Saturday, September 29, 2007

La domestica 'Maria'

Ebbene si! Grazie al Tribunale di Cagliari, da adesso in poi coltivare due piantine di marijuana sul terrazzo di casa non è più reato. Già altre sentenze si erano pronunciate in questo senso nei mesi scorsi (senza peraltro ricevere nessuna attenzione sui media). Adesso, possiamo dire che esista una ‘giurisprudenza’ in questo senso. Era ora! La nuova sentenza ha distinto tra ‘coltivazione’ in senso giuridico e ‘coltivazione domestica’ indirizzata al solo uso personale di fitocannabinoidi. in altre parole ciascuno di noi è adesso libero di fare bella mostra di piantine verdi sul terrazzo di casa senza doverle nascondere nella vasca da bagno. O meglio…ciascuno di voi. Qui da me tutto ciò non è ancora permesso ed anzi non è infrequente vedere tipi ‘loschi’ andare a spasso per le ‘back alleys’ con enormi pastori tedeschi che fiutano l’aria. Fortunati. Che dire? Ci si guadagna in salute, tempo e, perché no, estetica domestica. Vuoi mettere una bella pianta di marijuana sul balcone al posto del solito, deprimente oleandro o dei soliti, politicizzati gerani? Nel giardino di casa dei miei genitori c’è un’ortensia dove il nostro gatto, specialmente durante i mesi caldi, va a nascondersi per cercare un po’ di fresco. Quasi quasi gli regalo una nuova foresta…tropicale.

La dittatura indifesa

Sono sotto gli occhi di tutti le vicende drammatiche della rivolta dei monaci buddisti del Burma, nonostante i tentativi del regime di blindare il paese contro l’informazione. Verrebbe da pensare che sia un posto terribile dove vivere. Eppure oggi leggo sul sito di Peacereporter una notizia che, in qualche modo, mi fa provare al tempo stesso entusiasmo ed…invidia per quel paese. Poche parole, ma magiche: “i soldati si rifiutano di sparare”. Che bellezza! Che bel posto deve essere quello in cui “i soldati si rifiutano di sparare”. Fosse sempre così dappertutto, ogni volta che la forza militare si abbatte contro persone innocenti. Parole come ‘diserzione’, ‘ammutinamento’ e via dicendo perdono di significato di fronte al rifiuto di quei militari che riescono a pensare un attimo prima di ‘obbedire’ ciecamente agli ordini. "I soldati della Divisione 33 di stanza a Mandalay hanno disobbedito ieri agli ordini di sparare sui monaci, e hanno desposto a terra le armi al passaggio dei religiosi", leggo ancora sul sito. E immagino questi militari (a cui pare si siano uniti anche i cadetti dell’accademia militare birmana) posare i fucili sull’asfalto di fronte all’avanzata calma, ordinata e coraggiosa dei manifestanti. Un gesto di vittoria piuttosto che di resa. Una liberazione. Soltanto ieri, sempre su Peacereporter, leggevo la testimonianza di un ex-militare birmano in esilio, un dissidente, che raccontava come le milizie odierne fossero molto più spietate di quelle che, in passato, avevano contrastato violentemente altre rivolte e di cui anche lui aveva fatto parte. Sembra che si sbagliasse per fortuna. Se non del tutto almeno in parte.

Quando l’esercito depone le armi il potere punitivo si spegne. La dittatura rimane indifesa. Spero che questa vicenda continui ad evolversi in questa direzione. Se così fosse, ci sarebbe solo una cosa che potrebbe fermare l’avanzata pacifica dei monaci e dei loro sostenitori: noi! Ovvero l’intervento dell’occidente. O della Russia, o della Cina.

Tengo le dita incrociate

Friday, September 28, 2007

Rosso di pace


Dico la verità, non conosco la storia della Birmania. Non so chi sia il carnefice che la governa adesso né la storia di quella dissidente Premio Nobel per la pace che vive reclusa da anni agli arresti domiciliari. Non nei dettagli per lo meno. Non lo so e lo vivo come una colpa imperdonabile. Ma anche non sapendo tutte queste cose, sono però certo di non parlare con leggerezza nell’esprimere tutto il mio disgusto e la mia rabbia per quello che sta accadendo in questi giorni in quel paese.

