Sunday, September 28, 2008

Peperonate inglesi


Mi è capitato stasera, dopo aver finalmente chiuso excel e messo da parte grafici e statistiche, di riaprire un vecchio documento che ho iniziato a scrivere cinque anni fa, quando sono arrivato qui in UK. Una specie di diario dei sogni. Si perché da quando mi sono stabilito sotto la Corona (quella di Lizzie, non la birra) mi è successa questa cosa strana. Ovvero quella di fare sogni complicatissimi e stranissimi, e di ricordarmeli perfettamente al risveglio. Per lo meno quanto basta per poterli trascrivere. Ho riaperto questo file e mi sono messo a rileggere tutti questi sogni. Balene volanti e colorate, aeroporti sospesi nell’aria, finte città di cartone. E ancora, luoghi conosciuti che si mischiano ad altri nel generare nuove vie, piazze e ambienti ibridi. Ma anche demoni e mostri. Tutti che riescono ad incastrarsi in sogni curiosamente coerenti, con trame precise. E attori ‘famosi’ ovviamente. Tutti praticamente. Parenti e amici. In entrambi i casi, ahimè, vivi o meno che siano. E donne. Tante donne. Sono ordinati in base alla data, questi sogni che ho annotato in questa specie di diario onirico, ma avrei potuto ugualmente ordinarli in base al susseguirsi delle ‘fiamme’ che mi hanno bruciacchiato un po’ qua un po’ là durante gli ultimi anni. Anche perché ce n’è sempre una che recita la sua parte, in ogni sogno. Tranne in uno, dove ce ne sono diverse. Uno che a dire il vero avevo dimenticato e che, rileggendolo, mi ha fatto rivenire gli stessi brividi che ricordo di aver provato quando mi svegliai.
Era il 24 luglio del 2005, lo riporto tale e quale l'ho scritto allora.

