Monday, November 26, 2007

Problema

Prendete tre capi di stato simmetrici. Chiamiamoli, chessò, Giorgio, Giuda e Maometto (manco a farlo apposta…). Giorgio è un idiota di potenza n, ignorante di tutto quanto sia estraneo al campionato nazionale di baseball ed esperto di progetti a lungo termine lasciati a metà (si veda ad esempio la funzione immaginaria della guerra in Iraq che tende ad infinito). Isolato nel suo stesso paese dalla cotangente di un parlamento avverso e responsabile di molteplici guerre il cui unico risultato è stato un’ipotenusa della madonna di morti civili e una mediana di film hollywoodiani, nel suo paese lo odia l’insieme A di tutti i cittadini tranne l’insieme B=(A-cinquecento milioni circa) di neoconservatori massoni ed un uomo di colore che indossa gonna e tacchi a spillo.
Giuda è uno sfigato fattoriale che esiste nell’insieme chiuso S di chi c’ha ragione perché l’ha detto Dio (derivabile in questo caso dalla sommatoria integrale delle contravvenzioni isrealiane alle risoluzioni ONU operate dal ’48 ad oggi). Nel suo paese interseca l’attività dirigenziale solo quando soddisfa i criteri che definiscono l’insieme dei cittadini con barba lunga, treccine e pispolo tagliuzzato.
Seppure le funzioni trigonometriche che definiscono la reale rappresentanza di Maometto sulla sua gente siano diverse, anche lui non parla che a nome di una metà della sua gente ed ha un potere decisionale da calcolarsi in base logaritmica. La vicinanza dell’insieme P che egli rappresenta con l’insieme S e con altri insiemi, solo parzialmente estranei al problema qui discusso, comporta infatti l’esistenza di una bisettrice mediterranea (la famosa bisettrice di Gaza) che giustifica l’esistenza di un altro insieme chiuso simile all’insieme S, ma in cui la derivazione di Dio è operabile solo contando il numero di morti palestinesi dal 1887 ad oggi.

Stante queste condizioni:

Quante probabilità esistono che Giorgio, Giuda e Maometto pervengano alla ‘Pace’ nel summit di Annapolis?

Svolgimento:

Thursday, November 22, 2007

Dormi Liù

Certe notti c'è bisogno di Stefano Benni...



Dorme la corriera
dorme la farfalla
dormono le mucche
nella stalla

il cane nel canile
il bimbo nel bimbile
il fuco nel fucile
e nella notte nera
dorme la pula
dentro la pantera

dormono i rappresentanti
nei motel dell'Esso
dormono negli Hilton
i cantanti di successo
dorme il barbone
dorme il vagone
dorme il contino
nel baldacchino
dorme a Betlemme
Gesù bambino
un po' di paglia
come cuscino
dorme Pilato
tutto agitato

dorme il bufalo
nella savana
e dorme il verme
nella banana
dorme il rondone
nel campanile
russa la seppia
sul'arenile
dorme il maiale
all'Hotel Nazionale
e sull'amaca
sta la lumaca
addormentata

dorme la mamma
dorme il figlio
dorme la lepre
dorme il coniglio
e sotto i camion
nelle autostazioni
dormono stretti
i copertoni

dormono i monti
dormono i mari
dorme quel porco
di Scandellari
che m'ha rubato
la mia Liù
per cui io solo
porcamadonna
non dormo più

Tuesday, November 20, 2007

Campagna OIPA 2007


Lo so, qualcuno adesso penserà che sia paradossale che un ricercatore, che spesso e volentieri lavora su animali vivi, si preoccupi di promuovere una campagna del genere. Molti considerano i ricercatori come me una sorta di assassini macellai, senza sapere di cosa parlano. Ma li lascio parlare per una volta e dico: se ve lo dice questo assassino macellaio che questa roba delle pellicce è veramente orribile, potete crederci!
Diffondete se potete.


