Tuesday, April 28, 2009

Il papen antivirale

Non c'è niente da fare, non gli riesce proprio. Lui ce la mette tutta davvero ma non gli viene. C'è andato alla fine il papen, a visitare i terremotati. Però, a guardarli bene, quando se n'è andato quei poveretti sembravano più afflitti di prima. "Forrei appracciarfi tutti" ha detto Benedetta. Suscitava maggiore commozione Ozzy Osbourne quando urlava al pubblico dei suoi concerti la stessa cosa, magari sputando sulla gente e mostrando il dito. Non che non fosse sincero, ma proprio non trasmette. Auspica case e chiese nuove e più solide. Per carità, il messaggio è chiaro, ma menzionare anche gli ospedali e le scuole? Non gli viene proprio. Non ne azzecca una poverino. Il tiggìuno di stasera descriveva un papen 'commosso'. Poi lo inquadravano e aveva sempre lo stesso ghigno malefico. Sembra sempre pettinato a colpi di croce celtica. Bacia i bambini e li fa piangere. Distribuisce santini ciclostilati sulla resurrezione e mostra felice aspersori e calici d'oro salvati dalle macerie, ma quando saluta il volontario o il vigile del fuoco sembra che non riesca a distinguerli dagli sfollati. Annarita ha perso un figlio sotto le macerie? Una croce segnata in fronte, un "Appi fede" e avanti il prossimo. 'Il papa degli sfollati', lo etichetta sempre il tiggìuno. Il papa degli sfollati che è andato ad Onna per "dire una parola circa i fostri morti. Essi sono fifi...in Tio". Bella prova Benedè. E nel mentre che sono vivi in Dio aspettano di vedere la costruzione di case e chiese "pelle e solite [belle e solide, per chi non parla la lingua di Cermania. ndb]".
Santità, ci faccia un favore. Vada in visita al virus dell'influenza suina. Tante volte non bastassero gli antivirali...

Monday, April 13, 2009

Va tutto bene dal momento che ci seiiiiii...

Otto del mattino. Un palazzo romano in un quartiere di quelli che riescono ad essere eleganti pur essendo popolare. Il mercato di strada è già all'opera da almeno 4 ore. Apro la finestra della cucina con in mano la tazzina del caffè fumante e mi affaccio sul cortile. I cortili mi hanno sempre affascinato. Invisibili dalla strada, sono l'intimità condivisa da decine, centinaia di persone. Il regno di portieri, massaie e gatti. Cinque 'tronchetti della felicità' fanno compagnia a due magnolie basse intorno ad una piattaforma centrale dove si aprono le prese d'aria del garage. Tre o quattro merli conversano tra di loro, ascoltati solo da un gran pavese di panni stesi alle finestre.
C'è un sole tiepido che lava via pensieri e preoccupazioni. Roma ad aprile diventa un posto magico di infanzia ritrovata. Alcune finestre sono ancora chiuse ma la maggior parte rivelano tracce di quella solita attività mattutina fatta di colazioni e lavori di casa. Le finestre delle scale sono aperte e si vede il portiere piegato in due sui gradini con uno straccio in mano che canta 'Adesso tu' e lucida il marmo.
"Riccardo? Te sei lavato i denti???"
"Ancora no mà. Mo vado!"
Una signora anziana esce dalla porta di casa, scende i primi gradini poi si accorge che sono bagnati.
"Uddio Gennà, scusa. Non m'ero accorta che stavi lavando", "Nun se preoccupi signò, però faccia attenzione". "Si si, però me dispiace. Io in genere uso l'ascensore, ma solo a salì, che me fa fatica. A scende scendo bene a piedi". "(e ci seiiiiii...adesso tuuuuu)". "Ma poi scusa, ma tu le lavi sempre a quest'ora le scale? io me credevo che le lavavi più tardi", "[fingendo un pianto disperato] Mannaccia signò, ma che dice? E io che me ce arzo tutte le matine alle sette pè favve trovà le scale pulite!". "Ahò, e io mica me n'ero mai accorta. Aspè, famme passà. Ecco, grazie èh? Ciao.", "Ma grazie de che signò? Arivederci."
"Riccardooooooo! L'hai lavati 'stì denti?"
"A mà ma c'è Simona che sò dù ore che sta ar bagno!"
"Simooooo! Allora?? Dai che famo tardi!"
"(a dare un senso ai giorni mieiiiiii)"
Mi sento come se stessi al centro di una di quelle giostre da luna park con le carrozze ed i cavalli. E resto lì col caffè in mano, sentendo lei che dorme in camera da letto. E non mi serve nient'altro per essere felice.
Ma che ce torno a fà lassù...?