Sono in un posto di mare. Il paesaggio intorno è quello collinoso del lago di Bolsena, ma si tratta di mare, non fosse altro perché sto nell’acqua insieme a Kim e Jake a giocare coi cavalloni. Siamo li a divertirci quando Kim dice "Questo questo!!!" indicando un’onda molto alta come chi non aspetta altro per tuffarcisi dentro. Io mi volto verso il largo e vedo questa montagna d’acqua che rotola verso di noi. Poi mi giro nuovamente verso di lei e vedo che non tiene più per mano Jake e sta con un ragazzo biondo che le cinge la vita ed aspetta ridendo l’impatto con l’acqua. Ha i capelli biondissimi e appena lunghi. Non sembra Alan, ma do per scontato che lei mi abbia scaricato preferendomi questo nuovo tipo. Una specie di riassunto delle puntate precedenti in verità. Io sono abbastanza sconsolato, e quando lei mi invita ad avvicinarmi per giocare insieme con l’onda, io le rispondo "Mi accontenterò di tenere Jake per mano questa volta". Prendo Jake (che a dire il vero adesso è una bambina…!) e comincio a sentire l’onda che mi solleva dal fondale per poi travolgerci completamente. Sono sott’acqua con una specie di giubbotto salvagente, e nel turbinio vedo il corpo di questa bambina (che dovrebbe essere Jake…!) che mi fa capriole davanti. Poi però mi rendo conto che, nonostante il giubbotto salvagente che entrambi indossiamo, non riusciamo a riemergere.
Mi risveglio sulla spiaggia, in mezzo a pinne, maschera, secchielli, e da solo. Intorno a me ci sono pochi bagnanti che mi guardano totalmente indifferenti, anche se scorgo un certo terrore negli occhi di alcuni. Non ci provo nemmeno a chiedere aiuto, guardo verso il punto in cui stavamo giocando e vedo un giubbotto giallo che galleggia sul pelo dell’acqua. Rovisto tra la sabbia, trovo due pinne della stessa misura, me le infilo e con maschera e boccale vado a scandagliare il fondale che adesso e decisamente quello di un lago. Mentre sono nell’acqua mi rigiro per un istante verso terra e vedo che sulla spiaggia c’è…Chiara. Non credo di essermela mai sognata prima, eppure quando stavo a Milano mi aveva mandato parecchio fuori di testa (salvo poi rifilarmi il canonico due di picche). Ritorno verso riva dopo aver recuperato il salvagente, mi avvicino a lei che sta mangiando un panino e facendo delle parole crociate e le domando incredulo "Chiara?". Lei alza lo sguardo e masticando mi fa cenno di no con la testa, e poi, sempre con la testa indica qualcuno dietro di se. C’è un’altra Chiara! Io penso "mi ricordo che avesse una sorella, ma non mi sembravano gemelle". Mi avvicino alla Chiara ‘bis’ e ripeto "Chiara?!", lei mi guarda e spalanca gli occhi "Ale!!!". Le chiedo cosa ci faccia li, e lei mi risponde che è al suo ultimo giorno di vacanza e che sta per partire con la sorella. "Noi non stiamo su questa spiaggia", mi dice, "siamo venute qui prima di partire. Noi stiamo sull’isola". Ed indica una fila di colline che avrei giurato essere il limite di un golfo, ricoperte di alberi ingialliti come fosse autunno, ma che invece si rivelano essere una grande isola a pochi chilometri dalla nostra spiaggia, uno o due al massimo. "Vieni, ti faccio vedere" mi dice. E rientriamo in acqua nuotando verso questa isola, ma rimanendo sempre vicini alla costa. Solo che, una volta entrati in acqua, non c’è più Chiara a nuotare davanti a me, ma Maria Luisa! Continuiamo a nuotare e piano piano la costa di boschi e sabbia viene rimpiazzata da un grande edificio. È come se qualcuno avesse portato l’Addenbrooke’s (il policlinico universitario di Cambridge, dove lavoro) sulla spiaggia, ma è una versione un po’ strana dell’ospedale. Sembra una specie di astronave incredibilmente grande, mezza immersa nell’acqua. Nuotiamo vicino alla parete dell’astronave ed io, sempre armato di maschera e boccaglio, guardo sottacqua lunghe file di tubi che corrono lungo la parete e scompaiono in profondità. Arriviamo fino ad una specie di corridoio che si apre nella parete, un canale, e ci entriamo dentro. L’immagine è decisamente quella che si vede dai caccia ribelli quando si infilano della la Morte Nera di Star Wars! Facciamo pochi metri dentro questo canale ed ecco che le strane costruzioni di Lucas diventano improvvisamente tante roulotte e camper parcheggiati vicinissimi le une agli altri. Siamo in un campeggio adesso ed io cammino sempre dietro a Maria Luisa. Arriviamo fino ad una piazzola dove c’è parcheggiato un fuoristrada. È aperto e ci sono sparse davanti tutte quelle cose che rimangono per ultime quando si preparano i bagagli per ritornare da una vacanza al mare. Materassini, ombrellone, costumi. Maria Luisa fruga dentro il fuoristrada, ne tira fuori un piccolo canotto gonfiato e me lo lancia, come se fosse qualcosa che, secondo lei, potrebbe servirmi. Io lo prendo al volo, lo guardo e ripenso a Kim e Jake scomparsi. Apro la valvola e sgonfio il canotto. Lei mi chiede il perché del mio gesto ed io, mentre ripiego la plastica ormai sgonfia, le dico "Non sono utili come sembrano questi affari", facendo mentalmente un parallelo tra quel piccolo canotto ed i giubbotti salvagente che indossavano Kim e Jake.
Alzo lo sguardo verso Maria Luisa e invece trovo nuovamente Chiara che mi guarda con aria interrogativa. “Non riescono a stare ferme!" penso, come se la cosa fosse normale. Solo che stavolta mi insospettisco anche, come se avessi capito che sta succedendo qualcosa che sfugge alla mia comprensione. Dentro di me mi domando se sia veramente Chiara quella che mi trovo di fronte o non qualche strana forma di demonio che ha deciso di divertirsi alle mie spalle. Lei mi dice qualcosa, non ricordo cosa, ma lo dice in inglese, un inglese incomprensibile, e lo dice con atteggiamento seducente, sdraiandosi al mio fianco sulla piazzola del campeggio. Io so che Chiara non parlerebbe mai in inglese a meno che non sia assolutamente indispensabile. Lei odia dover parlare in inglese. Tendo la trappola e le chiedo "Are you still working with Riccardo?" Domanda retorica, certo che si, è il suo capo. Lei mi guarda e dice "Who? Riccardo…" ma si ferma, guardandomi negli occhi come se stesse cercando di strapparmi il cognome dalla mente, cosa che le riesce apparentemente, visto che conclude la sua domanda pronunciando quel cognome, ma tutto storpiato, come se lo avesse 'letto' male. Io faccio finta che quello sia il cognome giusto, con buona pace di Riccardo, e lascio che si sdrai accanto a me mentre dice che si, ancora ci lavora con lui.
