Migliaia di lavoratori inglesi hanno messo in atto, da alcuni giorni a questa parte, quello che qui viene definito come una serie di 'wildcat strikes', ovvero di scioperi a 'gatto selvaggio'. Questi consistono nell'interrompere il lavoro in zone diverse di una catena di montaggio in tempi diversi, così arrestando totalmente la produzione. Questi scioperi sono stati attivati quando una ditta italiana, la Irem di Siracusa, dopo aver vinto una commessa per la costruzione di un impianto di raffineria nel Lincolnshire, ha deciso di portare in UK diverse centiania di lavoratori italiani e portoghesi per portare avanti il lavoro. Gli operai inglesi si sono visti pertanto defraudati di posti di lavoro che avrebbero potuto essere assegnati ad altri inglesi ed hanno attivato lo sciopero.
In molti hanno voluto vedere in questa vicenda una sorta di contrappasso dantesco, che avrebbe punito i cittadini di un paese in cui sempre più spesso lo 'straniero' (ma sembra valere solo per gli stranieri extracomunitari) arriverebbe a rubare posti di lavoro all'italiano. Le cose non stanno realmente così, a mio avviso. Bisogna dire innanzi tutto che una delle bandiere impugnate dagli scioperanti inglesi è quella delle parole pronunciate nel 2007 dal primo Ministro Gordon Brown, il quale inneggiò a "il lavoro per i lavoratori inglesi". La qual cosa sarebbe degna della migliore Santanchè nostrana in verità. Ed infatti stupisce che una frase del genere sia stata pronunciata in un paese in cui lavora praticamente tutto il mondo (me compreso) senza che nessuno mai si sia nemmen sognato di alzare un sopracciglio in proposito, ma anzi preoccupandosi di far avere all'immigrato ogni sorta di tutela sociale (vedi la pensione di stato) e sanitaria.
Ci sarebbe un lungo discorso da fare a questo proposito, a cominciare dal fatto che i famigerati lavori che da noi 'non-vuole-più-fare-nessuno', e che pertanto impegnano eserciti di extracomunitari, qui non esistono, perchè anche il manovale ed il contadino qui rientrano in categorie professionali ben precise e tutelate, e di morti sul lavoro se ne vedono ben pochi. Ma andiamo avanti. Stanti le parole del Primo Ministro, e stante il fatto che, nonostante esse, lavoratori stranieri hanno sempre potuto venire e lavorare in UK, come mai proprio adesso i lavoratori inglesi alzano la testa? Non c'è nessuna componente xenofoba dietro tutto questo, nonostante quello che giornali neoscandalistici italiani (come il Corriere ad esempio) possono aver detto. E' vero che gli scioperanti inglesi sono stati visti alzare cartelli riportanti il classico "Italians go home", ma dietro questa forma di aggressione, non c'è certo l'odio per l'italiano in sè. Esistono intere regioni del Regno Unito in cui la manodopera italiana non solo si è affermata, ma ha prodotto benessere, come nel caso dei mattonifici del Bedfordshire. Semmai, c'è l'indignazione per il tentativo di esportare in UK un modello di lavoro tipico in Italia, ma ancora sconosciuto qui. Gli operai italiani non sono stati portati in UK in quanto 'manodopera specializzata', come vogliono far credere sia Brown che la Irem. E' semplicemente ridicolo anche solo ipotizzare la possibilità che questo sia possibile, stante l'offerta formativa che viene normalmente resa disponibile in UK, e che è da sempre superiore a quella disponibile in Italia. Nè sono stati spostati nell'ambito di un non meglio specificato piano europeo di cooperazione che vorrebbe il libero spostamento di lavoratori attraverso il continente. Quegli operai italiani e portoghesi sono stati portati in UK semplicemente perchè più economici. Quegli operai sono stati alloggiati su barconi ancorati nel porto commerciale e vengono forniti di vitto ed alloggio nelle cabine dei barconi, nemmeno fossero reclusi in un bagno penale di fine ottocento. Quegli operai, in altre parole, costano meno di quanto costerebbero degli operai inglesi, che invece avrebbero richiesto stipendi adeguati ad affittare una casa degna di questo nome o a fare la spesa in un qualsiasi supermecato senza vedersi imposto il menù di pranzo, cena e colazione dalla mensa aziendale (che peraltro, trovandosi su un barcone, non immaginiamo certo a cinque stelle). E difatti alla protesta degli operai inglesi si è aggiunta quella dei commercianti inglesi della zona, che in seguito all'arrivo degli 'italians' hanno visto scendere i propri profitti, dal momento che gli operai 'importati' non spendono una lira fuori dai barconi in cui alloggiano. Quegli operai italiani e portoghesi convengono perchè accettano ciò che gli viene offerto, mentre invece un qualsiasi operaio o manovale inglese avrebbe preteso. Preteso lo stipendio, preteso la sicurezza, preteso il riconoscimento della propria professionalità e della propria dignità di lavoratore, come normalmente avviene nel Regno Unito.
