Saturday, January 31, 2009

Il sindaco stupefacente

Il sindaco di Padova Flavio Zanonato ha firmato, insieme al prefetto, un'ordinanza che prevede una multa di 500 euro per chi compra o assume 'sostanze stupefacenti' sulla pubblica via della città. In alternativa, chi viene fermato per questo motivo, può scegliere di sostituire la multa con un periodo di tempo all'interno di una comunità di recupero. I vigili urbani di Padova, già questa mattina hanno fatto la prima vittima, un uomo di 46 anni sorpreso ad assumere cocaina in prossimità della stazione ferroviaria. Vediamo cosa ha detto il sindaco. Il divieto è quello di "acquistare o ricevere sostanze STUPEFACENTI o PSICOTROPE nelle aree pubbliche o aperte al pubblico insistenti in ZONE RESIDENZIALI a Padova". L'ordinanza viene intesa dal sindaco come uno strumento per "combattere lo spaccio e la distribuzione di DROGHE, sostanze che distruggono i nostri giovani". Ora, fermo restando che non mi è chiaro cosa dovrebbe succedere a chi venisse sorpreso a fumare hashish in periferia, dal momento che al sindaco sembra stare particolarmente a cuore il centro della città, chi avrà avuto la pazienza di seguire i link che ho messo sopra, avrà visto che sotto i termini di 'stupefacente', psicotropo' e 'droga', si raggruppano sostanze che non solo non vengono comunemente considerate tali (pur essendolo), ma che vengono liberamente vendute in qualsiasi supermercato, bar o tabaccheria. Non solo. Almeno nel caso di alcoolici e sigarette, questi 'stupefacenti' vengono venduti con l'imprimatur dei monopoli, che pertanto porta fior di bigliettoni nelle tasche dello Stato. Di conseguenza, ci si pone il problema di come si comporteranno i vigili nel vedere qualcuno che si accende una sigaretta per strada, o si prende un caffè al bar, o un bicchiere di vino al ristorante, o una fetta di pane e Nutella al parco (ammesso che tali reati avvengano in 'zone residenziali' ovviamente). E' inevitabile a questo punto che il fellone tabagista, l'aggressivo caffeinomane, il maramaldo alcoolista o lo spietato nutellomane vengano multati o condotti in un centro di recupero al fine di espiare la propria colpa. Ecco, io vorrei dire al signor sindaco che bandire le sostanze stupefacenti dalla vita della gente è già di per se un'impresa inutile, se non impossibile. Ma quand'anche si decidesse di farlo, come lui sembra aver deciso, quella di decimare i consumatori a suon di multe o centri di recupero non sembra davvero la soluzione migliore. Semmai, ha tutta l'aria del 'problema'. In altre parole, signor sindaco, se si vuole eliminare lo 'stupefacente' dalla vita dei cittadini padovani, forse dovrebbe cominciare a togliersi dai coglioni lei.

Wednesday, January 28, 2009

L'opposizione racchia

Il cuginastro mi segnala la presente lettera, con la quale la deputata napoletana del Pd, Luisa Bossa, risponde con una provocazione alla battuta del Presidente del Consiglio ("Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane, credo che non ce la faremmo mai...".) che ha già provocato l'ennesimo scambio di accuse tra maggioranza e opposizione. Nell'intervento, la Bossa si candida ad aiutare il premier nella sua "strategia" e si definisce fuori pericolo, in quanto 'racchia'.

