...che non bisogna fare la 'morale' quando si parla di immigrati? Chi l'ha detto che bisogna per forza tenere gli occhi puntati sul PIL o sul fastidio di qualche, lasciatemelo dire, borghesuccio o borghesuccia che incrociano un questuante sul marciapiede o qualcuno che prova a stemperare la noia ottusa di una metropolitana con una chitarra ed un amplificatore entrambi improbabili? Chi lo dice che non sia possibile o, peggio ancora, dovuto l'immedesimarsi nella realtà di chi si ritrova su un barcone in mezzo al mare, avendo lasciato un tutto che per noi è niente, per sopravvivere? Chi l'ha detto che non potremmo essere noi a trovarci in quella condizione o, peggio ancora, che dobbiamo per forza ignorare di esserlo già stati? Chi l'ha detto che i figli nostri son 'più' dei loro, che i nostri hanno diritto al meglio, che i nostri meritano tutto, quando questo tutto si tiene sulla povertà dei loro? Chi l'ha detto che bisogna esultare nel sentire che la disperazione è stata rispedita al mittente, che la speranza è stata spezzata? Chi l'ha detto che non sia lecito continuare a pensare che 'uomini' e 'donne' dovrebbe venire prima di 'clandestini' o 'criminali'? Criminali poi suona a dir poco divertente detto da noi. Noi che non esitiamo a sguinzagliare eserciti ed armi di distruzione in giro per il mondo, che applaudiamo alla pulizia etnica con la stella di Davide, che massacriamo il pianeta col nostro respiro tossico, osiamo dare del criminale a chi ci piscia sul portone di casa. Chi l'ha detto che DEVE essere così, che questo sia l'unico modo? L'ha detto un ministro, o un presidente del consiglio, o una società italo-occidentale che non perde tempo a battersi il petto di fronte a qualcuno che, guarda un pò, domandava proprio 'chi l'ha detto'?
Erri de Luca nel filmato. Come ha detto il mio cuginastro, se avete il tempo e lo stomaco, guardatevelo.
Friday, May 22, 2009
Sunday, May 17, 2009
Le tre metà del Lupo
Non si può. Non è possibile. Voglio dire, nel leggere un libro, un romanzo, si può sorridere, se lo scrittore è arguto, se dimostra di avere senso dell'umorismo e se durante la narrazione accadono eventi comici. Oppure ci si può commuovere, se la trama richiama ad eventi drammatici, o solletica il nostro lato romantico. E chiaramente ci vuole sempre la giusta predisposizione del lettore, chè oggi una novella non può competere con la televisione in quanto ad impatto sul 'mood'. Provate a mettere, chessò, un 'Notre Dame de Paris' in mano a qualsiasi fan della defilippi per rendervene conto. E quindi, pur appartenendo a quella schiera di fortunati che vedrebbero bene la suddetta Maria in catena di montaggio a 800 euri al mese (precari ovviamente), io affermo che non è possibile! Non è possibile che nella giornata di oggi, che ho trascorso leggendo per intero 'Saltatempo' di Stefano "Lupo" Benni, io abbia passato la metà del tempo ridendo a squarciagola come un matto e l'altra metà singhiozzando come un poppante. E l'altra metà riflettendo ed incazzandomi, chè nei libri di Benni, per fortuna, logica e matematica vanno a farsi benedire. Chissà che avranno pensato i miei vicini!
Il libro inizia con un bambino, Lupetto (guardacaso il soprannome di Benni è 'Lupo'), che incontra il Dio allegro, il quale gli rivela l'esistenza del suo secondo orologio: l'orobilogio. "Questo misura un tempo che non va dritto, ma avanti e indietro, fa curve e tornanti, si arrotola, inventa, rimette in scena. E' un tempo che non puoi misurare nè coi cronometri nè col più sofisticato astromacchinario. E' il tempo tuo, misura la tua vita che è unica...". Il resto ve lo leggete!
Si vive nei libri di Benni. Si cresce, si lotta, si scopa, si viaggia e si muore anche. C'è anche la Morte. Oggi una grande Ombra, domani un Ballerino di Flamenco, ma sempre Morte è, e come tale sa quello che vuole e dove cercarlo. E non c'è niente d'inventato. Nemmeno quando entrano in scena allegre divinità vestite da carpentiere che cagano nei prati la mattina presto o gnomi incazzosi e sempiterni, accanto ad extracomunitari che giocano in porta, vecchi rivoluzionari e nuovi fascisti travestiti da assessore, avvocato, generale ecc.
Risultato, il lettore si perde. Non nel senso che perde il filo del racconto. Nel senso che si perde nella realtà del libro ed iniza a ricordarsi dell'ultima volta che ha parlato con una quercia partigiana o è andato a caccia di pantorsi sull'appennino. La leggenda vuole che alcuni non siano più tornati indietro. A me ha detto male.
Chi non l'ha letto, non può sperare di sopravvivere ai Signori del Bene.PS
Mille volte grazie a Silvietta che me l'ha regalato, salvandomi così la vita.
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