Campagna OIPA 2007: “ACQUISTA IN MODO CONSAPEVOLE: BOICOTTA IL MERCATO DELLE PELLICCE”

E’ ora di dire BASTA con questi orridi bordi di pelliccia che infestano giacche, cappelli, guanti, stivali, indossati da gente che all’80% è ignara di quello che compra, di quello che indossa con tanta leggerezza, di ciò che contengono queste pellicce: le peggiori e inimmaginabili atrocità, compiute senza pietà su animali innocenti e indifesi. Sono cani, volpi, gatti, procioni e conigli gli animali che in questo momento in cui scrivo stanno scuoiando come si trattasse di oggetti! Loro soffrono come i nostri cani che abbiamo a casa, come i cani dei canili, come il gattino che vediamo impaurito per strada, sono animali che però soffrono 1000 volte tanto quello che soffre un cane in un canile, un gattino abbandonato, ma spesso il fatto di non averli fisicamente vicini ci fa mettere in secondo piano il tragico problema delle pellicce:

UNA VERA E PROPRIA EMERGENZA

che si consuma minuto dopo minuto, senza tregua

La gente DEVE SAPERE quello che succede agli animali che loro comprano confezionati e camuffati in un soffice e all’apparenza innocente bordo in pelliccia!!!!!! Chi si porta addosso queste pellicce indossa un prodotto vergognoso, indegno di una società civile.

DOBBIAMO FARE IN MODO CHE IL MAGGIOR NUMERO DI PERSONE ANCHE QUEST’ANNO VENGA A CONOSCENZA, IN MODO DIRETTO, SENZA GIRI DI PAROLE, E DI IMMAGINI, DELLA REALTA’. Per questo motivo è stato realizzato un manifestino, dove viene descritto ciò che succede agli animali da pelliccia. La cosa più semplice che si possa fare, che ognuno di noi, che non può tollerare l’esistenza di questo massacro gratuito, in cui gli animali sono equiparati a cose, che non può non impazzire vedendo i filmati di quello che gli fanno, a cui brucia il solo pensiero che queste cose stanno accadendo in questo istante, E’ ATTACCARE QUESTI MANIFESTI, OVUNQUE, IN OGNI SPAZIO, DI TEMPO, E DI LUOGO, DELLA NOSTRA GIORNATA! Lo dobbiamo agli animali, dobbiamo trovare la forza, il tempo e la costanza per far uscire questo materiale e metterlo davanti agli occhi di chi non sa. L’OIPA ha avviato la campagna 2007 “ACQUISTA IN MODO CONSAPEVOLE: BOICOTTA IL MERCATO DELLE PELLICCE”,



Monday, November 19, 2007

Starvin Marvin

Era da un po’ che le cazzate protoniche del Grande Ratzinger non visitavano questo blog. Un po’ troppo forse. Durante un’udienza tenuta con dei vescovi kenioti, il robottone tedesco ha sottolineato come l’AIDS sia spesso frutto di un concetto sbagliato di matrimonio, che sembra corrompere la virtù dei fedeli africani. La promiscuità e la poligamia sarebbero le bestie nere da combattere, per ritornare ai valori cattolici del sacro vincolo. “il popolo africano tiene in particolare considerazione l’istituzione del matrimonio e della vita familiare. L’amore devoto delle coppie cristiane sposate è una benedizione per il vostro popolo, espressione sacramentale dell’indissolubile patto tra Cristo e la sua Chiesa”. In pratica, l’AIDS non si combatte con la prevenzione (leggi preservativi), con l’informazione, con la ricerca e con l’accessibilità ai farmaci, ma con la statistica. Cioè, invece di scoparti venti donne, sposati e scopati solo tua moglie. Se ti dice culo che non è già infetta (ed in quelle regioni è davvero una questione di fortuna) sei a posto. Se poi hai dei dubbi, non scopare per niente che così ti avvicini di più a Dio. Subito dopo, il papen si è lanciato di nuovo in una delle sue ‘reprimenda’ sull’aborto. Mai giustificabile, crimine orrendo, rispetto della vita ecc. ecc.