Camminano in file ordinate, protestano con fermezza contro il regime che li opprime. E muoiono con coraggio. Quel coraggio che Gandhi ha fatto conoscere all’occidente. Muoiono perché fanno paura. Fanno paura perché sono disarmati. Sono disarmati perché sono giusti. Fanno paura perché sono giusti. Fanno paura a noi che massacriamo popolazioni intere per ‘liberarle dalla dittatura ed esportare la democrazia’, ma non muoviamo un dito per aiutare loro. Che grosso sospiro di sollievo, che piacere immenso ci hanno fatto Russia e Cina nel porre il veto alle decisioni che altrimenti l’ONU avrebbe preso contro il massacro di queste persone. Ci hanno tolto la responsabilità di doverci tirare indietro davanti agli occhi del mondo intero. Hanno fatto il lavoro sporco per noi e adesso ci consentono di additarli all’opinione pubblica come i ‘cattivi’ che non vogliono intervenire perché hanno interessi economici troppo forti in quel paese. Una storia già vista. La ‘democrazia’ conviene esportarla dove c’è almeno un po’ di petrolio o di gas naturale. Fanno paura ai religiosi ortodossi di tutto il mondo. Ebrei, mussulmani, cattolici. Incapaci di difendere la propria identità religiosa senza sfruttare il prossimo o senza tirare il grilletto su qualcuno.

Sfilano ordinati per le vie del loro paese ma è come se sfilassero per le strade dei nostri. Quei morti che l’ambasciatore australiano dice di aver visto a decine per le strade del centro di Rangoon, è come se giacessero sotto al Colosseo, o alla torre Eiffel o a Westminster. Siamo colpevoli. Colpevoli di asservimento ed indifferenza. Se non lo fossimo, le nostre truppe avrebbero già lasciato l’Afghanistan e adesso starebbero proteggendo loro, i monaci buddisti di Birmania.

Wednesday, September 26, 2007

Anoressia mentale

La creatività. Il potenziale immenso di immaginazione, il genio dei nostri politici. Un fotografo pirla (e pertanto famosissimo) se ne esce con la sua ennesima provocazione. Dopo la commercializzazione della guerra in Bosnia pubblicizzata con uniformi intrise di sangue su cui si distinguono i buchi delle pallottole. Dopo la mercificazione della malattia terminale con l’uomo morente di AIDS portato sui cartelloni pubblicitari di tutte le città, accanto ai ‘fagottini’, ‘pucciottini’, ‘lingottini’ del mulino bianco o ai 380 cavalli dell’ultima BMW, Mercedes, Audi, etc., quel gran pirla di Oliviero Toscani se ne esce con la ragazza anoressica. Uno scheletro sofferente che guarda in camera con occhi ormai rassegnati per pubblicizzare una…casa di moda. Ora, sorvolando sull’idiozia del fotografo ormai nota a tutti e, temo, incurabile, ciò che oggi mi ha sorpreso dalle colonne dei giornali è la tempestiva, radicale e definitiva reazione del mondo politico italiano, nella persona dell’affascinante ministro Melandri. È profonda ed accurata l’analisi fatta dal ministro sulle ragioni psichiatriche dell’anoressia, così come sentita è la critica verso l’ennesima trovata pubblicitaria di Toscani che, a suo dire, non informa la gente sulle cause della malattia e non aiuta a combattere il fenomeno. Giusto! E allora ci pensa lei a combattere il fenomeno. Come? Con una capillare campagna di moralizzazione delle più giovani, nelle scuole, nelle case, nelle televisioni (attenzione, non ‘dalle televisioni’, ma ‘nelle televisioni’)? Oppure con una serie di pubblicazioni informative che spieghino in maniera semplice come si diventa anoressici e come se ne guarisce? No. Altro è lo scontro frontale che la ministra ha in mente. Una mossa strategicamente perfetta, una trappola inevitabile, una soluzione ultima!...reintrodurre la taglia 44 negli atelier di moda. Così chi andrà a comprare vestiti non si sentirà in imbarazzo a dover entrare per forza in una taglia più piccola. Strepitoso…Ovviamente tutti gli stilisti sono d'accordo con lei e ci tengono a precisare che non hanno mai utilizzato modelle troppo giovani e troppo magre. Solo Pulce e Poiana chiosano sull'erroneità del confondere la bellezza dell'essere sottili con l'anoressia...
ma vaffanculo.

