Ora diteci che siamo ingenui, arretrati, incivili. Diteci che siamo disposti a sopportare tutto a testa bassa e ci incazziamo solo quando ci toccano il gioco del calcio. Diteci quello che vi pare. Però ieri, le strade di Baghdad si sono riempite di gente e, forse per la prima volta dal 2001 ad oggi, non per inseguire il corpo di qualche bambino avvolto nella bandiera. Non per bruciare simboli nemici o per gridare rabbia. Ma per esultare per la vittoria della nazionale nella Coppa d’Asia. Un colpo di testa dell’attaccante Younis e all’improvviso non siamo più in grado di distinguere tra loro e noi. All’improvviso razza e religione se ne vanno al diavolo e non contano più niente. I colori delle bandiere che gli iracheni si dipingono sulla faccia non sono diversi da quelli che ci dipingemmo noi poco più di un anno fa. Stesse le facce all’insù di chi ha seguito la partita in televisione. Se tutto questo è stato possibile in una città che conta quotidianamente i suoi morti, dove 50 persone sono state uccise proprio in occasione dei festeggiamenti della semifinale. Se nonostante la paura ed il sangue le persone hanno comunque voluto manifestare la propria gioia per questa vittoria ottenuta da giocatori che non vanno certo in giro in ferrari, allora diteci quello che vi pare, ma abbiamo ragione noi!
Se solo in america fosse il calcio lo sport nazionale…se solo fossero un po’ più italiani. Magari avrebbero un McMastell al ministero di grazia e giustizia, ma quanto camperemmo meglio tutti!!!
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