Per materiale pornografico si intendono "giornali quotidiani o periodici, con i relativi supporti integrativi, e ogni opera letteraria, cinematografica, audiovisiva o multimediale, anche realizzata o riprodotta su supporto informatico o telematico in cui siano presenti immagini o scene contenenti atti sessuali espliciti e non simulati tra adulti consenzienti".
Ora, passi il fatto che, come fa notare la sempre meravigliosa Galatea, non si capisce perchè un porno debba essere ritenuto qualcosa da censurare a suon di balzelli, mentre invece un film in cui compaiano atti di violenza, sangue, budella e pezzetti de cervello, invece no. Quello che trovo esilarante è il goffo tentativo dell'autore di questa bozza, che ha cercato in tutti i modi di rendere l'idea di un uccello che penetra dentro la vagina di una donna davanti ad una telecamera, salvando al tempo stesso tutte quelle scene di sesso, ormai comunissime in tanta parte della produzione cinematografica italiana ed internazionale, in cui tutto si vede, tutto è chiaro ed esplicito, tranne questo dettaglio anatomico del piccolo (o grande...a seconda) Benito che vìola grandi e piccole labbra. E trovo interessantissima l'estensione di questa censura alle opere letterarie. In che maniera risulta esplicita la descrizione scritta di un amplesso? E soprattutto, come è possibile immaginare che la scena di sesso contenuta in un libro sia "non simulata"?
Tutto questo è contenuto nella bozza del decreto anticrisi varato dal governo Berlusconi. In altre parole, per salvare il paese siamo nelle mani (e non solo) di pornoattori e pornoattrici, oltre che nelle mani (e basta) di qualche migliaio di pippaiuoli impenitenti. Complimenti al presidente del consiglio.
Le opere da tassare saranno determinate da un decreto del Presidente del Consiglio in persona. Se ne deduce che dovrà visionarle tutte prima di decidere. Quindi, o perde tante di quelle diottrie da risultare inabile alla presidenza, oppure molto presto avremo molti ministri donna in più, e tutti sotto i venticinque anni. Chè per certe cose è giusto sfruttare la professionalità di chi ambisce ad un dicastero.
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