Sunday, September 23, 2007

sssssssssssssh



Migliaia di mimi e di statue viventi stanno piangendo, nei centri delle città di tutto il mondo. Da Roma a Vienna a Londra a New York a Parigi. Marcel Marceau (Marcel Mengel, Strasburgo 1923 – 2007), è morto questa notte all’età di 84 anni. Personaggio d’altri tempi, di quando fare l’attore aveva un significato oggi scomparso. I tempi di Charlie Chaplin (di cui veniva considerato un successore) ed Ettore Petrolini, Stan Laurel ed Oliver Hardy e Totò. Artigiani dell’arte eletti per puro merito alle più alte cattedre, sono sopravvissuti a due guerre mondiali, e forse da esse sono stati generati. Lasciano in eredità al mondo un patrimonio di espressività, di emozioni e di riflessioni, tristi o comiche che siano, che non ha precedenti e non avrà successori. Spero solo di non dover ascoltare commemorazioni di sorta durante ‘Miss Italia’…

Tristezza…

Thursday, September 20, 2007

Quando il blogger diventa superfluo


in genere non amo il copia e incolla. Che gusto c'è ad avere un blog se le notizie, gli avvenimenti e gli articoli non te li commenti almeno un pò? Però certe volte in un articolo è già racchiuso tutto, incluso il commento che uno vorrebbe fare. Perciò...



