falsi buoni propositi di vecchi politici con il vestitino nuovo o di pontefici ciarlatani che gridano ‘al lupo’ tenendo a malapena nascoste la coda e le orecchie sotto l’abito e la papalina.

Wednesday, October 17, 2007

Un anno di Lesandro's





BUON COMPLEANNO LESANDRO'S!!!




Venite pure avanti, voi con il naso corto...

Elementare, caro Watson!

Due notizie apparse sull’Independent di oggi lasciano alquanto perplessi. La prima, già ampiamente discussa sul blog di Gery, riguarda il rifiuto, da parte della giustizia americana, a concedere l’estradizione per il boss mafioso Rosario Gambino. Verremmo accusati di comportamenti inumani, ed il 41bis viene equiparato alla tortura. Curioso che queste accuse provengano dagli autori di perle di umanità come i carceri di Guantanamo, Aby Ghraib, Huntsville e via dicendo.
La seconda invece è più gustosa. L’arcinoto premio Nobel James Watson, che negli anni ’50 definì per primo la struttura e la funzione del DNA, lavorando qui a Cambridge insieme a Francis Crick e Maurice Wilkins, ha nuovamente deciso di rendere il resto del mondo partecipe delle proprie idee razziste. Già in passato avevano fatto scalpore alcune sue affermazioni riguardo al fatto che, se fosse possibile determinare l’orientamento sessuale delle persone già in utero, allora ad una donna dovrebbe essere permesso abortire qualora il feto che porta in grembo fosse…gay. Stavolta invece, il 79enne scienziato ha affermato, in una intervista rilasciata al Sunday Times, che la politica occidentale di riconoscere a tutti gli uomini uguali capacità intellettive è una politica sbagliata dal momento che i dati sperimentali dicono il contrario, “e chiunque abbia avuto a che fare con impiegati neri sa che questo è vero”. In altre parole, gli occidentali sarebbero più intelligenti degli africani. Un’affermazione che apre prospettive interessanti. Stante la possibilità che esistano differenze del genere, allora anche all’interno della 'etnia' degli occidentali ci saranno delle differenze. Chi sono gli occidentali più intelligenti dunque? Per qualche motivo, sono portato a credere che la risposta del vegliardo ricercatore sarebbe indirizzata verso quegli occidentali che mangiano solo hamburger e patatine fritte, e tra questi spiccherebbero senz’altro per intelligenza quelli che almeno una volta nella vita hanno votato per un presidente che si chiami George o Ronald.
Inutile dire che le reazioni del mondo scientifico e politico sono state di unanime condanna ed hanno deplorato il fatto che uno scienziato di tale levatura potesse pervenire a giudizi del genere in mancanza di alcuna evidenza sperimentale (rimangono un mistero i ‘dati sperimentali’ citati da Watson. Nessuno li ha mai visti, a parte qualche scienziato razzista degli anni venti forse).

Che un ottantenne, per quanto dall’illustre passato, possa uscirsene con tali castronerie, posso pure accettarlo. Si sa, alle volta l’età avanzata comporta un certo grado di rincoglionimento (e questo, caro Storace, vale specialmente nel tuo caso). Sta di fatto però che il giro di conferenze e seminari per i quali il buon James si trova adesso nel Regno Unito non è stato cancellato in seguito a queste affermazioni. Questo già lo accetto di meno.



Update 18.10.07

Lo Science Museum di Londra ha disdetto la lecture di Watson prevista per oggi. Va un pò meglio adesso.

