Sunday, December 31, 2006

Sottosopra



Non so voi, ma questo fine anno per me ha un sapore decisamente diverso dai 36 precedenti (‘orcozzio…) che ho vissuto. Ogni fine anno, bene o male, ha avuto le sue particolarità, i suoi significati speciali, le sue memorie a sigillare gli avvenimenti vissuti durante i 365(6) giorni precedenti. Ma il 2006, a differenza di tutti gli altri, è stato decisamente l’anno delle contraddizioni e dei contrasti, sia sul piano politico che su quello personale. Tanto per cominciare c’è stato il blog. Quest’iniziativa che ho preso sia per cercare di dare sfogo alle mille idee che mi girano per la testa, sia per cercare di dare risalto a quelle notizie che normalmente passano inosservate, perché oscurate da altre più importanti o perché scomode e spinose da affrontare in profondità. In questo mi hanno aiutato molto altri blog ed altri utenti, coi quali mi sono scornato nei mesi scorsi, non sempre all’insegna del bon ton, devo dire. A loro comunque il mio ringraziamento.
Poi ci sono stati i fatti politici interni. Il centro-sinistra nuovamente al governo dopo cinque anni di massacri istituzionali. Tutti ci aspettavamo qualcosa da questo governo. Qualcosa di indefinito per alcuni e qualcosa di più definito e concreto per altri, come il sottoscritto, che ancora non capisce come mai il primo atto legiferativo di questo governo sia stato la legge sull’indulto mentre invece avrebbe dovuto essere una legge sul conflitto d’interessi e sull’emittenza radiotelevisiva DA GULAG!
Contrasti e contraddizioni dunque, nello specifico della vita politica come nel generico dell’etica e della moralità comuni. Il bene che diventa male, il buono che diventa cattivo. La pietà per un uomo sofferente che implora la morte ed il ritorno all’inorganico che viene negata nel nome di un Dio che, stando alle scritture, per pietà e misericordia ha sacrificato suo Figlio. Il messaggio sublime di Cristo ridotto a mera propaganda elettorale da politicanti senza scrupoli e porporati da operetta, entrambi troppo impegnati a mantenere al sicuro potere e privilegi per poter apprezzare la reale sacralità delle richieste di Welby. Ecco. La sacralità. Ciò che è sacro che viene dissacrato. Hanno imposto la sofferenza atroce a Welby nel nome della sacralità della vita e lo hanno fatto sullo sfondo di una serie infinita di guerre e massacri di cui anche loro (anche noi) siamo responsabili, ci piaccia o no. In Palestina come in Cecenia, in Darfur come in Iraq, in Malesia come in Nigeria. Razzi ed autobombe da una parte, panzer e B52 dall’altra. E nel mezzo, dimenticata, ignorata, quasi disprezzata, la vera sacralità di bambini inermi, condannati per i peccati di altri per i quali ormai la ricerca della pace e della felicità non è più qualcosa di irrinunciabile e ‘sacro’, ma secondario e trascurabile, in nome della ricerca di qualcos’altro, molto più importante. La supremazia, il dominio, il potere.
In un quadro del genere, l’esecuzione di Saddam non poteva non arrivare, a conferma del ‘upside-down’ che abbiamo vissuto nel 2006. Il carnefice, il dittatore, il sanguinario che compare davanti alle telecamere come vittima. Che è vittima. Non piange, non urla, non implora pietà, ma affronta la corda con dignità e coraggio, forse riflettendo sul proprio operato. Una riflessione preziosa, unica, sprecata per sempre dall’ottusità e dall’arroganza di chi invece ancora si ammanta della veste del Giusto. Tutta a stelle e strisce ovviamente.
‘Il mondo s’è rivurticato’ dicono dalle mie parti. Gli ideali di progresso ed uguaglianza uccisi dalla sinistra italiana, Dio ucciso dalla Chiesa, la libertà uccisa dagli USA. Rimangono a governare il mondo pochi arrivisti e faccendieri senza scrupoli. Speriamo muoiano presto anche loro. In altre parole “Dio è morto, Marx è morto e anche Scaramella non si sente tanto bene!”
È decisamente il caso di cominciare a sbatterle queste nostre piccole ali raggrinzite.


Buon 2007 a tutti.

Sunday, December 24, 2006

A voi tutti

Uomini e donne, belli e brutti, buoni e cattivi, giovani e vecchi, di destra, di sinistra, di centro, di sopra, di sotto, di fianco, di traverso, della Roma o della Lazio, bloggers, registrati, semplici utenti o anonimi. A voi che siete cattolici o mussulmani, atei o agnostici, ebrei o induisti; a voi che la Ryanair non ha cancellato il volo e quindi non rischiate di perdere il cenone natalizio ed a voi che la Ryanair HA cancellato il volo e rischiate di perderlo. A tutti voi il buon Lesandro, che se Dio vuole domani riesce a decollare e tornare in Italia, augura Buone Feste.
Il 2007, come diceva un grande (si fa per dire...era Chiambretti!) della tivvù...comunque vada SARA' UN SUCCESSO!!!

A presto

Lesandro

Saturday, December 23, 2006

Il fax di Dio

Tempi grami per il blogger trapiantato in UK. Con i giornali italiani in sciopero è un pò come essere ciechi su tutto quanto accade in Italia. Ma la rete consente comunque di avere un'idea abbastanza precisa, almeno su i fatti di maggiore importanza, come la morte di Welby. Il 21 dicembre scorso, ricevo un sms da un amico che mi informa del decesso di Piergiorgio, senza specificarmi niente riguardo alle modalità. Stante i reiterati divieti e anatemi scagliati contro Welby da politici e bacarozzi di ogni sorta, ne ho dedotto, erroneamente, che Welby fosse morto nel peggiore dei modi. Da solo. E mi sono salite una rabbia e una tristezza enormi per quanto credevo fosse accaduto. Per cui mi sono seduto al pc ed ho buttato giù un post feroce contro tutto e contro tutti. Poi però ho controllato meglio sulla rete ed ho visto che, per fortuna non era in quel modo che erano andate le cose. Piegiorgio Welby è morto, ma è morto come diceva lui, grazie all'aiuto ed all'umanità di un medico anestesista, Mario Riccio, che ha messo in pratica quanto Piergiorgio chiedeva, sedazione terminale e distacco dal respiratore, e che adesso rischia qualcosa come 15 anni di galera, seppur non ancora indagato (e tale mi auguro rimanga). Insomma Piergiorgio ha vinto la propria battaglia personale e, anche se addolorato per la sua morte, di questo sono contento.
Ma il bello viene adesso. Perchè è adesso che i nodi vengono al pettine. E' adesso che vedremo, come già stiamo vedendo, che se la politica non è stata in grado di rispondere alle richieste di un uomo sofferente non è per via di un 'buco' legislativo dovuto a chissà quale dimenticanza, ma è dovuto ad una volontà precisa. O meglio, a dei precisi dettami. Adesso vedremo che la politica inizia a muoversi, ma non nella direzione in cui dovrebbe muoversi per arrivare a colmare quella lacuna. Bensì in direzione opposta. Già il 21 c'era chi parlava di omicidio (Volontè - UDC).
E ancor più sfacciata, ma c'era da aspettarselo, è la posizione del clero. Negati i funerali religiosi, il Vaticano si affretta a precisare che a Welby non si possono concedere le esequie religiose "perché, a differenza dei casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dr.Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica. Non vengono però meno le preghiere per l'eterna salvezza del defunto".
Le preghiere per l'eterna salvezza del defunto...il defunto s'è già salvato da solo corvacci maledetti! Le vostre preghiere ipocrite servono solo a dimostrare alla gente che razza di animali siete. Non conoscete vergogna. Non conoscete umanità. Siete la negazione della ragione, del buon senso e della pietà!
Me lo immagino quanto sentita debba essere adesso la vostra preghiera per il 'Dr. Welby'! Cos'è, l'avete inviata al padreterno via fax?

Wednesday, December 20, 2006

Yo tuve un hermano





Yo tuve un hermano.
No nos vimos nunca
pero no importaba.
Yo tuve un hermano
que iba por los montes
mientras yo dormia.

Lo quise a mi modo,
le tomè su voz
libre como el agua,
caminè de a ratos
cerca de su sombra.

No nos vimos nunca
pero no importaba,
mi hermano despierto
mientras yo dormia.

Mi hermano mostràndome
detràs de la noche
su estrella elegida

Tuesday, December 19, 2006

WILMAAAAAAAAAAAAAAA


Charlie Brown e Snoopy, Yogi e Bubu, Topolino, Pippo e Paperino, Napo Orso Capo, Tom e Jerry, i Flinstones. Aggiungerei anche le mitiche Sturmtruppen ed il gruppo TNT. Quanti orfani si sono lasciati dietro Walt Disney, Bonvi, Charles Schultz. E adesso anche Hanna e Barbera. Joe Barbera è morto ieri, all’età di 95 anni. Ultimo rappresentante di una stirpe eccelsa di autori di fumetti che ancora oggi, seppur tra qualche defezione, sul piccolo schermo tentano di contrastare lo strapotere dei manga giapponesi, curiosamente creati tutti con gli occhioni grandi e lucidi da autori con gli occhi a mandorla. Autentiche personalità di carta, individui senzienti che si contrappongono a personaggi ormai scaduti nell’omologazione e nell’anonimato, anche se un tempo grandiosi protagonisti (negli anni ottanta Goldrake, Mazinga, Jeeg, ecc.). Magari, anzi senz’altro, starò invecchiando, ma oggi non riesco a distinguerli e mi sembrano tutti uguali. Rimane la soddisfazione di poter dire ‘noi ci siamo cresciuti e fino agli ‘anta’ ci siamo arrivati dignitosamente’, per di più senza cellulari, senza playstation e senza internet. Speriamo che un domani possano dire lo stesso i bambini di oggi.

Sunday, December 17, 2006

L'abbrutimento della politica

La legge finanziaria è stata votata in Senato, ed accettata 'sulla fiducia', grazie ai voti dei Senatori a vita. Questi personaggi siedono in Senato pur senza essere stati eletti (ma chi è stato eletto alle ultime elezioni?) in seguito ad ordinanze speciali che vengono emesse direttamente dal Presidente della Repubblica, che conferisce il titolo di Senatore a Vita a chi è stato precedentemente Presidente della Repubblica o a chi ha dimostrato di avere meriti speciali internazionalmente riconosciuti. Sono previsti dalla Costituzione e da questa traggono il diritto di esprimere il proprio voto in Senato come ogni altro Senatore. Rispetto a questo diritto, la Costituzione non distingue tra Senatori eletti e Senatori 'ordinati'. Ciònondimeno, subito dopo il voto in Senato, è esplosa la furia della CdL contro questi personaggi e contro il governo, rei i primi di non essere stati eletti ed il secondo di poggiare la propria maggioranza su questi Senatori 'accessori' improvvisamente declassati al ruolo di soprammobili.
I commenti che si leggono sui giornali sono feroci. Cori ed insulti piovono dagli spalti di Palazzo Madama sulle teste, per lo più canute, di questi Senatori, e culminano nel commento sprezzante di Tremonti (quello che, per dirla con Grillo, è stato fatto ministro delle finanze perchè 'sa usare il bancomat') che dà del 'demente' a Prodi.
Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. Risse di questo tipo se ne sono già viste, da quando Mussolini pronunciò, il 16 novembre del '22, la famosa frase "potevo fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli", preannunciando quella che sarebbe stata la propria politica dittatoriale. Ma stavolta c'è dell'altro. Alcuni esponenti della CdL infatti si sono rivolti al Presidente della Repubblica (già più volte insultato) affinchè eleggesse nuovi Senatori a vita 'più di destra' in modo da controbilanciare le forze in campo. E questa sinceramente le batte tutte! Anche tralasciando la contraddizione di chi prima contesta l'esistenza stessa dei Senatori a vita e poi ne chiede di altri, si rimane comunque basiti nel constatare il livello di brutalità, da intendersi nel senso di rozzezza, che la dialettica politica ha raggiunto nel nostro paese. Ma davvero siede in Parlamento (o in Senato) gente con una simile visione della politica? Sembra di assistere ai litigi di bambini viziati che protestano con il babbo perchè il fratellino è rimasto davanti alla playstation più di quanto non fosse concesso a loro. Forse qualcuno dovrebbe spiegare a queste persone che le Camere non sono luoghi dove si gioca e la politica non è il fantacalcio.
Ma come si è arrivati a questo punto? Come è stato possibile che il Prlamento, che pure ha ospitato personaggi illustri in entrambi i suoi rami, sia per conoscenza che per abilità politica, si sia ridotto in questo stato?
E' stato, credo, un processo lungo, iniziato più o meno alla fine della cosiddetta 'prima repubblica', quando cominciarono a venire proposti agli elettori personaggi oscuri. Candidati il cui unico scopo era, ed è, quello di creare confusione, di sviare, di sostenere irrinunciabilmente linee di propaganda pura e sterile. Gente come Schifani, o Vito, o Bondi, tanto per citarne alcuni, potrebbero tranquillamente affermare che Cristo è morto dal freddo, e riuscirebbero anche a dimostrarlo. Lo so, sono tutti di destra. Ma seppure una certa emulazione in questo senso affligga anche la sinistra, fatico ad indentificare degli 'analoghi' reali in quello schieramento. Personaggi come Rutelli o Salvi (più il primo che non il secondo) hanno deciso di fare propria questa strategia 'distruttiva', ma conservano innegabilmente una certa preparazione politica che a destra manca del tutto.
Il risultato è la morte della dialettica. Quando si entra in aula solo con l'intenzione di far cadere il governo, anche un sistema bipolare come il nostro, già di per se malato, peggiora fino a diventare espressione del tifo da stadio più becero. I tifosi di Roma e Lazio, per lo meno, il giorno del derby trasformano lo stadio in un festone colorato. Poi magari si scannano fuori lo stadio, però almeno ci provano a fare qualcosa di costruttivo. I nostri politici nemmeno quello!