La lepre e il Grillo

Marco Travaglio
È una bella nemesi quella della cosiddetta Seconda Repubblica: inaugurata 13 anni fa da un comico pericoloso, ora viene seppellita da un comico innocuo e innocente, anzi positivo e propositivo. L’informazione ufficiale, che si sente parte del ceto politico e infatti lo è, trema alla sola idea di perdere di nuovo i suoi padrini. E sparacchia all’impazzata, mirando al dito (Grillo) anziché alla luna (la morte di questa politica). È quello che è avvenuto nell’ultima settimana, la prima del V-Day After. Poi, sfiatati i tromboni, sono intervenuti gli spiriti liberi: quelli che, prima di scrivere, pensano, e magari s’informano pure. Anziché strillare al fascismo, al qualunquismo, al populismo, all’antipolitica, si sforzano di capire: non per plaudire acriticamente a quel che è accaduto l’8 settembre in 200 piazze, ma per spiegare ed eventualmente criticare sul merito; per parlare della luna, non del dito; per investigare non tanto Grillo, ma il milione e mezzo di persone che han raccolto il suo appello. L’han fatto, per esempio, Boeri, Spinelli e Rusconi sulla Stampa. Sartori sul Corriere. E Pasquino, che sull’Unità ha scritto: “Sembra che per la debolezza della politica siano i Grillo Boys a dettare l’agenda”. È proprio così. Da 13 anni, ogni mattina, Berlusconi libera una lepre a reti ed edicole unificate, e tutti, per tutto il giorno, inseguono la lepre. L’indomani, altra lepre e altro inseguimento collettivo. E così via. La lepre è il processo di Cogne (o Rignano, o Garlasco) per nascondere i processi a Berlusconi, Previti, Dell’Utri, Andreotti, Telecom e furbetti. La lepre è la riduzione delle tasse come imperativo categorico per nascondere i 200 miliardi annui di evasione fiscale. La lepre sono le “grandi riforme”, da fare ovviamente “insieme”, per nascondere le leggi vergogna. La lepre è la tolleranza zero contro i poveracci per nascondere la tolleranza mille su mafie, corruzione, reati finanziari, morti nei cantieri, precariato, lavoro nero, concorsi truccati. La lepre è l’eterno piagnisteo del mitico Nordest per nascondere il dramma sociale di tanti lavoratori dipendenti, “flessibili”, pensionati. La lepre è la privatizzazione della Rai per nascondere il trust incostituzionale di Mediaset. Basta leggere certi discorsi “coraggiosi” di Rutelli o di Veltroni per capire quanto la lepre berlusconiana abbia contagiato l’Unione. Al punto che una manifestazione come quella del 20 ottobre per la riforma della legge 30 e contro il precariato di massa è ormai equiparata al terrorismo, anche se chiede semplicemente il rispetto del programma dell’Unione. L’altra sera in tv Prodi s’è benedettamente sottratto all’Agenda Unica: l’Irpef per ora non si riduce perché non si può; molto meglio farla pagare a tutti, così tutti un giorno pagheranno meno. Ma Prodi è tra i pochissimi, nell’Unione, a non inseguire la lepre altrui e a lanciarne ogni tanto una sua. Perciò Grillo dà tanto fastidio all’establishment politico e giornalistico che, a destra come a sinistra, sull’Agenda Unica berlusconiana ha costruito le sue indecenti fortune: perché sta imponendo un’agenda alternativa. Costringe le tv, dunque i giornali, dunque i politici a occuparsi di lui e di quel che dice. I ladri li chiama ladri, non esuli. Parla di mafie e corruzione, precariato ed energie alternative, trasparenza e partecipazione, fine dell’impunità e giustizia uguale per tutti; e chiede che Rete 4 vada su satellite possibilmente insieme a Mastella con la sua famiglia e i suoi indultati (nel qual caso gli si paga volentieri l’aereo di Stato, purché sia l’ultimo). Mastella a parte, quel che dice Grillo è tutto scritto nel programma dell’Unione. Basterebbe applicarlo un po’, per levargli l’erba sotto i piedi. Parlare meno di lui e più di quelli che stanno sotto il palco. Che sono giovani, e soprattutto tanti. Può darsi che siano un “sintomo passeggero”, come dice Lerner; che le liste civiche col bollino di garanzia non siano una buona idea (ma nei comuni funzionano benissimo da anni); che le tre leggi di iniziativa popolare non siano prioritarie perché, com’è noto, “il problema è un altro”. Ma intanto non c’è politico o giornalista che riesca a chiudere una frase senza citare Grillo. Persino Vespa, Floris e Riotta han dovuto nominarlo e addirittura parlare dei condannati in Parlamento, pur con la faccia malmostosa. Non vorremmo essere nei loro panni: di questo passo, un giorno o l’altro potrebbero persino essere costretti a raccontare la verità su Berlusconi, Previti, Dell’Utri e le scalate bancarie. Dio non voglia.

Monday, September 17, 2007

In Buddha's hands

Molti ricorderanno come nel marzo del 2001, prima della guerra in Afghanistan, una banda di miliziani talebani decise di far saltare in aria due enormi statue di Buddha scolpite nella parete di una montagna a Bamiyan, una vecchia di 1500 anni e l’altra di 1800. Il fatto suscitò enorme scalpore, la condanna dell’UNESCO ed il rammarico di numerosi esperti d’arte e di storia oltre a rappresentare in maniera molto simbolica l’intransigenza, l’ottusità e l’intolleranza di qualcosa che potremmo definire ‘il Male’ nei confronti di un’immagine pacifica che potremmo definire ‘il Bene’. Ricordo che un vecchio monaco buddista, in seguito alla demolizione della statua, iniziò una sentita serie di rituali e danze all’ombra delle rovine, al fine di ricacciare quegli spiriti maligni precedentemente tenuti a bada dalle divinità. Ebbe tutta la mia solidarietà devo dire. Oggi, altri miliziani talebani, appartenenti al Tehreek e-Nafaz e-Shariat e-Mohammadi (Tnsm), movimento per l’applicazione della Sharìa in Pakistan, hanno tentato un’impresa simile. Asserragliati poche miglia a nord del confine tra Afghanistan e Pakistan, nella Valle di Swat, dove nacque il buddismo tantrico, hanno tentato di demolire un bassorilievo del Buddha scolpito 1400 anni fa fuori del villaggio di Jehanabad. Hanno praticato dei fori nel bassorilievo, ci hanno infilato la loro dinamite, hanno azionato il detonatore e…non è successo niente. La dinamite è esplosa, ma la statua sembra non abbia riportato danni.

