Sunday, August 03, 2008

Aleksandr Solzenicyn


A guardarne le foto da giovane, si direbbe che quel viso non potesse ospitare sorrisi. Linee verticali o, quando orizzontali, inevitabilmente inclinate verso il basso, a disegnare espressioni sempre, e nel migliore dei casi, tristi. A guardarne le foto da vecchio, invece, un po' la barba, un po' le rughe, riescono a sconfiggere quei lineamenti verticali seri e severi, scolpiti in gioventu' da uno degli orrori peggiori del ventesimo secolo, il gulag sovietico. Aleksandr Solzenicyn e' morto ieri, all'eta' di 89 anni, nella sua Russia. Fu il primo a raccontare al mondo occidentale l'altra faccia, quella 'rossa', dei campi di concentramento, degli stolypin, i carri su cui veninvano trasportati i prigionieri, dei pancacci di legno, degli abusi delle guardie e degli 'affini', ovvero i criminali comuni, che il partito considerava 'compagni che hanno sbagliato'. Non c'erano camere a gas o forni crematori nei gulag. Si moriva, e ne sono morti a milioni, di malattia, di stenti e soprattutto di lavoro. Il lavoro disumanamente forzato che costrui' buna parte delle dighe, ferrovie ecc. del paese. Lui visse tutto questo, e lo racconto', primo fra tutti, al mondo occidentale. Sbattendo questa verita' in faccia a chi vedeva nell'Unione Sovietica 'la grande Madre Russia', la luce da seguire e via dicendo. Lui sopravvisse a tutto questo, ed al tumore che, in quegli anni, gli cresceva dentro. Un arresto cardiaco se l'e' portato via, quasi ad indicare una mossa disperata della Grande Consolatrice, ormai a corto di argomenti.
Di 'Arcipelago Gulag' una cosa su tutte mi e' rimasta impressa. La descrizione dei comunisti deportati. Persone sottoposte a tutti i rigori della condizione carceraria, spesso arrestate senza nessun motivo apparente, ma che comunque si ritrovavano, galeotti, a difendere l'operato del Partito, a giustificarlo per il proprio arresto del quale magari ignoravano la motivazione. Indottrinamento estremo. Ipocrisia assoluta, dettata dalla mancanza di coraggio, il coraggio necessario a riconoscere che quell'ideale al quale ci si era aggrappati per anni, era stato tradito proprio da chi avrebbe dovuto declinarlo nei termini piu' alti.
Molti in Italia soffrono dello stesso male, temo.

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