"Egregio Sig. Presidente del Consiglio,
lei ha detto: "Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle donne in Italia e credo che non ce la faremo mai". Sono totalmente d'accordo con lei, mi sembra plausibile. Sig. Premier, non si scoraggi, secondo me è una cosa che si può fare. "Yes, we can!" direbbe un suo avversario. Mi segua…
Innanzitutto, ogni bella donna italiana dovrebbe avere nel cassetto del comodino il proprio bel book fotografico. Di profilo, primo piano, di tre quarti, da tergo. Si, insomma, bisogna che ci si assicuri che sia stuprabile, ché noi non siamo un popolo che spreca risorse, figuriamoci un militare. Una raccolta di foto dai 18 ai 40 anni, non di più: gli stupratori, lo sappiamo tutti, son personcine dal palato fine e le cariatidi o le acerbe manco le guardano. Chiunque si trovi nella fascia d'età citata, manderà il suo curriculum fotografico, corredato da qualche breve nota su giro vita, peso e taglia di reggiseno.
Lei, intanto, provvederà ad istituire in Parlamento una apposita CCS (Commissione Candidate allo Stupro) che vaglierà, scrupolosamente, ogni invio, decretando chi è inclusa o meno nell'assegnazione del soldato anti-violenza. Qualora la donna superi le selezioni, un militare le sarà inviato direttamente al suo domicilio e la seguirà passo passo, più fedele di un cucciolo salvato dal canile e più vigile di un mastino insonne.
Ovviamente sono escluse dalle selezioni quelle donne che hanno già aderito alla campagna "sposa un milionario" le quali sono nelle condizioni economiche di procurarsi un body guard di tasca loro. La Commissione dovrà, altresì, lavorare sulle candidature dei militari che saranno assegnati alle miss da stupro. Saranno esclusi soldati in astinenza sessuale da tempo protratto.
I quiz preselettivi dovranno prevedere prove di resistenza quali "Non perdere il tuo aplomb in un harem di donne discinte" o "Tieni indosso la tua divisa su una spiaggia di nudiste senza implodere".
Coloro che risulteranno vincitori delle prove, saranno inclusi nell'albo dei soldati anti-stupro e non potranno fare richiesta per altre liste, quali, ad esempio, quelle di soldato vigila-discarica per ovvi motivi di conflitto di interessi. Una volta accoppiati, donna stuprabile e militare anti-violenza saranno legati da vincolo legale inscindibile fino a quando non si presenterà una delle cause di rescissione dal contratto e cioè:
a) sopravvenuta bruttezza imputabile ad un improvviso e inaspettato decadimento fisico o ad incidente sfigurante; b) sopraggiunti limiti d'età; c) caduta del governo.
Ha visto, Sig. Presidente, com'è stato facile? Non è complesso, ci ripensi, non molli. Io sarò con lei per l'organizzazione di tutto. Posso dedicarle tutto il tempo di questo mondo: sono racchia, e non devo passare il mio tempo a preoccuparmi di chi potrebbe violentarmi."

Luisa Bossa, deputata PD

Quando si dice la classe. Fossero tutti cosi' i deputati del piddi', li voterei anche io.

Quando i bambini fanno "ASTRONZO!"



Secondo Povia dall'omosessualità si 'guarisce'. Un omosessuale può tornare 'normale' secondo Povia. Lui stesso afferma di essere stato omosessuale per sei mesi e di essere 'guarito'. Non sorprende che quest'individuo affronti l'argomento con tanta leggerezza. Evidentemente deve ritenere, a ragione, che la sua condizione di 'Povia' debba essere invece incurabile.

Nella foto Povia all'ultimo Gay Pride mentre rilascia un'intervista sulle gioie del sesso anale.