Non so se ne abbiano parlato i giornali ed i telegiornali in Italia, né so se questo sia completamente vero. Però me lo auguro. Mi auguro che anche Buddha, pur così serafico e sorridente, abbia deciso di incazzarsi e di mettere un freno al tutto. Oltretutto non è che sia possibile fare affidamento su altri al momento…

Wednesday, September 12, 2007

Non in mio nome

Caro Ministro D’alema, è stata sua l’iniziativa di deplorare l’arresto dell’europarlamentare Borghezio da parte della polizia Belga per aver manifestato a Bruxelles, senza autorizzazione del sindaco di quella città, contro l’Islam (badi bene ministro, contro l’Islam, non contro i terroristi o Al-Qaeda o Bin Laden o contro l’integralismo. Contro l’ISLAM). Immagino che il suo intervento non sia da considerarsi ‘a titolo personale’. In quanto ministro degli Esteri, immagino lei abbia pensato di protestare con l’autorità belga a nome dei cittadini italiani per i quali lei lavora (o dovrebbe lavorare). Temo di doverla disilludere. Almeno per quanto mi riguarda. Prenda pure nome e cognome dal mio blog e corregga il tiro, esprimendo la sua protesta a nome dei cittadini italiani meno uno.

Ha fatto presto ministro, ad indignarsi per quanto accaduto. Ha immediatamente alzato la voce, rivendicando la santità del parlamentare e la sua immunità da ogni forma di rispetto delle leggi. Poco importa che quel parlamentare urlasse contro una religione (che, glielo ricordo ministro, conta più di un miliardo e mezzo di seguaci sparsi in tutto il mondo) insieme a rappresentanti di movimenti xenofobi ed ultra-nazionalisti provenienti da tutta Europa. Poco importa che quello stesso parlamentare si sia fatto e si faccia quotidianamente portavoce di idee (ed azioni) profondamente razziste, non solo nei confronti di uomini e donne extracomunitari, ma anche italiani. Poco importa che quell’individuo abbia contribuito ad introdurre in Italia la politica urlata, sbavante e violenta dei proiettili inviati ai magistrati. Lei ha pensato lo stesso di doverlo difendere. Di dover alzare la voce. Forse crede di poterlo fare per risollevare un pò l’immagine di un paese servo come il nostro. Meglio farebbe, caro ministro, a ricordarsi dei panni sporchi che ancora abbiamo dentro casa nostra, invece di pretendere di andare a lavare quelli di un paese come il Belgio, dal quale, le assicuro, abbiamo solo da imparare. Meglio farebbe a ricordarsi che il governo di cui lei fa parte ancora non ha attivato le commissioni di inchiesta per i fatti del G8 di Genova, dove, le ricordo, magari non vennero arrestati parlamentari, ma vennero massacrati manifestanti inermi da forze di polizia che hanno applaudito alla morte di uno di essi. Se vuole incazzarsi ministro, si incazzi per quello. Si incazzi per le nigeriane umiliate dal suo europarlamentare immune sui treni del nord italia a suon di insetticida. Si incazzi per le vittime dell’indulto che anche lei ha votato. Si incazzi per le basi militari americane che vengono costruite sul nostro territorio a nostra insaputa e senza il nostro consenso. Si incazzi per i mafiosi, i corrotti, i condannati che siedono accanto a lei in parlamento.

La sua voce grossa non solo non incanta nessuno, ma ci sputtana bellamente agli occhi della comunità internazionale né più né meno di quanto non ci abbiano sputtanato gli sproloqui di Berlusconi ed i cinque anni del suo governo.