E' questo ciò contro cui protestano i lavoratori inglesi. Ed io sinceramente non riesco a dargli torto.
In molti hanno voluto vedere in questa vicenda una sorta di contrappasso dantesco, che avrebbe punito i cittadini di un paese in cui sempre più spesso lo 'straniero' (ma sembra valere solo per gli stranieri extracomunitari) arriverebbe a rubare posti di lavoro all'italiano. Le cose non stanno realmente così, a mio avviso. Bisogna dire innanzi tutto che una delle bandiere impugnate dagli scioperanti inglesi è quella delle parole pronunciate nel 2007 dal primo Ministro Gordon Brown, il quale inneggiò a "il lavoro per i lavoratori inglesi". La qual cosa sarebbe degna della migliore Santanchè nostrana in verità. Ed infatti stupisce che una frase del genere sia stata pronunciata in un paese in cui lavora praticamente tutto il mondo (me compreso) senza che nessuno mai si sia nemmen sognato di alzare un sopracciglio in proposito, ma anzi preoccupandosi di far avere all'immigrato ogni sorta di tutela sociale (vedi la pensione di stato) e sanitaria.
Ci sarebbe un lungo discorso da fare a questo proposito, a cominciare dal fatto che i famigerati lavori che da noi 'non-vuole-più-fare-nessuno', e che pertanto impegnano eserciti di extracomunitari, qui non esistono, perchè anche il manovale ed il contadino qui rientrano in categorie professionali ben precise e tutelate, e di morti sul lavoro se ne vedono ben pochi. Ma andiamo avanti. Stanti le parole del Primo Ministro, e stante il fatto che, nonostante esse, lavoratori stranieri hanno sempre potuto venire e lavorare in UK, come mai proprio adesso i lavoratori inglesi alzano la testa? Non c'è nessuna componente xenofoba dietro tutto questo, nonostante quello che giornali neoscandalistici italiani (come il Corriere ad esempio) possono aver detto. E' vero che gli scioperanti inglesi sono stati visti alzare cartelli riportanti il classico "Italians go home", ma dietro questa forma di aggressione, non c'è certo l'odio per l'italiano in sè. Esistono intere regioni del Regno Unito in cui la manodopera italiana non solo si è affermata, ma ha prodotto benessere, come nel caso dei mattonifici del Bedfordshire. Semmai, c'è l'indignazione per il tentativo di esportare in UK un modello di lavoro tipico in Italia, ma ancora sconosciuto qui. Gli operai italiani non sono stati portati in UK in quanto 'manodopera specializzata', come vogliono far credere sia Brown che la Irem. E' semplicemente ridicolo anche solo ipotizzare la possibilità che questo sia possibile, stante l'offerta formativa che viene normalmente resa disponibile in UK, e che è da sempre superiore a quella disponibile in Italia. Nè sono stati spostati nell'ambito di un non meglio specificato piano europeo di cooperazione che vorrebbe il libero spostamento di lavoratori attraverso il continente. Quegli operai italiani e portoghesi sono stati portati in UK semplicemente perchè più economici. Quegli operai sono stati alloggiati su barconi ancorati nel porto commerciale e vengono forniti di vitto ed alloggio nelle cabine dei barconi, nemmeno fossero reclusi in un bagno penale di fine ottocento. Quegli operai, in altre parole, costano meno di quanto costerebbero degli operai inglesi, che invece avrebbero richiesto stipendi adeguati ad affittare una casa degna di questo nome o a fare la spesa in un qualsiasi supermecato senza vedersi imposto il menù di pranzo, cena e colazione dalla mensa aziendale (che peraltro, trovandosi su un barcone, non immaginiamo certo a cinque stelle). E difatti alla protesta degli operai inglesi si è aggiunta quella dei commercianti inglesi della zona, che in seguito all'arrivo degli 'italians' hanno visto scendere i propri profitti, dal momento che gli operai 'importati' non spendono una lira fuori dai barconi in cui alloggiano. Quegli operai italiani e portoghesi convengono perchè accettano ciò che gli viene offerto, mentre invece un qualsiasi operaio o manovale inglese avrebbe preteso. Preteso lo stipendio, preteso la sicurezza, preteso il riconoscimento della propria professionalità e della propria dignità di lavoratore, come normalmente avviene nel Regno Unito.
