In Costa d’Avorio la guerra civile è scoppiata il 19 settembre 2002, quando alcuni militari governativi sono insorti contro il governo di Laurent Gbagbo, uccidendo alcuni suoi rappresentanti e tentando un colpo di stato. La ragione di questo ammutinamento di parte dei militari è il tentativo di Gbagbo di smobilitare alcuni reparti dell’esercito nazionale considerati roccaforti dell'establishment militare. I combattimenti si sono allargati a macchia d’olio quasi immediatamente e la contrapposizione tra i ribelli del 'Movimento patriottico della Costa d’Avorio' ed il governo di Gbagbo si è accentuata a seguito della dislocazione che i due eserciti, quello governativo e quello ribelle, hanno assunto sul territorio nazionale. La Costa d’Avorio oggi è divisa in due.
Fin qui sembrerebbe tutto molto semplice. A rendere tutto più complicato è, come sempre, l’intervento occidentale. La Costa d’Avorio era una colonia francese che ha ottenuto una parziale indipendenza nel 1960. Parziale in quanto i francesi hanno mantenuto il controllo della valuta e dei principali settori produttivi del paese, mettendo al governo Felix Houphouet-Boigny, ex ministro francese che ‘regnerà’ per ben sette mandati, essendo il suo partito praticamente l’unico sulla scena. Alla sua morte (1993) si accende la lotta di successione che, tra un colpo di stato e l’altro, porterà nel 2000 all’elezione di Gbagbo. La Costa d’Avorio oggi è divisa in due, come dicevo, con il territorio settentrionale, più povero di risorse, in mano ai ribelli mentre la parte meridionale, più ricca ed industrializzata e che si affaccia sul golfo di Guinea, è governativa. Tra queste due regioni si interpone una striscia di terra dove operano sia i caschi blu dell’ONU che i militari francesi dell’operazione Licorne. Come mai i due eserciti agiscono separatamente? La Francia si attiva unilateralmente subito dopo lo scoppio della guerra civile, allo scopo di tutelare i propri interessi sul territorio, anche allarmata dalle iniziative con cui gli USA cercano di infiltrarsi ‘diplomaticamente’ nel conflitto a suon di finanziamenti al governo di Gbagbo. Il fatto è che lo stesso Gbagbo ha più volte richiesto maggiore indipendenza dalla Francia, arrivando a ventilare concessioni per paesi come gli USA o la Cina. La guerra pertanto non è più solo tra eserciti governativo e ribelle, ma principalmente tra esercito governativo ed esercito francese. Nel novembre 2004, in seguito alla morte di 9 militari francesi durante gli scontri tra governativi e ribelli, i militari dell’operazione Licorne distruggono l’aviazione ivoriana, su ordine di Chirac, ed arrivano ad aprire il fuoco anche su manifestanti filogovernativi scesi in piazza per difendere il Presidente Gbagbo. Più di sessanta i morti.
Dopo vari tentativi di tregua andati in fumo, ad oggi la situazione rimane tesa sia tra governo ivoriano e ribelli che tra governo ivoriano e governo francese. Il mandato del presidente Gbagbo è stato esteso fino ad ottobre del 2007 con il benestare delle Nazioni Unite. Ma la Francia non demorde e non si limita più solo a rifornire i ribelli. Il primo ministro ivoriano Banny è uomo di Chirac e vorrebbe una ‘exit strategy’ per Gbagbo più veloce. La Francia stessa pressa sull’ONU (che ancora una volta, come in Rwanda, brilla per la sua assenza) per ottenere risoluzioni che farebbero la gioia di qualsiasi dittatore fascista: divieto di manifestazioni; sospensione della Costituzione; scioglimento del Parlamento, della Corte costituzionale e di tutte le principali Istituzioni del paese africano; pieni poteri per Banny; asservimento dell'esercito ivoriano per mezzo delle forze Onu e della missione Licorne.
Acqua e olio tutto a posto?
Fonti:
http://www.peacereporter.net
http://www.mercatiesplosivi.com
http://www.warnews.it
http://italy.peacelink.org
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