Perciò, caro ministro, le sue figure di merda le faccia a nome suo e basta. Non mi tiri dentro. Fosse stato per me, Borghezio non solo sarebbe rimasto in galera, ma, se possibile, nel braccio riservato agli extracomunitari. Ammesso che in un paese civile come il Belgio esista un braccio del genere.

Tuesday, September 11, 2007

Il minimo indispensabile


Essere dei complottisti nati, come me, ha i suoi vantaggi. Non ci si stupisce più di tanto di fronte a filmati come questo, il cui link ho rubato dal blog di Gery Palazzotto. Filmato peraltro simile a mille altri, che dicono più o meno le stesse cose, che da tempo girano in rete. L’aereo del pentagono scomparso, le torri che implodono, l’acciaio ‘inspiegabilmente’ fuso. E la gente che ancora aspetta che Bush vada in televisione a dire ‘si, è vero. Siamo stati noi a combinare tutto questo. Ci serviva un casus belli per toglierci dai coglioni mezzo medio oriente”. La gente che ancora aspetta di poter fare domande ai responsabili della sicurezza nazionale statunitense. Anche dopo che questi illustri personaggi hanno affermato come l’organizzazione di attentati contro gli Stati Uniti, da parte degli Stati Uniti stessi, rappresenti uno 'scenario plausibile' per poter attaccare altri paesi, nello specifico l’Iran di Ahmadinejad. Le leggi della fisica sono leggi naturali, si sente in questo filmato, e non possono essere cambiate. È vero. Però possono essere ignorate. Fintanto che non ci toccano da vicino. Fintanto che sono altri quelli che vanno in televisione a gridare il proprio bisogno di verità. Fintanto che conserviamo un minimo di benessere, siamo ben disposti a continuare a credere che negli Stati Uniti, così come in Italia, quelle leggi non esistano. Siamo disposti a credere nella veridicità dei risultati elettorali, nella buona fede dei nostri governanti, nella loro onestà anche quando usano i nostri soldi per andare a puttane o per pagarsi la coca. Saremmo disposti a credere anche a Babbo Natale e la Befana, pur di non doverci fare carico della verità. Pur di non dover rinunciare al campionato di calcio, alle ferie pagate o al televisore LCD. Possono sbattercela in faccia milioni di volte la verità. Quella

sull’11 settmbre 2001 come quella sul colpo di stato in Cile che portò Pinochet al potere dittatoriale. Quella del cosiddetto allunaggio come quella dei milioni di morti e ‘desaparecidos’ del Nicaragua, del Guatemala, dell’Argentina e via dicendo. Sarà sufficiente spostare il ditino sul tasto giusto e tutto questo verrà oscurato dalla più rassicurante maria defilippi che balla il merengue con un ballerino iperpalestrato e di 86 anni più giovane di lei. Ci prendono per il culo? E allora? È dal dopoguerra che ci prendono per il culo e ciononostante non abbiamo mai dovuto saltare un pasto. Che facciano pure.

Le vittime dell’ultimo conflitto tra occidente e medio oriente, da una parte come dall’altra, saranno anche senza colore, carne comunque bruciata sotto macerie comunque opprimenti. Ma i responsabili no. Ce l’hanno eccome un colore. Sarebbe ora che pagassero per i propri crimini, anche se questo, con ogni probabilità, non avverrà mai. Cercare di non diventarne complici attraverso l’indifferenza, attraverso una superficialità ed una ottusità tanto deleterie quanto volute, attraverso il rifiuto della ragione, è davvero il minimo che si possa fare.