10 comments:
Bè con la tua disamina la situazione è un pò diversa da quella che ci propinano i nostri cari giornalisti.La penso anch'io come te.
beh non sara' legge di contrappasso ma certo che le ragioni addotte x impiegare italiani ( magistralmente chiarite dal tuo post. grazie!) sono proprio le stesse che i nostri bravi imprenditori (spesso bauscia leghistpidi) usano x impiegate qui extracomunitari: pochissime (zero) tutele, manodopera economica, spesso in nero, ecc..
a questo punto io ne farei una questione di etica di questi nuovi pescecani dell'industria a livello mondiale, più che una contrapposizione indigeni stranieri...
e' triste vedere queste condizioni ricattatorie tra padroni ed operai (guai a chiamarli padroni però !) ancora oggi, nel 21 secolo come all'epoca di Dickens...
ciao
Bravo Lesandro. Vedere la tv italiana e i canali stranieri (BBC, France24...) ti fa capire quante menzogne sono dette dalla RAI e mediaset.... Non solo in questo caso ovviamente. Lo scopo è per me chiaro. Esasperare il nazionalismo che vantaggia la Destra italiana.
Bravo Lesandro. Vedere la tv italiana e i canali stranieri (BBC, France24...) ti fa capire quante menzogne sono dette dalla RAI e mediaset.... Non solo in questo caso ovviamente. Lo scopo è per me chiaro. Esasperare il nazionalismo che vantaggia la Destra italiana.
in effetti caro Normanno, sembra evidente anche a me. E per dirla io questa cosa, che gli inglesi li detesto...
OPS..e come sopravvivi tra di loro?..a parte che anche un mio carissimo amico che lavora a Londra mi dice che non li sopporta..quindi deve essere una cosa piuttosto normale.
grazie della conferma .... :-)
Ciao Lesa'. Mi è piaciuta questa analisi e vorrei approfondire l'argomento: hai qualche link da segnalare a me e ai tuoi affezionati lettori?
Ciao Gery. E' sufficiente andare sul sito dell'Independent e fare una ricerca per wildcat strikes AND italians. Di seguito, alcuni degli articoli che puoi trovare in questo modo.
http://www.independent.co.uk/opinion/leading-articles/leading-article-we-must-resist-the-temptation-to-resort-to-protectionism-1521701.html
http://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/foreign-workers-row-sparks-wildcat-strikes-1520672.html
http://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/foreign-workers-row-sparks-wildcat-strikes-1520672.html
http://www.independent.co.uk/opinion/commentators/johann-hari/johann-hari-strike-yes-ndash-but-not-at-this-target-1544948.html
aggiungo solo due cose. a) che i lavoratori inglesi in sciopero hanno, giorni fa, chiesto agli italiani ed ai portoghesi di unirsi al loro sciopero. E b) questo link in cui sono elencate le richieste dei lavoratori inglesi. notare come tra di esse ci siano anche richieste di garanzia ed assistenza per i lavoratori immigrati.
http://www.workersliberty.org/story/2009/02/03/lindsey-oil-refinery-workers-new-demands-and-italian-unions-dispute
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