Non si può. Non è possibile. Voglio dire, nel leggere un libro, un romanzo, si può sorridere, se lo scrittore è arguto, se dimostra di avere senso dell'umorismo e se durante la narrazione accadono eventi comici. Oppure ci si può commuovere, se la trama richiama ad eventi drammatici, o solletica il nostro lato romantico. E chiaramente ci vuole sempre la giusta predisposizione del lettore, chè oggi una novella non può competere con la televisione in quanto ad impatto sul 'mood'. Provate a mettere, chessò, un 'Notre Dame de Paris' in mano a qualsiasi fan della defilippi per rendervene conto. E quindi, pur appartenendo a quella schiera di fortunati che vedrebbero bene la suddetta Maria in catena di montaggio a 800 euri al mese (precari ovviamente), io affermo che non è possibile! Non è possibile che nella giornata di oggi, che ho trascorso leggendo per intero 'Saltatempo' di Stefano "Lupo" Benni, io abbia passato la metà del tempo ridendo a squarciagola come un matto e l'altra metà singhiozzando come un poppante. E l'altra metà riflettendo ed incazzandomi, chè nei libri di Benni, per fortuna, logica e matematica vanno a farsi benedire. Chissà che avranno pensato i miei vicini!
Il libro inizia con un bambino, Lupetto (guardacaso il soprannome di Benni è 'Lupo'), che incontra il Dio allegro, il quale gli rivela l'esistenza del suo secondo orologio: l'orobilogio. "Questo misura un tempo che non va dritto, ma avanti e indietro, fa curve e tornanti, si arrotola, inventa, rimette in scena. E' un tempo che non puoi misurare nè coi cronometri nè col più sofisticato astromacchinario. E' il tempo tuo, misura la tua vita che è unica...". Il resto ve lo leggete!
Si vive nei libri di Benni. Si cresce, si lotta, si scopa, si viaggia e si muore anche. C'è anche la Morte. Oggi una grande Ombra, domani un Ballerino di Flamenco, ma sempre Morte è, e come tale sa quello che vuole e dove cercarlo. E non c'è niente d'inventato. Nemmeno quando entrano in scena allegre divinità vestite da carpentiere che cagano nei prati la mattina presto o gnomi incazzosi e sempiterni, accanto ad extracomunitari che giocano in porta, vecchi rivoluzionari e nuovi fascisti travestiti da assessore, avvocato, generale ecc.
Risultato, il lettore si perde. Non nel senso che perde il filo del racconto. Nel senso che si perde nella realtà del libro ed iniza a ricordarsi dell'ultima volta che ha parlato con una quercia partigiana o è andato a caccia di pantorsi sull'appennino. La leggenda vuole che alcuni non siano più tornati indietro. A me ha detto male.
Chi non l'ha letto, non può sperare di sopravvivere ai Signori del Bene.PS
Mille volte grazie a Silvietta che me l'ha regalato, salvandomi così la vita.
6 comments:
adoro Benni, lo trovo da sempre una delle poche voci intelligenti nell'idiozia italica. quelle colte che scriveva (tirato per la giacca da Michele Serra) leggevo i suoi interventi come profezie di Nostradamus...
Bar Sport è ancora lì in libreria, da anni immemori ormai, ed ogni tanto lo tiro giù e lo leggo
Ciao
ok, andrò a comprare questo dannato libro....ma spero per te che sia come dici tu! o torno...
Leggetti Benni un sacco di tempo fa.
Non sono riuscita a finirlo, l'ho trovato..." faticoso".
Non ricordo neanche il titolo, dopo provo a cercarlo e per "colpa" tua lo rileggero', vediamo se in vecchiaia mi dice qualcosa di diverso.
L'altro giorno, invece, mi sono letta un bel libretto di Camilleri, quel Montalbano che mi urta tanto alla tele, è irresistibile spiaccicato su carta.
@ fabio: ognuno ha le sue bibbie. propongo Benni come sommo profeta.
@ silvio: nun te temo!
@ elena: macari a me piace camilleri. accetto la colpa e me ne vanto.
ieri ho comprato il libro...stai in guardia..
t'aspetto fòri
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