Paradossi dell'era moderna

Credo di poter vantare il primato di essere stato forse tra i primi italiani a vedere il lungometraggio di Al Gore “An Inconvenient Truth”, sui rischi corsi dal nostro pianeta in seguito all’inquinamento atmosferico. Lo ordinai su internet, la versione in inglese, ben prima che “Una Scomoda Verità” venisse messo in vendita in Italia. Questo documentario, agghiacciante per quanto spietato nel presentare una terribile realtà di fatto, è valso all’ex ‘prossimo presidente degli Stati Uniti’, come lo stesso Gore si presenta in apertura del filmato, molti riconoscimenti e premi, tra cui un Oscar per il miglior documentario e, recentemente, un premio Nobel, vinto insieme al Comitato Intergovernativo per i Mutamenti Climatici dell’ONU. Ora il problema è che questo Nobel è un Nobel per la Pace. Chiaramente, il riconoscimento è arrivato in seguito all’intenso lavoro di informazione fatto da Gore, non solo con il suo documentario, ma anche con pubblicazioni e libri precedenti ad esso. Un lavoro eccellente in verità. Ma forse sarebbe stato il caso di premiarlo, perché no, con un Nobel per l’Ambiente (che non esiste in verità, ma non sarebbe male istituirne uno). Già perché con la Pace, il buon Al non ha poi molto a che fare. Come vicepresidente dell’amministrazione Clinton infatti, è stato protagonista di svariate operazioni di guerra in Iraq, Somalia, Sudan ed Afghanistan, quasi tutte scatenate in risposta ad atti di terrorismo. Ad eccezione di quella forse più famosa. Quella in Kossovo, dove i depositi di uranio impoverito vennero tranquillamente svuotati in testa alla popolazione civile e militare, con i risultati che oggi tutti conosciamo (alla faccia dell’ambientalismo). Bombe insomma. Anche Gore ne ha sganciate parecchie. È paradossale che debba oggi ricevere in nome della Pace un premio intitolato a chi scoprì l’esplosivo e ne capì immediatamente sia l’utilità che la pericolosità. Un premio, oltretutto, ampiamente meritato, seppur in un campo decisamente diverso.

Monday, October 15, 2007

Il ggiovane piddì

Vabbè, allora, è nato il Partito Democratico. 3 milioni e 400 mila cittadini hanno partecipato alle primarie ed hanno eletto Veltroni a dirigerlo (non so perché ma la cosa non mi sorprende). 3 milioni e 400 mila persone che hanno deciso di esprimere una partecipazione a…che cosa? Faccio un paragone mentale tra queste primarie e quelle che precedettero le ultime elezioni politiche per la scelta del candidato premier del centro sinistra. Cosa è cambiato? Sono cambiate la facce? No, sono sempre le stesse. È cambiato l’orientamento politico? A saperlo. Chi sa qual è l’orientamento politico del piddì? Certo, allora si votava per una coalizione. Ieri si è votato per un ‘partito’, ovvero qualcosa di più compatto ed unitario, in cui non dovrebbero vedersi opinioni diverse da diversi esponenti (entro certi limiti ovviamente) ed in cui nessuno dovrebbe minacciare di ‘sciogliere il partito’ se le cose non vengono fatte come dice lui. Ma questa è una (presunta) differenza ‘tecnica’. Sul piano politico, almeno secondo il mio punto di vista, non è cambiato assolutamente niente. Stesso vuoto assoluto, stesse frasi altisonanti ad effetto e stessa carenza di affermazioni univoche, inequivocabili e definitive. Quando va in onda Europa7? Veltroni non lo dice. Quando viene ripulito il parlamento? Il nuovo segretario sorride e dice “Il PD è innovazione e coesione”. Innovazione di che? Di certo non dei nomi. Coesione intorno a che cosa? Oltre che alla poltrona ovviamente. Eppoi i ggiovani. Quelli con due ‘g’. I ggiovani dappertutto. I ggiovani sbandierati come figli prediletti a destra e a manca. Come invariabilmente succede dal dopoguerra ad oggi. I ggiovani soprattutto. E nonostante decenni di ggiovani, noi oggi abbiamo sviluppato ed ancora manteniamo attivo un sistema di occupazione basato sul precariato da terzo mondo. Certo, mi si dirà, il PD è appena nato…diamogli tempo. Quanto tempo ancora? Abbiamo dato tempo quando è nato il PDS. Abbiamo dato tempo quando è nato l’Ulivo. Adesso diamo tempo per il PD…io non campo in eterno.