Saturday, December 16, 2006

Addio svizzero-napoletano

“Danceur, viveur, play boy, pilota a tempo perso”. Così lo descriveva Enzo Ferrari. Clay Regazzoni è morto ieri in un incidente d’auto sull’autostrada A1. Nonostante la macchina su cui viaggiava sia distrutta, sembra che le lesioni riportate dal pilota non siano compatibili con il decesso, per cui i medici sospettano che possa avere avuto un malore alla guida. Non era un campione irresistibile Regazzoni. Non era uno Schumaker o un Senna. Cinque in tutto i GP vinti dal pilota. Però cinque GP unici, come quello di Monza nel 1974. Erano altre le cose che lo rendevano unico. La voglia di vivere, il coraggio e la passione per i motori che lo lasciarono inchiodato al volante delle macchine da corsa anche dopo il terribile incidente di Long Beach del 1980, in cui il pilota riportò lesioni al midollo spinale che lo costrinsero sulla sedia a rotelle. Il carattere da ‘svizzero-napoletano’, come dice Montezemolo, che ne faceva il beniamino dei box sia durante le gare che fuori dall’autodromo. L’onestà e la sincerità di chi le cose le dice in faccia, come invece ricorda Niki Lauda sul Corriere, che proprio per questo spesso si scontrava con l’amico quando correvano insieme per il team di Maranello, sempre negli anni ’70.
Automobilismo di altri tempi che scompare. Quello delle F1 con la leva del cambio ed i pedali, con le anteriori più piccole ed i ‘baffi’ enormi. Quello dei sorpassi. Quello del ‘Drake’ ai box a discutere coi piloti. Di questo Clay Regazzoni è stato simbolo, oltre che della Ferrari di quei tempi, fino allo schianto di ieri. Per noi da oggi la F1 è un po’ più fredda. Un po’ più ‘elettronica’ ed impersonale. Per lui…bèh…semaforo verde…

Friday, December 15, 2006

La Storia Infinita

Il maxiemendamento alla finanziaria approda in senato per il voto di fiducia. Era stato annunciato per accorciare i tempi, ma qualcuno se ne sta approfittando. Tra ieri ed oggi, tra le righe del dpf è spuntato misteriosamente un comma in cui vengono accorciati i tempi di prescrizione nei confronti dei reati contabili ai danni dello stato. In altre parole, chiunque abbia sottratto soldi allo stato viene praticamente condonato o, ad usare un termine in voga in questi mesi, indultato. Molti insorgono all’interno della maggioranza, a partire da Di Pietro, che, pur sostenendo che voterà la finanziaria, aggiunge che è pronto a lasciare il governo se non si farà piena luce su chi, come e quando ha inserito quel comma nella legge, trasformando di fatto il dpf in una sorta di legge ad personam in perfetto ‘Berlusconi-style’, seppur più ad ampio spettro rispetto a quelle normalmente varate dal precedente governo. Una di quelle leggi che un governo di centrosinistra dovrebbe combattere o abrogare, non proporre. Anche altri, come Cesare Salvi, condannano quel comma. Altri ancora parlano di errore nella stesura del testo, dal momento che l’ipotesi contenuta nel cavillo aggiunto era stata già discussa e rigettata da governo e maggioranza. Rimane il fatto che non si riesce a capire chi sia l’autore di quel comma aggiunto. Possibile che la bozza di legge sia tanto accessibile che chiunque possa metterci le mani sopra e modificarla a suo piacimento? Ne sarei davvero sorpreso. Ed allora non mi resta che fare mie le preoccupazioni del ministro Di Pietro e pensare che nel governo ci sia chi attenta all’inciucio. Ma d’altra parte non mi costa nessuna fatica farlo, non dopo leggi come l’indulto, o la Gentiloni, o dopo aver visto l’Avvocatura di Stato difendere la legge Gasparri in sede europea a scapito del bistrattato Francesco di Stefano.
Si cercano intanto i modi per stralciare quel comma dal resto del dpf, ma non sembra essere una cosa facile da fare, giunti ormai alla fine dell’anno. Pertanto il Governo ‘promette’ un decreto abrogativo prima della fine dell’anno. Il che significa che passeremo le giornate che ci separano dalla fine dell’anno (il decreto è stato promesso per il 27 dicembre) a spulciare giornali e quotidiani alla ricerca di un segnale, uno qualsiasi, di sinistra. Speriamo di non dover leggere che Prodi è diventato presidente del Milan. Non so voi, ma io comincio a sentire puzza di massoneria. I provvedimenti presi dal governo sopra citati e questa modifica ‘occulta’ del dpf ancora una volta segnano un momento politico di chiara continuità col governo precedente. Uno ‘scimmiotteggio’ come ha detto lo stesso Di Pietro. Sgrammaticato ma efficace. E sinceramente poco mi consolano le affermazioni di Prodi dei giorni scorsi, che riconosce alcuni degli errori di questi primi mesi di governo. La mia paura di continuare a vedere segnali di continuità col centrodestra di questo tipo, il timore di stare assistendo ad una storia infinita di intrallazzi ed inciuci da Transatlantico mi tengono sveglio la notte. Ci vorrebbe un bel ‘the end’ da subito, altrimenti ci troveremmo tutti nella disgraziata condizione di sapere non solo di che morte moriremo durante questi cinque anni, ma anche nei cinque anni successivi, quando il centrodestra inevitabilmente sopravanzerà di nuovo il centrosinistra alle urne. Di questo passo infatti la sola cosa che gli italiani ricorderanno sarà l’aumento delle tasse. Non è che ci sia molto di più da ricordare dopotutto, almeno finora.

Wednesday, December 13, 2006

Il danno della malattia e la beffa dell'ipocrisia








Oggi il Parlamento ha accolto e votato l’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano. La legge prevede pene da 3 a 12 anni per chi mette in atto pratiche di tortura, pena raddoppiabile se queste pratiche portano alla morte della persona torturata. Accogliendo un emendamento dell’opposizione, questa legge è stata completata abolendo l’immunità diplomatica per quei cittadini stranieri che si siano macchiati di questo crimine e siano sotto processo in altri paesi.
Che dire? Era ora! Colmare questa lacuna ci riporta un passo avanti in fatto di diritti umani e ci consente di guardare dall’alto in basso quei paesi che, più o meno dichiaratamente, ancora consentono l’uso di pratiche inumane durante la detenzione o l’interrogazione di detenuti. Sembrerebbe quindi un passo avanti notevole per il nostro Paese, anche alla luce della natura pressoché plebiscitaria con cui questa legge è stata votata in parlamento. L’articolo 613-bis è stato votato da 466 si ed 1 no (che andrebbe pubblicizzato un po’ di più a mio avviso. Chi è questo signore che ha votato contro? E perché?).
Eppure, leggendo le varie caratteristiche di questa legge, leggendo come essa punisca chi “con violenza o minacce gravi, infligge ad una persona forti sofferenze fisiche o mentali” non riesco a non pensare a Piergiorgio Welby. Non sarebbe configurabile nel suo caso il reato di tortura? Non è egli costretto alla sofferenza fisica e mentale da persone che pretendono così di imporre il proprio punto di vista egoistico ed ortodosso? Insomma, quest’uomo è costretto a soffrire in nome di dogmi religiosi e pseudo-ideologie che supportano l’ala clerico-conservatrice della politica italiana. Privato dei propri diritti di uomo e sopraffatto dalla malattia, non ha difese contro chi pretende di avere voce in capitolo sulla sua stessa esistenza, ed è costretto ad aspettare passivamente, soffocando ogni giorno di più, i tempi imposti da un tribunale che, vigliaccamente, prende tempo, aspettando una fine tanto imminente quanto dolorosa, vittima anch'esso di un imbarazzo estremo.
Trovatemi una differenza, anche una sola tra Welby ed i vari corvacci che dissertano su di lui ed uno qualsiasi dei prigionieri di Guantanamo bay o Abu Ghraib. In entrambi i casi ci sono uomini soli che, impotenti, devono assistere al proprio massacro ad opera di terzi ed in entrambi i casi questo avviene principalmente per motivi che nulla hanno a che vedere con la sicurezza della comunità. In entrambi i casi è il dogma che schiaccia, sia esso quello politico dei neocon americani o quello pseudo-religioso del vaticano. Forse cambiano gli strumenti, ma la sostanza rimane la stessa. Anzi, per lo meno i militari che hanno torturato i prigionieri nelle carceri NATO non si sono poi mascherati da benefattori del genere umano ed anzi spesso sono stati chiamati a pagare per i loro reati. Welby invece viene a trovarsi nella situazione paradossale di dover assistere, oltre al proprio doloroso declino, anche alla santificazione dei propri aguzzini. Oltre il danno la beffa.

Tuesday, December 12, 2006

La notte della storia

Alla fine il buon Khaled non ce l’ha fatta. Negato il visto d’ingresso in Iran, non ha potuto partecipare alla conferenza organizzata dal governo iraniano sulla Shoah. E così, nella nebbia più fitta, membri del KKK, nostalgici hitleriani (come lo psichiatra tedesco Benedict Frings), fondamentalisti dell’antisemitismo islamico più 5 rabbini ultraortodossi (strano ma vero, 5 ebrei che non riconoscono lo stato di Israele) ed un pirla italiano (Leonardo Clerici, nipote dell’artista futurista Marinetti) hanno potuto portare avanti la loro vergognosa conferenza negazionista, argomentando scivolosamente le proprie assurde convinzioni e tentando di ridipingere la pagina più scura della nostra storia contemporanea con una tinta, se possibile, ancora più nera. Vere perle di follia quelle che si sono ascoltate. Lo psichiatra tedesco, con tanto di cravatta del Reich, elogia la conferenza come “primo passo verso la guarigione dal senso di colpa” ad esempio, mentre il ‘filosofo islamico’ Clerici si ingegna per contestare la storicità della Shoah asserendo che la parola Olocausto significa “sacrificio a Dio”, mentre invece lo sterminio degli ebrei avvenne nell’ambito di “un conflitto civile europeo”. Tutto sommato Pacciani avrebbe fatto più bella figura.
23 sono stati i relatori che hanno rifiutato di partecipare a questo scempio della storia. Per lo più europei. Mi domando se abbiano fatto bene o se la loro presenza non avrebbe potuto essere utile per contrastare questo genere di follia storica. Magari al loro posto avrei provato lo stesso sdegno.
Ma non tutto il male viene per nuocere comunque. Questa vicenda ha suscitato parecchi commenti e mi ha fatto piacere leggere quelli di una donna in particolare. Hanan Ashrawi, parlamentare palestinese e portavoce della Lega Araba condanna senza se e senza ma la conferenza di Teheran, e lo fa con le stesse parole di Mahameed. ”Chi, come noi, è vittima della storia non può pensare di avere effimere rivincite violentando la storia” afferma “Non si ottiene giustizia per sé ferendo la memoria collettiva dell'altro. Altra cosa è la responsabilità delle classi dirigenti israeliane nell'aver inteso riscrivere la storia di questi ultimi 60 anni (dalla nascita dello Stato d'Israele) a proprio uso e consumo. Emblematico in tal senso è l'affermazione di Golda Meir secondo cui la Palestina era "una terra senza popolo per un popolo senza terra". Cancellare dalla storia il popolo palestinese non è certo un servizio reso alla verità né un incentivo al dialogo. Perché un dialogo, per essere davvero produttivo, deve necessariamente partire dal riconoscimento dell'altro da sé
Grazie comunque Mr Mahameed per aver tentato.