Monday, April 06, 2009

Nuvole di vita

Sembrava una serata normale quella di ieri sera. Torno a casa dal lavoro, cerco di dare una sistemata alla giungla di casa mia, ceno, sigaretta, poi una scorsa ai giornali. Non la noto nemmeno quella voce che scorre nella finestra delle notizie flash del sito del Corriere. "Scossa di terremoto in Abruzzo", ore 23:11. Ormai il sito del Corriere lo leggo quasi in trance, stanco del gossip politico, delle latest news sul grande fratello o delle foto di questa o quella modella, piuttosto che velina, piuttosto che ministro che si fa fotografare col vip di turno, se non direttamente in mutande. Chiudo tutto, una partita a Diablo II e poi vado sul mio nuovo ed odiato idolo, il feisbuc. Gironzolo un pò, poi chiamo Elena. Breve chat poi su skype, per parlare un pò. Parliamo a lungo, come sempre. E mentre parliamo lei si interrompe e dice "...oddio...". Sono da poco passate le due e mezza. Ora inglese ovviamente.
Ripiombo alla fine del secolo scorso e mi rimbomba nelle orecchie quello stordimento che ho provato mentre mi ritrovavo improvvisamente ed inconsciamente a dire di no con la testa per cercare di seguire con lo sguardo il monitor del computer su cui scrivevo la mia tesi di laurea. Oscillava spaventosamente per le scosse del sisma che colpì l'Umbria. Sono indeciso se chiamare i miei oppure no. A Roma la scossa è arrivata, ma non sembra esserci gente in strada, segno che non era forte e forse, nel sonno, molti non se ne sono accorti. E se chiamo casa mia alle quattro del mattino ed i miei dormono, rischio di farli spaventare più di quanto non farebbe il 'big one'.
Il sonno. Chissà quanti non hanno fatto in tempo a tentare una fuga salvatrice a causa del sonno. Chissà quanti avranno pensato ad un incubo trovandosi improvvisamente sotto le macerie, ed avranno provato a svegliarsi. Chissà quanti invece non si sono svegliati per niente. Verrebbe da augurarsi che tutti quelli che non sono sopravvissuti non se ne siano accorti per niente. Ma è ovvio che non è così. Magari anche adesso mentre scrivo qui, a 2000 km di distanza c'è qualcuno che vede la speranza affievolirsi nel macigno che gli blocca le gambe, nel buio che lo avvolge, nelle voci dei soccorritori che si fanno più lontane.
Oltre al dolore, allo spavento ed alla commozione per quello che è successo, si affaccia alla soglia della coscienza anche il senso d'impotenza. Il voler girare tra quelle macerie chiamando, urlando, cercando i superstiti per aiutare, per fare qualcosa. Qualsiasi cosa, fosse anche preparare il caffè ai vigili del fuoco. E di riflesso, la gratitudine e l'ammirazione. Proprio per quelle persone, vigili del fuoco, uomini della protezione civile, militari o anche solo semplici volontari, che fanno quello che vorresti saper e poter fare tu.
Sono tante le immagini che la mia mente ha rubato in queste ore dai vari telegiornali. C'è il cronista coglione che che si piazza in mezzo alla via per fare il suo servizio, bloccando ambulanze e mezzi di soccorso. C'è l'anchorwoman idiota che cerca di giustificarlo, invece di dirgli, giustappunto, "Coglione! Levati da mezzo alla strada!". C'è l'uomo inaridito che scaccia il reporter in malo modo indicando le macerie e dicendo "C'è mia figlia là sotto, lasciami in pace". C'è un tipo strano ed insignificante che vomita quanto mai inutili parole di assistenza per tutti, mentre in Irpinia c'è ancora chi vive dentro ai containers a distanza di decenni. C'è una donna anziana, semplice, di campagna, dolcissima, che mi fulmina davanti al monitor del computer dicendo "io non sono nè troppo vecchia nè troppo giovane, ma una cosa così non l'avevo mai vista!", costringendomi quasi ad un sorriso per quel vezzo di definirsi 'non troppo vecchia'. Ci sono le lacrime e la sofferenza, il dolore e lo sgomento di tutti. Gente che, nel migliore dei casi, è diventata povera nel giro di venti secondi, magari dopo aver vissuto una vita fatta di tanti anni, trascorsi senza mai nemmeno considerarla un'eventualità del genere. Venti secondi. Venti secondi per veder sparire i propri cari, i propri amici, perdio i propri figli anche! La propria casa.
Eppure, forse per un meccanismo di autodifesa, forse per la necessità di continuare, di guardare avanti, di cercare la normalità, di sperare, l'immagine che più di tutte mi ha colpito e più spesso mi ritorna in mente, è proprio quella di due soccorritori, che sono appena riusciti ad estrarre dalle macerie un superstite. Sono sfiniti, e nonostante tutto si sorridono e si abbracciano con vigore. Un militare ed un vigile del fuoco credo. E nell'abbracciarsi, nello stringere le proprie braccia l'uno intorno alle spalle dell'altro, sollevano in una nuvola, la polvere che ricopriva le proprie uniformi. Spiccioli di un muro, di un soffitto, di una casa che fu. Simbolo di tragedia e morte, trasformato da un abbraccio, in simbolo di fatica, solidarietà, sacrificio e vita.