Leggevo questo articolo sul sito del Corriere, e non ho potuto fare a meno di pensare al piccolo ‘affamato’ africano reso famoso dagli autori di Southpark: Starvin Marvin (letteralmente ‘Marvin che muore di fame’ appunto). Starvin Marvin vive in un villaggio africano di capanne fatte di paglia e merda ed abitato da persone che non mangiano mai perché non hanno niente da mangiare. Nel villaggio esiste una missione cattolica con una suora, alle dirette dipendenze di una ‘filantropa’ dalle fattezze del Lucasiano Jabba the Hutt. Questa suora raduna quotidianamente i poveri affamati e, invece che dargli da mangiare, gli propina bibbie (che tutti tentano subito di addentare) e lezioni di morale cattolica sulla castità e sulla sopportazione.

Verrebbe quindi da pensare che il Grande Ratzinger, in quanto manga giapponese, cominci a sentire sul collo il fiato dei più divertenti e dissacranti cartoni americani, ed abbia deciso di imitarne lo stile per recuperare. Come dire, se non puoi batterli, unisciti a loro. Va detto però, che mentre Southpark continua ad essere il cartone preferito da me (vedi l’avatar…non è un caso) e da molti altri, i raggi protonici e le alabarde spaziali del teutonico pontefice non riscuotono lo stesso successo. Chissà, sarà per via dell’animazione, degli effetti speciali o magari della colonna sonora.

Friday, November 16, 2007

Nessun popolo è illegale

Trovo sul Blog di Lia l'appello per questa petizione. Ne riporto il testo integrale:

To: Opinione pubblica Il triangolo nero
Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne


"La storia recente di questo paese e’ un susseguirsi di campagne d’allarme, sempre piu’ ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando “emergenze” e additando capri espiatori.
Una donna e’ stata violentata e uccisa a Roma. L’omicida e’ sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena e’ la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L’odioso crimine scuote l’Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.
Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena e’ stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignita’? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che e’ italiana, e che l’assassino non e’ un uomo, ma un rumeno o un rom.
Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con spranghe e coltelli alcuni rumeni all’uscita di un supermercato, ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che rimangono senza nome, senza storia, senza umanita’. Delle loro condizioni, nulla e’ piu’ dato sapere.
Su queste vicende si scatena un’allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell’ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva il presunto assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.
E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall’Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra gareggiano a chi urla piu’ forte, denunciando l’emergenza. Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalita’ (1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli piu’ bassi dell’ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali. Il rapporto Eures-Ansa 2005, L’omicidio volontario in Italia e l’indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima e’ una donna; piu’ di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro e’ sette volte su dieci il marito o il compagno: la famiglia uccide piu’ della mafia, le strade sono spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto.
Nell’estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal padre e dai parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra culture. Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare, era felicemente evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne. Falso: la violenza contro le donne non e’ un retaggio bestiale di culture altre, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l’aspetto fisico e la disponibilita’ sessuale spacciandoli come conquista. Di contro, come testimonia il recentissimo rapporto del World Economic Forum sul Gender Gap, per quanto riguarda la parita’ femminile nel lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell’influenza politica, l’Italia e’ 84esima. Ultima dell’Unione Europea. La Romania e’ al 47esimo posto.
Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?
Succede che e’ piu’ facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.
Succede che e’ piu’ facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all’assistenza sanitaria, al lavoro e all’alloggio dei migranti; che e’ piu’ facile mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.
Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.
Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno e’ vittima di un omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, meta’ delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che e’ sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere).
Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani - dopo aver “delocalizzato” e creato disoccupazione in Italia - pagano salari da fame ai lavoratori.
Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo giocano agli apprendisti stregoni per avere quarti d’ora di popolarita’. Non si chiedono cosa avverra’ domani, quando gli odii rimasti sul terreno continueranno a fermentare, avvelenando le radici della nostra convivenza e solleticando quel microfascismo che e’ dentro di noi e ci fa desiderare il potere e ammirare i potenti. Un microfascismo che si esprime con parole e gesti rancorosi, mentre gia’ echeggiano, nemmeno tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce delle armi da fuoco.
Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell’ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di liberta’, dignita’ e civilta’; che rende indistinguibili responsabilita’ individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.
Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell’intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d’infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom.
E non sembra che l’ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra contro i poveri.
Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la dismissione dell’intelligenza e della ragione.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.
Essere rumeni o rom non e’ una forma di “concorso morale”.
Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.
Nessun popolo e’ illegale. "