Monday, December 11, 2006

Scontro tra Titani

Finalmente. Cominciavo a preoccuparmi sul serio. Già mi tornava alla memoria quella scena del film di Moretti in cui l'autore invitava d'Alema a 'dire qualcosa di sinistra. Qualunque cosa'. Solo che stavolta al posto di d'Alema c'è Bertinotti. Da tempo ormai non lo sentivo dire qualcosa di sinistra. 'Sarà il nuovo incarico istituzionale' mi dicevo per rassicurarmi. 'Il Presidente della Camera non può sbilanciarsi più di tanto'. Poi è venuto l'indulto, poi la Gentiloni...insomma cominciavo a preoccuparmi. Ed invece eccolo lì, il Berty, che rimbecca il cardinale Alfonso Lopez Trujillo de la Fuentes Còrdoba y Maradona ecc. ecc. per aver definito l'impegno del governo a pervenire ad una legge per i diritti delle coppie di fatto come il tentativo di soddisfare un 'capriccio' tutto gay. "Mi dispiace che si usino da pulpiti così autorevoli delle frasi di scherno che toccano la condizione di vita di tante persone, una condizione spesso sofferente e deprivata di diritti". Queste le dure parole pronunciate da Faustino, il sol dell'avvenire in fronte ed il vento della rivoluzione ad agitare i (pochi) capelli...forte èh?...èh?...bè, certo...un sano 'vaffanculo corvaccio' sarebbe stato molto meglio...in altri tempi magari...rimane pur sempre il Presidente della Camera...non può sbilanciarsi più di tanto no? Fortuna che a sparare castronerie ci pensa la Sir. Cos'è la Sir? vi chiederete. La Sir è...(suspence)...l'agenzia dei Vescovi!...mbè? perchè no? Dopotutto l'agente ce l'hanno tutti oggigiorno. Veline, calciatori, cantanti. Perchè i vescovi no poverini? Comunque così ribatte la Sir, per bocca del vescovo Pedro Pablo Castro de Julio Iglesias y Villarperosa: "non è accettabile che, invocando casi limite o situazioni singole, che possono essere tutelate nell'ambito del diritto privato, o interessi di questo o quel gruppo di pressione, si intacchino le architravi della società e ci si privi di quello slancio e di quella apertura al futuro che sola può venire dalle salde radici dei principi e dell'identità". 'Le architravi della società'...'lo slancio e l'apertura al futuro'...'le radici dei principi e dell'identità'. Messa così non significa un cazzo. Aspè, forse manca qualcosa...ma sì, ecco. Manca 'il clero'. Ovvero 'Le architravi della società DEL CLERO', 'lo slancio e l'apertura al futuro DEL CLERO', 'le radici dei principi dell'identita DEL CLERO'. Ecco, adesso si che significa qualcosa. Altrimenti non si spiega in nome di quale diritto questa gentaglia dovrebbe poter pensare di avere voce in capitolo in materia legislativa di tal genere. Nè si spiega in quale modo questa gente dovrebbe contribuire ad 'aprire' il nostro futuro, dal momento che tra ricerca sulle staminali, eutanasia e risorgimento del Creazionismo, fosse per loro ancora staremmo bruciando streghe ed indossando cilici a tutto spiano.
Lo scontro tra il Compagno Fausto e il Grande Ratzinger è comunque da colossal hollywoodiano. Un pò come Alien contro Predator...o Maciste contro Zorro...per quelli della mia generazione.
Da non perdere.

Motorshow iraniani

Si trovava, il buon Mahmoud, a tenere una conferenza all'università Amir Kabir di Teheran quando un gruppo di studenti ha iniziato a contestarlo, dandogli del dittatore e del bugiardo. Ci vuole coraggio, senza dubbio, a fare una cosa del genere in Iran al giorno d'oggi, altro che i fischi a Prodi al Motorshow. A dirla tutta non l'avrei considerata una cosa possibile. E invece mi sbagliavo, e ne sono ben contento. Perchè significa che anche in quel paese è possibile dissentire e contestare. E fintanto che questo è possibile allora ci sarà sempre spazio per un 'cuneo' di protesta che possa allargarsi fino a far saltare il governo ed il suo ridicolo (quanto pericoloso) leader. Viene da domandarsi come sia possibile che un individuo come Ahmadinejad sia stto eletto democraticamente. Poi ci si guarda intorno, si osserva cosa succede in Iraq, in Afghanistan ed in Palestina, e si capiscono tante cose. Probabilmente anche noi, se ci fossimo trovati a dover scegliere tra un candidato leghista-secessionista ed un altro fascista-nazionalista, avremmo scelto il secondo qualora l'Austria avesse minacciato di invaderci! Ma magari le cose non sono così semplici in Iran. Sta di fatto che Ahmadinejad continua a parlare al plurale, incurante delle manifestazioni: "Gli Americani devono sapere che anche se veniamo bruciati mille volte, non faremo marcia indietro nemmeno di un centimetro dai nostri principi" afferma. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i suoi contestatori, se si ritrovano in quel 'noi'. Probabilmente no.
Oggi si è aperta a Teheran la conferenza organizzata dallo stesso Ahmadinejad allo scopo di smitizzare l'olocausto. Invitati illustri vi prendono parte. Persone la cui sensibilità storica è indiscussa, come il francese Robert Faurisson, che ha sempre negato l'esistenza delle camere a gas e che due mesi fa è stato condannato per questo a tre mesi di carcere con la condizionale. Oppure come l'ex senatore repubblicano della Louisiana David Duke, membro del Ku Klux Klan. Peccato che Pacciani è morto, sennò avrebbe potuto essere il nostro rappresentante. Sai che belle merende si sarebbero fatti tutti quanti.
Khaled Mahameed, CONTO SU DI TE!!!

Senza Parole


Ribadisco la mia idea di Vauro Presidente del Consiglio!!!

Saturday, December 09, 2006

Ahi serva Italia, di dolore ostello...

Evabbè. Io ce l’ho messa tutta. Ho aspettato fiducioso. Ho spulciato giornali e quotidiani nell’attesa di un articoletto confortante, di una smentita, di una spiegazione. Ma non ho trovato nessuna di queste cose. Prodi tace. I quotidiani tacciono, cosa ancor più grave. Il 30 novembre scorso, l’Avvocatura di Stato, convocata dalla Commissione Europea per dibattere della legittimità della legge Gasparri e soprattutto dei soprusi reiterati subiti da Francesco di Stefano e dalla sua Europa7 (un procedimento iniziato sotto il governo Berlusconi e proseguito fino ad oggi) ha letteralmente tradito le aspettative di chiunque abbia deciso di votare per l’Unione. Tutti si aspettavano un cambio di direzione. Una svolta che restaurasse la legalità nel nostro paese, almeno per quanto riguarda l’emittenza televisiva e le concessioni delle frequenze. Ma questa virata non c’è stata, e l’Avvocatura, rappresentativa dell’attuale Governo, ha tenuto la barra immobile, perseverando nell’atteggiamento criminale del precedente Governo. Di Stefano è comprensibilmente frustrato. “…è uno scandalo, una difesa assoluta e continua delle posizioni del governo Berlusconi e della Gasparri” dice l’imprenditore. Come dargli torto? Già altri, compreso il sottoscritto, avevano sottolineato la mancanza di una discontinuità evidente tra questo governo ed il precedente quando venne reso pubblico il ddl Gentiloni sull’emittenza radiotelevisiva (vedi il post “Gaspaloni e Gentilarri”). Ma l’atteggiamento tenuto dall’Avvocatura di Stato davanti alla Corte Europea, che sostanzialmente è consistito nell’affermare che “il Governo sta cambiando la legge” e nulla più, confermano che il Governo Prodi, in fatto di emittenza radiotelevisiva, predica bene ma razzola malissimo. Che fine ha fatto l’intenzione di radere al suolo la legge Gasparri, tanto propagandata nelle 282 pagine del Programma dell’Unione? Non ci è dato saperlo evidentemente. Però la puzza la sentiamo benissimo. La puzza del ‘do ut des’, la puzza dell’inciucio più svergognato. La puzza di massoneria insomma. E la sentiamo ancora di più quando ci accorgiamo che una notizia del genere viene praticamente ignorata da tutti i principali quotidiani, indipendentemente dallo schieramento. Unica nota fuori dal coro, come sempre, rimane l’Unità. L’articolo di Travaglio ‘Produsconi’ nella rubrica ‘Ulivood Party’ è stato l’unico, almeno tra quelli che ho letto io, ad evidenziare questo schifo, a porsi il problema della discontinuità tra questo governo ed il precedente. Eppure anche quello è rimasto un caso isolato.
Insomma a Di Stefano non rimane che pregare. Pregare che almeno l’Alta Corte Europea sentenzi in suo favore, costringendo il Governo a spedire definitivamente Rete4 sul satellite (quello più lontano speriamo) ed assegnando ad Europa7 le frequenze che gli spettano, e regalando a noi italiani l’ennesima, pesante, evitabilissima figura di merda davanti al resto del mondo.

AAA. Cercasi nocchiero per governare nave attualmente in gran tempesta. Possibilmente con le palle. Salario ottimo. Benefits a iosa. Mastella trattabile. Cazzo volete di più?

