Tuesday, November 21, 2006

Di snob, anarchici, pipistrelli e Madunine


Dunque, qualche anno fa, probabilmente nel 2002, quando ancora lavoravo a Milano, mi viene a trovare il mio amico Bruno da Pisa (da Pisa non è il cognome…è proprio pisano). Andiamo in giro per il centro e ci ritroviamo a via Montenapoleone. E’ giorno e c’è il sole ma è ora di pranzo e poca gente è in giro a fare shopping. Solo una coppia di tardoncelle ultra-tirate che esegue la ben nota via crucis davanti alle vetrine degli stilisti (perché Milano è faaaaaaaashion). Ne incrociamo il cammino col mio amico e sentiamo una che, rivolta all’altra, commenta i vestiti esposti (minigonne-sciarpa da 400 euro) dicendo: “Ma nooooo…Kenzo noooooo…è tvoppo spovtivo!!!”. Il commento ci lascia in quella condizione benedetta che se non scoppi a ridere vomiti e da allora ‘Kenzo’ è entrato nel nostro dire quotidiano per indicare persone snob, o finto-snob, in generale.
Lo scorso sabato mi sono ritrovato inaspettatamente su un volo Stansted-Orio al Serio prenotato in fretta e furia per partecipare, alla ‘Bicocca’, ad un concorso (‘valutazioni comparative’ si dice adesso) per un posto da ricercatore in Italia e sono così tornato a Milano dopo quasi 4 anni dalla mia partenza. La prova è stata ieri e così ho avuto tutto il weekend per andare un po’ a zonzo e rivedere la città, così, tanto per vedere cosa era cambiato. Poso i bagagli in albergo e mi rituffo nel centro. Piazza Loreto (un ‘must’), corso Buenos Aires (dove abitavo e dove la grandissima zoccola della mia ex-padrona di casa mi ha furtato mezza cauzione) e poi verso il Duomo passando per via della Spiga, noto sancta-sanctorum della Milano bene a caccia di qualsiasi cosa sia griffabile. La via era deserta e illuminata. Solo un suonatore di sax ed una donna con un bambino per mano. “Bello però” ho pensato. Poi la donna mi passa vicino e sento il seguente breve dialogo:
Bambino (vestito come un manichino da esposizione): “Mamma quando arriviamo al corso ci fermiamo al negozio di videogiochi?”
Mamma (sulla cinquantina, truccatissima ed in minigonna leopardata…giuro!): “Tesoro non chiamarmi mamma che non è trendy!”…
Non ho vomitato, non ce l’ho fatta. Credo che lo scoppio di risa si sia sentito fino in tangenziale.

Comunque, amenità a parte, Milano non è cambiata poi molto. È un po’ più araba, ma non mi ha deluso, soprattutto di notte. Di notte Milano diventa magicamente Gotham City e ti ritrovi a scrutare il cielo nuvoloso in caccia del simbolo del pipistrello. Un fascino diverso ed assoluto.
Il Duomo è perennemente in restauro (ormai vendono anche le cartoline con le impalcature) e perennemente pieno di tutto fuorché di fedeli ed a Piazza Fontana ci sono sempre le DUE targhe affiancate che ricordano la morte dell’anarchico Pinelli, avvenuta il 15.12.1969 in seguito a ‘tragico incidente’ secondo la targa del comune di Milano ed il 16.12.1969, ‘ucciso innocente’ su quella posta dagli studenti milanesi. Poveretto, l’hanno fatto morire 2 volte. Ma si sa, a Milano regna l’efficienza.

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