Thursday, November 15, 2007

Giovani fotografi crescono...male

Arrivano segnali inquietanti dai giovani. Inquietanti è dire poco. Il 31 ottobre scorso, una ragazza di sedici anni è morta in una autostazione di Modena, schiacciata sotto un autobus. Successe anche a me, tempo fa, di assistere ad una scena del genere. Protagonista ancora una volta una ragazza di quell’età, investita da un camion mentre viaggiava in motorino. E se ci ripenso ancora tremo, come iniziai a fare allora, dopo aver constatato il decesso di quella povera ragazza distesa sulla strada. E forse, qualcuno dei compagni che accompagnavano la ragazza di Modena avrà avuto la stessa reazione che ebbi io. Però altri no. Per alcuni di quei ragazzi, in quel momento, era più importante mettere mano al telefonino e filmare il corpo straziato della loro amica, per avere qualcosa di shockante da buttare in pasto alla rete. Ed io mi domando come sia possibile che l’immagine di un’amica, una conoscente o anche una sconosciuta, ridotta in quel modo, morta, possa attraversare l’anima di un adolescente senza lasciare traccia. Senza sconvolgere minimamente i sentimenti.

Tutti a sedici anni siamo stati un pò idioti, per carità. Ci siamo fatti beffe ed abbiamo riso di cose che divertenti non erano. È inevitabile credo. A quell’età non si pensa alla morte per fortuna, si è troppo impegnati a vivere. Ma qui la storia è diversa. Qui si intravede il rifiuto di quella vulnerabilità che ti porta a piangere di fronte alla tragedia, quando questa colpisce direttamente la tua esistenza. Un rifiuto volontario che non ha nulla a che vedere con quei meccanismi di autodifesa psicologica che normalmente vengono attivati per sopportare il dolore della perdita, ma che invece sembra dettato dallo scarso valore (nullo in verità) che viene riconosciuto alla vita di una ragazza da un suo coetaneo. Non si pensa alla tragedia. Non ci si chiede se avrà sofferto nel morire in quel modo. Non si pensa al fatto che, magari proprio mentre lei moriva, sua madre era in casa che preparava la colazione, ignara del dramma che l’aveva appena colpita. Tutto questo non conta. Molto più importante riprendere il tutto per farsi un nome in rete. Per emergere, per distinguersi dallo sfondo di varia umanità che popola il web. Migliaia di anni di letteratura, filosofia e pensiero umano, quand’anche non religioso, assassinati con un telefonino.

Il preside della scuola dove studiava Sara Hamid, questo il nome della giovane, parla di “agghiacciante degenerazione delle relazioni umane di molti adolescenti”. ‘Agghiacciante’ è proprio il termine che è venuto in mente anche a me nel leggere questa notizia.

Chi ha fatto scuola in questo senso? Certo, non è infrequente incontrare in qualche film lo stereotipo del cronista d’assalto pronto a farsi inquadrare dalle telecamere davanti alle scene più macabre, perché ‘la gente vuole sapere’. Né mancano i casi di ‘diritto di cronaca’ sbandierato a destra e a manca ogni volta che un tiggì ripropone scene di morte (in realtà a solo per amore di audience). Personalmente, mi sento di buttare nel mezzo anche le ‘provocazioni’ pseudo-artistiche di qualche fotografo di casa nostra. Il resto, probabilmente, è solo rincoglionimento precoce da grande fratello.