Il cerchio laico e la botte religiosa

E così alla fine il governo si mette finalmente a lavoro sui diritti delle coppie di fatto. Il ministro per le pari opportunità Barbara Pollastrini ha sottoscritto l’impegno del Governo a presentare un ddl entro la fine di gennaio 2007. Ovviamente si tratterà di un altro banco di prova per il Governo, dal momento che nella maggioranza coesistono posizioni come quella del Ministro Ferrero, che auspica uguali diritti per tutti indipendentemente da sesso, razza e religione, e come quella di Mastella che invece rimane ancorato al suo concetto ultraortodosso di ‘famiglia cristiana’. Poco male. Si scorneranno come al solito, ma rimane il fatto che la legge sulle coppie di fatto rimane un punto chiaro del programma. Quello che invece è interessante, e a mio avviso rivelatore, è la reazione della gente. Parlo della gente che scrive nei blog ovviamente. Molti si dichiarano a favore del riconoscimento dei diritti per le coppie conviventi. Altri invece tuonano contro. Portano avanti parole come ‘famiglia’ o ‘cattolicesimo’ con uguale veemenza e rabbrividiscono di fronte all’idea che una coppia di gay possa usufruire, ad esempio, dei diritti di successione in caso di decesso di uno dei due partner. Insomma a molti questi ‘pacs’ non vanno proprio giù. Quello che è interessante è che molti di questi sono gli stessi che normalmente lanciano anatemi quando sentono parlare di riconoscimento del matrimonio islamico da parte dello Stato, invocando principi di laicità che, apparentemente, vanno a farsi benedire quando invece dei mussulmani entrano in ballo gli omosessuali. In altre parole, lo stato dovrebbe essere laico sempre, tranne quando si parla di gay. Allora lo stato deve tornare confessionale e contrastare con mano ferma e decisa quelli che non sono altro che ‘capricci’ dei gay (che per inciso si dichiarano tutt’altro che soddisfatti di come sta operando il governo). Sembrerebbe una discriminazione bella e buona nei confronti della comunità gay italiana, soprattutto alla luce dei numerosi provvedimenti presi in questo senso da praticamente tutti i paesi europei. Dalla Danimarca, la prima ad ufficializzare le unioni di fatto nel 1989, alla Spagna di Zapatero, che nel 2005 ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, alla Germania, che non arriva a tanto ma ugualmente riconosce alle coppie di fatto numerosi diritti delle coppie sposate. Però rimane il fatto che quella ‘confessione’ religiosa che questi pseudo-laici riabbracciano improvvisamente quando incontrano chi sventola la bandiera arcobaleno, è quella cattolica, ovvero quella più radicata in Italia. Questo apre la strada ad una riflessione particolare secondo me. E cioè che la ‘laicità’ dello stato che viene invocata quando si parla di riconoscimento del matrimonio islamico in realtà non è altro che un modo per mascherare un disagio invece tutto ‘religioso’, ovvero legato all’ingresso nella nostra società di una confessione diversa da quella a cui tutti, chi più chi meno, siamo stati condizionati in gioventù. Si invoca prima la laicità e poi la ‘famiglia’ a seconda del problema che sta sul tavolo. I diritti delle donne mussulmane indubbiamente vanno tutelati da uno stato laico, ma quelli dei gay? Sono forse da meno? L’impressione è che l’obbiettivo, più o meno consapevolmente, sia quello di mantenere immobile uno status i cui contorni sono quelli delineati dalla Chiesa cattolica. Altrimenti non si spiega come mai queste persone non gioiscano di fronte alla decisione, tutta laica, di estendere i diritti di coppia anche a quelle persone che, secondo i dettami della bibbia, non potrebbero sposarsi e che devono oggi vedersi negati tutti quei privilegi economici che consentono alle coppie sposate di poter vivere dignitosamente.
Un colpo al cerchio del laicismo ed uno alla botte cattolica. Quella di tenere il piede in due staffe è un’usanza tutta italiana, ma stavolta le staffe stanno su due cavalli diversi e non è tanto facile. Non a meno di acrobazie dialettiche da circo che finiscono inevitabilmente per rivelare il gancio di sicurezza che previene gli infortuni da caduta. Il gancio, ovviamente, è quello della paura del diverso (o dell’intolleranza). La chiusura mentale nei confronti di tutto ciò che potrebbe cambiare il nostro stile di vita, che potrebbe intaccare la nostra libertà di consumatori incalliti dell’inutile. Ci si abitua a tutto. Anche la schiavitù, quando imposta con la violenza, può essere un contesto in cui si impara a vivere, se non altro per operare alla rivoluzione contro di essa. Ma quando ci si abitua alla servitù, quando volontariamente si sceglie di abbassare il capo solo per non perdere la possibilità di avere qualche partita di calcio in diretta o gli iper-mercati traboccanti di specchietti e perline sotto natale, allora è segno, ancora una volta, che la ragione dorme.

Thursday, December 07, 2006

Fari nella Nebbia/2


Un arabo israeliano invitato alla “Review of the Holocaust” (Rassegna sull’olocausto) che si terà a Teheran l’11 dicembre prossimo. Khaled Mahameed, avvocato 43enne di Nazareth, è stato il primo arabo ad allestire, in una stanzetta sopra il proprio ufficio, un piccolo museo della Shoà, con oltre 60 foto autentiche comprate dal Museo dei Martiri dell’olocausto allestito dalla Knesset israeliana. Il suo intento è quello di andare alla conferenza per ‘spiegare’ l’olocausto al presidente Ahmadinejad.
“[Ahmadinehad] smetta di negare e contestare l’autenticità dell’olocausto, così facendo non aiuta i palestinesi, ma ostacola la loro causa. C’è una forte ignoranza nel mondo arabo, che è irrazionale e autolesionista. La negazione della Shoà in particolare, serve solo a screditare i palestinesi agli occhi del mondo. Tutto quel che è accaduto deve essere interiorizzato e i fatti non possono essere negati; comprendere il significato dell’olocausto è un dovere per ogni arabo. Se il loro obiettivo è comprendere i propri avversari occorre che prima comprendano l’olocausto. Gli arabi devono conoscere i fatti non a beneficio degli ebrei, ma per se stessi. Lottare non è solo tirare bombe. È anche comprendere le basi del potere del nemico. Molti palestinesi temono che simpatizzare con gli ebrei sia come giustificare l’occupazione. E c’è il timore che l’olocausto possa sottrarre ai palestinesi lo status di vittime. Il mondo arabo deve integrare l’olocausto nella propria narrativa. Se lo comprendiamo, questo rinforzerà i nostri diritti su questa terra.”

Tuesday, December 05, 2006

Il Gatto e la Volpe

Questo mi ricordano Scaramella e Guzzanti. I due personaggi di collodiana memoria, in particolare quelli magistralmente interpretati da Franco e Ciccio nell'indimenticabile 'Pinocchio' di Comencini. Due sfigati che tentano di sopravvivere, loro e la loro Commissione, in tutti i modi. Tentano di strappare monete d'oro a tutti pur di salvare la faccia, ma più ci provano più si vanno a cacciare in figuracce sempre più grandi. Prima le accuse a Prodi, in piena campagna elettorale, di essere un agente del KGB, smentite dallo stesso agente russo a cui quelle rivelazioni erano state imputate. La bufala della Mithrokin. I dialoghi ridicoli intercettati tra Guzzanti e Scaramella. Poi la storia del polonio, con uno Scaramella dato per moribondo ed un Guzzanti che farnetica di essere 'il prossimo della lista'. Lo stesso Scaramella che, in diretta al tiggìuno, dice di avere assunto una dose letale di polonio. Poi oggi, i giornali che riportano il sollievo dello stesso Scaramella per aver improvvisamente saputo che invece non è assolutamente in pericolo di vita. Sono tre giorni che i medici dello University College Hospital di Londra dove è ricoverato dicono che Scaramella ha in corpo la stessa quantità di radioattività di una pinta di Guinness!!! Io almeno sono tre giorni che lo leggo sui giornali inglesi. Eppure ci siamo dovuti sorbire tutta questa messinscena lo stesso. Senza vergogna. Non dico che la Commissione debba essere chiusa. Anzi, è bene che rimanga opeartiva, se non altro perchè così ci è stato richiesto dal Parlamento Europeo. Ma almeno i suoi componenti andrebbero sostituiti per manifesta incapacità, nel migliore dei casi. E invece il parlamento che fa? Per bocca del Presidente del Senato Franco Marini, invece di metter fine a questa carnevalata da 007 dei poveri, deplora il fatto che le intercettazioni tra il Gatto-Scaramella e la Volpe-Guzzanti siano state rese pubbliche. Con Guzzanti che prontamente ringrazia dal suo blog, in un post che sembra dimenticarsi di tutti gli altri postati appena un pò sotto nella pagina.

Monday, December 04, 2006

Il Guzzanti-pensiero

Che meraviglia il blog di Paolo Guzzanti. Dovrebbero premiarlo come 'Blog osceno 2006'. Sia per i post che per le persone che ci postano. Elogi funebri di Scaramella a tutto spiano. Fossi io Scaramella passerei giornate intere con le mani nei coglioni. Oggi la quantità di polonio ingerita dal sedicente professore è di sei volte superiore alla dose minima mortale. Ieri era di cinque (diretta dello stesso Scaramella al TG1). Domani forse troveranno un pò di Scaramella in mezzo a tutto quel polonio. Eppoi il garbo e la moderazione del senatore. Davvero impagabile. Specialmente nei confronti di chi gli fa, stavolta si garbatamente, osservare tutte le 'frottole' che lo stesso Guzzanti ha propinato e propina sia sul suo blog che sulla stampa. A partire da quella afermazione che 'in campagna elettorale la commissione Mithrokin non è stata mai nemmeno nominata'. Almeno due post hanno elencato innumerevoli articoli comparsi tra marzo ed aprile 2006, quasi tutti sul 'Giornale' o su 'Panorama', testate notoriamente indipendenti, in cui si parla di tale Commissione. E la risposta di Guzzanti? Semplice e diretta. 'Quegli articoli li ho scritti io, non Berlusconi, Bossi o Fini. Ergo non è campagna elettorale perchè io sono un giornalista. Ergo io ho ragione e voi torto!'. E poi scatta la censura. Però non subdola, sottile e nascosta. No no. Bella, chiara, lampante e soprattutto dichiarata, perchè "Questo Blog non è pubbico, ma privato. E’ aperto al pubblico che condivide il mio manifesto e non a quello degli avversari che hanno a disposizione migliaia di blog su cui sfogarsi". Un blog privato? Mai sentito. Oddio, adesso ho fatto copia-incolla da un blog privato. Speriamo che Guzzanti non mi prenda per un 'intercettatore'!
Non riesco a non pensare alla mitica interpretazione di un altro Guzzanti, Corrado, che insieme ad altri, vestiti in perfetto stile CdL, prima si accomodavano in salotto discutendo amabilmente di mercato, e poi cominciavano a pisciare sul tappeto commentando con lo slogan "Casa delle Libertà: facciamo un pò come cazzo ci pare!"

Sunday, December 03, 2006

The Italian Connection

Così oggi l'Independent titola a pagina 17. Dopo alcuni giorni di cronaca prudente, limitata ad uno sterile elenco dei semplici fatti, anche un giornale come questo decide di affrontare il caso Scaramella per quello che è, ovvero un gran casino tutto italiano, poco russo e per niente serio. Semmai, ci si concentra sulla morte di Litvinenko e sulle tracce di polonio 210 trovate qua e là su diversi voli da e per la Russia. Ma Scaramella no. Anche qui in UK, specialmente dopo quanto pubblicato dai giornali italiani ieri, questo curioso individuo viene trattato per quello che realmente è: una marionetta. Professore presso una Università, la Federico II di Napoli, che non lo ha mai sentito nemmeno nominare, consulente del Programma di Protezione Contro i Crimini Ambientali, organizzazione che non ha nemmeno un indirizzo, e, a suo dire, magistrato 'onorario', Mr Scaramella assume ufficialmente il ruolo di incasinatore prezzolato ai comandi di Mr Guzzanti. Esilarante la trascrizione in inglese della intercettazione telefonica in cui Guzzanti si incazza perchè, a suo dire, le indagini sul ruolo ipotetico di Prodi all'interno del KGB avrebbero portato a risultati poco significativi. "We can't go so far as to say Prodi is a KGB agent" (Non possiamo arrivare a dire che Prodi fosse un agente del KGB) dice Mr Scaramella, "but we can say the russians consider Prodi a friend" ("ma possiamo dire che i russi lo considerano un amico"). Mr Guzzanti 'explodes': "Friend doesn't mean a fucking thing!" ("Amico non significa un cazzo!"), "Are you taking me for a cunt?" ("Mi stai prendendo per il culo?". Letteralmente sarebbe un filo più maschilista in realtà: "Mi prendi per una fighetta?"). Insomma, la vergonga internazionale anche stavolta non ce la siamo risparmiata. La vergogna di una Commissione governativa che dovrebbe lavorare ad altissimi livelli e che invece si rivela essere solo un misero teatrino messo in piedi da un Guzzanti ormai all'ultima spiaggia. A leggere i giornali di ieri sembrava quasi che l'incredibilmente padre di Corrado e Sabina (misteri della genetica) stia tifando polonio e si auguri la morte, peraltro improbabile, del suo agente peracottaro, attualmente allo University College Hospital di Londra, essendo risultato contaminato da una blanda dose dello stesso materiale che ha ucciso la ex-spia Litvinenko. "Scaramella sta morendo" diceva ieri. Oggi lo stesso Scaramella sostiene di stare benissimo, nonostante la contaminazione. Tutto pur di supportare l'improbabile, se non ridicola, se non patetica, ipotesi di un Prodi con colbacco e pillola di cianuro. L'agente Mortadellovsky.