Friday, October 12, 2007

Risposta da un cervello in fuga

Caro Massimo,
mi limito ad aggiungere al tuo sfogo una precisazione. Tempo fa ho avuto il piacere di conoscere il Senior Editor della rivista Science. Era qui in UK per un giro di conferenze su come fare per promuovere la diffusione della scienza tra la gente comune. Lui sa benissimo che il sostentamento della ricerca nei paesi occidentali, e soprattutto negli Stati Uniti, deriva in gran parte dalle donazioni della gente, che mantengono attive le fondazioni che, infine, finanziano i singoli laboratori. Pertanto la diffusione della conoscenza scientifica, in termini comprensibili anche dal cosiddetto 'uomo della strada', è vitale, soprattutto per quelle discipline scientifiche ed a quei laboratori il cui lavoro non porta ad un prodotto direttamente spendibile sul mercato. Parlavo con lui e mi sono ritrovato a pensare agli infiniti anni luce di distanza tra quelle idee ed il nostro paese, dove per giorni e giorni si è andato sbandierando che un italiano avrebbe vinto il Nobel per le sue ricerche sulle staminali. Mentre invece non è per niente vero. Vero è che il 99% della letteratura scientifica è in inglese. Il che facilita, con ogni probabilità, la diffusione di nozioni scientifiche nei paesi anglosassoni. Ma questo non vieterebbe a noi di promuovere pubblicazioni in italiano però. Da che ricordo io, l'unica rivista scientifica degna di questo nome che viene attualmente venduta in Italia è 'Le Scienze', ovvero la traduzione in italiano del 'Scientific American'. Ed il perché, temo, è evidente. Non conosco la tiratura di quella rivista, ma temo sia decisamente inferiore a quella della Gazzetta dello Sport. Il che, dopotutto, non sorprende neanche. La Scienza sa essere anche noiosa per chi non è animato dalla curiosità della ricerca. Ma il punto è proprio questo. È questo genere di curiosità che manca. E manca perché la gente, gli italiani, vivono la ricerca scientifica come un qualcosa di distante, che non li riguarda. Al massimo, se ne interessano per tirare addosso a questo o quel ricercatore quando si riscoprono tutti improvvisamente animalisti vegani. In altri paesi, incluso il Regno Unito, non è così. La ricerca scientifica, se non da tutti senz’altro da molti, è vissuta come patrimonio comune. Come distintivo di civiltà e progresso di un paese. E’ coccolata dal Governo e dalle amministrazioni, e mai messa in secondo piano. E non è che in questi paesi altri problemi non esistano. La disoccupazione, la sanità, le pensioni, sono problemi anche qui.

Dalla mia permanenza in questo posto ho maturato un’unica sola grande consapevolezza. E cioè quella di non aver incontrato alieni o geni strabilianti, che mantengono la ricerca attiva grazie alle proprie doti sovrumane. Semplicemente ho incontrato persone a cui viene data quotidianamente la possibilità di lavorare in un ambiente sereno e degno. Con un minimo di garanzie. Non ci vorrebbe poi molto a fare lo stesso anche nel nostro Paese. Basterebbe un minimo di volontà comune.

Thursday, October 11, 2007

Il ruolo dell'uomo e della pecora

Desta scalpore oggi la notizia di un ragazzo sardo di 29 anni arrestato in Germania per aver sequestrato, seviziato e violentato la propria fidanzata essendo convinto di essere stato da lei tradito. La pena di 6 anni di carcere è stata ridotta a 4 in virtù di ‘attenuanti etniche’ dettate dal fatto che il ragazzo in questione è sardo. Secondo il giudice, “il quadro del ruolo dell'uomo e della donna, esistente nella sua patria, non può certo valere come scusante me deve essere tenuto in considerazione come attenuante”…ommadonna…qual è il quadro dell’uomo e della donna in Sardegna??? Cioè, se andassi in Sardegna e stuprassi la prima che mi capita a tiro, che succede, mi danno un’onorificenza? O magari, all’uscita del traghetto, ai turisti vengono offerte giovani donne avvenenti di cui abusare a piacimento come segno di benvenuto? Probabilmente questo è quello che pensa quel coglione di giudice che ha emesso la sentenza. Non mi stupisce più di tanto devo dire, né mi offende in maniera particolare come italiano. Se si parla di razzismo, non abbiamo niente da imparare da nessuno. Semplicemente un italiano delinquente ha incontrato un giudice pirla, e mi allontano da tutti quei giornali che urlano all’onta ed al ferimento dell’amor patrio. Semmai mi incazzo per un altro motivo. Mi incazzo per la ragazza. In primo luogo perché sembra che non gliene freghi niente a nessuno di questa poveretta. La sua sventura passa in secondo piano di fronte all’offesa subita da un connazionale (criminale). La sentenza del giudice relega il ragazzo allo stereotipo del ‘pastore’ bifolco, e per questo ci offendiamo. Ma non diciamo niente per la ragazza relegata al ruolo della ‘pecora’…nel migliore dei casi. Ed in secondo luogo perché la ragazza in questione è lituana. Ed io mi chiedo: se fosse stata tedesca, il giudice avrebbe lo stesso fatto ricorso alle ‘attenuanti etniche’?

Tuesday, October 09, 2007

Yo tuve un hermano que iba por los montes mientras yo dormia

Yo tuve un hermano.
No nos vimos nunca
pero no importaba.
Yo tuve un hermano
que iba por los montes
mientras yo dormia.

Lo quise a mi modo,
le tomè su voz
libre como el agua,
caminè de a ratos
cerca de su sombra.