Si sdraia di fianco ma subito dopo mi si sdraia sopra come chi ha intenzioni ‘serie’. “Decisamente questa non è Chiara” penso con un po’ d’autoironia. Adesso ha le unghie delle mani laccate di nero. Avvicina il suo viso al mio per baciarmi ma prima che le nostre labbra si tocchino io le afferro la testa tra le mani e la spingo lontano da me esclamando "Allora, me lo dici chi cazzo sei o ti stacco la testa dal collo!!!???". Rimetto a fuoco la vista sul suo viso giusto in tempo per vederlo trasformarsi in qualcosa di non umano, qualcosa a metà tra una capra ed un coniglio, ma continuamente mutevole. Quando apre bocca per parlare ha le fattezze di una specie di Buddha pelato con la barba ispida che mi graffia i palmi delle mani. "Questo non è posto per te! Te ne devi andare!" mi dice sghignazzando. È ancora sopra di me, con la testa intrappolata nella morsa delle mie mani. "Io non me ne vado senza Kim e Jake! Che fine gli avete fatto fare? Parla nano di merda (in effetti adesso è molto basso)!!!" "Sono morti!" esclama lui tentando di liberarsi. "Morti un cazzo!!! Dimmi dove sono!" insisto io. E cominciamo a lottare, in mezzo a questa piazzola di campeggio che improvvisamente si trasforma in un promontorio altissimo a picco sul mare. Lottando, arriviamo al margine del precipizio. Mi rotolo in terra, faccio una capriola su me stesso e, puntandogli il ginocchio nel ventre, lo scaravento di sotto, salvo poi trattenerlo per una mano. Mentre sono li, mezzo dentro e mezzo fuori, con il braccio penzoloni per reggere il mostriciattolo, vedo che un duecento metri più in basso, ci sono le lancette di un orologio enorme piantate nella parete di roccia ed ancora più sotto, a livello dell’acqua, una piccola terrazza naturale dove alcuni bagnanti stanno prendendo il sole. Ci vedono ed alzano tutti lo guardo verso di noi impauriti. Sono tutti giapponesi, hanno tutti gli occhi a mandorla. Uno di loro è in piedi su una delle lancette che punta sulle tre.
Il mostriciattolo non pesa tanto, riesco a tenerlo e gli dico "Ultima possibilità! Dimmi dove sono i miei amici". Lui risponde "Il mio Padrone li ha scelti per se, dimenticali!" Capisco tutto all’improvviso. Il tipo biondo, quello che abbracciava la vita di Kim nell’acqua. È lui questo Padrone di cui parla il mostro, che adesso somiglia curiosamente a Sandeep, il ragazzo indiano che lavora alla reception del laboratorio. Chiudo gli occhi e cerco di ricordarne la faccia ma senza successo, mentre il servo adesso si lamenta con voce quasi umana implorandomi di salvargli la vita, apparentemente supportato dai cori dei giapponesi impietositi. Io gli dico "Dimmi dove sta questo tuo Padrone di merda che poi a lui ci penso io!!!" "I desideri del Padrone non si discutono!" risponde lui con faccia seria. Lascio la presa.
Adesso sono decisamente sconvolto e penso a Kim e Jake nelle grinfie di questo figlio di puttana che si fa chiamare Padrone. Non riconosco più il posto e devo trovare il modo di uscirne. Chiudo gli occhi per ricordare la strada che ho fatto per arrivarci. Ricordo Maria Luisa che entra dentro un palazzo che sembra un edificio di uffici pubblici, vestita con un abito estivo e lungo. Mi sembra che sia quella la strada fatta all’andata e mi dirigo verso l’androne di questo palazzo (ma non stavo in un campeggio? E non c’ero arrivato per tutt’altra via?). Prima di raggiungere la porta vedo in uno dei corridoi un uomo seduto in terra. Ha davanti un panno bianco steso sul pavimento e sul panno ci sono strane cianfrusaglie. È una specie di vù cumprà. È molto vecchio. Mi avvicino e lui mi dice "Com’è che ti chiami tu? Helmut?" e mi allunga una di quelle tavolette di legno con sopra scritto il nome e tutte le notizie ad esso relative, tipo l’origine, il significato ecc. Dentro di me rido e penso “Ora voglio proprio vedere che minchia significa Helmut!”. Poi succede qualcosa di strano (non che finora...). Alzo gli occhi sul vecchio e faccio per camminare oltre, ma vedo ‘me stesso’ che si allontana da me. Io rimango fermo, dal momento che la visuale non cambia e posso vedere ‘me stesso’ che si avvicina al vecchio, gli gira dietro e si siede accanto a lui. L’altro ‘me’ indica un chilum molto grosso posato sul panno che fa da bancarella, e ne chiede il prezzo. Il vecchio risponde "Due dollari". Poi il mio alter ego dice ammiccando "Ma è vuoto." "Allora sono quaranta dollari" risponde il vecchio. Alessandro sorride, mi guarda (!) e dice "Dagli questi quaranta dollari". Io mi rispondo (!!) "Ma come, prima due e poi quaranta?" e lui mi rimbecca "E dagli sti quaranta dollari, che lui ha capito!!!" a dire che per quaranta dollari ce lo avrebbe dato pieno. Ovvio. Ho fatto una figura da idiota con me stesso! Io tiro fuori cento dollari in pezzi da venti dalla tasca, li divido nelle due mani in quaranta e sessanta. Porgo al vecchio i quaranta ma lui afferra le banconote nell’altra mano. Io le trattengo e gli dico che i suoi soldi sono nell’altra mano. Lui tiene gli occhi bassi. Poi li alza piano verso di me. E sorride. Ma in maniera cattiva, con un'espressione perfida, spietata. Il mio alter ego sparisce. Ancora una volta capisco. È lui il Padrone…