Saturday, September 08, 2007

Aspettando Solzenicyn

Fino a pochi annni fa, quando ancora il termine ‘guerra fredda' aveva un senso, due grandi superpotenze si contendevano il controllo degli assetti economici e militari del pianeta. USA e URSS si sorridevano mostrando denti acuminati, spesso insanguinati e giocavano a spostare testate nucleari sui territori da loro occupati come fossero unità di Risiko. Nella filmografia hollywoodiana, il russo era il cattivo per eccellenza ed il terrorismo di matrice islamica era ancora relegato al ruolo di comparsa in qualche film comico. L’occidente anglosassone si ergeva santo ed immacolato sui grandi schermi di tutto il mondo a difesa di valori universalmente accettati come buoni quali democrazia, mercato e patatine fritte. Tutti noi vivevamo un po’ nell’angoscia di veder spuntare un funghetto atomico all’orizzonte. La caduta del muro (frase ormai eletta al rango di ‘proverbio’ per descrivere un presunto cambiamento radicale) ha cambiato gli equilibri in campo. I russi sono spariti dai cinema, sostituiti prima dai cinesi e poi, finalmente, dagli arabi. Democrazia, mercato e patatine fritte hanno invaso la piazza rossa ed i faccioni severi dei Leader sovietici, da Stalin a Cernienko, sono stati sostituiti prima da quello bonario di Gorbachev, che presto vedremo all’isola dei famosi, poi da quello alticcio di Eltsin. Mi sarei aspettato, dopo questi due, che a guidare la Santa Madre Russia arrivasse Bombolo, ed invece è spuntato Putin. Anche lui ci prova. Si fa riprendere mentre ‘gioca’ al Judo con un bambino giapponese che lo manda al tappeto e ogni tanto cerca anche di sorridere, ma l’old style sovietico è palese a tutti. Ciononostante, Vladimir è entrato nei cuori dei potenti d’occidente ed è tutto un darsi gran pacche sulle spalle. La Russia continua ad essere un fiero alleato della NATO. L’Unione Sovietica era la negazione della libertà, esclusa forse la libertà di lavorare. C’erano i gulag, lo sterminio dei dissidenti, il razzismo. La stampa era strettamente controllata dal potere dittatoriale. Ed oggi? Oggi Piotr Gabrijan, il procuratore a capo dell’inchiesta sull’omicidio di Anna Politkovskaja, viene rimosso dal suo incarico e sostituito con un giudice più anziano e più alla portata del ministro della giustizia russa. Oggi i ‘silovki’, gruppo ristretto di potenti e mafiosi, vicini al presidente russo e radunati attorno ai servizi segreti FSB (ex-KGB, ex-CEKA ecc. ecc.), “controllano tutto in questo Paese: dai media ai servizi segreti alla polizia alla magistratura, senza parlare di Parlamento e governi regionali; il loro potere non ha più limitazioni. Avevano già deciso d'affossare questo processo e adesso allontanando Gabrijan, faranno finire l'inchiesta in un nulla di fatto” (parole di Dimitri Muratov, caporedattore della Novaja Gazeta, il giornale della Politkovskaja, pronunciate in diretta a ‘Radio Moskvji’). Oggi si manifesta per ricordare la giornalista uccisa e si finisce in galera per questo. Oggi le ONG presenti sul territorio soviet…pardon, russo, sono costrette alla schedatura e, quando la loro registrazione viene rallentata o rifiutata, sono obbligate ad interrompere le attività, come è successo a Human Rights Watch, Amnesty International e Medecins Sans Frontieres. Oggi i PRESUNTI terroristi ceceni (notare il peso della parola ‘presunti’) vengono allegramente torturati e malmenati nelle carceri speciali. Oggi alla Russia non servono più le testate nucleari. I rubinetti del gas fanno molta più paura.

Verrebbe voglia di lanciare una campagna tipo ‘compra anche tu un mattone. Ricostruiamo il muro’…

Tuesday, September 04, 2007

Mamma mia che impressione!

E io che credevo che Fioroni fosse un imitatore del mitico Mario Pio di Alberto Sordi. E invece prima ripesca dal pozzo scavato dalla Moratti gli esami di riparazione, poi manda in soffitta le famigerate tre ‘i’ tanto care al cavaliere (i-mpresa + i-nglese + i-nternet = i-diota o i-gnorante, a seconda) e rilancia materie prettamente comuniste come la grammatica, la storia e la matematica.
Deve
essersi accorto anche lui che molti internauti, pur conoscendo a menadito l’html, hanno scordato l’italiano, ritengono che l’h in quanto muta sia una lettera inutile e sono convinti che Giulio Cesare sia un centravanti brasiliano. Non c’è voluto molto dopotutto. 36 milioni di euro presi dalla finanziaria ed un può di buona volontà da scout. La destra, ovviamente, è insorta, ma non i soliti Bonaiuti o Schifani sono stati mandati in prima linea. Bensì una non meglio identificata senatrice che ha parlato di ‘svolta conservatrice’ del ministro. Bonaiuti e Schifani erano troppo impegnati a suggerire al Cavaliere di portare Giulio Cesare al Milan…