Monday, January 26, 2009

Favole a confronto


C’era una volta Michele Santoro che decise di fare una trasmissione di approfondimento sul massacro operato dall’esercito israeliano nella striscia di Gaza. E c’era una volta la Bbc che, unitamente a Sky, decise di non mandare in onda un filmato documentario su quel massacro. Un appello a sostegno del Disaster Emergency Committee, famosa organizzazione che viene solitamente ospitata sulle frequenze della Bbc con i suoi appelli per raccogliere fondi per i profughi del Congo o del Myanmar e via dicendo. "Per non compromettere l'imparzialità dell'emittente", hanno detto. C’erano una volta i giornalisti italiani, di ogni orientamento possibile, che insorsero di fronte alla trasmissione di Santoro, puntandogli il dito ed accusandolo di faziosità e scorrettezza per aver assurdamente sostenuto che sotto le bombe israeliane sono morti solo i palestinesi. E c’erano una volta i giornalisti inglesi, di ogni orientamento possibile, che attraverso il proprio organo rappresentante, il National Union of Journalists, hanno subito espresso tutto il proprio sdegno nei confronti della televisione pubblica inglese per la decisione presa. Protestando rumorosamente, anche all’interno della stessa redazione in cui i giornalisti della Bbc sono stati minacciati di sospensione qualora avessero menzionato anche solo l’esistenza dell’appello, e presentando una mozione presso la camera dei Lord per forzare l’emittente pubblica a trasmettere il documentario. C’erano una volta i politici italiani, di ogni orientamento possibile, che hanno a loro volta puntato il dito verso le immagini trasmesse da Santoro, ammantando con la stella di David le proprie spalle ricurve di struzzi con la testa sotto la sabbia. Ma non c’era una volta in cui i politici inglesi abbiamo osato proferire una sola parola per commentare l’operato della televisione pubblica, se non quando chiamati in causa dai diretti interessati, i giornalisti, a muoversi per riparare alla presunzione di un torto, ovvero a fare il proprio dovere. C’erano una volta i cittadini italiani, con poche ma lodevoli eccezioni e di ogni orientamento politico, scandalizzati dalla trasmissione di Santoro che ha turbato il pasto serale a suon di bambini morti e perfettamente allineati con i propri degni rappresentanti politici. E c’erano una volta i cittadini inglesi, di ogni orientamento politico, che hanno subissato il sito della Bbc di reclami per quella che considerano una gravissima infrazione al proprio diritto di informazione nonchè alla necessità di intervenire in aiuto della popolazione palestinese. C’era una volta il Guardian che ci racconta tutto questo, e c’era una volta Lesandro che si domanda se, forse, non sia per qualcosa che hanno buttato nelle condutture dell’acqua italiane qualche hanno fa che esiste questa differenza tra le due favole.

Saturday, January 24, 2009

Tempo di separazioni

Vendola e Giordano escono da Rifondazione Comunista e fondano un nuovo soggetto politico. Ferrero, triste, annuncia: "Questa separazione porterà allo sconvolgimento delle iniziative politiche della sinistra comunista in Italia. Dovremo annullare il torneo di briscola e tresette per mancanza di giocatori."

Ne ho viste io di cose che voi umani non potete immaginare, incluso un inglese che mangiava patatine fritte col cappuccino stamattina. Ma questa le batte tutte!

Tuesday, January 20, 2009

Coincidenze



Riconosco che questo 'dettaglio' a me era sfuggito. Non sono poi praticissimo dell'Islam e dei suoi costumi, per quanto penso che avrei dovuto invece notarlo subito, che' lo sanno tutti come prega un musulmano.
La coincidenza in oggetto consiste nel fatto che ho trovato sul blog della mitica Lia un post dedicato ad un film che, curiosamente, mi sono ritrovato a vedere a Roma alla fine delle mie vacanze Natalizie. Coincidenza aggravata dal fatto che io, al cinema, non ci andavo credo dal '72. In Italia almeno. Stavolta invece, mosso da alcune delle Forze Prime che muovono un po' tutto l'Universo Creato, ci sono andato ed il film in questione era appunto questo 'The Millionaire', che tanto perplessa ha lasciato la proprietaria del mio haramlik preferito. Personalmente il film l'ho trovato abbastanza fastidioso, se non altro perche' prima attira lo spettatore nella realta' orrenda di bambini sfruttati, mutilati al solo scopo di mandarli ad elemosinare, e poi si risolve in un favolistico confettone rosato dove i buoni vincono, i cattivi crepano, tutti sono bellissimi e anche i morti di fame esultano davanti a televisori stradali se un loro ex compagno di strada vince miliardi giocando ai 'pacchi' con l'alter ego indiano di Pupo. Ma a parte questo, quello che merita particolare menzione adesso, e' la 'magagna' riportata da Lia nel suo post. In una delle scene iniziali, i due bambini protagonisti, Jamal e Salim (occhio ai nomi!), vedono la propria madre uccisa da un gruppo di invasati che caricano il lavatoio dove questa, insieme ad altre donne, era intenta alle sue mansioni. Durante l'aggressione, si sente chiaramente una voce che emerge dalla fuga delle donne aggredite e che dice "Aiuto! Sono musulmani! Scappiamo!". Lo spettatore ingenuo o distratto (come il sottoscritto, almeno sul momento) registra il tutto come l'aggressione di musulmani a donne hindu. Ma non e' cosi'. Infatti, non solo 'Jamal' e 'Salim' sono chiaramente nomi islamici e non hindu, ma in una delle scene del film, si vede uno dei bambini recitare una preghiera secondo lo stile musulmano, ed e' frequente sentire entrambi pronunciare frasi del tipo 'Dio e' grande'. A spazzare il campo dai dubbi, ci pensa lo stesso Danny Boyle, il regista, che dichiara in questa intervista la reale appartenenza religiosa dei protagonisti. Che e' successo dunque? I doppiatori parlano di 'svista'. A me, sinceramente, viene in mente invece Luigi Braccioforte, ovvero quei patetici tentativi in voga durante il ventennio, di italianizzare i nomi di personaggi stranieri (nello specifico Louis Armstrong). In questo caso abbiamo italianizzato un film intero. Nemmeno Mussolini sarebbe riuscito a fare tanto. Ma si sa, essendo sagittario, io vedo il complotto dappertutto.