Monday, November 12, 2007

Il calcio italiano

Problemi in Italia ce ne sono, ci sono sempre stati e, temo, sempre ci saranno. Ma non si risolvono a mugugni, espressioni di disgusto o di rabbia o, peggio ancora, interrogazioni parlamentari. La giornata di ieri e stata innalzata agli onori della cronaca nazionale ed internazionale per le azioni di guerriglia scatenate da gruppi di persone inferocite per l’uccisione di Gabriele Sandri in un autogrill nei pressi di Arezzo. Era un tifoso della Lazio e, per cause ancora tutt’altro che chiare, è stato raggiunto da due proiettili durante una rissa scoppiata nell’area di parcheggio dell’autogrill di Badia al Pino. Ad esplodere i colpi, un agente di polizia accorso sul posto insieme ad altri colleghi per sedare la rissa. Non si sa come i due colpi siano stati esplosi. Non si sa perché. L’agente non era a conoscenza del fatto che la rissa fosse a sfondo ‘calcistico’, essendo scoppiata tra tifosi di squadre diverse. Né si capisce perché avrebbe dovuto saperlo. Non si sa nemmeno se Gabriele Sandri fosse o meno coinvolto in questa rissa. In altre parole non si sa niente o quasi di quanto è successo. Ciònondimeno, un esercito di coglioni incappucciati ieri ha devastato sia la zona dello stadio Olimpico di Roma che quella dello stadio di Bergamo, dove era in corso la partita tra Milan ed Atalanta. E, curiosamente, questo attacco vandalico ha visto, forse per la prima volta nella storia del calcio italiano, tifoserie decisamente opposte agire insieme, con una comunità di intenti totale e senza precedenti. E, ovviamente, subito tutti lì a puntare il dito con raccapriccio, verso questi poveri idioti. Come se fossero veramente tali. Pochi hanno menzionato il fatto che, da un paio di decenni a questa parte, movimenti di destra più che estrema hanno messo piede negli stadi, diretti da ambienti totalmente estranei al calcio ed alle tifoserie anche organizzate, ma che vedono nelle ‘curve’ il vivaio ideale dove far crescere rabbia e violenza in maniera inquadrata. Più di un cronista ha riportato come i movimenti dei teppisti durante le loro scorribande apparissero organizzati e finalizzati. E stupisce che, in quello che si vuole far passare come un generico moto di rabbia, siano andate in fumo solo un paio di macchine e di secchioni della nettezza urbana. Per come la vedo io, qualcuno deve essersi dato un bel da fare per prendere al balzo l’occasione della morte del povero Sandri. Aiutato in questo dalle assurde decisioni prese dalla federazione che, invece di sospendere tutte le partite, ha semplicemente ritardato il fischio di inizio di una decina di minuti e mandato in campo i giocatori con la solita fascetta nera, neanche fosse un gettone di presenza per la partecipazione ad un lutto che, inevitabilmente, è stato considerato oltraggiato, dopo i più drastici interventi presi ai tempi della morte di Raciti. Ed oggi tutti giù a mugugnare. A puntare il dito. A rabbrividire di fronte alle immagini di questa mini rivolta dei poveri. Mascherata da tifo calcistico. Fomentata da parole che ormai hanno perso ogni barlume di significato, come ‘onore’ o ‘fede’. Guidata da chi di queste parole ha fatto pane quotidiano per le menti di poveri imbelli abbrutiti che venerano l’ignoranza. Ieri, Mughini godeva nel dissertare di banalità assolute dagli studi televisivi.

Chiudere gli stadi non basta. Bisogna fermare tutto. Niente calcio fino a settembre 2008. e col nuovo campionato, il primo che rompe anche solo una vetrina si riblocca tutto fino all’anno successivo. E poi vediamo se anche le società non cominciano a rimboccarsi le maniche per lasciare questa mandria di coglioni fuori dagli stadi.


Vignetta by Gianfalco. Thanks

Thursday, November 08, 2007

Il Picciotto nel presepe

E Don Salvatore Lo Piccolo ascese al Monte Etna, e quivi ricevette la Sacra Formula per l’ammissione a Cosa Nostra e i Pizzini della Legge dalle mani di Don Vito Corleone in persona.