Saturday, December 02, 2006

La Giurisprudenza giurisprudente

Lo leggiamo sui giornali di questi giorni. L’abbiamo sentito giovedì scorso ad ‘Annozero’. Lo dimenticheremo nei giorni prossimi, e tutto tornerà ad essere normale, come se non fosse mai accaduto. Così come le sentenze della Consulta per l’emittenza radiotelevisiva, emesse negli anni novanta e mai rispettate. Così come l’invio dei nostri militari in Iraq, al seguito di una iniziativa NON patrocinata dall’ONU, in violazione della nostra stessa costituzione. Così come i provvedimenti giudiziari che dovrebbero identificare e punire i responsabili dei fatti di Genova, durante il G8. E via dicendo. Parliamo della Legge ovviamente. Parliamo della Legge italiana. Inesistente, inconsistente, inapplicata. Praticamente non più uno strumento di Giustizia, ma un intralcio al perseguimento degli interessi di pochi, siano essi economici o politici. Deve essere così, se dopo undici anni durante i quali la Cassazione ha sempre ribadito la competenza territoriale del Tribunale di Milano sul processo Previti per le tangenti ai giudici, improvvisamente la Cassazione stessa si risveglia come da un incubo e si accorge che quel tribunale in realtà non è competente e bisogna annullare tutto e ricominciare da zero in un altro tribunale. Il tribunale di Perugia, il quale in 4 mesi dovrebbe ripercorrere 11 anni di procedure giuridiche per poter arrivare ad emettere in tempo (ad aprile scatta la prescrizione) una condanna in realtà già emessa. In altre parole la solita vecchia solfa: ‘sei un criminale, ma siccome sei anche un potente allora puoi usufruire dei privilegi previsti per il tuo status’. Privilegi non scritti ovviamente, ma ampiamente rilasciati a molti, a giudicare dall’esercito di criminali che popola le Camere dei nostri Parlamenti o, più semplicemente dal fatto che uno di questi ci ha governato per cinque anni.
Ma come è possibile che si sia arrivati a questo punto? Come siamo caduti così in basso? La risposta è apparsa per un attimo negli schermi degli italiani giovedì scorso, proprio durante la trasmissione di Santoro. È apparsa nelle vesti di Pierferdinando Casini, che ritarda i consigli per gli acquisti (un atto blasfemo nella CdL) per poter difendere il povero Silvio dagli attacchi di Travaglio, reo a suo avviso di perseguitare l’ex-premier e solo lui. Poco importa se tra le affermazioni di Travaglio non ce ne fosse una sola che non fosse vera. Accanirsi contro un uomo riconosciuto colpevole a tutti e tre i gradi di giudizio e che ancora oggi circola a piede libero nella ‘politica’ (il virgolettato è d’obbligo) italiana non è elegante, è scortese. Poco importa se le stesse proteste Pierferdy non le esterna quando il ‘Giornale’ di Feltri titola a piena pagina “LA CASSAZIONE SMONTA L’IPOTESI DEL POOL” mentendo svergognatamente sui fatti realmente accaduti. Ma tant’è, Casini è schierato da quella parte dopotutto, si sarebbe indotti a pensare. Il problema è che la stessa identica risposta è apparsa anche nelle vesti di due esponenti dell’allora opposizione, il diessino Caldarola (il massacratore dell’Unità) e il Diellino Polito (l’editore del ‘Riformista’, il foglietto igienico). Ci si sarebbe aspettato da questi due individui che avessero azzannato Casini alla gola, ricordandogli come fu sotto il suo naso di presidente della Camera che sono passate alcune delle leggi più vergognose della storia del nostro Paese. Invece i due individui si inerpicano in premesse contorte e fumose, preamboli di un qualcosa di già visto e che segue regolarmente, ovvero la difesa ‘inciuciogenica’ del potente di turno. Non si sa mai…oggi a te, ma domani potrebbe toccare a me, meglio essere prudenti. L’impressione è che durante il governo di centro-destra non ci sia mai stata un opposizione di centro-sinistra e che durante l’opposizione di centro-destra, non ci sia un governo di centro-sinistra. Una comunanza di vedute praticamente perfetta, salvo pochi garbati dissensi dei quale le due marionette sembrano quasi scusarsi col Pierferdy. Rigurgiti di Bicamerale forse. Caldarola arriva ad affermare con orgoglio che lui non voterà mai il permesso all’arresto di un parlamentare.
Ecco, è questa la risposta. E cioè che Caldarola non avrebbe certo nessuna remora a votare per il mio di arresto. Però il parlamentare è sacro. E fintanto che la Legge la scrivono loro, tale rimane. Come direbbe Travaglio, scusate se ho scritto ‘Legge’.

Friday, December 01, 2006

L'Ammainabandiera

E così alla fine siamo riusciti a far rientrare anche gli ultimi militare del nostro contingente presente in Iraq. ‘Antica Babilonia’, questo il nome della missione italiana, è definitivamente archiviata dopo aver subito 39 morti, incluso il povero Calipari, ed essere costata un miliardo e mezzo di euro. Tutti a sinistra gioiscono. Strette di mano e pacche sulle spalle, a dire ‘finalmente abbiamo vinto’. Mi convincono poco a dire il vero. Non ho assaporato, nel nostro caso, la stessa soddisfazione che ho provato quando Zapatero richiamò i suoi. Né mi va che politici e politicanti vari adesso si fregino di bandiere, spille o cappellini ‘della pace’. Magari anche quell'UDEUR che approvò il nostro intervento militare. Avremmo dovuto andarcene molto tempo fa in verità. Avremmo dovuto riconoscere l’inutilità di questo intervento da subito, già da quando il Congresso americano straparlava di ‘weapons of mass destruction’, prontamente smentito dai commissari Blix ed el-Barade’i, e non partire per niente. E invece siamo andati e siamo restati. Motivo? Apparentemente per non perdere la faccia, e non arrecare dispiacere, al nostro caro amico Bush, fraterno alleato del nostro ex-premier. Fra bestie si sono trovati simpatici evidentemente. Questo sodalizio c’è costato caro, ma almeno ne valeva la pena? È giusto chiederselo. Dopotutto quello di Saddam era un regimaccio della peggiore specie, più e più volte richiamato per violazioni dei diritti umani, esecuzioni sommarie ecc. Certo, in tempi non sospetti anche lui era nostro amico (o amico degli amici), però ultimamente non ci piaceva più. E allora, ne valeva la pena? Come lo lasciamo l’Iraq, adesso che i nostri tornano finalmente a casa? Lo lasciamo in mano ad un governo fantoccio di Sciiti e Curdi lontani anni luce anche solo dal pensare di poter mantenere un po’ d’ordine in quella terra. Lo lasciamo in mano a possenti cingolati e bombardieri anglosassoni, i veri 'governanti' dell'Iraq, ma che si rivelano totalmente inefficienti contro gruppi di guerriglieri sunniti, terroristi isolati, nostalgici del partito Ba’th, membri della vecchia guardia di Saddam più gruppi tribali disparati e variopinti. Lo lasciamo in preda ad una guerra interna che rischia di moltiplicare il già pesante bilancio dei morti tra i civili (50.000 secondo gli USA, 650.000 secondo ‘The Lancet’…una discordanza di cifre tipica direi, come i dati sulle manifestazioni che in Italia arrivano dalla questura e dagli organizzatori. Il giorno che sentirete una concordanza di dati a questo proposito…preoccupatevi). In altre parole lo lasciamo in condizioni infinitamente peggiori di come era nella primavera del 2003, quando i primi militari italiani arrivarono in Iraq. E oltretutto lo lasciamo non senza portarci sulla coscienza 25 civili uccisi dai nostri militari, almeno secondo l’’Iraq Body Count’ (letteralmente ‘il conteggio dei corpi in Iraq’). Non che questo peggioramento sia colpa nostra, anzi. Ricordo che una delle reazioni più singolari che ho registrato dopo l’attentato di Nassirya fu lo stupore di americani ed inglesi di fronte alle immagini degli iracheni che scavavano tra le macerie insieme ai militari italiani, per dare una mano. Loro un aiuto del genere non l’hanno mai ricevuto.
Domandarsi a chi sia giovato è fin quasi retorico in questo caso. Gli interessi occidentali sul petrolio, sulla produzione (e di conseguenza sull’uso) di armi nonché la posizione strategica dell’Iraq e la sua importanza sia per gli USA che per Israele sono noti a tutti. Come anche l’interesse, tutto ‘neocon’, per quelle che saranno le gare e gli appalti per la ricostruzione del paese.
Strette di mano e pacche sulle spalle sono decisamente fuori luogo direi. Piuttosto cercate di imparare dagli errori passati, e che cazzate del genere non si ripetano più!

Aggiornamento del 02.12.06
D'Alema ha detto che ora che ce ne siamo andati, all'Iraq "serve stabilità". Ma quella non dovevamo portarla noi quando siamo arrivati? Non ci siamo partiti apposta?

Thursday, November 30, 2006

In un Paese Normale

Mi ricordo quel 20 luglio del 2001. Cariche e pestaggi erano annunciati ed all’idea di una manifestazione pacifica non ci credeva nessuno, tanto più che i black block già si erano mostrati in altre occasioni. Spuntati fuori dal nulla, già avevano dato prova delle loro abilità di agitatori. Ma un morto non se lo aspettava nessuno. Nessuno avrebbe immaginato il concatenarsi di eventi che avrebbe portato a confronto un giovane carabiniere spaventato ed un altrettanto giovane punkabestia arrabbiato che quasi per caso aveva deciso di recarsi a Genova. Tutti, chi più chi meno, hanno concordato sulla casualità della cosa, a partire dai genitori di Giuliani, che già il giorno dopo parlavano di ‘incidente’. La camionetta circondata, il ragazzo (così lo ricorderà la lapide posta in Piazza Alimonda) che raccoglie un estintore e fa per tirarlo, il carabiniere che si spaventa e, nella concitazione, lascia partire il colpo. Due vite rovinate. E lo spettacolo disgustoso di poliziotti e carabinieri che cercano di nascondere il corpo, lanciando accuse a manifestanti terrorizzati, per coprire, per sviare, arrivando persino ad infierire sulla testa del cadavere con una pietra, per simulare un decesso diverso da quello per arma da fuoco. Certuni nelle forze dell’ordine ce l’hanno nel DNA questo atteggiamento. Ma rimane il fatto che di incidente si tratta ed il dispiacere che segue lo shock iniziale non riesce a oscurare la rabbia per quanto succede nei giorni successivi del G8, in particolare per quello sciagurato intervento alla scuola Pertini/Diaz o per i pestaggi della caserma Bolzaneto. L’indignazione per questi due avvenimenti arriva fino in Commissione Europea, che emette un severo monito all’Italia, e ad altri paesi, esprimendo preoccupazione per l’abuso di violenza da parte di rappresentanti delle forze dell’ordine. Anche Amnesty International si pronuncia: “una violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste in Europa nella storia recente”.
Un incidente dunque, o almeno così credevamo. Ne eravamo tutti tanto convinti che non ci ha sorpreso più di tanto la rapidità con cui la magistratura ha archiviato il caso, assolvendo Placanica per aver agito in nome della legittima difesa. Poi però lo stesso Placanica rilascia un’intervista al giornale ‘Calabria Ora’ (lo stesso giornale perquisito dalle forze dell’ordine il 7 maggio scorso, dopo la pubblicazione della relazione relativa alla Asl di Locri, che portò alla chiusura della stessa per ‘infiltrazioni mafiose’). Rilascia un’intervista che non solo rivela alcuni raccapriccianti retroscena della vicenda, come le congratulazioni ricevute dal giovane carabiniere, da parte dei suoi commilitoni, per l’uccisione (‘benvenuto tra i killer’), ma riaccende la curiosità, riporta in evidenza tutte le contraddizioni di questa vicenda, del processo. Tutti gli interrogativi riaffiorano. E viene fuori che, ad esempio, mentre Placanica afferma che erano solo in due nel retro di quel ‘defender’, il suo collega sostiene ripetutamente durante il processo che invece erano più di due. Viene fuori che il foro lasciato dal proiettile non è compatibile con quelli delle 9 mm normalmente in dotazione all’Arma, essendo di 8 mm. Viene fuori che a sparare potrebbe essere stato qualcun altro insomma, forse un alto ufficiale.
In un paese normale, tutti questi interrogativi aprirebbero un dibattito pubblico, anche parlamentare. In un paese normale una commissione d’inchiesta si farebbe carico di ricercare e di rendere pubblica la verità. In un paese normale scoppierebbe un casino infernale. Ma il nostro non è un paese normale. Il dibattito pubblico è limitato a pochi giornali, qualche sito web e qualche blog. La commissione d’inchiesta, di cui l’Unione s’era fatta garante in campagna elettorale, è ferma ed osteggiata da più parti anche interne alla maggioranza (Italia dei Valori e Rosa nel Pugno). Insomma, il casino infernale, ancora una volta, non scoppia. Come dice La Russa, ‘abbiamo problemi più seri da risolvere’.
Già, cose più importanti. Tipo l’inchiesta sui brogli elettorali!