Saturday, January 17, 2009

Vox populi

Vi prego, leggete questo!!!

Carnage

Da Peacereporter:

Israele dichiara un cessate il fuoco unitaterale a partire dalle 2:00 di domenica 18 gennaio. Lo ha annunciato il premier israeliano Olmert nella conferenza stampa al termine della seduta della Knesset che ha approvato la decisione.

"Hamas ha subito gravi colpi e i suoi leader sono nascosti". Ha dichiarato, aggiungendo che "abbiamo raggiunto tutti i nostri obbiettivi a Gaza. Le capacità militari di Hamas sono seriamente compromesse". "L'esercito controlla la maggior parte delle aree da cui avvengono i lanci di razzi". Olmert ha poi lodato l'operato delle forze armate israeliane, sostenendo che l'operazione Cat Lead, "senza la quale, non c'è dubbio, non avremmo potuto raggiungere i nostri obiettivi, ha dimostrato la forza di Israele". Il comando centrale, ha aggiunto, "ha dimostrato di avere imparato dagli errori del Libano". "Hamas è stata colta di sorpresa", "ha sottovalutato la risolutezza di Israele" e "ancora non sanno quanto duramente sono stati colpiti". "Israele sta lavorando su più fronti per portare a casa Gilad Shalit". Poi ha preso la parola il ministro della Difesa Barak, che ha aggiunto: "questa è stata una giustificata guerra di opportunità".

Il Nobel per la pace ormai non ve lo leva nessuno. Bastardi.