Saturday, September 27, 2008

Feisbuc/2

Segue dal post precedente. E' vero, l'utilita' di networks come faccialibro o badoo e' ristrettissima, ma si rischiano anche delle piacevoli sorprese. Proprio ieri mi sono imbattuto in una lodevolissima iniziativa nata proprio su feisbuc. Si chiama "Aboliamo il Bimbominkia!". Cos'e' il Bimbominkia? vi chiederete. Orbene, dicesi Bimbominkia l'adolescente, o peggio ancora l'adulto, che intrattiene con la lingua italiana un curioso quanto deleterio rapporto di amore-odio. Amore, perche' quest'individuo non puo' fare a meno di scrivere, usando ambienti come il blog, il social network o il programma di chat. Odio perche' la sua scrittura costituisce una tortura della lingua italiana tanto accurata quanto orrenda, producendo pseudo-acronimi mostruosi che riducono il cesello di Dante e Manzoni a impietoso schiacciasassi, assassino feroce di ogni sonorita' e metrica.
Ma si, avete capito, il bimbominkismo e' quella malattia che genera, cito testualmente dal testo dell'appello, "xsne ke skvn tt ksì E a VoLtE aNkE Ksì kn kst linguaggio orribile e senza senso"! Un virus aberrante nato da un cellulare mutante che ha contagiato buona parte della nazione in eta' da mobailfon.
Sento gia' lo scalpitante richiamo del mio Ronzinante...

Thursday, September 25, 2008

Feisbuc

Devo dire che anche io, negli ultimi mesi, mi sono lasciato trasportare da questa nuova mania. Inizialmente solo per avere accesso alle foto dell'ultimo evento di college, ovvero una di quelle cene in cui i maschietti indossano tutti il loro bel 'suite', le femminucce escono in lungo e tutti giocano a fare quelli che conoscono nuova gente, salvo poi finire tutti ubriachi sotto ai tavolini.
E così ho creato il mio account su faccialibro, ho attraversato i primi momenti di frenesia, spedendo, chissà perchè, convulse richieste di amicizia anche a gente che mi sta notoriamente sulle palle, e poi ho cominciato a guardarmi in giro. Ed ho trovato cose strane, tipo persone con liste di 350-400 'amici'.
Sarà possibile? mi sono chiesto. Avere 400 amici. Tecnicamente si, a patto di avere buona memoria e ricordarsi i nomi e i compleanni di tutti e 400. No perchè da un 'amico' almeno questo te lo aspetti credo.
O non sarà invece che il termine viene un pò abusato.
Ognuno ci pubblica le sue foto. In teoria, dovrebbe servire a consentire al prossimo di farsi un'idea più precisa della persona 'amicata', oltre che a rendere il prossimo partecipe delle proprie vacanze, gite, feste ecc.
Ora io mi immagino un alieno che dalla sua astronave si collegasse a questo network, convinto che esso rappresenti una esaustiva descrizione del genere umano. Probabilmente, la prima cosa che penserebbe è che gli uomini non vivono oltre i quarant'anni, dal momento che, come è facile intuire, il 99.9 periodico percento degli utenti sono tra i 15 e i 25 anni. In secondo luogo, penserebbe il nostro alieno, il genere umano ha un gran culo, non ha problemi, sono tutti molto felici, vanno alle feste, al mare, in montagna, ridono, bevono, non hanno guerre, eserciti, morti, effetti serra e inquinamento. Tanto è vero che l'impegno sociale si limita alla formazione di gruppi ed associazioni i cui obiettivi sono cose del tipo 'uccidiamo Gigi d'Alessio'. Vivono in gruppo e comunicano tra loro emettendo strani suoni con cui si comunicano tra di loro qnt s vgln tt tnt bn. Amano il proprio prossimo gli umani, e ci tengono a sapere tutto di lui. Cosa fa, dove si trova, come si sente ecc.
In altre parole, il nostro alieno ci considererebbe un pò come noi potremmo considerare un cane o un gatto. Ovvero simpatiche ed innocue bestiole che te le porti a casa con una manciata di croccantini. E deciderebbe quindi di invadere il pianeta!
Forse bisognerebbe andarci cauti con questo feisbuc. Se non per salvare il pianeta, almeno per salvare l'alieno, che solo dopo essere atterrato realizzerebbe che a questo mondo ci sono anche Tremonti e La Russa!