Wednesday, November 29, 2006

Il Tempo delle Conseguenze

Finalmente. Era da sempre che ne aspettavo una. Dopo decadi di ‘Rambo’, alieni, asteroidi assassine, spie russe-cinesi-arabe ecc., insomma dopo decadi di ‘americanate’ inutili quando non dannose, finalmente un’americanata fatta bene. “An Inconvenient Truth”, sottotitolo “A Global ‘Warming’”, il DVD prodotto dall’ex candidato alla Casa Bianca Al Gore (ancora una volta il link giusto l’ho trovato da Beppe Grillo). Quello della contestazione elettorale con Bush, tanto per capirci e per rimanere in tema. In pratica un documentario sul disastro ambientale di inizio millennio, sull’effetto serra, sull’innalzamento del livello degli oceani e sulla desertificazione. In realtà è un po’ autocelebrativo. In pratica Gore in più di una occasione si ‘auto-intervista’ e non evita di ripercorrere i dubbi sulla sconfitta elettorale. Col riscaldamento globale c’entrano poco, però riesce a farceli entrare comodamente lo stesso. Immagini, grafici, fotografie satellitari, ricostruzioni virtuali di un ambiente devastato dalle emissioni di CO2 e dalle politiche dissennate di USA ed Australia, le uniche due nazioni che hanno rifiutato di aderire al Trattato di Kyoto sul riscaldamento del pianeta. Ghiacciai scomparsi, come quello del Kilimangiaro, calotte polari in disfacimento (impressionanti le immagini dello sgretolamento lampo di una parte del polo sud. Una superficie di ghiaccio pari a più dell’Italia andata in frantumi in pochi giorni), laghi essiccati e trasformati in deserti, previsioni accurate e comprovate di quanto potrebbe accadere nei prossimi 50 anni, limite individuato per la sopravvivenza della nostra specie (ma un po’ di tutte in verità). Il tutto dividendo lo schermo tra una delle tante conferenze tenute dal democratico americano a questo riguardo e filmati più o meno d’epoca. Senza peli sulla lingua se la prende con gli USA per essere responsabili di più del 30% delle emissioni di gas serra del pianeta. In Italia gli avrebbero dato del comunista probabilmente. Anche perché tutti i dati presentati sono, come dire, inoppugnabili. Vale decisamente la pena comprarlo. Anche e soprattutto per il tono. Non è un caso infatti che ne parli in termini di ‘americanata’. Il tono è quello epico, ironico, apicale dei discorsi presidenziali. Immancabile come la bandiera rialzata dai soldati ad Okinawa. Come gli squarci di vita privata dell’oratore che si aprono sullo schermo per illustrare le sue storie, le sue tragedie ed il suo, anche questo immancabile, ranch di famiglia dove il babbo ‘self-made’ allevava bestiame e coltivava tabacco. Frasi ad effetto, piazzate al punto giusto della narrazione, che divertono il pubblico, nonostante l’argomento trattato, o lo sollevano in applausi entusiasti. L’americanata classica insomma, però, una volta tanto, a fin di bene. Una volta tanto per denunciare un pericolo reale. Una volta tanto per spronare gli Stati Uniti non alla conquista, non alla distruzione, ma alla ricostruzione, o meglio, alla riparazione di un pianeta che è l’unico attualmente disponibile. A chi non piacerebbe vedere la famosa ‘stars and stripes’ sventolare dalla cima di un reale processo di risanamento del nostro ecosistema piuttosto che dalla cima di un cumulo di macerie fresche di bombardamento?
"Il periodo dei rinvii e delle mezze misure è finito" diceva Churchill. "Adesso inizia il periodo delle conseguenze".

PS
Io ho comprato il DVD in inglese. Non so se ne esista già uno con traduzione o sottotitoli in italiano. Gore parla comunque un inglese comprensibilissimo.

Sunday, November 26, 2006

Forza Silvio!!! Fagli vedere chi sei!!!

Che dire? Lo zio Silvio che mi crolla così in diretta dopo aver fatto testamento politico davanti ai giovani pirla di FI. Alcuni pensano che questo malore altro non sarebbe che il preambolo ad una preoccupante resurrezione il 2 dicembre prossimo, quando i poveri ricchi d’Italia si raduneranno a Roma al grido di ‘Prodi Cattivo, Berlusconi Santo Subito!’. Già mi vedo la scena. Il palco tricolore, qualche decina di migliaia di signori impinguinati e signore un pò ‘Kenzo’ e un pò 'trendy' (che miracolosamente diverranno milioni nel TG4), una manciata di teste rasate per il servizio d'ordine (tenere alla larga extracomunitari e barboni anarco-insurrezionalisti) e Lui che discende dal cielo, cammina sulle acque e moltiplica condoni e prescrizioni. Non sarebbe la prima volta che il simpatico istrione (un guitto, diciamo la verità) si concede ad interpretazioni magistrali, come quando ‘pianse’ davanti agli immigrati albanesi. In realtà, già ieri leggevo strani segnali di fumo sui giornali. Prima il Giornale di Belpietro che titola a tutta pagina che ‘La Turco vuole l’eutanasia’, coinvolgendo un’ignara Livia Turco nel dibattito sull’eutanasia invece incalzato dal parlamentare radicale Maurizio Turco. Belpietro si scusa, ma ci si domanda come sia possibile un errore del genere. Poi il ‘Libero’ di Feltri che scopiazza il discorso di Oliviero Diliberto al comitato centrale del PdCI, tenutosi il mese scorso, dal sito web del partito, stravolgendone il senso e facendolo passare come il ‘piano politico dei comunisti per far cadere Prodi’. Il PdCI ringrazia e querela, compiacendosi del fatto che Feltri abbia deciso di sovvenzionare la vita del partito. Feltri ovviamente nemmeno si scusa come Belpietro.
L’idea insomma è quella di un arrembaggio finale e disperato in preparazione della Grande Liturgia del 2 dicembre prossimo.
Però che maligni che siamo! E che maligni quelli che pensano che invece il malore serva ad ammorbidire eventuali conseguenze legate al fatto che la magistratura abbia deciso di ricontarle davvero le schede elettorali, come dallo stesso Silvio invocato in più occasioni (ma senza troppa convinzione in verità). È davvero una vergogna pensare che quell’uomo sia capace di tali e tante macchinazioni. E quindi? Quindi non bisogna essere maligni. Non bisogna sempre pensare male di quell’omino lì cazzo! Io spero sinceramente che il malore fosse VERO!!! Così…per una questione di solidarietà col moribondo. Fossi in lui (ma purtroppo non lo sono…) schiatterei definitivamente, così da zittire tutti i maligni che lo vogliono falso e disonesto poverino! Ecco!!! E invece tutto si risolverà con un paio di mele cotte stasera e domani, così tutti continueranno a malignare su di lui ed a dire che l’ha fatto apposta. NON E’ GIUSTO!

Saturday, November 25, 2006

Quando manca la vergogna

Nel 1994 abbiamo assistito ad uno degli spettacoli più raccapriccianti e disgustosi che siano mai avvenuti sul nostro pianeta. Sotto lo sguardo impassibile del cosiddetto ‘occidente’, ed anzi con la sua benedizione, il 6 aprile del 1994 i ribelli Hutu cominciavano il massacro dei Tutsi, quei watussi (dallo swahili wa Tutsi che significa appunto ‘i Tutsi’) a noi tanto cari durante i micidiali balli di gruppo anni ’60. La tensione tra i due gruppi ha origini antiche ma in era moderna si era notevolmente affievolita. Venne ridestata dai Belgi, quando il paese era sotto il loro mandato, che richiesero la diversificazione anagrafica, allo scopo di identificare e privilegiare i ricchi Tutsi. Sopravvisse alla dichiarazione di indipendenza del Rwanda (1° luglio del 1962) e sfociò in un colpo di stato che portò a capo del governo il generale Hutu Juvenal Habyarimana, che governò in regime dittatoriale dal 1973 al 1994. Il 6 aprile di quell’anno infatti, l’aereo su cui viaggiava Habyarimana venne centrato da un terra-aria. Chi sia stato il responsabile di questo omicidio, nessuno lo sa per certo. Sta di fatto che gli Hutu non la presero proprio bene e cominciarono a mettere in atto una delle pulizie etniche più rapide ed efficienti mai viste. All’incirca un milione di persone, tra Tutsi e Hutu moderati, vennero macellati tra il 6 aprile e la metà di luglio del 1994. La storia di quei giorni è stata magistralmente raccontata nel bellissimo ‘Hotel Rwanda’ di Terry George. Durante questi 4 mesi l’ONU non fece assolutamente niente. Nemmeno il riconoscimento del genocidio venne approvato, grazie al veto posto dagli USA. Francia e Belgio si limitarono a spedire piccoli contingenti con il compito di ‘selezionare’ i propri concittadini per il rimpatrio, rifiutando di prelevare, insieme ad essi, anche un solo Rwandese. I 3000 uomini del maggiore generale dei caschi blu Romeo Dallaire (canadese, nel film Nick Nolte) vennero abbandonati a se stessi in pieno inferno. Non solo. Ma quando le Nazioni Unite finalmente si decisero a mettere insieme una forza di intervento, sempre gli USA fecero il possibile per ritardarla, adducendo scuse ridicole tipo quella del colore da usare per dipingere i mezzi blindati o della ditta da contattare per comprare la vernice!
Dopo il ritorno delle forze Tutsi, che pose fine al genocidio, gli Hutu fuggirono negli stati confinanti, in particolare in Congo, e continuarono a guerreggiare con i Tutsi al confine. Ciò ha coinvolto anche le milizie congolesi, ma fortunatamente, il nuovo presidente eletto Paul Kagame, è riuscito a riappacificare la situazione col Congo. Si direbbe quindi che le cose in Rwanda vadano abbastanza bene. Ma forse è proprio questo il problema maggiore. La Procura della Repubblica di Parigi in questi giorni ha richiesto l’incriminazione del Presidente Kagame presso il tribunale internazionale per il genocidio rwandese. L’accusa è quella di essere stato, in qualità di capo dei ribelli Tutsi, coinvolto nell’omicidio di Habyarimana. Ovviamente Kagame si è incazzato ed ha espulso l’ambasciatore francese. Trovo insopportabile l’arroganza con cui la Francia, dopo aver lasciato che il genocidio avvenisse, dopo aver addirittura coperto militarmente la ritirata dell’esercito Hutu, adesso pretenda di continuare ad infierire su un popolo che a stento è riuscito, da solo, a ritrovare pace e serenità. Certo, ci si chiederà perché mai la Francia dovrebbe avere interesse a destabilizzare un paese del genere. Forse che i 28.3 miliardi di metri cubi di gas naturale che si trovano sotto il lago Kivu (una delle riserve più grandi del pianeta) possono essere un motivo valido?