No nos vimos nunca
pero no importaba,
mi hermano despierto
mientras yo dormia.

Mi hermano mostràndome
detràs de la noche
su estrella elegida

Sunday, October 07, 2007

Videopolitikally scorrect

Dal blog della mia Gisella d'assalto preferita:

mercoledì, 03 ottobre 2007

"Mi hanno sospeso l'account su youtube: a quanto pare, la Rai bastarda, che da qualche mese ha deciso di postare i suoi video sul tubo telematico, ha organizzato un po' di casini ed ora...ho perso un anno di lavori video.
Il mio blog praticamente ha l'archivio azzerato.
Sto a pezzi, ho contribuito ad arricchire per un anno la saccoccia di questi buffoni ed arriva un prepotente "qualunque" che mi mozza le gambe.
Ma ora che faccio?"



sabato, 06 ottobre 2007

"...alla mia mail di protesta.

Ecco la fulgida prova della serietà dell'azienda Rai. Perfetta miniatura della bassezza formale e sostanziale di questa major stagnante e putrida che mette il bavaglio a bloggers, giornalisti scomodi e artisti e solleva le gonne di starlette da quattro soldi.

'Gentile Signora (...),

in merito alla Sua segnalazione Le comunichiamo che al momento il materiale audiovideo Rai non è ad uso pubblico.
Con l'occasione La informiamo che le società interessate ad acquistare materiali Rai di qualsiasi tipo e relativi diritti, possono contattare l'indirizzo
i.digirolami@raitrade.it oppure telefonare al numero di Rai Trade 06.374981.
Maggiori informazioni sono disponibili sul sito internet di Rai Trade
www.raitrade.com

Grazie per averci contattato.
Cordiali saluti.

Contact Center
ScriveR@i'"

Ora, il tipico Lesandro medio si domanda: che significa che 'al momento' il materiale audiovisivo della rai non è ad uso pubblico? Significa che 'al momento' gli utenti sono autorizzati a non pagare il canone? Significa che 'al momento' il direttore generale s'è rincoglionito e mostra sintomi da onnipotenza (il famoso Morbo di Mastellinson)? O significa forse significa che la rai se la sono comprata i cinesi e la governano come sono abituati a fare normalmente a casa loro?
Ne deduco che chiunque sia in possesso di un videoregistratore commette un illecito ogni volta che si registra un film e magari se lo rivede in compagnia, 'al momento'.

'Al momento' cordiali saluti una sega, poi si vedrà.

Saturday, October 06, 2007

La Casta Impreparata

È anche colpa nostra forse. Abbiamo sempre dato un’impressione sbagliata. Colpa nostra, di chi ha sempre vissuto la realtà politica italiana al riparo da tanti malanni, senza essere mai sfiorati da problemi seri. Illegalità, criminalità, povertà, sono tre accenti contro cui, a parole, ci siamo sbattuti tutti ma poi, nei fatti, non siamo mai stati altrettanto incisivi ed abbiamo accettato passivamente le briciole che ci venivano lanciate dal mondo politico. Briciole fatte di frasi ad effetto, panini telegiornalistici, commemorazioni e lapidi, dando l’impressione di essere ben contenti di non doverci immischiare più di tanto in realtà che, credevamo, non ci toccassero da vicino. Il proverbiale struzzo che ficca la testa sotto la sabbia. E
così facendo si è raggiunto un eccesso, una condizione estrema. Quella in cui la casta politica comincia a pensare che quella maschera di perbenismo dietro cui celava i propri interessi non sia più necessaria, dal momento che il ‘popolo’ è accondiscendente, non replica, non risponde. E ci restano siceramente male, sono sinceramente sorpresi adesso che si accorgono che quell’impressione è sbagliata. Quando si accorgono che uno magari non scende in piazza, ma ciononostante registra, incamera, ricorda e poi tira le somme. E s’incazza!
Leggere i commenti del mondo politico alla trasmissione Annozero di giovedì scorso è allucinante. Viene davvero da pensare ‘ma dove abbiamo sbagliato?’. Voglio riportarne alcuni, quelli più assurdi secondo me.

