Allora, facciamo a capirci. Non credo di essere totalmente idiota, non ancora per lo meno. mi riconosco una discreta capacità associativa ed una certa destrezza con la lingua italiana. Ritengo, al peggio, di poter rientrare nella fascia di intelligenza propria dell’italiano medio. Allora perché più leggo i giornali meno capisco quello che dicono? Mi sono ritrovato adesso, a mezzanotte e dieci, a leggere online il nuovo numero de l’Unità ed ho trovato un paginone centrale, dove Cesare Damiano, che se non sbaglio è Ministro del Lavoro, pretende di spiegare all’italiano medio, ovvero a me, in cosa consiste la riforma del welfare su cui tanto si dibatte in questi giorni. “Meno male” mi son detto “era ora che qualcuno parlasse chiaro”. La spiegazione procede a punti. Non ve li riporto tutti, solo i più…chiari.
Punto 4: Ridefinire il sistema dei c.d. ammortizzatori sociali in chiave universalistica (
minchia!...universalistica…) ed in una logica proattiva (
però…pure proattiva!), superandone l’impostazione assistenziale e “difensiva” (
anche io opterei per un più sfrontato 4-3-3) per trasformarlo in uno strumento funzionale a nuovi impieghi con il concorso stringente delle politiche attive e dei servizi per l’impiego in un quadro di forte collaborazione fra Stato, Regioni, Parti sociali ed attori di sistema.
In altre parole, ‘c.d.’ significa ‘cosiddetti’…
Punto 6: Contrastare il lavoro nero e irregolare con un set di strumenti sempre più pregnanti ed incisivi (estensione DURC, indici di congruità, comunicazione di assunzione il giorno precedente).
Certo che con questi strumenti pregnanti ed incisivi il lavoro nero ha le ore contate! Non tanto per l’indice di congruità che pure fa paura. Ma l’estensione DURC è tremenda. Un mio amico ne ha presa una in fronte una volta e quasi moriva.
Punto 8: Intervenire in materia pensionistica e previdenziale con una rivisitazione della normativa, in funzione equitativa (questo me l’ha sottolineato pure il correttore automatico di windows…) in grado di contemperare (contemperare? Cioè temperare insieme? Ma nel senso di fare la punta?) esigenze sociali e individuali con le compatibilità finanziarie di medio e lungo periodo, migliorando, altresì, (ma sì…abbondiamo con le virgole…come faceva Totò) le pensioni basse, nonché, con l’insieme delle varie misure, i livelli delle prestazioni pensionistiche (ad es.: favorendo il riscatto dei corsi di laurea; rendendo più agevole la totalizzazione; riconoscendo la contribuzione figurativa piena durante la fruizione dell’indennità di disoccupazione, di cui è stata migliorata, la durata e l’entità)(ed era un esempio…). Pur nella brevità del periodo temporale (quello sintattico in effetti è abnorme…) trascorso e in presenza delle note difficoltà nei percorsi parlamentari, l’insieme di misure fin qui attuato, unitamente a quelle proposte ed avviate, costituisce, dunque, un notevole grado di avanzamento nell’attuazione del Programma di Governo e conseguentemente un significativo e radicale cambio di rotta rispetto al passato, comportando, altresì, una complessiva ed imponente ridistribuzione di risorse finanziarie sul lavoro, sulle tutele e sulle pensioni che attesta l’attenzione che il Governo riserva ai ceti più deboli e a tematiche di alto valore ed interesse sociale. L’obiettivo resta quello di consegnare al Paese, al termine della legislatura, un sistema più equo, più solidale, più garantito che sappia dare opportunità alle giovani generazioni, tutele ai lavoratori, dignità ai pensionati, e che sia in grado di assicurare la crescita nell’equità,dimostrando come si possano coniugare ragioni produttive, esigenze di innovazione, elementi di costo con una “buona occupazione” che è garanzia essa stessa di vera crescita del Paese.
Ovvero, fino all’illuminante esempio un accrocco di parole che nemmeno quando giocavo a scarabeo. Poi, dopo, l’elogio, contemperato, del, significato, equitativo, nascosto. Altresì.
Non so a voi, ma a me sa tanto di supercazzola…