Il 'Libro della Vita' riscritto

Nel 1953, qui a Cambridge, James Watson e Francis Crick riuscirono finalmente a rivelare la struttura del materiale genetico presente nel nucleo delle nostre cellule, il DNA, ed identificarono il modo attraverso cui questo codifica i nostri tratti genetici e li trasmette a generazioni successive. La struttura a doppia elica del DNA (la famosa scala a chiocciola) ebbe successo immediato non solo in ambito scientifico, ma anche tra la gente comune, in qualche modo attratta dalla semplice eleganza delle sue forme. Il semplice concetto su cui si basa il funzionamento della più grande molecola organica esistente in natura è questo: gli ‘scalini’ della scala a chiocciola rappresentano le lettere con cui è scritto il codice genetico e si leggono a ‘triplette’, ovvero ogni tre scalini rappresentano una ‘parola’ che descrive un aminoacido. Le ‘parole’ del DNA sono raggruppate in frasi, i geni, che codificano per l’intera proteina. Quando il DNA viene ‘letto’, i tanti aminoacidi che vengono ‘pronunciati’ vanno a formare le proteine che rappresentano l’anima funzionale ed il corpo strutturale della materia vivente. Gli esseri viventi hanno un corredo di DNA doppio, ovvero due copie di tutto. Solo le cellule germinali, spermatozoi ed uova, hanno un corredo singolo. In questo modo, quando si uniscono, ristabiliscono il corredo doppio dell’individuo che generano. Per decenni questo modello, sorprendentemente preannunciato da Gregor Mendel nel 1866 nel suo Versuche über Pflanzenhybriden (Esperimenti sugli ibridi vegetali), ha dominato la ricerca scientifica ed animato la biologia molecolare. La variabilità dei tratti somatici, così come l’insorgere di malattie genetiche o la stessa evoluzione, sono stati spiegati in termini di mutazioni più o meno spontanee e più o meno piccole nelle singole lettere in grado di modificare la lettura delle parole, sostituendo un aminoacido con un altro e producendo una proteina piuttosto che un’altra. Un evento che si riteneva avere una frequenza di una mutazione ogni milione di divisioni cellulari. Nel 1980, gli scienziato cominciarono a considerare la possibilità di ottenere il ‘risultato finale’, la traduzione di tutto il libro della vita, ovvero il sequenziamento completo di tutto il DNA umano. Così nacque il Progetto Genoma, che vide impegnate schiere di ricercatori in tutto il mondo. Ma le università, Cambridge in testa con il Nobel (2 volte) Fred Sanger, non erano le sole a tentare questa impresa, descritta da Watson come ‘più ambiziosa di quella di Kennedy di portare l’uomo sulla luna’. Anche una company privata americana, la Celera Genomics di Craig Venter, si mise all’opera e nel 1999 riuscì, in barba agli accademici, a portare a termine l’impresa mastodontica, tra gli sguardi preoccupati di chi paventava possibili operazioni di copyright commerciale su qualcosa che hanno tutti. Questa questione accese gli animi non poco. John Sulston, che subentrò a Sanger alla guida del Progetto Genoma britannico e che elenca i propri hobbies come ‘giardinaggio’ ed ‘evitare la gente’, più volte si scagliò contro la Celera, sostenendo che volessero monopolizzare la sequenza umana. Quello che entrambi non sapevano è che questo ambìto ‘Libro della Vita’ sarebbe stato riscritto da li a poco. È di questi giorni infatti la notizia di una pubblicazione, avvenuta su tre giornali scientifici contemporaneamente da parte di ricercatori inglesi (ancora Cambridge) ed americani (Houston per lo più) provenienti da 13 diversi centri, in cui il modello previsto da Watson e Crick viene profondamente modificato. Non più due copie di ogni gene, ma molte copie di geni ‘chiave’ affollerebbero i nostri cromosomi, e sarebbero i principali responsabili della variabilità e della predisposizione all’insorgenza di malattie genetiche. La nuova variabile è il numero di copie di questi geni chiave, comuni a tutti gli individui. Questo non solo abbassa la nostra similitudine con gli scimpanzé dal 99.9% al 96% ‘solamente’, ma riduce l’identità di sequenza tra DNA di individui diversi dal 99.9% al 99%. In altre parole, se avere 10 copie del gene chiave X è la condizione normale, X+1, X-1 o peggio, potrebbero rappresentare condizioni patologiche o in grado di apportare variazioni consistenti nel ‘fenotipo’ dell’individuo, ovvero il suo aspetto (nel caso più semplice da spiegare). Non sono solo le singole parole ad essere importanti, a rappresentare l’unità funzionale del codice genetico. Questo comprende anche paragrafi, capitoli e forse libri interi che agiscono come unità funzionali. Facile prevedere come l’identificazione e lo studio di questi ‘blocchi’ di DNA rappresenti il prossimo capitolo della storia.

Friday, November 24, 2006

Google Earth

Dunque vediamo, dove sono stato oggi? Sono stato a Londra, ad Amsterdam, a Roma, a Zurigo, a Boston, a Barcellona, Milano, Monaco ecc. ecc. E non è tanto per dire, ci sono stato davvero! Mi è bastato scaricare questo incredibile Google Earth e ci sono andato...col PC!!! Google Earth è un software geografico. Contiene la mappa di TUTTO IL MONDO!!! Si parte dalla visione del pianeta in toto e si zoomma sempre di più, guidando la visuale fino nel dettaglio delle città più grandi. Sono praticamente riuscito a vedere il giardino di casa mia partendo dalla stratosfera. Foto satellitari ovviamente, ma l'effetto è meraviglioso. E' possibile appuntare su questa mappa planetaria i luoghi che si conoscono, o luoghi di interesse in generale. Dopodichè, con la funzione 'Guida Turistica', il software parte dal primo punto della lista e te li fa girare tutti, saltando da un punto all'altro. L'effetto è quello di vuoto allo stomaco che si prova sulle montagne russe o in quei sogni in cui si ha l'impressione di cadere all'indietro.
Il link giusto, ancora una volta, l'ho trovato sul blog di Beppe Grillo, e devo dire che condivido il messaggio del post in cui era riportato. Abbiamo potenzialità di questo tipo al giorno d'oggi, e non riusciamo nemmeno ad individuare per tempo le carrette del mare piene di immigranti disperati che attraccano sulle nostre coste! Con un pò di software in più potremmo realmente visualizzare sulla mappa del mondo tutti i contatti online, spostarci virtualmente su di essi, casa per casa, e parlare, studiare, interagire con chiunque. E invece ancora andiamo avanti a ricariche telefoniche. Qualunque ospedale potrebbe avere per due soldi un sistema del genere attraverso cui ricevere il segnale cardiaco di pazienti a rischio individuandoli sul territorio per tempo, quando lo scompenso insorge. E invece ancora si muore in ambulanza nel tentativo di trovare un letto in rianimazione. Guardavo quelle immagini e quegli effetti strepitosi poco fa, e mi venivano in mente le cartine geografiche che si usava appendere nelle classi delle scuole (si farà ancora?). Le potenzialità oggi sarebbero davvero enormi, ma non le sfruttiamo, in nessun campo. Energia, ambiente, università, sviluppo sostenibile, diritti umani. Siamo riscivolati all'età della pietra. E non perchè siamo caduti noi. E' il resto del mondo, quello nella figura, che è andato avanti. Lui va avanti sempre e comunque. Con o senza di noi.

La fortuna del Puparo

La settimana scorsa scrivevo della grande soddisfazione con cui avevo assistito alla puntata di annozero in cui il team di Santoro, unitamente all’europarlamentare Fava ed al giudice Piercamillo Davigo, incalzavano Don Totò Cuffaro sul malaffare della sanità siciliana e sui suoi legami con Cosa Nostra. Si difendeva Cuffaro ed a spada tratta, sostenendo che le decine di convenzioni stipulate tra la Regione e le cliniche private degli amici, e degli amici degli amici, portassero alla popolazione enormi benefici in termini di qualità di servizio sanitario. Peccato che i costi di queste convenzioni siano insostenibili per la Regione, ma si sa, stabilire le tariffe dei servizi sanitari nel retrobottega di un negozio di abbigliamento non è solo ambiguo, è anche difficile. Il risultato è un buco miliardario nei conti della regione (da cui ogni anno 8 miliardi di euro spariscono nel servizio sanitario, il 32% del pil regionale) mentre, il risultato del risultato è un governatore in coppola che non ci pensa due volte a vendere ai privati (nello specifico a Marco Tronchetti Provera) gli immobili storici di Palermo e della Sicilia, unitamente a migliaia di ettari di terreno, boschi e spiagge. Tutta roba che fino a ieri era della Sicilia e dei Siciliani, oltre che degli italiani ovviamente, e che oggi, o in un futuro molto prossimo, sarà appannaggio della bella Afef, a rimborso spese, per sopportare il matrimonio con una salma in doppiopetto che si eccita soltanto di fronte ai tabulati delle intercettazioni o in fase di OPA selvaggia. Peccato che tutto questo non fosse ancora di pubblico dominio quando quella trasmissione andò in onda. Ma tant’è, se anche lo fosse stato, probabilmente Don Totò avrebbe replicato che questo genere di sacrifici sono benedetti e vanno fatti per avere una sanità che funzioni, per consentire ai cittadini di usufruire di un servizio di qualità. Non gli manca certo la faccia di bronzo a quell’omino lì. Certo, una sanità che funzioni. Come quella che ieri ha ammazzato Antonio Buscemi, che non solo ha avuto la sfiga di avere un infarto, ma ha avuto anche quella di averlo in Sicilia. Prima il ricovero in un ospedale minore di Palermo, il Buccheri la Ferla, poi lo spostamento al Civico, dovuto alla serietà delle condizioni dell’infartuato. Qui l’intervento di angioplastica. Solo che poi non c’è un letto disponibile in rianimazione. I medici si fanno in quattro per tenere Antonio in vita e per trovargli un letto, ma il più vicino è a Trapani, a 100 Km di distanza. L’elicottero? Non ha il defibrillatore a bordo. E allora via in ambulanza. 100 Km con un infartuato moribondo, un defibrillatore portatile ed un paio di medici per i quali tramutare l’acqua in vino sarebbe stato più facile che tenere in vita quell’uomo. Risultato, Antonio Buscemi muore in ambulanza, tra Palermo e Trapani. Certa gente ha davvero tutte le fortune. Se quel Cuffaro avesse avuto l’influenza una settimana fa, sarebbe stato ‘intervistato’ ieri sera e si sarebbe trovato Antonio Buscemi, per lo meno in spirito, fra capo e collo all’improvviso e davanti a milioni di italiani. Ma Antonio Buscemi non è uno di quelli che hanno tutte le fortune purtroppo…anzi. E così, oltre alla sfiga di avere avuto un infarto, ed a quella di averlo avuto in Sicilia, non può nemmeno togliersi la soddisfazione di svergognare uno dei responsabili della propria morte in diretta televisiva. Certa gente ha tutte le fortune. Altri invece tutte le sfortune.

Thursday, November 23, 2006

Non commettere atti che non siano puri...