È stata una puntata a senso unico”, Franco Marini, Presidente del Senato. Che cazzo significa? C’era una notizia da commentare e da approfondire. In studio c’era chi rappresentava la gente a sostegno del magistrato e chi rappresentava il governo (e conoscendo il modus operandi di Santoro scommetto che Mastella sia stato ampiamente invitato). Se la trasmissione è risultata a senso unico è solo perché unica è la conclusione a cui ciascun essere senziente giungerebbe dopo essere venuto a conoscenza dei fatti reali (ovvero quelli che non si sentono dai telegiornali) dalla viva voce dei protagonisti coinvolti. Mi domando come avrebbe dovuto cambiare il tutto per risultare ‘a doppio senso’. Forse bisognava ripetere ogni tot minuti “si vabbè, però il ministro di grazia e giustizia è anche simpatico ogni tanto”.

un errore trasformare Mastella in un capro espiatorio dei difetti della politica”, Paolo Gentiloni, ministro delle telecomunicazioni (credo…). Ma nessuno trasforma Mastella in capro espiatorio. Fa tutto lui da solo. È lui che manda le ispezioni e suggerisce i trasferimenti, e sempre quando c’è qualche compagno di merende che rischia di finire dietro le sbarre. Di chi altri si sarebbe dovuto parlare in trasmissione? Del Milan? A chi si sarebbe dovuto riconoscere la responsabilità dei fatti? All’aviaria?

Secondo Landolfi poi “Il giornalista non deve avere timori reverenziali verso nessuno. Quando però si trattano temi delicati è opportuno non solo garantire una trasmissione equilibrata ma anche in grado di consentire ai telespettatori di formarsi un convincimento quanto più aderente alla realtà”. Piccolo problema. Erano i telespettatori stessi, quelli che quei problemi li sperimentano quotidianamente sulla propria pelle, a fare la trasmissione. E ancora, che significa più equilibrata? Che dovevano scontrarsi in 11 contro 11 su un campo di calcio? Che bisognava fare la cronistoria dell’operato politico mastelliano come si fa col Duce, che era un dittatore però ‘ha anche fatto qualcosa di buono?’

La verità, è che questa casta politica non era pronta. È indifesa di fronte a mastini dell’informazione come Travaglio e Santoro, inerme di fronte alle parole semplici e dirette di Salvatore Borsellino, sconfitta di fronte alla determinazione di Rosanna Scopelliti. E non ci sta. Rimprovera a queste persone di non essere il gregge di pecore che credevano fossero.

Temo che il processo sia ormai irreversibile cari ‘compagni’. Fareste bene ad abituarvi.

Thursday, October 04, 2007

Free Burma





Anche Lesandro aderisce all'iniziativa.

Dimenticanze occidentali

Atteggiamenti disumani, usanze orribili che si ripetono ogni volta che il potere militare e dittatoriale decide di reprimere in maniera disumana. Era successo in Cile con l’ascesa di Pinochet, dove i dissidenti venivano raggruppati nello stadio di calcio prima di sparire nel nulla. È successo in Argentina con i dissidenti lanciati in mare da elicotteri militari (vedi il film ‘Garage Olimpia). È successo in Rwanda, con i fiumi ed i canali intasati di corpi galleggianti sotto gli occhi dell’occidente indifferente. Adesso succede in Birmania. Sempre nello stesso modo e sempre sotto gli occhi dell’occidente che non si scomoda se non per sbadigliare davanti alle ‘solite’ immagini. È da un paio di giorni che le testate giornalistiche ignorano, o quasi, quel movimento di protesta che tanto ci ha entusiasmato nei giorni scorsi. Oggi, la casa del premio nobel per la pace Aung San Suu Kyi è circondata dai militari, che hanno raccolto di nuovo i fucili da terra e presidiano gli angoli delle strade. Oggi, i monaci ed i dimostranti arrestati vengono ammassati nello stadio di calcio di Kyaikkasan. I corpi di oltre 200 morti dei giorni scorsi sono stati cremati in fretta e furia, con l’arroganza e l’ottusità tipica dei militari che pensano così di nasconderli agli occhi del mondo, di poter negare. Oggi decine di corpi galleggiano nelle secche e nei canali vicino al mare. Molte voci avevano detto di aver visto monaci ed attivisti caricati sulle navi della marina militare, che salpavano e poi tornavano irrimediabilmente vuote. Ed eccoli dunque, nella foto, il corpo livido ed introno al collo, quel che resta della veste rossa, la stessa che, fino a pochi giorni fa, colorava gli schermi di tutti i telegiornali e che tutti abbiamo eletto a simbolo di pace. È davvero tutto già dimenticato? Di certo non lo è per Peacereporter, per fortuna, che dedica agli avvenimenti persino una diretta di notizie. Tutte purtroppo brutte. I soldati drogati per disinibire una violenza interiore che cominciava a vacillare di fronte alla possanza della pacifica protesta. Le strade di Rangoon deserte di paura. E noi, che non riusciamo a fare niente di meglio se non appropriarci di questa sofferenza per il più vile dei motivi. Quello elettorale.