Sunday, January 11, 2009

Sciuscià

Di Elena Catozzi

Pare che a volte in questo Paese riescano ancora ad accadere cose straordinarie, sembra che di tanto in tanto barlumi di memoria storica riescano a dare piccole scosse di coscienza ai curatori dei palinsesti televisivi, ed è così che per caso, può capitare di imbattersi nella visione di Sciuscià di sabato sera, sulla buona cinefila La7.
Dire che quasi non crediamo ai nostri occhi è dire poco, dire che la sconcertante portata di quello che non è semplicemente un film ma l' inno degli inni all' infanzia violata, violentata, straziata e negata, è ahimè talmente attuale, talmente e maledettamente accostabile a quello che sta accadendo a migliaia di bambini, in questo preciso momento, in varie parti del mondo, che ci sconvolge ancora di più, ci travolge, ci mette un cappio al collo e la forza delle sue immagini e della sua storia forse ci strozza, ci avvinghia, non sappiamo come reagire, dare un senso a quella che forse è una delle più grandi manifestazioni sullo schermo (accanto a "I bambini ci guardano" e "Ladri di biciclette"), della dignità spezzata dei piccoli di tutte le guerre, di tutte le miserie, di tutte le presunte civiltà.
Ma cos’è quello che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi? Che storia è quella che due signori di nome Vittorio De Sica e Cesare Zavattini vogliono, sentono l’urgenza di raccontare? E’una storia semplice e comune, e che in pochi hanno avuto il coraggio di raccontare, una storia che riguarda tutti i bambini del mondo in ogni tempo, la storia di un’ ingiustizia mai superata, o poco esibita, è la storia dei deboli e dei piccoli che pagano le colpe di chi non ha mai avuto rispetto per la condizione di “bambino” e che anzi, l’ ha sfruttata, usata, sfasciata, coprendosi dietro le macerie della guerra, addebitando tutto ad essa, è la storia di chi non ha mai saputo ammettere di non aver protetto le sue generazioni migliori.
I due piccoli “sciuscià” Giuseppe e Pasquale (che dire interpretati magistralmente da Franco Interlenghi e Rinaldo Smordoni significherebbe non rendere loro abbastanza giustizia), non solo lavorano come schiavi per strada, non solo vengono usati, loro malgrado, per furti, imbrogli e cose laide di questo tipo dall’ Uomo vigliacco che non ha il coraggio di sporcarsi le mani, ma tutto quello che vogliono è solo poter guadagnare qualche spicciolo per andare a villa borghese per salire in sella a un cavallo bianco!!!!Ecco tutto quello che sognano due poveri ragazzi, ecco quello per cui sono disposti a lucidare scarpe spesso a laidi americani che nemmeno li pagano, ecco in cosa cercano conforto due bambini che non hanno nessuno. In un cavallo bianco. E cosa succede se invece vengono malauguratamente “prelevati dalle autorità” e tramite una sommaria e assurda seduta di tribunale incarcerati per un furto che in realtà non avevano neanche commesso???
Succede che De Sica nel 1946 decide di mostrare il lato mostruoso del nostro Paese, le storture, lo scandalo e l’indecenza di quello che era il sistema carcerario minorile, le oscenità perpetrate a scapito di innocenti in quello che veniva considerato un luogo di riabilitazione, succede che De Sica con straordinarie capacità da entomologo scelga uno ad uno le facce più terribili e così maledettamente vere dei poteri precostituiti, Chiesa compresa, e ne mostri l’abiezione più totale a partire dalla crudeltà del direttore, passando per l’ indifferenza spesso acquiescente dei sacerdoti, la totale assenza di rispetto della polizia carceraria e arrivando alla rassegnazione di quell’unico assistente che aveva cercato di aiutarli ma che non ce la fa più a rendersi protagonista di tante violenze e soprusi gratuiti contro questi bambini e decide di lasciare il posto quando gli muore tragicamente fra le mani uno di loro, in quello che le autorità, ripeto, Chiesa compresa, vogliono sminuire come un “incidente”.
E quanto struggente sia il ritratto lucido e mai patetico di questi volti rubati alla vita, se solo pensiamo alla figura del piccolo napoletanino spaurito e malaticcio, e ai suoi occhi speranzosi, alla sua immensa maturità di chi è cresciuto troppo in fretta, quanta umanità nei visi e nei corpi di ragazzi che non riescono a trovare uno spiraglio di solidarietà nemmeno unendosi tra loro, nemmeno cercando di difendersi insieme perché è troppa, troppa la crudeltà e la violenza in cui sono immersi e allora anche Pasquale e Giuseppe saranno destinati a mantenere il loro destino di vittime ( se non di martiri) di una società che se ne è lavata le mani, fino in fondo, fino agli ultimi attimi tragici della loro vita in cui pagheranno amaramente l’assurdità e la degradazione del tempo in cui sono vissuti e Vittorio De Sica tutto ciò ce lo sbatte in faccia senza mezzi termini, in quello che è fuori da ogni dubbio uno dei finali più agghiaccianti della storia del cinema.
Ma ci sembra quasi indecoroso continuare ad aggiungere parole perché forse certe immagini neanche se lo meritano un commento, e non tanto perché parlino da sole, quanto per l’incapacità che ci porteremmo comunque sempre dietro, qualsiasi cosa ci inventassimo, di non poter mai arrivare a restituire loro un briciolo dell’ immensità e dell’amore che han donato a noi.
Non esisteva nemmeno l’ Oscar per miglior film straniero, non esisteva no, e l’ hanno inventato per recapitarlo nelle mani di Vittorio De Sica. Gli americani comprarono pure i diritti per solo 4000 dollari guadagnandone un milione. Non esisteva nemmeno che qualcuno gridasse in questo Paese appena uscito dalla guerra, che l’ orrore non era finito, anzi, forse era iniziato. E 63 anni or sono se è possibile continua vergognosamente a colorare di nero questa pellicola e a renderla di un’attualità maledetta e sconcertante.
Se fossimo così ingenui da pensare che basterebbe Sciuscià a dare una mano ai tanti bambini mandati al massacro ogni giorni in ogni parte del pianeta, beh, ci preoccuperemmo personalmente di farne pervenire una copia a certi signori.
Eppure sappiamo che la speranza è tutta lì, negli occhi della piccola Nannarella, la sorellina di Giuseppe che gli lancia il suo ultimo sguardo mentre la camionetta se lo porta via, e piazza Campitelli deserta e contristata per l’occasione, Roma intera, guarda insieme a lei cosa sono stati capaci di fare.
Non è storia del cinema, non è un film.
E’ un documento, è storia dell’ umanità.
Prendiamocene più cura se un giorno vorremo guardare in faccia i nostri figli senza vergognarci.