Grazie a tutti voi.

Thursday, April 02, 2009

Dio salvi la Regina e gli italiani all'estero




Her Royal Heightness, please, non dica così. Dopotutto anche gli inglesi urlano. Li sento ben io che sto al piano terra, quando escono dai pub, il sabato sera. Non che siano cattivi, però urlano. Si chiamano e urlano. Sono contenti e urlano. Si sporgono dai finestrini delle auto ed urlano. Specialmente le ragazze. Sarà capitato anche a Sua Altezza di vedere quelle limousine lunghissime, che vengono affittate apposta da ragazze scalmanate, che si gettano in sabati sera ancora più scalmanati. Ecco, fanno così, escono, vanno truccatissime alla festa di turno, bevono 'un pò' (in realtà, Vostra Grazia, bevono come camalli), poi entrano in questi macchinoni ed intimano all'autista di non correre troppo, chè si divertono a sporgersi dai finestrini mettendo in bella mostra gli abbondanti e bianchissimi seni inglesi ed urlando a chiunque incroci il loro sguardo. Non è cattiveria o maleducazione. E' che sono persone festose ed allegre (e sbronze). Perciò, Her Royal Heightness, please, non rimproveri il nostro Presidente del Consiglio per aver alzato un pò la voce nel chiamare il Presidente degli Stati Uniti dopo la foto di rito a Buckingham Palace. Dopotutto deve farselo ancora amico. Non ha sentito Vostra Grazia che ancora lo chiama 'Mr. Obama'?. Ci stava provando. Provava a fare il simpatico. Converrà anche Sua Altezza che tentare di prendersi cura delle sorti del pianeta è un lavoro che stressa. Che male c'è a rilassarsi un attimo dalla rigida etichetta di palazzo dopo aver sì duramente lavorato? Quindi, Sua Altezza, non sia troppo severa con il nostro Presidente del Consiglio. Sono cose normali, che fanno tutti. Anche nel Vostro Regno.
Come dite? Buckingham Palace non è un pub? Bè no...però l'occasione era abbastanza conviviale dopotutto.
Non ce n'era bisogno perchè comunque non eravate in mezzo alla strada? Ma certo, però suvvia, un pò di entusiasmo non guasta no?
Prego? Ah bè, certo. Berlusconi non era ubriaco e non è un'adolescente, non è una ragazza e non ha le tette. Però si trucca moltissimo anche lui. E comunque non escluderei che faccia uso di sostanze altre che non l'acool.

Come dici? Ti sta sul cazzo e basta?

...

A chi lo dici Liz...