Che schifo

Wednesday, October 03, 2007

Mortacci



Suor Perfida, tra una cicca e un antiemetico, porta alla nostra attenzione questa immagine recentemente diffusa dai ggiovani della Margherita su cui invito tutti alle riflessioni da circolo arci-caccia più blasfeme ed avvinazzate possibili. Immaginate i Binetti-boys vestiti da bonzi e Polito Dalai Lama, poi chiamate Suor Perfida, gli antiemetici ce li ha lei...

Monday, October 01, 2007

Vuote promesse per vuoto ministro

Nel nostro paese esistono delle misure legali per prevenire la presenza sul territorio di persone ritenute pericolose per la sicurezza nazionale. Si tratta, in particolare, della legge 155 del 31 luglio 2005, promossa dall’allora ministro Pisanu, che prevede l’espatrio di personaggi giudicati pericolosi, anche quando il giudizio su questi sia in attesa di appello. È una misura estrema che venne messa in atto successivamente agli attentati nella metro di Londra e che mira a tenere lontani dal territorio personaggi pericolosi, rimpatriandoli nei rispettivi paese di origine. Fin qui, niente di sbagliato apparentemente. C’è però il caso che, nei paesi di appartenenza, gli imputati in attesa del processo di appello, trovino condizioni decisamente contrarie a quelle che sono le linee guida della nostra Costituzione. Parliamo di tortura e trattamenti disumani. Nassim Saadi, cittadino tunisino, venne assolto dall’accusa di terrorismo dal tribunale di Milano nel maggio del 2005. Il reato venne derubricato alla ‘semplice’ associazione a delinquere finalizzata a reati minori (falsificazione di documenti) e, in virtù del lungo periodo di carcerazione preventiva, l’imputato venne immediatamente scarcerato essendo il suo periodo detentivo ampiamente scaduto. Saadi è stato condannato anche in Tunisia, a 20 anni di carcere, da un tribunale militar, e la Tunisia è nota per non avere certo la mano leggera nei confronti dei propri detenuti. Specialmente quelli in aria di terrorismo. Al punto che, alcuni ex-prigionieri di Guantanamo rimpatriati in Tunisia, hanno più volte dichiarato che, se avessero potuto, avrebbero preferito tornarsene nel carcere cubano (e non certo per il rum credo). Sta di fatto che, nonostante il processo di primo grado si sia concluso con un’assoluzione il ministro Amato non ci ha pensato due volte a dare il foglio di via a questo tunisino. Human Rights Watch, che ogni giorno guadagna la mia personale stima per la capillarità dei suoi interventi, è intervenuta scrivendo una lettera al Governo (a Mastella...nientedimeno. Se sapessero...) e chiedendo la non attuazione della legge 155 in virtù del fatto che Saadi, oltre che giudicato innocente per il reato di terrorismo, se rimpatriato andrebbe molto probabilmente incontro ad un lungo percorso di torture e maltrattamenti. Amato ha risposto che questo non è possibile dal momento che il governo tunisino ha…assicurato che il detenuto verrà trattato con umanità. Curioso che, contro chiacchiere del genere, lo stesso governo italiano si sia, in precedenza, dimostrato ampiamente scettico. L’Italia si è persino unita ad un gruppo di altri paesi della Comunità Europea e di ONG (tra cui la stessa HRW) nel dichiarare che le assicurazioni diplomatiche di trattamento umano, in questi casi non diminuiscono il rischio di torture e maltrattamenti. Però stavolta Amato ci crede ed è pronto a far rientrare il cittadino tunisino nel suo paese, condannandolo a 20 anni di carcere e dio solo sa cosa altro. Forse che il Saadi abbia indugiato troppo a lungo nei pressi di qualche semaforo con una spugnetta in mano?

PS

La vignetta di Vauro è ovviamente riferita ad altri avvenimenti…ma ci stava troppo bene. Come sempre.