Come siamo fortunati. Nel nostro paese certi valori vengono ancora considerati come irrinunciabili. Altro che gli Stati Uniti, dove i mafiosi si danno ad alcool, droghe e puttane senza ritegno. Diciamocelo, da noi il mafioso è una brava persona! Rispettoso della famiglia, della moglie e dei figli. Ama il padre e fa una vita casta e retta. Non ruba (agli amici) non è bordellatore e rispetta le leggi (sue). Mi par di averlo davanti agli occhi quest’uomo, sfinito da interminabili giornate di estorsioni, omicidi, attentati. Tornare a casa e sedersi sul divano insieme ai figli, con la moglie premurosa che lo omaggia di aperitivo e noccioline carezzandogli affettuosamente la nuca, mentre lui teneramente intrattiene i pargoletti con lupare giocattolo ed il kit del piccolo dinamitardo. Felice di aver ancora una volta svolto il suo compito di capo famiglia, di aver assicurato alla moglie ed ai figli un futuro dignitoso. Un quadro commovente. Quale chiesa non vorrebbe fedeli così devoti ai sacri valori della famiglia? Altro che Pacs, DICO e coppie gay! Quale paese non vorrebbe governanti così retti e senza macchia? Altro che i nostri, sempre lì a drogarsi e a scopare a destra e a manca. Impariamo da questa gente perdio! Mettiamo un picciotto nel presepe questo Natale! Proponiamo il nostro Modello finalmente! La Morale Mafiosa! Esportiamolo nel mondo! Quel mondo così freddo e corrotto, dove la gente si ostina a voler seguire le regole del vivere democratico e civile. Quel mondo dove si vive credendo di essere liberi, ma poi ti arrestano vigliaccamente se decidi di riappropriarti del tuo spazio e dei tuoi diritti, gambizzando il ‘gentile’ che non ha voluto pagare omaggio alla tua protezione, ammazzando il figlio del ‘cunnuto’ che pretende di far sapere ai magistrati i dettagli della tua onesta attività di estorsione, crivellando il giudice blasfemo o il presule eretico che cercano con tutte le forze di contaminare il paradiso mafioso con la legalità pagana ed il lavoro.

Bruciamo infine un santino e pronunciamo la Sacra FormulaGiuro di essere fedele a Cosa Nostra. Se dovessi tradire le mie carni devono bruciare come brucia questa immagine!” e ridiamo speranza a questo nostro bel paese. Per un nuovo miracolo italiano!

PS

Gianni Rodari mi perdonerà per il titolo...spero.

Wednesday, November 07, 2007

L'obbedienza della Chiesa

Qualcosa di strano sta succedendo in Calabria. Di strano e preoccupante. La ‘ndrangheta si ritrova sotto i riflettori da un po’ di tempo, e da un po’ di tempo, si fa il possibile per tentare di allontanare da quella terra le poche persone che tentano di contrastarla. Ne sono un esempio la ‘promozione’ del superprefetto Luigi de Sena, che ha lasciato Reggio Calabria per andare a fare il vicecapo della polizia, o l’avocazione dell’inchiesta Why not dalle mani del magistrato Luigi de Magistris. Adesso, nel silenzio più totale dei media, un altro personaggio che da lungo tempo si batte contro la criminalità organizzata, viene allontanato dalla regione e spedito a Campobasso. Si tratta di Giancarlo Maria Bregantini. Forse un nome che, ai più, non dirà niente. Tuttavia quest’uomo è molto famoso in Calabria (e non solo) per tutti gli sforzi che ha fatto per promuovere la dignità del lavoro tra i più poveri (e quindi più sensibili alle tentazioni del guadagno illecito) della punta d’Italia, in particolare nella locride. Sembrerebbe quindi un altro tentativo di allontanamento di un personaggio scomodo. Ma invece non è così ed il motivo è che Giancarlo Maria Bregantini è un vescovo, e chi vuole spedirlo a Campobasso non è un ministro, ma la Chiesa. Bregantini viene da tutti considerato un prete di ‘frontiera’. Nella diocesi di Locri-Gerace ha intrapreso diverse iniziative volte a dare lavoro ai giovani disoccupati della zona e questa cosa non è andata per niente a genio ai signorotti locali. Già il giorno del suo insediamento, si premurarono di fargli trovare un ordigno rudimentale sotto al palco da cui il vescovo ha salutato i fedeli per la prima volta. La comunità ‘Bonamico’, dedita alla coltivazione di frutti di bosco, ha visto svariati ettari di coltivazioni distrutti recentemente da mani ignote. È ovvio che si tratta di un uomo scomodo, come è ovvio che proprio per questo motivo, dovrebbe avere la possibilità di continuare ad operare in quella regione. Invece, il trasferimento sembra ormai certo. Uno dei collaboratori più stretti di Bregantini, Monsignor Piero Schirripa, decide di parlare senza peli sulla lingua: “Ad agire sono i poteri occulti a cui abbiamo pestato i piedi…Occorre trovare una soluzione. Bisogna trovare il modo di conciliare l'ubbidienza [alla chiesa] con le esigenze della nostra terra. In questi lunghi e difficili anni abbiamo combattuto massoni, poteri forti, 'ndrangheta, di tutto. Tutte le persone che abbiamo scomodato e vinto adesso si sono presi la rivincita”.