Riconosco di essere sorpreso. Ritenevo fondamentale un ritorno a modelli di insegnamento tanto vecchi quanto efficaci e tuttora mi auguro che vengano definitivamente archiviati sia la classificazione morattiana delle scuole che l’infame sistema di crediti e debiti, e si torni alle scuole elementari, medie e superiori con i vecchi voti. Ma non mi aspettavo decisioni del genere da un ministro come Fioroni. Non dopo un anno e mezzo di governo Prodi.

Il mio ego complottista urla alla magagna. Un ministro che sfila al Family Day che parla di valori della Resistenza ed opera affinché vengano insegnati nelle scuole? Sembra troppo bello per essere vero. Se qualcuno intravede la fregatura, per favore, mi illumini.

Monday, September 03, 2007

Un popolo di santi, eroi e navigatori


“Già strenuo combattente, quale altissimo Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, della criminalità organizzata, assumeva anche l'incarico, come Prefetto della Repubblica, di respingere la sfida lanciata allo Stato Democratico dalle organizzazioni mafiose, costituenti una gravissima minaccia per il Paese. Barbaramente trucidato in un vile e proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sublimava con il proprio sacrificio una vita dedicata, con eccelso senso del dovere, al servizio delle Istituzioni, vittima dell'odio implacabile e della violenza di quanti voleva combattere.”

Con queste parole, veniva riconosciuta alla memoria del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa la medaglia d’oro al valor civile. Parole fredde e volutamente pompose che purtroppo finiscono per sminuire la reale portata del sacrificio di chi le riceve.

Io avevo dodici anni quando fu ucciso. Ricordo che mio nonno, ascoltando la notizia al telegiornale, commentò dicendo ‘in quella prefettura pure la sedia dove si sedeva era mafiosa’. Facile da capire per un dodicenne. Più difficile immaginare il reale significato di queste parole, il retroscena del delitto Moro, le indagini su carte e documenti dello statista scomparse, poi riapparse, poi ricomparse di nuovo. L’assurdo intreccio tra terrorismo, P2, servizi segreti e politica di quegli anni, che ancora oggi viene in larga parte tenuto segreto. Volutamente, perché noi cittadini certe cose non dobbiamo saperle, ci fa male.

Quanto ci sarebbe da parlare, da spiegare, da rivelare su questa storia? Quanta curiosità dovrebbe suscitare in noi a 25 anni di distanza? Magari qualche giornalista ci avrà pure provato, ma senza lasciare traccia. In televisione per lo meno, la nutrice di chi ha ormai dimenticato i libri. Giuseppe Ferrara ed il suo ‘Cento giorni a Palermo’ rimangono una voce nel deserto che urla nella tempesta di puttanate che propone il cinema italiano. Poche parole oggi, per la commemorazione, e poi via a riparlare di Garlasco e del PD. Ucciso non due, ma mille volte. E da milizie ben più organizzate di quelle che quel giorno uccisero lui, Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.

Un popolo di eroi, santi e navigatori…ma quali? I nostri eroi oggi si chiamano Maurizio Corona, i nostri santi passano giornate intere chiusi dentro ad una casa sotto gli occhi di milioni di persone che aspettano solo di vederli scopare tra di loro.

Rimangono i navigatori. Quelli che da bravi fessi decidono di ‘cercare’ nel mare del web, spinti dalla curiosità, dalla necessità di sapere. Quelli che rinunciano ad andare in vacanza sul Nilo o a Miami etc.

Io, nel mio piccolissimo, ho deciso di farlo...nei limiti del possibile.

In Memoria