Saturday, September 29, 2007

La domestica 'Maria'

Ebbene si! Grazie al Tribunale di Cagliari, da adesso in poi coltivare due piantine di marijuana sul terrazzo di casa non è più reato. Già altre sentenze si erano pronunciate in questo senso nei mesi scorsi (senza peraltro ricevere nessuna attenzione sui media). Adesso, possiamo dire che esista una ‘giurisprudenza’ in questo senso. Era ora! La nuova sentenza ha distinto tra ‘coltivazione’ in senso giuridico e ‘coltivazione domestica’ indirizzata al solo uso personale di fitocannabinoidi. in altre parole ciascuno di noi è adesso libero di fare bella mostra di piantine verdi sul terrazzo di casa senza doverle nascondere nella vasca da bagno. O meglio…ciascuno di voi. Qui da me tutto ciò non è ancora permesso ed anzi non è infrequente vedere tipi ‘loschi’ andare a spasso per le ‘back alleys’ con enormi pastori tedeschi che fiutano l’aria. Fortunati. Che dire? Ci si guadagna in salute, tempo e, perché no, estetica domestica. Vuoi mettere una bella pianta di marijuana sul balcone al posto del solito, deprimente oleandro o dei soliti, politicizzati gerani? Nel giardino di casa dei miei genitori c’è un’ortensia dove il nostro gatto, specialmente durante i mesi caldi, va a nascondersi per cercare un po’ di fresco. Quasi quasi gli regalo una nuova foresta…tropicale.

La dittatura indifesa

Sono sotto gli occhi di tutti le vicende drammatiche della rivolta dei monaci buddisti del Burma, nonostante i tentativi del regime di blindare il paese contro l’informazione. Verrebbe da pensare che sia un posto terribile dove vivere. Eppure oggi leggo sul sito di Peacereporter una notizia che, in qualche modo, mi fa provare al tempo stesso entusiasmo ed…invidia per quel paese. Poche parole, ma magiche: “i soldati si rifiutano di sparare”. Che bellezza! Che bel posto deve essere quello in cui “i soldati si rifiutano di sparare”. Fosse sempre così dappertutto, ogni volta che la forza militare si abbatte contro persone innocenti. Parole come ‘diserzione’, ‘ammutinamento’ e via dicendo perdono di significato di fronte al rifiuto di quei militari che riescono a pensare un attimo prima di ‘obbedire’ ciecamente agli ordini. "I soldati della Divisione 33 di stanza a Mandalay hanno disobbedito ieri agli ordini di sparare sui monaci, e hanno desposto a terra le armi al passaggio dei religiosi", leggo ancora sul sito. E immagino questi militari (a cui pare si siano uniti anche i cadetti dell’accademia militare birmana) posare i fucili sull’asfalto di fronte all’avanzata calma, ordinata e coraggiosa dei manifestanti. Un gesto di vittoria piuttosto che di resa. Una liberazione. Soltanto ieri, sempre su Peacereporter, leggevo la testimonianza di un ex-militare birmano in esilio, un dissidente, che raccontava come le milizie odierne fossero molto più spietate di quelle che, in passato, avevano contrastato violentemente altre rivolte e di cui anche lui aveva fatto parte. Sembra che si sbagliasse per fortuna. Se non del tutto almeno in parte.

Quando l’esercito depone le armi il potere punitivo si spegne. La dittatura rimane indifesa. Spero che questa vicenda continui ad evolversi in questa direzione. Se così fosse, ci sarebbe solo una cosa che potrebbe fermare l’avanzata pacifica dei monaci e dei loro sostenitori: noi! Ovvero l’intervento dell’occidente. O della Russia, o della Cina.

Tengo le dita incrociate

Friday, September 28, 2007

Rosso di pace


Dico la verità, non conosco la storia della Birmania. Non so chi sia il carnefice che la governa adesso né la storia di quella dissidente Premio Nobel per la pace che vive reclusa da anni agli arresti domiciliari. Non nei dettagli per lo meno. Non lo so e lo vivo come una colpa imperdonabile. Ma anche non sapendo tutte queste cose, sono però certo di non parlare con leggerezza nell’esprimere tutto il mio disgusto e la mia rabbia per quello che sta accadendo in questi giorni in quel paese.

Camminano in file ordinate, protestano con fermezza contro il regime che li opprime. E muoiono con coraggio. Quel coraggio che Gandhi ha fatto conoscere all’occidente. Muoiono perché fanno paura. Fanno paura perché sono disarmati. Sono disarmati perché sono giusti. Fanno paura perché sono giusti. Fanno paura a noi che massacriamo popolazioni intere per ‘liberarle dalla dittatura ed esportare la democrazia’, ma non muoviamo un dito per aiutare loro. Che grosso sospiro di sollievo, che piacere immenso ci hanno fatto Russia e Cina nel porre il veto alle decisioni che altrimenti l’ONU avrebbe preso contro il massacro di queste persone. Ci hanno tolto la responsabilità di doverci tirare indietro davanti agli occhi del mondo intero. Hanno fatto il lavoro sporco per noi e adesso ci consentono di additarli all’opinione pubblica come i ‘cattivi’ che non vogliono intervenire perché hanno interessi economici troppo forti in quel paese. Una storia già vista. La ‘democrazia’ conviene esportarla dove c’è almeno un po’ di petrolio o di gas naturale. Fanno paura ai religiosi ortodossi di tutto il mondo. Ebrei, mussulmani, cattolici. Incapaci di difendere la propria identità religiosa senza sfruttare il prossimo o senza tirare il grilletto su qualcuno.