Loro, i preti di ‘frontiera’, devono obbedire alla Chiesa. E la Chiesa, nel prendere una decisione come questa, a chi obbedisce?

Sembrano chiederselo solo i giornalisti del Manifesto e del Giornale di Calabria. Tutti gli altri sono troppo impegnati a dar la caccia al rumeno.

Monday, November 05, 2007

Fra tanti baroni che avrei voluto sparissero...



"La mia partita migliore è stata la finale del '58 contro il Brasile";

"Ma signor Liedholm, avete perso 5 a 2!";

"Sì, ma io sono uscito sull'1 a 0 per noi"


Niels Liedholm

Valdemarsvik, 8 Ottobre 1922 - Cuccaro Monferrato, 5 Novembre 2007

Thursday, November 01, 2007

Riflessioni notturne pre-partenza

Domani il sottoscritto, insieme al suo prosopopeggiante avatar, se ne tornano in Italia per pochi giorni. I tanti finesettimana passati lavorando (tutti dalla fine di agosto in verità) cominciano a lasciare il segno. Quindi un finesettimana passato a mangiare come Cristo comanda (e a bere come Cristo comanda…il corpo e il sangue) è quello che ci vuole per tirare un po’ il fiato. Sa un po’ di escursione perlustrativa a dire il vero. La fine del contratto si avvicina ed il futuro è quanto mai incerto. Immagino di non avere nulla da invidiare a tanti miei coetanei sotto questo punto di vista. Roma mi accoglie sempre alla grande devo dire. Già fuori del terminal di Ciampino, il traffico ti salta subito alla gola. Lo shock, dopo anni passati nella quietissima Cambridge, è consistente, ma mi riabituo subito. I ‘green’ inglesi (odiosi per certi versi) lasciano il posto a pratacci ingrigiti dallo smog e costellati di immondizie varie. Le casette a due piani (attached, semi-detached, detached etc. tutte da 400.000 euro in su…come cazzo faranno a comprarsi casa gli inglesi…) con giardinetto e staccionata tipo Paperopoli, si ingigantiscono a cubo e diventano i condomini enormi della Tuscolana prima, del quartiere Appio poi, ed infine di casa mia. Harry Potter diventa improvvisamente Verdone. Il rigore ed il ‘fair-play’ anglosassoni subiscono una metamorfosi degna del miglior Dr. Jekyll e diventano il fatalismo e l’incazzosità tipici del luogo. Ci si sorprende a pensare che un tempo questo posto era casa. Cambiamenti che avvengono in due ore scarse di hostess low cost, turbolenze più o meno preoccupanti e vicini di posto sempre troppo silenziosi o troppo rompicoglioni. Sembra impossibile che un tempo così breve possa separare due realtà così diverse. Però è vero, come è vero che questa diversità non si sviluppa gradualmente viaggiando verso sud. Ma compare quasi all’improvviso, una volta varcate le Alpi. Certo, i paesi dell’Europa continentale sono diversi dalla Gran Bretagna, ma sono molto più simili ad essa, e tra di loro, di quanto non siano simili all’Italia.

Il che ci rende unici, credo. Solo che non sono sicuro che questo sia totalmente un bene.

Io amo i bambini, ma il prossimo che viene a bussarmi per dirmi ‘trick-or-treat’, a me che sto in mutande e canottiera proletaria, con la barba lunga e sfatto da una giornata di lavoro terminale ed una serata di ‘metti-a-posto-casa-prima-di-partire’, lo infilo nel forno. Acceso.