Sunday, September 21, 2008

Altro che metodo Montessori!


By Tania







Giacomo è un bimbetto di neanche tre anni, minuto ma vivacissimo e capriccioso quanto basta. Poichè il giardinetto di casa gli sta angusto, ogni volta esce fuori, apre il cancello e scorrazza curiosando per il circondario. La zona è tranquilla e poco trafficata ma il lavoro vocale e motorio della mamma o della nonna per controllare che non si faccia male e per mostrargli i pericoli cui potrebbe andare incontro, è davvero notevole. soprattutto se paragonato agli scarsi risultati che ottengono.
Oggi si è ripetuta la fuga dal giardino, solo che dietro di lui c'era il padre.

"Giacomo vieni qua!"
Niente.
"Giacomo attento che sei solo!"
Niente.
"Guarda che si passa 'na machina e te pija sotto io nun vojo sapè gnente!!!"
Giacomo s'è bloccato!

Se non si chiama 'responsabilizzare' questo!

Thursday, September 18, 2008

Si discuteva sui problemi dello stato...

Bè, non era il cantante dei Pink Floyd. Non era famoso o, quantomeno, conosciuto ai più. Di certo, se chiedi oggi a un ventenne di Roma chi fosse Stefano Rosso, quello ti dice che è un comico milanese. E invece era romano, Stefano Rosso. Ma di quella Roma degli anni settanta, quella che ancora respirava Pasolini, cullava un 'Monnezza' piccolo piccolo e vedeva Santarini e Frustalupi fronteggiarsi in un bellissimo Olimpico tutto di marmo bianco.
Si son tenuti ieri, presso Santa Maria in Trastevere, i suoi funerali. Personalmente, non sapevo che fosse morto. Aveva sessant'anni. Una notizia del genere sfiora appena la carta stampata. Ma non sfugge ad internet. E così...

Wednesday, September 17, 2008

SKA-ndal

Spingere la gente ad andare a puttane non rientra tra le mie priorità. Però una cosa va detta. Non necessariamente il 'cliente' è un maniaco porco pervertito. Tanti sono anziani, vedovi che alla fine dei conti magari finiscono per accontentarsi di un pò di compagnia. Altri possono essere persone con disabilità fisiche. Altri ancora, semplicemente arrivano a sera dopo una giornata passata in cantiere e sono troppo stanchi per mettersi in ghingheri e andare a folleggiare in caccia di una 'lecita' compagnia. E' il caso di Franco, operaio ventitreenne, salito agli onori della cronaca per essere stato il primo cittadino multato per aver contrattato con una trans il prezzo della prestazione. Il tutto, come ben sapete, in base al ddl che porta la firma della nostra beneamata Mara 'Bocca di rosa' Carfagna. "Non sapevo nulla di questa ordinanza - ha detto il giovane ai vigili mentre completavano il verbale - La mia è una trasgressione innocua. Mi sono alzato questa mattina alle 6 per andare a lavorare ed ora, stavo tornando a casa e sono passato di qua: se ci stanno queste uno ci va". Perchè ci va? Perchè forse pensa che la vita non possa essere tutta 'carce, cucchiara e cofana' e ogni tanto cinque minuti di godimento spettino anche a lui. Inutile dire che anche la prostituta in questione è stata multata.
Ora io ho come l'impressione che la Carfagna, in un cantiere edile non ci abbia mai lavorato e non sia, come dire, pratica del tipo di stanchezza che ci si sente addosso dopo una giornata passata a spicconare e a rimestar calce e mattoni. Però, la prostituzione, quella da strada ovviamente, a lei fa ribrezzo, perchè non ci sono i tappeti damascati, i divani in pelle e le limousine. Tutte cose a cui lei è abituata ovviamente.
A non saper nè leggere nè scrivere, il nostro Franco dice che non voterà più per Alemanno. Come a dire, non tutto il male viene per nuocere.
Non avendo voce in capitolo, il blogger si improvvisa VJ e pensa di dedicare un video a questo ragazzo, salvo poi accorgersi che, tutto sommato, c'è spazio per una doppia dedica:

Al caro Franco, che grazie ad una puttana è rinsavito, ed alla grandissima troia che l'ha fatto rinsavire.

A buon intenditor...


Monday, September 15, 2008

The great keyboard in the sky

Chissà perchè, certe volte uno si sorprende che il tempo passi...

Sunday, September 14, 2008

Limiti della non-violenza

Ovvero, quando vorresti spaccare la testa a qualcuno. Alle volte si trovano in rete storie assurde. Alle volte uno non sa come comportarsi di fronte a queste storie perchè il riscontro non è facile ed il rischio di incappare in qualche 'leggenda metropolitana' c'è sempre. Altre volte però, vuoi la fonte attendibile, vuoi il raccapriccio, uno opta per una sana quanto irrinunciabile INCAZZATURA! E il rischio lo corre volentieri.

"Alla CA. Gentile Direzione Carrefour di Assago

Mi chiamo Barbara e sono la mamma orgogliosa di un bambino autistico di quattro anni.

Nel Vostro sito, leggo della Vostra missione e soprattutto del Vostro impegno nel sociale.

La nostra capacità di integrarci con il territorio in cui siamo presenti, di comunicare con le istituzioni locali e di sostenere progetti sociali e associazioni umanitarie si riscontra attraverso azioni concrete:

• Finanziamento della ricerca contro alcune malattie del XXI secolo
• Sostegno alla giornata nazionale indetta dal Banco Alimentare per la raccolta di generi alimentari
• Sostegno di iniziative umanitarie di vario tipo”

Lasciatemi dire che oggi nel punto vendita di Assago avete sfiorato la discriminazione punibile per legge.

Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.

Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.

Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.

Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!” Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!” Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.

Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.

Ho pianto. Dal dolore.

Questo è l’articolo 2 comma 4 della legge 67 del 1 Marzo 2006, a tutela dei soggetti portatori di handicap:

-Sono, altresì, considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.

Vorrei sapere come intendete agire, se con una scrollata di spalle come i Vostri dipendenti, di fronte a un trauma che avete fatto subire ad un bambino che già dalla vita è messo ogni giorno a dura prova.

Manderò questa mail in copia alla segreteria dell’onorevole Carfagna, e alla redazione di Striscia la Notizia, oltre a pubblicarla sul mio sito personale.

Tacere non ha senso, e ancora minor senso hanno le umiliazione che io e mio figlio abbiamo subito oggi.

Firma"


Potete tutti esprimere la vostra indignazione alla direzione della Carrefour scrivendo all'indirizzo servizioclienti@carrefour.com

Sempre se vi va di ululare un pò

X-margherite

Ve lo ricordate il film 'Erin Brockovich'? In quel film, basato su una storia vera, quella topona di Julia Roberts recita nel ruolo della donna che, partendo dal nulla, riuscì ad ottenere rimborsi miliardari per i familiari di persone morte in seguito all'inquinamento delle falde acquifere da parte di un'industria. Più o meno. L'industria in questione rovesciava nelle falde acquifere grosse quantità di un composto molto tossico, il cromo esavalente.

Quando si trova allo stato di ossidazione +6, il cromo forma composti altamente ossidanti (utilizzati negli antiruggine) che, una volta entrati in contatto con i tessuti del corpo, possono alterare il DNA, indurre mutazioni e, in ultima analisi, generare tumori.