Sfilano ordinati per le vie del loro paese ma è come se sfilassero per le strade dei nostri. Quei morti che l’ambasciatore australiano dice di aver visto a decine per le strade del centro di Rangoon, è come se giacessero sotto al Colosseo, o alla torre Eiffel o a Westminster. Siamo colpevoli. Colpevoli di asservimento ed indifferenza. Se non lo fossimo, le nostre truppe avrebbero già lasciato l’Afghanistan e adesso starebbero proteggendo loro, i monaci buddisti di Birmania.

Wednesday, September 26, 2007

Anoressia mentale

La creatività. Il potenziale immenso di immaginazione, il genio dei nostri politici. Un fotografo pirla (e pertanto famosissimo) se ne esce con la sua ennesima provocazione. Dopo la commercializzazione della guerra in Bosnia pubblicizzata con uniformi intrise di sangue su cui si distinguono i buchi delle pallottole. Dopo la mercificazione della malattia terminale con l’uomo morente di AIDS portato sui cartelloni pubblicitari di tutte le città, accanto ai ‘fagottini’, ‘pucciottini’, ‘lingottini’ del mulino bianco o ai 380 cavalli dell’ultima BMW, Mercedes, Audi, etc., quel gran pirla di Oliviero Toscani se ne esce con la ragazza anoressica. Uno scheletro sofferente che guarda in camera con occhi ormai rassegnati per pubblicizzare una…casa di moda. Ora, sorvolando sull’idiozia del fotografo ormai nota a tutti e, temo, incurabile, ciò che oggi mi ha sorpreso dalle colonne dei giornali è la tempestiva, radicale e definitiva reazione del mondo politico italiano, nella persona dell’affascinante ministro Melandri. È profonda ed accurata l’analisi fatta dal ministro sulle ragioni psichiatriche dell’anoressia, così come sentita è la critica verso l’ennesima trovata pubblicitaria di Toscani che, a suo dire, non informa la gente sulle cause della malattia e non aiuta a combattere il fenomeno. Giusto! E allora ci pensa lei a combattere il fenomeno. Come? Con una capillare campagna di moralizzazione delle più giovani, nelle scuole, nelle case, nelle televisioni (attenzione, non ‘dalle televisioni’, ma ‘nelle televisioni’)? Oppure con una serie di pubblicazioni informative che spieghino in maniera semplice come si diventa anoressici e come se ne guarisce? No. Altro è lo scontro frontale che la ministra ha in mente. Una mossa strategicamente perfetta, una trappola inevitabile, una soluzione ultima!...reintrodurre la taglia 44 negli atelier di moda. Così chi andrà a comprare vestiti non si sentirà in imbarazzo a dover entrare per forza in una taglia più piccola. Strepitoso…Ovviamente tutti gli stilisti sono d'accordo con lei e ci tengono a precisare che non hanno mai utilizzato modelle troppo giovani e troppo magre. Solo Pulce e Poiana chiosano sull'erroneità del confondere la bellezza dell'essere sottili con l'anoressia...
ma vaffanculo.

Sunday, September 23, 2007

sssssssssssssh



Migliaia di mimi e di statue viventi stanno piangendo, nei centri delle città di tutto il mondo. Da Roma a Vienna a Londra a New York a Parigi. Marcel Marceau (Marcel Mengel, Strasburgo 1923 – 2007), è morto questa notte all’età di 84 anni. Personaggio d’altri tempi, di quando fare l’attore aveva un significato oggi scomparso. I tempi di Charlie Chaplin (di cui veniva considerato un successore) ed Ettore Petrolini, Stan Laurel ed Oliver Hardy e Totò. Artigiani dell’arte eletti per puro merito alle più alte cattedre, sono sopravvissuti a due guerre mondiali, e forse da esse sono stati generati. Lasciano in eredità al mondo un patrimonio di espressività, di emozioni e di riflessioni, tristi o comiche che siano, che non ha precedenti e non avrà successori. Spero solo di non dover ascoltare commemorazioni di sorta durante ‘Miss Italia’…

Tristezza…