FREE PALESTINE


Il prato di Hyde Park è duro come pietra. Ci faceva un freddo boia a Londra la mattina di ieri ed era tutto gelato. Arrivo all'ingresso del parco con due ore buone di anticipo e c'è già un sacco di gente che si incammina verso lo 'speaker's corner', ovvero quell'angolo del parco dove, tradizionalmente (e come potrebbe essere altrimenti a Londra?), chiunque abbia qualcosa da dire prende un banchetto, ci sale sopra e parla. Col tempo, anche la tradizione s'è evoluta e adesso c'è un palco coperto con tanto di amplificazione. Lungo il tragitto sembra di essere piombati in una specie di Silent Hill islamica. Il prato è bianco di ghiaccio. Gruppetti di uomini riuniti in preghiera spuntano di tanto in tanto dalla nebbia gelata. Come faranno a trovare la direzione giusta per pregare lo sanno solo loro. Ma nonostante tutto, nè la nebbia nè il gelo riescono a fermare la gente. Alla fine, gli organizzatori parleranno di più di 100.000 persone. Chissà se, come succederebbe in Italia, la polizia ne avrà contati una quindicina. Non è quindi una manifestazione colossale quella che vuole protestare contro il genocidio degli abitanti della Striscia, operato con chirurgica approssimazione dall'esercito israeliano a cavallo tra il 2008 e il 2009, e tutt'ora in corso, col 'secondo tempo' dell'intervento di terra. Eppure gli organizzatori parlano della più grande manifestazione che Londra abbia mai visto dal 2002, quando ci si radunò (e per una curiosa coincidenza partecipai anche a quella) contro la neo-guerra irachena. Lo stesso giorno di quella manifestazione, a Roma sfilarono più di un milione di persone! Non sono molto propensi a protestare gli inglesi. E perchè dovrebbero? Non hanno problemi, la crisi viene affrontata con britannica disciplina e per chi perde il posto ci sono pronte dosi massicce di alcool a basso prezzo. S'incazzano se gli cammini sulla pista ciclabile magari, ma se c'è da macinare qualche km per una giusta causa il discorso cambia. Meglio così! C'è la certezza che i 'britons' che si incontreranno lungo il percorso saranno di quelli cordiali e simpatici.
La maggior parte dei 100.000 e più sono pertanto arabi. Giovani ragazzi incappucciati e incazzati come bisce si mescolano a vecchi saggi in tunica, zuccotto e barbone lungo e donne con velo e splendidi quanto misteriosi occhioni neri. Tra questi, io. Senza guanti e con un freddo addosso che manco gli alpini di Bedeschi, arrivo sotto il palco giusto mentre un rappresentante dell'organizzazione apre la serie degli interventi. "Salam Aleikum", "Brothers and sisters", "Comrades". Ogni intervento si apre così. "FREE FREE PALESTINE" e si chiude così, con la folla che risponde sempre e sembra quasi respingere la nebbia a forza di urla. Parlano in tanti. Rappresentanti sindacali, esponenti di ONG, politici. Il messaggio è chiaro. Non è il massacro che stupisce. Quello si protrae, salvo rare eccezioni, da prima del '48. E' il silenzio. Il silenzio della cosiddetta civiltà occidentale, il silenzio della comunità europea, il silenzio degli altri stati arabi. Ahmed, vicino a me, dice che l'Egitto non è più uno stato fratello per lui. E tutti chiedono la stessa cosa. Che il Regno Unito smetta di vendere armi ad Israele e che ritiri i propri ambasciatori da quello stato. In Italia, richieste del genere sarebbero risibili, nel senso che cadrebbero inascoltate prima ancora di essere proferite. Speriamo che in UK le cose vadano diversamente.