In rete, su Youtube in particolare, esistono diversi filmati che mostrano scarichi industriali che rovesciano liquami verde-brillante nelle acque della Dora Riparia. Il 'colorante' in questione è risultato essere composto, tra le altre porcherie, anche da massicce quantità di cromo esavalente. Tra questi filmati, un paio mi hanno colpito in particolare. Per non dire spaventato, chè fanno paura sul serio a vederli, anche se non ci sono sbudellamenti, pezzetti di cervello o Sarah Palin che parla al congresso dei repubblicani.





Bello èh? Margherite mutanti.

Cam visit auar cauntri! Tornerai nel tuo paese più ricco! Con tre gambe, sei braccia due piselli e quattro palle! Plis!

Saturday, September 13, 2008

Puntini sulle i

Trovo davvero inaccettabile la brutalità con cui ci si scaglia contro persone come Alemanno e la Russa dopo che questi hanno finalmente manifestato il proprio ego represso. Hanno gettato la maschera e, senza vergogna alcuna, si sono presentati per quello che sono. E tutti a gridare al 'fascio'. "Alemanno è un fascio!", "la Russa è un fascio!". E fascio di qua e fascio di là. Fasci dappertutto.

Sarebbe ora che anche il nostro diventasse un paese civile perdio!!!

Non si dice 'fascio'. E' una brutta parola. E' offensivo e lesivo della dignità dell'individuo.

Si dice 'diversamente stronzo'.

Thursday, September 11, 2008

Problemi di quantita'

Nuove regole in fatto di prostituzione nel ddl firmato dal nostro ministro per le pari opportunita' Mara 'Bocca di Rosa' Carfagna. Multe e carcere, non solo per i clienti, ma anche per le prostitute. Giusto per un discorso di pari opportunita', quella di finire in galera appunto. Con la differenza che il cliente non ha 'protettori' che lo schiavizzano, lo minacciano e lo pistano di botte se non va a puttane, mentre invece le puttane, spesso e volentieri, hanno protettori che le schiavizzano, le minacciano e le pistano di botte se non vanno sul marciapiede a lavorare.

"A chi nasce puveriello e scurnacchiato ci piovono cazzi in culo pure se sta assettato" dicono a Napoli, ma vediamo cosa dice la ministra:

"Come donna impegnata in politica e nelle istituzioni, la prostituzione mi fa rabbrividire. Mi fa orrore, non comprendo chi vende il proprio corpo."

per una cinquantina di euro poi...

Wednesday, September 10, 2008

Maiala la vergine

Un maiale col rossetto resta sempre un maiale.

Per questo gli americani sono impazziti, perchè il candidato democratico alla casa bianca ha proferito questo proverbio durante uno dei suoi comizi. Impazziti, accusano Barack Obama di sessismo perchè, secondo loro, la parola 'rossetto', e quindi implicitamente anche 'maiale', sarebbe stata riferita alla vice del candidato repubblicano McCain, ovvero la seconda donna vergine ad aver partorito nella storia dell'umanità. E per questo, Obama scende nei sondaggi e rischia di catafottersi le elezioni.

Ma ve li immaginate in italia gli americani?

L'altra faccia della medaglia

"L’Italia ha una snervante capacita’ di passare in un lampo dall’essere un paese gentile e riconoscente, all’essere un paese cattivo e capace della piu’ spietata violenza".

Con queste parole Peter Popham apre un suo articolo che compare sul sito dell’Independent di oggi. Ed a me sembra che queste parole riassumano un po’ il significato del mio post di ieri. Due pesi e due misure, due modi di essere degli italiani, due facce della stessa medaglia. L’argomento trattato da Popham pero’ non riguarda le affermazioni di la Russa o di Alemanno. Riguarda la vicenda dal Molin. Nei giorni scorsi, sui siti dei giornali italiani, avevo intravisto notizie e filmati riguardanti l’ennesima carica della polizia ai manifestanti, ma non conoscevo bene i retroscena. Non so quindi quanto e come i media italiani abbiano trattato questo argomento. E, qualora non l’avessero fatto, non mi stupirebbe venirne a conoscenza da un giornale inglese. In pratica, quello che e’ successo e’ che esponenti del movimento No dal Molin hanno chiesto ed ottenuto il permesso di costruire una torre vicino al sito di costruzione, recintatissimo, del nuovo aeroporto, per vedere in che modo questo viene costruito. Hanno ricevuto tutti i nulla osta del caso ed hanno cominciato a costruire questa torre fatta di tubi innocenti in quella che viene definita un’atmosfera di ‘giovialita’’ con le forze dell’ordine. Finita la costruzione pero’, le sorridenti face delle suddette forze dell’ordine hanno subíto la solita trasformazione. Sono spuntati scudi e caschi, manganelli e pugni di ferro. La torre e’ stata abbattuta e venti manifestanti sono finiti in ospedale.

