Se ci si sforza di ignorare due piccoli dettagli, e cioè che emettere leggi, seppur temporanee, che estendono la libertà d’informazione, rappresenta indirettamente un’ammissione della mancanza di tale libertà e che tali leggi sono state bellamente ignorate dal 2007 ad oggi (vedi tutte le restrizioni imposte e gli abusi e minacce subìti da cronisti internazionali durante le recenti agitazioni popolari in Tibet), allora sembrerebbe che i nostri Varriale e Galeazzi possano stare tranquilli.
Sembrerebbe però. Il condizionale, in questo caso, ce lo suggerisce Human Rights Watch. HRW ha reso disponibile sul proprio sito una Guida dell’inviato per spiegare ai reporter di tutto il mondo come comportarsi durante le prossime Olimpiadi in caso di problemi con il governo cinese e per metterli in guardia contro le stesse leggi che dovrebbero proteggerli, oltre che per spronarli ad eccedere il loro mandato per denunciare violazioni dei diritti umani e per menzionare quei casi specifici di persecuzione contro i giornalisti avvenute in Cina che altrimenti, come al solito, passerebbero tranquillamente sotto il più totale silenzio.
Il documento è illuminante e spiega come queste leggi temporanee siano state scritte in termini talmente generici da consentire praticamente al governo cinese di intervenire senza problemi e legittimamente in qualsiasi momento. Si sofferma soprattutto sul fatto che queste leggi sono state fatte espressamente per i cronisti stranieri, ma non sono da considerarsi valide per quelli cinesi. Quanti cronisti occidentali o sudamericani o africani parlano il cinese? Quanti di essi necessiteranno di interpreti, contatti, autisti, tecnici ecc. nati in Cina? Tutte queste persone sono e restano soggette a minacce, persecuzione, incarceramento e persino tortura qualora col loro operato dovessero contribuire alla divulgazione di notizie scomode o proibite. Lo stesso dicasi, ovviamente, per le persone che vengono intervistate. Ammesso chiaramente che tali notizie riescano a passare le maglie della censura governativa che, indipendentemente da qualsiasi legge, rimangono strettissime. Persino agli atleti vengono imposti ‘suggerimenti’ su come utilizzare il proprio blog durante i giochi, qualora ne abbiano uno.
HRW si preoccupa di questo ed altro ed infila in questa guida tutto quello che passa tra il consigliare di portare sempre con sé il passaporto e l’indicare i siti dai quali scaricare quei software che consentono di nascondere il proprio IP ai cyber poliziotti cinesi, o di ingarbugliare il suo tracciamento rimbalzandolo per tutto il mondo.
Per conto mio, io continuo ad ululare...
3 comments:
Mi sa che, sommessamente o meno, si ululerà in tanti. :/
Interessante...
Fare delle leggi temporanee in effetti mi sembra una buffonata!
Povera gente...
p.s.L'8 è da sempre il mio numero fortunato...Non sapevo che anche in Cina avesse questo valore...
Ciao Lesandro, a presto :)
sommessamente non basta. Mi sembra ovvio che la nostra partecipazione a queste Olimpiadi non sia dettata da alcuno spirito sportivo di competizione ed agonismo (se non da parte degli atleti ovviamente), ma dalla solita inerzia del pensare, tipica della diplomazia in generale e di quella italiana in particolare, e dal solito servilismo, tutto italiano questa volta, nei confronti di un paese che, economicamente, ci tiene abbastanza per le palle. Non si puo' ragionevolmente pensare di accettare tutto questo. Personalmente non seguiro' nemmeno una sola delle tante gare che ci saranno. Non faccio molto testo in questo senso, poiche' non abito in Italia ed il mio televisore spento non spaventera' nessuno, pero' voi...
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