Chi parla non sempre ha le idee chiare. Qualcuno asserisce che lanciare Qassam contro Israele non è il modo giusto di reagire, e l'unica sarebbe operare il boicottaggio sistematico dei prodotti Israeliani. La prima parte del ragionamento è senz'altro condivisibile, ma la seconda? Non ce lo vedo Israele in ginocchio perchè qualcuno smette di comprare arance israeliane al supermercato. Non è che Israele esporti molto di più dopotutto.
Sta di fatto che sul palco salgono anche loro. Gli ebrei. Ed è forse l'intervento più importante di tutti. Almeno per me, che ignoravo l'esistenza del movimento 'Jews for justice for palestinians'. Parla un uomo, un professore. Racconta di come il movimento che rappresenta sia riuscito a far studiare molti ragazzi della striscia, ed a farli ritornare, dopo la laurea o il diploma, nella striscia stessa. Hanno individuato il problema, senza dubbio. E si dannano l'anima per risolverlo. Ma inutilmente. Chè serve a poco lasciarsi indietro l'ignoranza e la povertà se poi qualcuno trasforma scuole, associazioni culturali e teatri in obiettivi militari da bombardare. E quasi piange quell'uomo mentre grida "ditelo ai vostri rappresentanti parlamentari!". Sento un freddo di solitudine sia nelle parole di quell'uomo che dentro di me. Ma è più forte il calore della gratitudine, per qualcuno che si danna l'anima per salvare la mia, chè è grazie a loro se posso continuare a sputare in faccia a chi mi dà dell'antisemita!
Chiude la serie degli interventi uno sfigatissimo Brian Eno, che col microfono mezzo scassato ricorda che in quello stesso 'speaker's corner', lui ha manifestato contro la guerra in Vietnam, contro l'aparthaid e contro la guerra in Iraq (come se gliene fregasse un cazzo a qualcuno). Poi il palco viene catturato da un maschiotto che inizia un improbabile rap fatto di dita ritorte a pistola, e il corteo inizia a muoversi. Mi muovo con lui e dopo poche centinaia di metri vedo davanti a me qualcosa che non mi aspettavo. Un grande striscione rosso con al centro una stella gialla. E dentro la stella, falce e martello! "Casa", penso. Mi accodo, dico al tizio che tiene uno dei bastoni dello striscione che, quando è stanco, posso dargli il cambio. Lui ha le mani congelate e mi passa subito il testimone. "Sto sfilando col Partito Comunista Inglese..." penso, "...P.C.I.". E quasi scende la lacrimuccia. Poi però vedo che, ovviamente, si chiama 'Communist Party of Great Britain'...CPGB...NON E' LA STESSA COSA!!!
L'organizzazione ha previsto che il corteo sfilasse davanti l'ambasciata israeliana. Quando ci arriviamo, troviamo due cose. La neve, che ha iniziato a cadere in fiocchi piccoli e fastidiosi, e qualche 'bobby' davanti al cancello. Il grosso dello spiegamento è dentro il viale dell'ambasciata. Quelli rimasti fuori sono quattro gatti che non riescono ad impedire ad alcuni dei maschiotti di salire sulle colonne laterali che reggono il cancello, di sfasciare un paio di lampioni e di bruciare un paio di bandiere. Parte una carica. Roba piccola, niente di che. La cosa divertente è un'altra. E cioè che gli arabi hanno un gran senso dell'umorismo! Li vedevo mentre stavo sotto al palco e lungo la marcia. Ognuno ne teneva in mano una. E quando siamo arrivati davanti all'ambasciata, hanno iniziato a tirarle tutti insieme dall'altra parte del cancello. Una pioggia di SCARPE rivoluzionarie!!!
Cari sionisti, una risata vi seppellirà!