1.600.000. Un milione e seicentomila. Anche solo a scriverlo si ha l’idea di che razza di numero sia quello dei neonati che ogni anno muoiono nell’africa sub-sahariana. Un milione e seicentomila piccoli esseri stroncati da subito da condizioni igienico-sanitarie inesistenti, da malattie che noi ormai curiamo con un’aspirina, dall’incuria totale in cui l’occidente benpensante e cattolico (soprattutto cattolico) ha lasciato l’Africa, la sua terra d’origine. Liberia, Tanzania, Repubblica del Congo. Questi i luoghi di maggiore morte infantile. E le stime sono per difetto, e nemmeno per poco, dal momento che una cifra uguale di bambini muoiono talmente presto che non si fa nemmeno a tempo a registrarli. Come se passassero su questo mondo per caso, dessero un’occhiata veloce e, scuotendo la testa, voltassero le spalle dicendo: “Voi siete matti! Io me ne torno dove stavo prima!”. Trovo sia criminale il silenzio sotto cui lasciamo passare statistiche come queste, rese pubbliche dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dall’ufficio “Opportunità per i neonati africani”. Tutti, giornali e telegiornali, dovrebbero portarle in prima pagina, finchè ciascuno stato non si decidesse finalmente a mettere mano al portafoglio ed a cacciare quel dollaro e mezzo con cui ciascuno di noi potrebbe salvare la vita di uno di questi bambini. Un dollaro e mezzo, altro che TAV, altro che otto-per-mille, altro che quel grasso stronzo di Cuffaro che adesso si svende tutto il patrimonio artistico della Sicilia per coprire i buffi fatti coi suoi amici mafiosi (o quello stronzo del tronchetto che se lo compra). Eppure, se anche domani potessimo svegliarci in un mondo dove cose di questo genere accadono, dove gli Stati finalmente si muovessero a compassione, questo ancora non basterebbe. Perché il problema vero è un altro. Se è vero che “tanti ne uccide la fame”, come cantava de Andrè, è perché tanti, troppi ne vengono al mondo. Troppi bambini in regioni del mondo che a malapena riescono a sostenere gli adulti. Troppi bambini che finiscono con il trovarsi incastrati in statistiche terrificanti loro malgrado. Normale che poi un paese come il nostro, a crescita zero, si ritrovi bersaglio di flussi migratori esagerati. È osmosi pura quella che spinge tanti disperati ad imbarcarsi su scafi traballanti per raggiungere improbabili futuri di felicità nel nostro paese. E pensare che, anche in questo caso, basterebbe tanto poco. Anche meno di un dollaro e mezzo. Al massimo un dollaro, per un preservativo con cui non far nascere la morte. Però la contraccezione è peccato! “La vita è sacra”! Giusto, e la morte? E la sofferenza? E la fame? E la malattia? E la risorse che mancano? E questo povero pianeta spolpato? “C’è la castità”! Ma vaffanculo! Ti fai un mazzo così a zappare il deserto per tirarne fuori due radici secche da bollire, ti fai 30 km a piedi per trovare un po’ di acqua fangosa per te e la tua famiglia, quanto basta a prendersi il colera, fai lo slalom tra mine antiuomo (tutte rigorosamente ‘made in Europe’) e proiettili più o meno vaganti per tornare nella tua capanna di paglia e merda e dopo devi rimanere pure casto? Verrebbe da pensare che questa gente sia davvero pericolosa se sono riusciti a coalizzare tali forze oscure e maligne contro di loro!!! Da un lato l’occidente, con le sue multinazionali del farmaco assassino che li usano come cavie, con le sue industrie estrattive che ne monopolizzano il territorio, con le sue fabbriche di armi che lo rendono sterile, con il suo inquinamento che lo desertifica. E dall’altra la religione che, come se ce ne fosse bisogno, li sottomette, li schiaccia, li trascina moribondi davanti al ‘papen’ di turno per una benedizione economica, magra e fugace. O, peggio ancora, invece di un panino, gli mette in mano un kalashnikov.

Wednesday, November 22, 2006

Non conosce la paura nè sa il dolore che cos'è...

Un rapporto di duecento pagine stilato dal Pontificio consiglio della pastorale per la salute e commissionato dal Grande Ratzinger in persona, con raggi gamma, doppio boomerang e tutto il resto. Duecento pagine per tentare di vedere se, dopotutto, infilarsi un preservativo ogni tanto possa essere una buona idea per evitare di crepare di AIDS oppure no. Duecento pagine per cercare di capire se al padreterno piace il lattice di gomma o se il ‘pelle su pelle’ è davvero dogma inconfutabile della sua dottrina, anche a costo di rimetterci le penne. Preoccupa sapere che anche il Vaticano comincia a porsi delle domande in questo senso. Dovrebbe rallegrare ed invece preoccupa perché significa che la situazione è seria davvero, come ci spiega l’Ufficio delle Nazioni Unite per l’Aids (UNAids) nel suo ultimo rapporto. I contagi hanno ripreso a crescere in maniera incontrollata. 11.000 nuovi casi ogni giorno. Sono contagiati al 75% gli abitanti dell’Africa sub-sahariana, e tra questi principalmente le donne. E parliamo di nuovi contagi ovviamente. Il totale anche è in aumento ma, oltre che per i nuovi contagi, anche a causa di una migliore diffusione di farmaci anti-retrovirali in quelle regioni povere del mondo dove prima l’accesso a queste terapie (principalmente inibitori delle proteasi) era più difficile, pur essendo queste regioni quelle dove le umanissime (e forse per questo, chissà, animaliste) companies farmaceutiche hanno effettuato le proprie sperimentazioni, testando i farmaci sui cristiani salvo poi ritirarli a fine sperimentazione…anche se funzionavano. Però una piccola buona notizia.
Ma aumenti si registrano anche in Cina ed in Russia, principalmente tra i tossicodipendenti. Perciò anche il ‘papen’ si mette un maglio perforante sulla coscienza e ne viene fuori che, anche all’interno del clero, piuttosto che un irreprensibile ‘NO’ esistono invece posizioni diverse e sfumate che formano uno spettro di opinioni continue. Sembrerebbe una buona cosa, poi invece si legge che, in pratica, i nostri illuminatissimi ministri del culto sono disposti a chiudere un occhio e srotolare un guanto solo quando uno dei due già sa di aver contratto il morbaccio. Ovviamente parliamo di marito e moglie èh? Altre ipotesi non vengono minimamente considerate. Si può usare il preservativo tra marito e moglie se uno dei due è contagiato, sennò al peccato di uccidere una manciata di spermatozoi si aggiunge, vedi tu, quello dell’omicidio!!! Le mogli cattoliche ringraziano per il paragone ed i mariti cattolici si ritirano schifati dai talami all’idea di fare sesso con un simil-protozoo aploide e flagellato. Ed ecco bello e risolto il problema. A che serve la prevenzione? È veramente un Grande Ratzinger!
Vauro For President!

Tuesday, November 21, 2006

Di snob, anarchici, pipistrelli e Madunine


Dunque, qualche anno fa, probabilmente nel 2002, quando ancora lavoravo a Milano, mi viene a trovare il mio amico Bruno da Pisa (da Pisa non è il cognome…è proprio pisano). Andiamo in giro per il centro e ci ritroviamo a via Montenapoleone. E’ giorno e c’è il sole ma è ora di pranzo e poca gente è in giro a fare shopping. Solo una coppia di tardoncelle ultra-tirate che esegue la ben nota via crucis davanti alle vetrine degli stilisti (perché Milano è faaaaaaaashion). Ne incrociamo il cammino col mio amico e sentiamo una che, rivolta all’altra, commenta i vestiti esposti (minigonne-sciarpa da 400 euro) dicendo: “Ma nooooo…Kenzo noooooo…è tvoppo spovtivo!!!”. Il commento ci lascia in quella condizione benedetta che se non scoppi a ridere vomiti e da allora ‘Kenzo’ è entrato nel nostro dire quotidiano per indicare persone snob, o finto-snob, in generale.
Lo scorso sabato mi sono ritrovato inaspettatamente su un volo Stansted-Orio al Serio prenotato in fretta e furia per partecipare, alla ‘Bicocca’, ad un concorso (‘valutazioni comparative’ si dice adesso) per un posto da ricercatore in Italia e sono così tornato a Milano dopo quasi 4 anni dalla mia partenza. La prova è stata ieri e così ho avuto tutto il weekend per andare un po’ a zonzo e rivedere la città, così, tanto per vedere cosa era cambiato. Poso i bagagli in albergo e mi rituffo nel centro. Piazza Loreto (un ‘must’), corso Buenos Aires (dove abitavo e dove la grandissima zoccola della mia ex-padrona di casa mi ha furtato mezza cauzione) e poi verso il Duomo passando per via della Spiga, noto sancta-sanctorum della Milano bene a caccia di qualsiasi cosa sia griffabile. La via era deserta e illuminata. Solo un suonatore di sax ed una donna con un bambino per mano. “Bello però” ho pensato. Poi la donna mi passa vicino e sento il seguente breve dialogo:
Bambino (vestito come un manichino da esposizione): “Mamma quando arriviamo al corso ci fermiamo al negozio di videogiochi?”
Mamma (sulla cinquantina, truccatissima ed in minigonna leopardata…giuro!): “Tesoro non chiamarmi mamma che non è trendy!”…
Non ho vomitato, non ce l’ho fatta. Credo che lo scoppio di risa si sia sentito fino in tangenziale.

Comunque, amenità a parte, Milano non è cambiata poi molto. È un po’ più araba, ma non mi ha deluso, soprattutto di notte. Di notte Milano diventa magicamente Gotham City e ti ritrovi a scrutare il cielo nuvoloso in caccia del simbolo del pipistrello. Un fascino diverso ed assoluto.
Il Duomo è perennemente in restauro (ormai vendono anche le cartoline con le impalcature) e perennemente pieno di tutto fuorché di fedeli ed a Piazza Fontana ci sono sempre le DUE targhe affiancate che ricordano la morte dell’anarchico Pinelli, avvenuta il 15.12.1969 in seguito a ‘tragico incidente’ secondo la targa del comune di Milano ed il 16.12.1969, ‘ucciso innocente’ su quella posta dagli studenti milanesi. Poveretto, l’hanno fatto morire 2 volte. Ma si sa, a Milano regna l’efficienza.

Friday, November 17, 2006

Vietato fumare! Pericolo Esplosioni...

Orazio Antonio Licandro, 44 anni, è un professore universitario di Diritto Romano eletto nelle fila dei Comunisti Italiani (PdCI). Il 5 luglio scorso, durante la votazione per l’approvazione della Legge Istitutiva della Nuova Commissione Antimafia, ovvero l’organo parlamentare che analizza il fenomeno mafioso in Italia, presentò in aula un emendamento, insieme ad Angela Napoli di AN, allo scopo di rendere impossibile l’accesso a tale Commissione di parlamentari che avessero determinati pendenti penali o condanne definitive. Propose cioè l’attuazione di un ‘filtro’ attraverso cui selezionare i personaggi presentati dai due schieramenti in modo da avere una Commissione ‘pulita’. Sembrerebbe una proposta ragionevole, ineccepibile, dettata dalla triste realtà dei tanti malviventi che affollano le aule parlamentari italiane. L’emendamento viene bocciato con 421 (quattrocentoventuno) voti contrari e solo 21 voti favorevoli, 14 del PdCI e 7 sparsi in quasi tutti gli altri movimenti politici.
A detta di Francesco Forgioni (PRC), a tutti i parlamentari deve essere riconosciuta la possibilità di rientrare in tale commissione. La vergogna semmai, è che parlamentari con la fedina penale non proprio in ordine siano stati candidati alla Camera dei Deputati alle ultime elezioni. Candidati, non ‘eletti’, ovviamente, dato che gli elettori non hanno avuto voce in capitolo a questo riguardo.
Il risultato è che oggi ci ritroviamo in Commissione Antimafia personaggi tipo Paolo Cirino Pomicino, Alfredo Vito, Carlo Vizzini ed altri simpatici mariuoli, tutti, chi più chi meno, indagati, prescritti o condannati per tangenti e tangentine varie. Presidente lo stesso Forgioni al quale auguro possa sparire presto il portafogli.
Ora sono due le cose. O tra le fila del centrodestra non c’erano rimasti parlamentari incensurati disponibili, e pertanto si è proceduto a bocciare l’emendamento per raggiungere il numero legale, oppure questo governo sta pericolosamente seguendo la stessa strada ‘buonista’ e fottutamente mediatrice che già percorse cinque anni fa quando, in un’altra Bicamerale, si doveva decidere sulle riforme costituzionali e sul conflitto d’interessi!
Sull’Unità di oggi, diversi esponenti della sinistra lamentano la candidatura da parte del centrodestra di questi loschi figuri ed auspicano la rinuncia da parte degli stessi per il ‘bene del Paese’.
Un po’ come infilarsi un candelotto di dinamite nel culo dentro una sala fumatori per poi gridare “PER FAVORE NON FUMATE!”.
Robbadamatti!