Mentre tutto questo accadeva, in Abruzzo si decideva di erigere una statua alla Madonna. Ma non una di quelle che normalmente in Italia piangono sangue. Alla cantante, i cui genitori sono originari di questa regione.

Ora io non mi interrogo tanto sul fatto che un giornalista inglese possa rimanere basito di fronte ad un accostamento del genere. Mi interrogo sul perche’ non rimangano basiti gli italiani.

(tra parentesi)

Per articoli espressamente qualunquisti, populisti e soprattutto comunisti come questo (è così che si tende ad identificare le riflessioni di chi non si rassegna a caste, cosche, inciuci, privilegi ecc. ecc.), ci sarebbero milioni e milioni di validi esempi da prendere in considerazione. Corrotti, pregiudicati, veline, mafiosi e via dicendo. Fortunatamente, la cronaca non manca mai di fornire nuovi spunti di paragone tra 'voi' (io, con buona pace di voi tutti, ho tagliato la corda da un pezzo ormai) e 'loro'.

Ed ecco quindi che i nostri politici, ministri e sindaci di destra fanno a gara a rifare il trucco a vent'anni di regime fascista, fermamente intenzionati a ridurlo ad una sorta di candid camera o di scherzi a parte (e Veltroni, infuriato e indeciso se chiamare il popolo alle armi o farsi esplodere sotto casa di Alemanno, opta per un violento ritiro dal comitato per il museo ebraico della shoah. Terribile!). La nostra Costituzione (credo di essere rimasto uno dei pochi a riconoscergli almeno il titolo alla maiuscola) dice chiaramente che l'Italia ripudia ogni forma di fascismo, ma nessuno sembra accorgersene e il Presidente della Repubblica, tra una pera cotta ed un rebus di Bartezzaghi, si intrattiene e dialoga cordialmente con il ministro della difesa, subito dopo che questi ha pensato bene di intervenire alle celebrazioni dell'8 settembre commemorando i caduti della Repubblica di Salò. Che giustamente, pure quelli avranno avuto dei discendenti e se non ci pensa lui a loro, chi lo fa? Poco importa che, secondo questo ragionamento, allora l'11 settembre in America dovrebbero commemorare anche l'animaccia di quei fondamentalisti islamici che hanno dirottato i voli (per quelli di voi che ancora ci credono) contro il WTC. Poco importa che, come evidenzia Galatea, allora potremmo tranquillamente abolire il 2 di novembre e commemorare tutti i morti ammazzati a cazzo di cane, quando più viene comodo. L'importante è che, dopo tutto questo, La Russa e Napolitano hanno conversato cordialmente. Ovvero, nessuno pretenderà MAI da La Russa (ministro della Repubblica Italiana, si, proprio quella nata grazie alla Resistenza) che si comporti e parli in osservanza della Costituzione. Il massimo che ci sarà dato di ottenere sarà un Veltroni che, al limite della sopportazione, ovvero pacatamente indispettito MA ANCHE un pò spettinato, si ritira dal comitato di gestione di un museo del cazzo il cui unico scopo è quello di ripresentare per l'ennesima volta immagini e reperti che ormai conosciamo a memoria, che non aumentano di un filo la nostra ripugnanza verso la persecuzione e lo sterminio operati dai nazisti (non solo a scapito degli ebrei, ma anche dei gay, degli zingari, dei comunisti e via dicendo. E' bene ricordarlo sempre) nè intacca di un filo l'ottusità di chi si ostina a non voler riconoscere quegli avvenimenti o, caso estremo (ma ancora per poco, visto l'andazzo...), tende ad auspicarli.
Dunque, la Costituzione calpestata, la storia masticata e rivomitata, la memoria dei caduti infangata. E all'autore di tanto scempio non viene torto un capello. Anzi, dialoga cordialmente col Presidente della Repubblica.

Invece 'voi', comuni mortali, provatevi anche solo a non pagare il pedaggio autostradale se avete coraggio...

Monday, September 01, 2008

PuTarzan



Tigre: "Si vabbè, la Georgia, l'Ossezia, L'Abkhazia, la crisi internazionale, lo scudo antimissile, la propaganda...MA V'HO ROTTO I COGLIONI IO???"