Friday, November 24, 2006

La fortuna del Puparo

La settimana scorsa scrivevo della grande soddisfazione con cui avevo assistito alla puntata di annozero in cui il team di Santoro, unitamente all’europarlamentare Fava ed al giudice Piercamillo Davigo, incalzavano Don Totò Cuffaro sul malaffare della sanità siciliana e sui suoi legami con Cosa Nostra. Si difendeva Cuffaro ed a spada tratta, sostenendo che le decine di convenzioni stipulate tra la Regione e le cliniche private degli amici, e degli amici degli amici, portassero alla popolazione enormi benefici in termini di qualità di servizio sanitario. Peccato che i costi di queste convenzioni siano insostenibili per la Regione, ma si sa, stabilire le tariffe dei servizi sanitari nel retrobottega di un negozio di abbigliamento non è solo ambiguo, è anche difficile. Il risultato è un buco miliardario nei conti della regione (da cui ogni anno 8 miliardi di euro spariscono nel servizio sanitario, il 32% del pil regionale) mentre, il risultato del risultato è un governatore in coppola che non ci pensa due volte a vendere ai privati (nello specifico a Marco Tronchetti Provera) gli immobili storici di Palermo e della Sicilia, unitamente a migliaia di ettari di terreno, boschi e spiagge. Tutta roba che fino a ieri era della Sicilia e dei Siciliani, oltre che degli italiani ovviamente, e che oggi, o in un futuro molto prossimo, sarà appannaggio della bella Afef, a rimborso spese, per sopportare il matrimonio con una salma in doppiopetto che si eccita soltanto di fronte ai tabulati delle intercettazioni o in fase di OPA selvaggia. Peccato che tutto questo non fosse ancora di pubblico dominio quando quella trasmissione andò in onda. Ma tant’è, se anche lo fosse stato, probabilmente Don Totò avrebbe replicato che questo genere di sacrifici sono benedetti e vanno fatti per avere una sanità che funzioni, per consentire ai cittadini di usufruire di un servizio di qualità. Non gli manca certo la faccia di bronzo a quell’omino lì. Certo, una sanità che funzioni. Come quella che ieri ha ammazzato Antonio Buscemi, che non solo ha avuto la sfiga di avere un infarto, ma ha avuto anche quella di averlo in Sicilia. Prima il ricovero in un ospedale minore di Palermo, il Buccheri la Ferla, poi lo spostamento al Civico, dovuto alla serietà delle condizioni dell’infartuato. Qui l’intervento di angioplastica. Solo che poi non c’è un letto disponibile in rianimazione. I medici si fanno in quattro per tenere Antonio in vita e per trovargli un letto, ma il più vicino è a Trapani, a 100 Km di distanza. L’elicottero? Non ha il defibrillatore a bordo. E allora via in ambulanza. 100 Km con un infartuato moribondo, un defibrillatore portatile ed un paio di medici per i quali tramutare l’acqua in vino sarebbe stato più facile che tenere in vita quell’uomo. Risultato, Antonio Buscemi muore in ambulanza, tra Palermo e Trapani. Certa gente ha davvero tutte le fortune. Se quel Cuffaro avesse avuto l’influenza una settimana fa, sarebbe stato ‘intervistato’ ieri sera e si sarebbe trovato Antonio Buscemi, per lo meno in spirito, fra capo e collo all’improvviso e davanti a milioni di italiani. Ma Antonio Buscemi non è uno di quelli che hanno tutte le fortune purtroppo…anzi. E così, oltre alla sfiga di avere avuto un infarto, ed a quella di averlo avuto in Sicilia, non può nemmeno togliersi la soddisfazione di svergognare uno dei responsabili della propria morte in diretta televisiva. Certa gente ha tutte le fortune. Altri invece tutte le sfortune.

2 comments:

Anonymous said...

quello che stavo cercando, grazie

Anonymous said...

necessita di verificare:)