PS
Apprendo dal sito di Galatea che il giornalista palestinese Sameh Habeeb ha, a proprio rischio e pericolo, un blog attivo direttamente da Gaza. Lo trovate qui, con la cronaca diretta di queste due settimane di massacro. Habeeb riesce a connettersi grazie ad un generatore di corrente ed in totale clandestinità, quindi sarebbe bene che tutti dessimo una mano a questo coraggioso amico diffondendo l'indirizzo del suo blog.

Wednesday, January 07, 2009

Buon 2009

Si stima che ad oggi, il raid israeliano nella striscia di Gaza sia costato la vita a 220 bambini

buon 2009 un cazzo!
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Tuesday, January 06, 2009

Er dialetto romanesco

Succede che torni a casa per le vacanze di Natale. E succede che casa tua è a Roma. Succede pur…anche che ci torni per pochi giorni e hai programmato di incontrare qualcuno. Per curiosità, non per altro. Perché l’hai vista in foto ed è carina. Perché sa parlare e scrivere e te par…ti sembra interessante e piacevole come compagnia. Succede tutto questo e non c’è niente di strano a prima vista. Ma lui è lì, in agguato. Ti aspetta, ti annusa, ti punta e poi te sar…ti salta al collo che manc…nemmeno te ne accorgi. E nù lo riconosci mai perché se maschera, se ‘mbroja, te cojona e sarta fòri all’urtimo, parlanno in romanesco. E te se ‘nfila in testa e batte che pare un fabbro feraro. E tu ce provi a mannallo via, chè già ce sei passato, la sai la strada che t’aspetta, lo sai ‘ndò te porta. Ma nun c’è verso, nun se scappa. È peggio de ‘n decreto reggio.

Ce provi cò li libbri ma fai peggio.

E daje ggiù Trilussa, Belli, Aldo Fabrizi.
E Pascarella cò le caravelle.
E la Rinaldi, povere ma belle.
Sei pronto a rinuncià puro a li vizi,

e invece sei der gatto ormai, stai fresco!
E te convinci ch’era mejo prima.
Non solo t’aritrovi a scrive in romanesco,
ma te ce scappa fòri anche la rima!

Che poi er dialetto è affare complicato.
Nun è che poi penzà che basta avello.
Devi esse pure ‘n filo smanicato,
devi conosce er modo se vòi usallo.

Inzomma a falla breve er risultato
è che le sbaji tutte, e ce lo sai!
Ma nun me chiami mai!”, “Che m’hai chiamato?
Che fai me baci?”, “Ma nun me baci mai?

Ma datte ‘na guardata, siamo seri.
Ma ‘r lavoro, la scienza, la curtura...
Ce l’avevi ‘sti tesori, erano veri.
Rinunci a tutto? Bella fregatura!

Perché er penziero che te passa ‘n testa
è proprio questo, nù lo poi negà.
La vita sarà bella, gioja, festa
finchè nun viene l’ora de magnà.

Chè te li sognerai la notte l’occhi sua,
ma su quer tavolino nun s’embroja.
Vòto sarà er piatto, vòta la foja.
E che te magni, li mortacci tua?

Perciò tesoro mio nun t’arabbià.
Se me vòi bene credi, damme retta.
‘Sta cosa la dovremmo maturà,
nun è che se po’ fa così de fretta.

Ce metterò der mio, io te lo giuro.
E prima o poi vedrai che ce riesco.
E allora ce lo studieremo insieme
come parlà ‘r dialetto romanesco.